martedì 21 febbraio 2017

Perché si parla dell’Unar

L'ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali – che dipende dal governo – è stato criticato da un servizio delle Iene per aver finanziato un'associazione che praticherebbe la prostituzione maschile


Francesco Spano, direttore generale dell’Unar – l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali che dipende dalla presidenza del Consiglio dei ministri e, in particolare, dal dipartimento delle Pari Opportunità – si è dimesso dal suo ruolo dopo un servizio delle Iene in cui si denuncia un uso improprio dei finanziamenti pubblici all’ente: si dice cioè che è stato assegnato un finanziamento attraverso un bando pubblico a un’associazione a cui sono legati del circoli nei quali non si farebbe nessuna attività di promozione sociale e culturale ma si praticherebbe la prostituzione maschile.

Il servizio delle Iene
L’Unar dipende dal dipartimento per le Pari Opportunità, la cui delega è stata confermata anche nel governo guidato da Paolo Gentiloni a Maria Elena Boschi: è stato istituito nel 2003 con l’obiettivo di promuovere la parità di trattamento tra le persone e di combattere contro le discriminazioni anche attraverso la concessione di fondi a enti o associazioni che lavorano per questo scopo.

Il servizio delle Iene è stato trasmesso il 19 gennaio. Mostra l’elenco delle associazioni accreditate all’Unar in base a una serie di requisiti: ci sono, tra le altre, Amnesty International Italia, la Croce Rossa, l’Unicef, la Comunità di Sant’Egidio e poi altre associazioni meno conosciute. Tra queste c’è un’associazione a cui a fine dicembre è stato assegnato un finanziamento per “la promozione di azioni positive finalizzate al contrasto delle discriminazioni”. Il bando prevedeva un finanziamento totale di quasi 1 milione di euro che è stato suddiviso e assegnato a diversi enti. Poco più di 55 mila euro sono stati dati a un’associazione di cui le Iene non fanno il nome ma che è visibile nella graduatoria del bando: si tratterebbe di Anddos, associazione nazionale contro le discriminazioni da orientamento sessuale.

Le Iene hanno intervistato in forma anonima la persona che ha segnalato loro quel preciso finanziamento: dice che all’associazione in questione sono legati dei circoli in cui ci sono saune e centri massaggi dedicati agli uomini omosessuali in cui le donne non possono entrare, in cui si fa sesso a pagamento e nei quali, sfruttando il fatto di essere un’associazione di promozione sociale e di avere agevolazioni fiscali, si svolgono attività a scopo di lucro spesso a sfondo sessuale. L’attività principale di questa associazione non sarebbe dunque quella culturale o sociale contro le discriminazioni: alcuni filmati girati dalle Iene mostrano che al termine di un massaggio vengono effettivamente proposte delle prestazioni sessuali a pagamento, e alcuni frequentatori dei circoli parlano confermando la storia. Sui siti di alcuni di questi circoli sono effettivamente segnalate tra le attività e i servizi “dark room” o “glory hole“, un buco praticato in una parete attraverso il quale è possibile svolgere determinate attività sessuali.

Nel servizio delle Iene si dice infine che il direttore del’Unar sarebbe socio di questa associazione e si dice che è stata mostrata loro anche la tessera con il numero di iscrizione. Francesco Spano ha smentito, ha ringraziato le Iene per la segnalazione e ha detto che avrebbe fatto delle verifiche. Nel servizio delle Iene ci si chiede se sia corretto finanziare associazioni di questo tipo e se non ci sia un conflitto di interessi tra il direttore che concede finanziamenti a un’associazione di cui lui stesso è socio.

Dopo il servizio
Il 20 febbraio Francesco Spano si è dimesso dal suo incarico di direttore generale dell’Unar dopo essere stato convocato a Palazzo Chigi dalla sottosegretaria alla presidenza del Consiglio, Maria Elena Boschi. Nella nota si legge:


«Le dimissioni vogliono essere un segno di rispetto al ruolo e al lavoro che ha svolto e continua a svolgere l’Unar, istituito con il decreto legislativo 9 luglio 2003, n. 215, in recepimento alla direttiva comunitaria n. 2000/43 CE contro ogni forma di discriminazione. La Presidenza del Consiglio, per quanto non si ravvisino violazioni della procedura prevista e d’accordo con il dott. Spano, disporrà la sospensione in autotutela del Bando di assegnazione oggetto dell’inchiesta giornalistica, per effettuare le ulteriori opportune verifiche. I relativi fondi, comunque, non sono stati ancora erogati» 


Dopo il servizio delle Iene ci sono state molte reazioni: Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia, ha chiesto che l’Unar venga chiuso; il capogruppo della Lega in Senato e il senatore di Forza Italia Lucio Malan hanno annunciato delle interrogazioni parlamentari dicendo che l’Unar «agisce al di fuori della legge»; il Movimento 5 Stelle ha chiamato in causa Maria Elena Boschi dicendo che «deve dare immediate spiegazioni, anche al fine di chiarire se siano state compiute le opportune verifiche». Nel frattempo il Codacons ha presentato un esposto alla Corte dei Conti e alla procura di Roma in cui chiede di aprire un’indagine sull’utilizzo dei fondi pubblici da parte dell’Unar.

Il responsabile comunicazione dell’Unar Fernando Fracassi ha invece pubblicato un post su Facebook scrivendo: «Vorrei solo dire a chi con tanta enfasi sta riempiendo la mia bacheca di insulti gratuiti e mi telefona in anonimato per aggredirmi in modo violento solo perché lavoro all’Unar che purtroppo non sapete con quale dedizione noi svolgiamo il nostro lavoro, dal direttore fino all’ultimo operatore che risponde al numero verde. Non conoscete l’ufficio e vi basate solo su un servizio che distorce la realtà». E ancora: «Sono dispiaciuto per come è stato montato il servizio, noi non finanziamo associazioni ma solo progetti che abbiano esclusivamente una valenza sociale e che possano contribuire al contrasto contro le discriminazioni».

Gabriele Piazzoni, segretario nazionale di Arcigay, ha scritto in un comunicato che il servizio delle Iene, «che in malafede dosava anonimati, vaghezza e repentini precisi dettagli, perfino lesivi del diritto alla privacy, ha innescato una macchina del fango ignobile, subito cavalcata dagli omofobi di professione, dentro e fuori il Parlamento». Ha anche detto che la sospensione del direttore «serve a ristabilire la serenità necessaria a far proseguire il lavoro importante di Unar». E ha precisato che «l’elenco dei progetti finanziati dal dipartimento della Presidenza del Consiglio contiene iniziative importanti che si occupano di marginalità e di contrasto alle discriminazioni e all’esclusione sociale (…). C’è tutto un mondo del volontariato che lavora, fa tanto, nella stragrande maggioranza dei casi senza l’ombra di un euro di finanziamento pubblico. E c’è tutto un mondo di persone lgbti che hanno bisogno di interventi sociali e di sostegno, persone che non possono essere lasciate sole. Strumentalizzare delazioni carpite, confezionarle in una narrazione piena di pruderie e illazioni solo per affossare l’Unar è un’operazione politica miope. Non si getti fango, piuttosto si chieda chiarezza. L’Unar è e deve continuare ad essere un organo di garanzia di tutti e tutte sulle politiche contro le discriminazioni».

Fonte: Il Post

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