Un uomo a Khan Sheikhun, in Siria (OMAR HAJ KADOUR/AFP/Getty Images)
Martedì mattina molto presto, poco dopo le 6 ora locale, è iniziato un bombardamento sulla città di Khan Shaykhun, nella provincia siriana di Idlib, una zona controllata da alcuni gruppi ribelli che combattono contro il regime del presidente Bashar al Assad. Nell’attacco sono state uccise più di 70 persone e altre centinaia sono rimaste ferite: molte di quelle che sono state portate negli ospedali vicini hanno mostrato dei sintomi compatibili con un attacco chimico, forse compiuto con il gas sarin, un tipo particolare di gas nervino molto letale e il cui uso è vietato dal diritto internazionale. I testimoni hanno raccontato che il gas si è sprigionato da alcune bombe sganciate da elicotteri militari del regime siriano (i ribelli non dispongono di mezzi aerei, il che li esclude dalla lista dei possibili responsabili di un attacco di questo tipo). Anche diversi governi occidentali, tra cui l’amministrazione americana di Donald Trump, hanno accusato il regime siriano di essere il responsabile del bombardamento chimico.
Qualche ora dopo l’attacco il governo russo, alleato di Assad, ha dato una versione diversa: ha detto che il bombardamento è stato compiuto dall’aviazione siriana, ma non con armi chimiche; le bombe avevano colpito un deposito di sostanze chimiche che era stato conquistato in precedenza dai ribelli, e che quindi era sotto il loro controllo. Secondo i russi, l’attacco avrebbe causato quindi la fuoriuscita di sostanze chimiche, responsabili poi della morte e del ferimento di centinaia di persone.
Detto che si sta parlando di una tragedia successa in mezzo a una guerra violentissima, raccontata tramite la propaganda delle parti coinvolte e in assenza di giornalisti di testate internazionali indipendenti, dalle informazioni raccolte finora sembra molto più plausibile credere a chi parla di un bombardamento chimico compiuto da Assad (qui abbiamo spiegato il perché), mentre la versione russa non torna per diversi motivi. Per esempio per come è cambiata nel corso delle ore e per altri dettagli molto rilevanti, a partire dalla tempistica dei fatti: tra gli altri ne ha parlato il New York Times.
C’è stato o no un attacco chimico?
La posizione della Russia è cambiata più volte nelle ultime ore. Mercoledì il vice-rappresentante della Russia alle Nazioni Unite ha messo in dubbio che ci fosse stato un attacco il giorno precedente, sostenendo che le immagini e i video provenienti dalla Siria, che mostravano molte persone soffrire dei sintomi compatibili con gli effetti di un’intossicazione da sostanze chimiche, fossero falsi. Non c’è alcuna prova che le immagini e i video postati su Internet siano falsi, come hanno potuto verificare le grandi testate giornalistiche internazionali e, tra gli altri, anche l’affidabile sito di factchecking Bellingcat, fondato dal giornalista e analista Eliot Higgins. Qualche ora dopo il governo russo ha cambiato versione: ha sostenuto che l’attacco c’era stato, ma non era stato compiuto con le armi chimiche. Gli aerei siriani avevano colpito un deposito di sostanze chimiche controllato dai ribelli, e poi era successo il resto.
Quando è avvenuto l’attacco?
Il ministro della Difesa russo ha detto che il presunto attacco contro il deposito di armi chimiche è avvenuto tra le 11.30 e le 12.30 di martedì mattina. Ma non torna. Le prime testimonianze di un bombardamento a Khan Sheikhoun sono state pubblicate online prima delle 6 di mattina (per sapere con certezza l’ora della pubblicazione di un video su YouTube si può usare questo sito, inserendo il link del video). Come ha spiegato Bellingcat, il primo video che dice di mostrare l’attacco è delle 5.21: si intitola “Il momento in cui Khan Sheikhun è stata bombardata con armi chimiche dalle forze russe”, ma è possibile che il titolo sia stato cambiato in un secondo momento, quando si è capito che si trattava di un attacco chimico. Inoltre nelle ore successive, ma certamente prima delle 11.30, sono stati pubblicati streaming, video, immagini e testimonianze che mostravano le conseguenze dell’attacco. Quindi o il governo russo ha sbagliato a dire l’ora del bombardamento siriano, oppure sta mentendo.
Cosa è stato colpito?
Nella versione russa le sostanze chimiche sarebbero fuoriuscite dal deposito che le conteneva e che era sotto il controllo dei ribelli, che volevano usarle per fabbricare delle armi chimiche da mandare in Iraq. Ma anche questo punto sembra reggere poco, per diversi motivi.
I testimoni, molti, hanno parlato di un attacco aereo che ha colpito varie parti della città e non solo un punto preciso (ci sono delle foto che mostrano i molti punti di impatto delle bombe sulla strada), e non ci sono nemmeno prove dell’esistenza di un deposito di sostanze chimiche in quell’area. Inoltre, come hanno spiegato alcuni esperti di armi chimiche, i sintomi mostrati dalle persone morte e ferite sono compatibili con quelli provocati dal gas sarin, che è un’arma chimica “binaria”: significa che viene fabbricata unendo due componenti, e per la sua instabilità non viene in genere immagazzinata già pronta per l’uso, ma creata poco prima di un attacco. Questo significa che se si colpisce un deposito che contiene le sostanze per produrre il gas sarin, e lo si fa esplodere, quello che si sprigiona non è gas sarin ma un’altra cosa che non produce gli stessi effetti.
Chi è il responsabile?
Il vice-rappresentante russo alle Nazioni Unite ha detto mercoledì che i miliziani islamisti che combattono il governo di Assad hanno usato armi chimiche anche in passato, tra cui le armi al cloro, il cosiddetto “gas mostarda” e il gas nervino, sia in Siria che in Iraq. Ma ci sono alcune precisazioni da fare.
Mentre l’uso di armi al cloro è piuttosto diffuso nella guerra siriana (e ci sarebbe da fare comunque una distinzione tra lo Stato Islamico e i ribelli, che si combattono tra loro ma che la Russia considera spesso come un unico soggetto), non si può dire la stessa cosa del gas sarin, il cui uso nella storia è stato confermato solo tre volte prima di Khan Shaykhun (i precedenti sono: l’attacco di Saddam Hussein contro i curdi di Halajba del 1988, l’attentato alla metropolitana di Tokyo del 1995 e l’attacco a Damasco del 2013). Non c’è alcuna prova che dimostri che i ribelli abbiano usato il sarin, come non ci sono prove che i ribelli siano in grado di fabbricarlo. La Russia li accusa di essere stati dietro l’attacco chimico del 2013 contro alcuni quartieri di Damasco, nel quale furono uccise più di mille persone: oltre a essere illogico – i quartieri colpiti erano quelli sotto il controllo dei ribelli – il governo russo ha usato argomenti che sono stati poi ampiamente smontati (come questa storia dell’ora dei video di YouTube) e la sua teoria non è mai stata dimostrata con prove solide. Al contrario diverse inchieste giornalistiche, indagini dell’ONU e di alcune organizzazioni internazionali hanno concluso che l’attacco a Damasco fu compiuto dall’aviazione di Assad.
Fonte: Il Post
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