Che ci facevano Bersani ed il Ministro Scaiola al festival di San Remo? Dovevano farsi notare da un pubblico di dodici milioni di telespettatori. Ma i due non sono critici musicali e probabimente nel loro privato neppure melomani. Dovevano comunque parlare e farsi notare. A questo punto interviene il grande maestro della TV, personaggio assai scafato da anni ed anni di esperienza di intrattenimento da salotto nella quale ha avuto enorme successo tanto da diventare molto ricco e uomo di grande potere nel mondo della televisione commerciale: Maurizio Costanzo, il quale, alza l'ingegno e trova il tema adatto: intervistare tre operai della Fiat di termine Imerese, la famosa fabbrica che Marchionne vuole chiudere a tutti i costi. Gli ingredienti ci sono tutti: l'Italia ha avuto ed ha una grande solidarietà con gli operai e le loro famiglie, l'argomento è drammatico e strappa lacrime vere. I racconti degli operai emozionano il pubblico. Intervengono Scaiola e Bersani e recitano le loro parti rispettive di Ministro e di Capo dell'Opposizione. Il risultato non è brillante. La gente rumoreggia. Entrambi i due oligarchi, il Ministro ed il capo del PD, non possono garantire la salvezza della fabbrica e degli operai. Ma mostrano un sincero interesse, un coinvolgimento che sembra genuino. Sappiamo tutti che la fabbrica sarà chiusa. Non c'è niente da fare e soltanto un miracolo può cambiare il corso del destino. Il miracolo invocato da processioni con luminarie che si svolgono nei paesi delle Madonie coinvolti nella crisi. Ma, come insegna Berlusconi, quello che conta non è la realtà ma la sua rappresentazione che può essere manipolata a piacere. Insomma gli operai sono stati non aiutati ma usati per consentire a due grossi oligarchi della politica di ritagliarsi una parte nel festival nazional-popolare più famoso d'Italia, uno spettacolo che occupa una settimana e che viene seguito dalle famiglie anche se l'ottanta per cento di esso è di una noia mortale. L'evento si è compiuto nonostante non sia andato del tutto come programmato. Se domani la fabbrica sarà chiusa e gli operai licenziati questo non avrà poi tanta importanza nelle tante crisi che affliggono l'Italia.
Questa edizione del festival dista anni luce dalla gran parte di quelli passati. Quando l'Italia era genuina, aveva voglia di stare bene, di darsi un futuro. Non è il festival di Nilla Pizzi o di Claudio Villa e di quanti altri hanno fatto la storia della musica, del folk italiano. E' stato lo specchio dell'Italia volgare, pacchiana, berlusconiana. Per la seconda volta, un giovane allevato nelle scuderie di Maria De Filippi, vince il Festival. Mi domando quale particolare scuola musicale sia questa della De Filippi per acchiappare due coppe da trofeo così importanti. Probabilmente non si tratta né di musica né di poesia ma soltanto di una forte organizzazione capace di condizionare il televoto che ha assicurato il trionfo del giovanotto.
Se si scava nel retroscena del festival si scoprono intrecci di interessi societari, finanziari e mercantili che hanno ridotto a mero prodotto, merce, la grande canzone italiana. Il Festival è stato affollato di personaggi della televisione commerciale ed il suo format è pieno di citazioni e di influssi della peggiore spazzatura televisiva dal Grande Fratello all'Isola dei famosi alle trasmissioni della De Filippi. Questa dirige da un pezzo Uomini e Donne, una pomeridiana di stampo machista dove si sviluppano romanzi e romanzetti in cui il rapporto uomo donna è dominato dalla cultura del peggiore tradizionalismo maschilista italiano. Da un pò la nostra Maria, ottenuto un grande successo di audience, probabilmente consigliata da studiosi di sociologia e di marketing ha dato vita ad una variante over sessanta. Una raccapricciante trasmissione alla quale partecipano persone rigorosamente anzianissime che, secondo un copione indecoroso, fanno il verso ai giovani dell'altra trasmissione. Forse questa trasmissione di anziani ed anzianissimi avrà successo nelle sale pranzo degli ospizi. A me sembra una ghettizzazione, uno zoo di vecchi mostrati alla curiosità del pubblico per far dire: "vedete, alla loro età come sono arzilli, birichini direi, arguti, pieni di ironia, pieni di voglia di fare e di vivere". Dovrebbero essere vietate le trasmissioni che selezionano i partecipanti per età e li costringono a confrontarsi tra di loro e soltanto tra di loro. A me sembra razzismo anche se inconsapevole. Costanzo e la De Filippi omologano e assoggettano la TV pubblica a quella commerciale.
Il Festival si è chiuso. La Clerici esce dai suoi monumentali rutilanti abiti e forse torna a maneggiare pentoloni e padelle nella tv cuciniera. Il principe ereditario al trono d'Italia ha avuto il suo momento di gloria nazionale. Le somme che si sono spese, si dice, sono pazzesche. Ma chi se ne frega? Tutti abbiamo pagato il canone e la TV nazionale incassa oltre cinque miliardi di euro l'anno. Se si spendono tutti facciamo vivere tanta brava gente....
Pietro Ancona
4 commenti:
grazie, articolo molto bello che conferma come abbia fatto bebe a non guardare Sanremo e, in generale, a guardare pochissima televisione ma molto web...condivido il tuo articolo su facebook, che nonostante tutti gli attacchi rimane una prateria dove si può ancora pascolare liberamente...ciao
con emanuele filiberto ci sei andato troppo leggero, aspetto un post tutto su di lui e i savoia (se non l'hai già fatto..)
http://arrgianf.blogspot.com/2010/02/tv-festival-di-sanremo-quinta-serata-20.html io invece ho gradito la partecipazione di Costanzo e soprattutto dell'argomento. Sul trio ho scritto tantissimo: vergognoso! Su Valerio Scanu è un mese che dico che avrebbe vinto lui!
Marco ti ho accontentato. Ho scritto una mia opinione sul Festival in cui parlo anche di lui
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