martedì 28 settembre 2010

Merda d'artista

Sgarbi nel dicembre 2009 è stato condannato a pagare 30 mila euro per aver detto a Travaglio che è un pezzo di merda tutto intero. Ora non so cosa abbiano detto gli avvocati di Sgarbi per provare, vanamente, a convincere il giudice che dare del pezzo di merda non abbia valenza offensiva. Ci ho ripensato oggi leggendo un articolo di Gian Antonio Stella su Il Corriere della Sera nel quale disquisiva sull'esilarante disquisizione sul tema.

Ho pensato: se è stato condannato, qualcosa è andato storto. Mi son divertito a pensare una tragicomica requisitoria se fossi stato io l'avvocato di Sgarbi:

Egregi signori della Corte,

mi rendo conto che qui nessuno di noi è esperto di merda, ma dobbiamo renderci conto che il mio cliente è il massimo esperto di merde ed affini. Solo lui, difatti, potè permettersi di dire impunemente ad Oscar Luigi Scalfaro - allora presidente della Repubblica - che era una scorreggia fritta.

Figurarsi a Travaglio. Anzi dovrebbe ringraziare che non ha ripetuto il complimento ventidue volte: sai che show con ventidue pezzo di merda tutto intero.

D'altronde, Dante ci dice nel 18° canto dell'Inferno ai versi 115-117 "E mentre ch'io là giù con l'occhio cerco, / vidi un col capo sì di merda lordo, / che non parëa s'era laico o cherco" e (sempre nella cantica dell'Inferno) al 28 canto "Tra le gambe pendevan le minugia; / la corata pareva e 'l tristo sacco / che merda fa di quel che si trangugia".

Vorremmo forse condannare Dante? Vorremmo forse proporre di non insegnarlo più nelle scuole? No, signori della Corte nessuno penserà mai questo di Dante. O vorremmo forse contestare Carlo Emilio Gadda che ha scritto La merda? O Piero Manzoni che scrive Merda d'artista? Vogliamo discutere di De Andrè secondo cui dai diamanti non nasce nulla mentre dalla merda nasce la vita?

No signori della Corte, volendo fare una completa epistemologia ed analisi della merda non possiamo trascurare come la merda sia una parte fondante della nostra vita, un qualcosa di liberatorio in quel momento particolare della giornata un Trava... vogliate scusare il lapsus ... un pezzo di merda tutto intero ci lascia per rotte non ben precisate.

Potreste dirmi che Sgarbi non è nè De Andrè nè Dante nè Gadda nè Manzoni, ed è vero; e potreste dirmi anche che il pezzo di merda è puzzolente; offensivo e volgare se riferito a qualcuno, ed anche questo sarebbe vero; potreste dirmi che un conto è l'arte un conto sono le offese, ed anche questo è vero; ma dico: ve la siete mai odorata? Profuma forse di gelsomino la vostra? Se così fosse riconosco che il mio assistito avrebbe dovuto essere preciso e dire: sei un pezzo di merda tutto intero ma defecato dal profumato ed onoratissimo deretano del dottor Tal dei Tali. Sarebbe stato molto meno offensivo.

E poi, in ultimo, sono convinto che Sgarbi, pur esperto sul tema di merde, sia incorso in un terribile errore: il fatto è che siamo tutti circondati di merde, secche e meno secche e di tanto in tanto si può prendere un abbaglio come ha fatto Sgarbi con Travaglio.

Alessandro Picarone

Vuoi collaborare con Informare è un dovere? Puoi mandare le tue segnalazioni e/o inviare i tuoi articoli all'indirizzo e-mail andreadl86@yahoo.it

3 commenti:

Doriana ha detto...

Ma è carinissimo 'sto post, bravo ad averlo postato.
Un'ironia molto intelligente che serve a tutti noi per farci pensare in modo serio su da quale parte arrivino certe prediche.
In Tv ognuno può dire tutto di tutti, ma forse non è più solo in TV oggi.
Ciao
Doriana

Sandro ha detto...

Ti ringrazio Doriana.

Francesca ha detto...

In latino infatti esiste come parola e c'è anche in sardo e forse non hanno nessun'altra traduzione. Ma ora in italiano moderno è considerata una parola volgare, un po' come dire negro: in passato si diceva tranquillamente e nessuno si offendeva, neanche quelli di colore. Ormai non si può più dire niente. Personalmente però merda non mi piace, lo vedo volgare mentre negro non la trovo una parola offensiva. De gustibus! Comunque Travaglio ha fatto bene a querelare Sgarbi: è un gran cafone, vuol parlare solo lui.