Il caso di Angelo Falcone è emblematico. Il 9 marzo 2007 si trovava in India per una vacanza assieme al connazionale Simone Nobili. Alloggiavano in una casa, affittata per pochi euro, quando la polizia fece irruzione nell’abitazione. Non trovò nulla ma li arrestò lo stesso. Le forze dell’ordine dichiareranno poi di averli fermati per strada, assieme a due indiani, con 18 chili di hashish. Così nel 2008 vengono condannati a 10 anni di reclusione ciascuno. Rinchiusi nel carcere di Mandi, nel nord del Paese, ne sconteranno oltre tre anni prima dell’assoluzione, della riconsegna del passaporto e del rientro in Italia avvenuto nel maggio scorso. Per più di 36 mesi hanno dormito a terra con una coperta, mangiato solo riso e lenticchie e contratto diverse infezioni.
Simone Renda, purtroppo, è invece morto dietro le sbarre. Il giovane bancario di Lecce, allora 34enne, era in Messico per una vacanza. Il primo marzo del 2007 venne prelevato dalla polizia all’hotel Posada Mariposa di Playa del Carmen. Le forze dell’ordine, chiamate dal personale dell’albergo, credevano che Renda fosse in preda ai fumi dell’alcool o delle droghe e invece lo stato confusionale era dato da un malore. Viene arrestato, proprio quel giorno che un aereo da Can Cun lo avrebbe riportato in Italia. All’ingresso in carcere diagnosticano uno stato di disidratazione e un malessere. Viene anche suggerito un elettrocardiogramma, con trasferimento in ospedale, e somministrato un ipertensivo. Ma Renda uscirà dal carcere soltanto da cadavere la mattina del 3 marzo, sei ore dopo la scadenza del limite di 36 ore fissato per la carcerazione preventiva. Era già morto da diverse ore. La procura di Lecce sta indagando i responsabili del carcere messicano per omicidio volontario.
Gli italiani detenuti all’estero sono 2.905, di cui 1.842 già condannati (il 63,4%), mentre 1.063 (36,6%) in attesa di giudizio o dell’estradizione verso l’Italia. I dati, aggiornati al 31 dicembre 2009, sono del ministero degli Esteri. Ma secondo l’associazione Prigionieri del silenzio che si occupa della tutela dei diritti degli italiani arrestati all’estero, nelle prigioni straniere sarebbero circa 3.000 i nostri connazionali. Calcolando che per ognuno almeno altre dieci persone tra amici e parenti vivono questa problematica, sono circa 30mila gli italiani coinvolti indirettamente.
Tornando ai dati ufficiali, nelle carceri europee ci sono 2.428 italiani (l’83,5%). Di questi 926 sono in attesa di giudizio. I Paesi con il più alto numero di italiani detenuti sono Germania (1.079), Spagna (458), Francia (231), Belgio (202), Regno Unito (192) e Svizzera (131). Fuori dall’Europa 384 connazionali sono nelle Americhe, in Asia e Oceania 55, tra Mediterraneo e Medio Oriente 35, nell’Africa sub-sahariana 3. Il numero più elevato è negli Stati Uniti (91), seguito da Venezuela (66), Perù (58), Brasile (54), Colombia (30) e Australia (30).
Fonte: Terranews
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