sabato 20 febbraio 2010

“Riforma” Gelmini. Sulla scuola pubblica cala la mannaia della destra

Le scuole italiane sono alle prese con la più difficile situazione mai presentatasi in 60 anni di storia repubblicana. Ci voleva nuovamente un governo della destra per ridurre l’istruzione pubblica in questo stato comatoso. Le immagini di “Presa diretta” di domenica scorsa, con gli insegnanti e gli studenti di un istituto siciliano alle prese con una umiliante transumanza fra classi sporche e inadatte, sono lo specchio dello spaventoso baratro in cui la scuola italiana sta precipitando per colpa della dissennata politica dell’attuale Governo.

In questi giorni, negli istituti di tutta Italia, insegnanti e dirigenti stanno facendo i primi conti sugli effetti che l’entrata in vigore della “riforma” Gelmini avrà sul funzionamento delle scuole e sugli orari. Uno dei problemi che i docenti stanno esaminando è la riduzione generalizzata del monte-ore. Infatti, nonostante che la riforma dei cicli della scuola superiore inizierà soltanto con le prime classi, il Governo ha imposto – come al solito per risparmiare – la riduzione delle ore complessive di lezione da 36 a 32 alla settimana anche nelle classi successive (dalla seconda alla quarta compresa). Ciò comporta l’individuazione, scuola per scuola, di quelle materie che dovranno cedere almeno un’ora a settimana. Gli effetti di questa decisione, per niente compensata, come vogliono far credere, dall’abolizione delle ore di 50 minuti, trasformate in 60, avranno una ricaduta non indifferente sulla possibilità di svolgere al meglio i programmi ministeriali, già di per sé assai vasti.

L’espulsione dei precari

Il secondo effetto è ancora più micidiale e riguarda le migliaia di docenti precari che, proprio in conseguenza di questo taglio orario, non troveranno più alcuno spezzone di cattedra sul quale esercitare le proprie ventennali competenze. Già, perché uno dei primi obiettivi, cercati con gelida determinazione dall’attuale ministro della pubblica istruzione, è stato quello di emarginare per sempre il precariato scolastico. Ed uno dei modi più sbrigativi per farlo era proprio quello di mettere a punto un sistema che eliminasse radicalmente le fonti dell’occupazione precaria, come la determinazione delle cattedre orarie e la loro formazione su più scuole. Non soltanto la diminuzione del monte-ore settimanale ma anche la possibilità di formare cattedre per più di 18 ore (sempre esistita, per la verità, con il limite massimo di 24 ore settimanali, ma come ipotesi residuale), incentivando l’assunzione dell’incarico da parte dei docenti di ruolo all’interno di ogni istituto, consentiranno la progressiva scomparsa dei docenti precari, che, soprattutto a partire dal prossimo anno scolastico, non troveranno più alcuna sistemazione.

Un mondo di disoccupati

È evidente il problema di ordine pubblico che, a partire dal prossimo mese di agosto, si creerà di fronte agli uffici dei Provveditorati e degli uffici scolastici regionali, con migliaia di insegnanti che non riusciranno più a trovare alcun lavoro, molti di loro di età non inferiore a 40 anni, con mogli e figli. Già adesso, con i tagli apportati, si sono registrati 42.104 docenti e 15.167 collaboratori scolastici in meno (complessivamente, 52.171 posti di lavoro evaporati). Nel 2011, i tagli avranno creato 131.900 nuovi disoccupati, il 15,66% degli insegnanti italiani, a fronte di un aumento complessivo degli alunni pari a 37.441 nel 2009 rispetto al 2008. Se consideriamo che i tagli apportati alle classi ne hanno comportato una diminuzione di 3.826 unità, aumentando dunque il numero di studenti per ogni classe e incrementando a dismisura i problemi di didattica e di apprendimento, possiamo avere un’idea della futura scuola di Mariastella Gelmini e di Giulio Tremonti.

Un Paese in controtendenza

Il succo della “riforma” scolastica risiede in una selvaggia diminuzione delle risorse disponibili per l’istruzione pubblica e in un aumento progressivo di quelle a disposizione della scuola privata, proprio in un momento in cui l’Ocse e molti altri organismi internazionali sottolineano l’assoluta necessità per i Governi di investire nel capitale umano. Secondo l’Ocse, infatti, «c’è una relazione tra investimento in istruzione e crisi economica». In particolare, Angel Gurria, segretario dell’Organizzazione che raggruppa le maggiori economie mondiali, afferma che il periodo che seguirà la recessione mondiale «sarà caratterizzato da una domanda senza precedenti dell’istruzione universitaria» e che «gli investimenti in capitale umano contribuiranno alla ripresa, se i governi e istituzioni saranno in grado di rispondere a questa domanda».

Il nodo della riqualificazione degli insegnanti

L’altro nodo sotteso alla difficile situazione della scuola italiana è quello della riqualificazione dei docenti. Qui l’annoso problema è quello della loro retribuzione e prestigio sociale, due elementi che vanno considerati unitariamente. Entrambi risultano i peggiori nell’Unione europea, soprattutto se li si compara a quelli di cui godono i docenti francesi e tedeschi. Anche in questo campo, la “riforma” non ha previsto nulla di nulla, se non ipotesi rigorosissime di direttive Invalsi, per la valutazione delle scuole su scala nazionale, non assegnando alle stesse alcuna risorsa finanziaria supplementare. Impossibile ritenere che l’istruzione pubblica possa realmente stare al passo con le esigenze del mondo moderno senza approntare un sistema di retribuzioni economiche che attiri i migliori cervelli che escono dall’università. Oggi, nella maggior parte dei casi, l’insegnamento è considerato l’extrema ratio per molti laureati, giustamente poco attratti da inesistenti possibilità di carriera e di progressione economica. Sarebbe dunque necessario rendere più appetibile l’insegnamento nella scuola. Ma, per questo Governo, l’istruzione pubblica è soltanto un problema contabile. Una scelta che peserà in modo drammatico sul futuro di milioni di giovani.

Fonte: Dazebao

3 commenti:

Anonimo ha detto...

La vera riforma dovrebbe essere menttere in sicurezza le scuole italiane che sono per il 60-70% in pericolo crolli, ma come al solito bisogna aspettare prima le tragedie per intervenire.

Francesca ha detto...

Prete contro Mc Donald:
http://dilatua.libero.it/attualita/un-prete-contro-mcdonalds-bl8487.phtml?ssonc=1098495999

Unknown ha detto...

La cosa che più mi addolora, è quella di una società senza conoscenza. La scuola no è solo cultura, ma socializzazione, pensiero flessibile e tutto ciò che può venir fuori da un essere umano. Un'altra cosa che mi addolora, è certamente la poca convinzione di una parte politica nel proporre una politica di assunzioni, ma fatto in modo serio e senza sparare numeri esorbitanti. Si spendono tanti soldi, ma per il futro delle menti italiane, nulla! E il nulla è investito negli edifici scolastici.
http://insegnantiprecaricaserta.blogspot.com