(ANSA/MASSIMO PERCOSSI/ALESSANDRO DI MEO/ANGELO CARCONI)
Negli ultimi mesi c’è stato molto fermento tra i partiti e movimenti politici che si collocano generalmente a sinistra del Partito Democratico. È un’area che nell’ultimo quindicennio non ha avuto grandi fortune elettorali, ma che negli ultimi mesi sta vivendo un momento di apparente rinascita in vari paesi europei. Secondo diversi leader e dirigenti politici italiani, anche nel nostro paese è arrivato un buon momento per linee politiche e idee più di sinistra, come quelle che stanno cercando di attuare Jeremy Corbyn nel Regno Unito, Benoît Hamon in Francia e Martin Schulz in Germania.
In Italia oggi ci sono soprattutto quattro forze politiche che stanno cercando di occupare quest’area: Sinistra Italiana, che attraverso una serie di complessi passaggi si può considerare l’erede delle principali coalizioni e partiti della cosiddetta “sinistra radicale” del recente passato; Possibile, il partito creato da Pippo Civati, ex candidato alle primarie del PD nel 2013; la nuova formazione dei fuoriusciti dal PD e di cui ancora si conosce molto poco; e infine Campo progressista, il movimento dell’ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia che vorrebbe riunirli tutti.
Sinistra Italiana (SI)
Il partito oggi più solido a sinistra del PD al momento è Sinistra Italiana, fondato alla fine del 2015 da alcuni parlamentari usciti dal PD insieme agli esponenti di Sinistra Ecologia Libertà, un partito che era nato nel 2009 su iniziativa di Nichi Vendola da una scissione da Rifondazione Comunista, partito nato a sua volta da una scissione dal PCI. Sinistra Italiana conta oggi su 31 deputati e 8 senatori e ha già partecipato a un’importante elezione, le amministrative del giugno 2016. A Roma, dove era candidato Stefano Fassina, è andata piuttosto male, così come a Torino, dove era candidato l’ex sindacalista Giorgio Airaudo: le liste di SI hanno preso intorno al 3 per cento dei voti. È andata meglio a Bologna, dove la lista appoggiata da SI ha ottenuto il 7 per cento dei voti, e soprattutto a Sesto Fiorentino, storico comune da sempre guidato dal principale partito del centrosinistra, dove la lista di Sinistra Italiana è riuscita a far eleggere il suo candidato sindaco, Lorenzo Falchi.
Sinistra Italiana è nata ufficialmente come gruppo parlamentare nell’autunno del 2015, in seguito all’uscita dal PD dell’ex viceministro dell’Economia Stefano Fassina e di altri parlamentari. Domenica scorsa il partito ha concluso il suo congresso fondativo e ha eletto segretario Nicola Fratoianni, ex dirigente dei Giovani Comunisti, la sezione giovanile di Rifondazione Comunista, poi assessore in Puglia durante la presidenza di Nichi Vendola. Il congresso ha anche sancito ufficialmente lo scioglimento della vecchia Sinistra Ecologia Libertà all’interno di Sinistra Italiana. Dopo il congresso, SI ha confermato la sua opposizione al governo Gentiloni e la sua intenzione di votare la sfiducia in Parlamento. Lo scorso dicembre Sinistra Italiana era schierata per il No al referendum costituzionale (e per questo cambiò per un po’ il suo logo sui social network, perché l’acronimo SI non funzionava benissimo).
Il partito è molto vicino ai sindacati, in particolare alla FIOM, la federazione dei metalmeccanici della CGIL, tradizionalmente schierata molto a sinistra. Al congresso fondativo però non ha partecipato una parte del partito, quella guidata dal deputato Arturo Scotto, che di fatto si è scissa prima ancora di cominciare. Scotto e una quindicina circa di parlamentari attualmente iscritti al gruppo di Sinistra Italiana hanno annunciato che lasceranno il gruppo di SI per formarne uno nuovo insieme ai parlamentari usciti dal PD dopo la scelta di Matteo Renzi di dimettersi da segretario e innescare un congresso anticipato.
Possibile
È il movimento fondato da Pippo Civati, deputato ed ex candidato alle primarie del Partito Democratico. Possibile è nato nel giugno del 2015, un mese dopo l’uscita di Civati dal PD, per protesta e lontananza politica da una serie di provvedimenti approvati dal governo Renzi come l’Italicum e il Jobs Act. Possibile oggi è piuttosto debole in Parlamento: può contare su cinque deputati, quasi tutti usciti dal PD, che insieme ad altri cinque, tra cui diversi usciti dal Movimento 5 Stelle, hanno formato il gruppo Alternativa Libera – Possibile. Civati è stato ospite al congresso di Sinistra Italiana e in questi giorni viene data in discussione l’ipotesi di formare un unico gruppo parlamentare. Un anno fa Possibile ha celebrato il suo congresso fondativo, nel quale è risultato eletto leader Pippo Civati. Alle elezioni amministrative del giugno 2016, il partito si è presentato in diversi comuni all’interno di una coalizione di sinistra più ampia, mai però alleato con il PD. Possibile si è schierato per il No al referendum costituzionale. Oggi Civati e Possibile stanno facendo campagna elettorale a favore dei due referendum della CGIL.
Gli usciti dal PD
Un terzo gruppo sarà formato in questi giorni dai dirigenti che sono usciti dal PD negli ultimi giorni o hanno detto di volerlo fare: ci sono alcuni leader importanti e noti, come gli ex segretari del partito Pier Luigi Bersani e Guglielmo Epifani, il presidente della Toscana Enrico Rossi e l’ex capogruppo del PD alla Camera Roberto Speranza. Gli usciti dal PD dovrebbero riuscire a creare due gruppi parlamentari sia alla Camera che al Senato. Nel primo dovrebbero confluire in tutto poco meno di 40 deputati, la metà circa usciti dal PD; l’altra metà sarà composta dai deputati usciti da Sinistra Italiana e guidati da Arturo Scotto.
Secondo i giornali, questo movimento potrebbe contare su una decina di senatori, un numero sufficiente a formare un gruppo parlamentare e, se fosse necessario, a minacciare la stabilità del governo, che ha una maggioranza molto sottile. Bersani e Speranza, i principali leader del gruppo, hanno detto in questi giorni che appoggeranno il governo, ma che chiederanno in cambio una serie di interventi di “sinistra”: per esempio una modifica delle norme sui voucher che aiuti a prevenire il referendum previsto per il prossimo giugno con cui la CGIL chiede di abolirli. L’atteggiamento nei confronti del governo Gentiloni è quello che al momento divide di più questo gruppo da Possibile e Sinistra Italiana, che invece sono nettamente schierati per la sfiducia. Non è chiaro quale nome avrà il nuovo gruppo né se la sua formazione sarà seguita dalla creazione di un partito vero e proprio, con un congresso, organi dirigenti e una struttura territoriale.
Campo progressista
Accanto a questi tre gruppi, che contano tutti su un certo numero di parlamentari, c’è una terza forza i cui contorni e obiettivi non sono ancora del tutto chiari: è il “Campo progressista” promosso dall’ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia. Per il momento il gruppo non ha parlamentari e non ha partecipato ad alcuna elezione, oltre a non essersi espresso sui principali temi che hanno diviso la sinistra negli ultimi mesi (Pisapia ha comunque detto che al referendum avrebbe votato per il Sì). Lo scopo di quello che al momento è soltanto un movimento dai contorni piuttosto vaghi, ha spiegato Pisapia, è costruire «un campo progressista che unisca una sinistra, fuori dal PD, che sappia assumersi la responsabilità di dare il proprio contributo per far uscire il paese dalla situazione terribile in cui si trova». Tradotto: un partito di sinistra pronto ad allearsi con il PD in una coalizione.
Anche per questo il movimento di Pisapia non è ben visto da Sinistra Italiana e dal suo segretario, Fratoianni. Pisapia – che ha fatto parte a lungo di Rifondazione Comunista – è accusato di essere troppo moderato e clemente con Renzi. Lo scopo del suo progetto, dicono i suoi critici, è raccogliere voti a sinistra per poi usarli per appoggiare il PD di Renzi. Il suo progetto, invece, è apprezzato dai fuoriusciti di Sinistra Italiana, quelli guidati da Scotto, e del PD. Non è ancora chiaro però se e come queste formazioni potrebbero allearsi e che cosa ne uscirebbe fuori.
Fonte: Il Post
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