Chiunque sia, sappiamo già come andrà a finire: verrà impallinato dal suo stesso schieramento un secondo dopo aver vinto le primarie (ammesso che siano fatte).
La dirigenza del PD è quindi in cerca di un nome che possa mettere tutti d’accordo, ma l’impresa si sta rivelando disperata perché il tiro al piccione, sport preferito dal centrosinistra, stavolta è iniziato non un secondo dopo, ma un mese prima delle primarie.
Ecco alcune candidature già avanzate.
Camillo Benso detto “il Cavour”
Potrebbe mettere d’accordo i moderati laici e i riformisti di sinistra. Perplessità rimangono nell’area cattolica (per lo slogan “Libera Chiesa in libero Stato”) e in quella vicina alla Fiom (per le sue origini nobiliari), mentre Il Fatto Quotidiano, Di Pietro e il popolo viola contestano un evidente conflitto di interessi e procedure poco chiare nell’appalto assegnato, qualche annetto fa, all’ingegner Noè per la costruzione del canale di bonifica delle risaie ticinesi.
Luigi Einaudi
Proposto dal think tank di Enrico Letta. Dura polemica dalla sinistra radicale dopo la sua uscita sull’eccesso di statalismo che rischierebbe di impigrire l’individuo. Beppe Grillo lo ha attaccato duramente sul suo blog (chiamandolo “Berlusconaudi”) perché non avrebbe una posizione chiara sullo sviluppo di fotovoltaico ed eolico.
Piero Gobetti
Il leader dei giovani liberaldemocratici è sostenuto da uno schieramento trasversale, ma il percorso è tutto in salita, soprattutto per l’ostracismo dei vertici piddini. Massimo D’Alema ha dichiarato pubblicamente che “non è ancora maturo per incarichi di alto livello, ma verrà il suo tempo, stia al suo posto e non abbia fretta”. Dopo questa autorevole bocciatura, Veltroni e Parisi hanno dichiarato la propria disponibilità ad appoggiarlo.
Giacomo Matteotti
Ecco un nome che sembrava mettere tutti d’accordo: integerrimo difensore delle istituzioni, come piace ai sostenitori della Costituzione; specchiata moralità, come richiesto dall’Italia dei Valori; esponente della sinistra riformista, come auspicato dagli ex ds e dagli ex socialisti; del nord padano, come desiderato da Chiamparino e Cacciari. Tuttavia, la sua dichiarazione di politica tributaria in base alla quale “in una società socialista il profitto del capitale appartiene alla collettività” ha sollevato un vespaio in seno alla coalizione e fatto schizzare in alto i sondaggi favorevoli a Berlusconi che ha subito lanciato un nuovo “no tax day”.
Palmiro Togliatti
Rilanciato da Oliviero Diliberto e Paolo Ferrero che, per solleticare l’elettorato cattolico, hanno pure ricordato la sua posizione sull’articolo 7 della Costituzione. Ma UdC, rutelliani ed ex margheriti non hanno abboccato all’amo, per Bersani appare troppo sbilanciato a sinistra, mentre Di Pietro ha annunciato che non voterà mai uno che, come lui, è favorevole alle amnistie.
Alcide De Gasperi
Proposto dagli ex diesse che fanno capo a Piero Fassino e subito appoggiato con entusiasmo dai dalemiani. I moderati hanno detto di sì, ma grillini, popolo viola e dipietristi contestano una certa tendenza all’inciucio da parte del politico trentino e sono corsi a fischiarlo alla festa democratica di Torino.
Oreste Zanobini
Studente al settimo anno fuoricorso di Lettere e Filosofia, non si perde un corteo di protesta e un girotondo in difesa della legalità ed è il candidato proposto dal Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo. Un emerito sconosciuto per dare un segnale di grande rinnovamento della politica. Tuttavia, dopo che un’inchiesta di Peter Gomez sul Fatto Quotidiano ha messo in dubbio la sua correttezza quando ha sostenuto l’esame di filologia romanza con un professore rivale di Paolo Flores d’Arcais, il popolo delle agende rosse e la corrente di De Magistris si sono riservati di esprimere un nome alternativo.
Fonte: Nonunacosaseria
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