martedì 4 aprile 2017

C’è stato un attacco chimico contro i civili in Siria

Sono state uccise almeno 58 persone, forse usando il gas sarin: l'attacco potrebbe essere stato compiuto da Assad o dalla Russia

Un'immagine tratta da un video della Qasioun News Agency, mostra un uomo siriano mentre trasporta un ferito sulle spalle dopo l'attacco a Khan Sheikhoun, nella provincia di Idlib (Qasioun News Agency, via AP)

Martedì mattina nella provincia di Idlib, nel nord-ovest della Siria, almeno 58 persone sono state uccise in un bombardamento chimico. Non è ancora possibile stabilire con certezza la sostanza usata, anche se i sintomi sofferti dalle persone ferite – difficoltà respiratoria, schiuma alla bocca, vomito, tra gli altri – sembrano rafforzare l’ipotesi che sia stato sarin, un tipo di gas nervino. Le bombe sono state sganciate da aerei da guerra, probabilmente russi o del regime del presidente siriano Bashar al Assad, e hanno colpito la città di Khan Sheikhun, che è ancora sotto il controllo dei ribelli. L’Osservatorio siriano per i diritti umani – un’organizzazione vicina ai ribelli con sede a Londra – ha detto che molte delle persone uccise erano civili. Gli attivisti che fanno parte dell’opposizione siriana hanno descritto l’attacco di oggi come uno dei peggiori compiuti nei sei anni di guerra in Siria.

Il governo siriano ha smentito di avere bombardato Khan Sheikhun, mentre Unione Europea e Turchia hanno accusato Assad dell’attacco. La Francia ha chiesto una riunione d’urgenza del Consiglio di Sicurezza dell’ONU.

Da diverse ore girano su Internet video e foto molto forti che mostrano gli effetti dei bombardamenti. Diversi di questi video sono stati pubblicati dall’Idlib Media Center, organo di informazione e propaganda delle opposizioni siriane, ma sono stati ritenuti autentici da osservatori indipendenti. Un medico dell’organizzazione Medical Aid Syria ha scritto su Twitter di avere trattato alcuni pazienti che mostravano i sintomi compatibili con quelli provocati da un attacco chimico e ha pubblicato alcune foto e video sul suo account Twitter. Assi Press, anch’esso una specie di organo di informazione e propaganda vicino ai ribelli, ha pubblicato un video che mostra i paramedici mentre portano via con dei pickup i morti e i feriti dalle zone bombardate. Diversi video girati con il cellulare si possono trovare anche su YouTube. La situazione è ancora più critica a causa della carenza di medicine e del pessimo stato in cui si trovano molte strutture sanitarie. Martedì è cominciata a circolare la notizia, diffusa da AFP e da BBC Arabic, che il principale ospedale dove sono stati portati molti dei feriti è stato bombardato: per ora non si hanno informazioni certe al riguardo.

La provincia di Idlib è controllata principalmente da gruppi ribelli estremisti, tra cui Tahrir al Sham, una coalizione di gruppi jihadisti la cui componente principale è Fateh al Sham, che fino all’estate scorsa era formalmente legata ad al Qaida. Questa zona ospita circa 900mila profughi siriani, ha detto l’ONU, molti provenienti da altre province della Siria evacuate e riconquistate dagli alleati di Assad. I bombardamenti siriani e russi sulla provincia di Idlib si sono intensificati dopo la sconfitta dei ribelli ad Aleppo, alla fine del 2016.

Non è la prima volta che il regime di Assad è accusato di usare le armi chimiche contro la popolazione civile. Nell’agosto 2013 il governo fu accusato di avere bombardato alcuni quartieri di Damasco con il sarin, uccidendo più di 300 persone. Nonostante l’allora amministrazione americana di Barack Obama avesse minacciato di intervenire in Siria contro Assad nel caso di uso di armi chimiche contro i civili, gli Stati Uniti non presero contromisure militari. Trovarono però un accordo per la distruzione dell’arsenale chimico siriano, ma negli anni seguenti l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche, l’ONU e diversi giornali dimostrarono che le forze di Assad avevano continuato a usare armi chimiche contro i civili. L’organizzazione Human Rights Watch ha anche accusato il regime siriano di avere sganciato delle bombe contenenti il cloro su alcune aree di Aleppo in almeno otto occasioni diverse tra il 17 novembre e il 13 dicembre 2016.

Fonte: Il Post

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