(St. Charles County Department of Corrections/KMOV via AP)
Ieri sera un uomo a bordo di un furgone ha colpito uno scuolabus e investito diverse persone su una pista ciclabile nella zona sud di Manhattan, New York. Nell’attacco sono state uccise 8 persone e altre 11 sono state ferite: le autorità americane lo considerano un attentato terroristico. L’uomo alla guida è stato ferito da colpi d’arma da fuoco sparati dalla polizia e poi arrestato. La polizia non ha diffuso la sua identità, ma i giornali americani lo hanno identificato come Sayfullo Habibullaevic Saipov, un 29enne originario dell’Uzbekistan. Oggi il governatore di New York, Andrew Cuomo, ha confermato una notizia che era già circolata ieri sera: cioè che dentro il furgone usato per compiere l’attacco sono stati trovati dei riferimenti allo Stato Islamico (o ISIS).
Saipov è emigrato negli Stati Uniti nel 2010. Alle autorità americane ha detto di essere originario di Tashkent, la capitale dell’Uzbekistan. Il Guardian ha intervistato Dilfuza Iskhakova, una donna dell’Ohio che lo ha ospitato nei suoi primi mesi negli Stati Uniti. Iskhakova ha spiegato di avere accolto Saipov perché suo marito conosceva il padre dell’uomo, che non aveva nessun altro contatto nel paese. «Sembrava un bravo ragazzo, anche se parlava poco. Si limitava ad andare al lavoro e a tornare a casa. Lavorava in un magazzino», ha raccontato Iskhakova.
Negli ultimi anni Iskhakova ha detto di avere praticamente perso i contatti con Saipov. Da alcuni documenti pubblici sappiamo che si è sposato. Il matrimonio risale al 2013 ed è stato registrato nella contea di Summit, a sud di Cleveland, in Ohio: secondo i documenti, la moglie di Saipov si chiama Nozima Odilova, è originaria di Tashkent e all’epoca del matrimonio aveva 19 anni. Non è chiaro se Saipov e Odilova siano ancora sposati, anche se Iskhakova dice di aver saputo che Saipov ha avuto due figli.
Sappiamo anche che dopo il matrimonio Saipov si è trasferito due volte. Kobiljon Matkarov, un immigrato uzbeko di 37 anni, ha detto al New York Times di averlo conosciuto qualche anno fa a Fort Myers, in Florida, dove Saipov aveva trovato lavoro come camionista. Matkarov lo ha descritto come «un’ottima persona». Negli anni successivi sono successe altre due cose rilevanti, anche se non sappiamo in quale ordine: Saipov ha ottenuto una green card – cioè un permesso di soggiorno illimitato negli Stati Uniti – e si è trasferito nella città di Paterson, New Jersey, dove ha iniziato a lavorare per Uber. L’azienda ha confermato questa informazione, e ha specificato che Saipov aveva passato i controlli di sicurezza previsti dal proprio regolamento.
Il New York Times dà per certo che una volta sceso dal furgone l’attentatore abbia gridato Allahu Akbar, “Dio è il più grande” in arabo. Finora però non c’è stata alcuna rivendicazione. Non ci sono nemmeno elementi che raccontino come e quando Saipov si sia radicalizzato, e se fosse noto o meno alle autorità statunitensi. CBS News ha scritto che finora dalle sue ricostruzioni Saipov non avrebbe precedenti penali: solo quattro multe per violazione del codice stradale.
Fonte: Il Post
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