lunedì 16 novembre 2009

Vertice Fao: lotta alla fame senza i grandi


Loro non ci saranno. Nonostante le promesse, nonostante i tiepidi impegni presi durante il G8 de L’Aquila. I “grandi” della Terra, da Obama a Sarkozy, dalla Merkel a Brown, al vertice mondiale sull’alimentazione della Fao, che inizia domani, non verranno. A parlare di fame ci saranno soltanto gli affamati e i presunti “cattivi”, i Gheddafi e gli Chavez, gli iraniani e i coreani e così via.

Sono passati meno di due anni dalla grande “crisi dei cereali”, dai più di duecentomila morti di fame in pochi mesi che si aggiunsero alla già terrificante media annuale mondiale. Due anni dalle sommosse in tanti Paesi dell’Africa, dell’America Latina e dell’Asia. Per il pane. Si scoprì, fin da subito, che la crisi era artificiale, causata da operazioni speculative finanziarie sul prezzo dei cereali, epicentro Chicago. Duecentomila morti, sommosse, repressioni, qualche conflitto e qualche Paese destabilizzato da un pugno di broker senza scrupoli.

Non bastavano le crisi ambientali e alimentari causate dai cambiamenti climatici (ormai Onu, Fao, Pam e Undp hanno legato i due problemi strettamente senza temere di essere smentiti); non bastavano i conflitti e la desertificazione di intere aree del pianeta per ottenere il nuovo oro verde, i biocarburanti ottenuti da coltivazioni intensive e distruttive di palma, colza, canna da zucchero; non bastava la crisi economica e finanziaria che ha aperto una lunga fase di recessione mondiale. Ci mancavano solo gli speculatori di Borsa.

L’ultimo vertice della Fao sull’alimentazione si chiuse con un nulla di fatto, una dichiarazione non impegnativa per i Paesi aderenti, generica, che ovviamente rimase solo sulla carta. Oggi ci si ripresenta a Roma a ranghi ridotti, senza la presenza di quelli che contano. E l’Agenzia dell’Onu ne è talmente consapevole che lancia un appello non ai governanti delle nazioni ricche, ma ai cittadini. Un impegno chiesto a ogni singolo cittadino del pianeta. Quello di sottoscrivere una petizione ai grandi della Terra perché si impegnino a finanziare un programma straordinario contro la fame. Servono, dice la Fao, 44 miliardi di dollari di aiuti allo sviluppo all’anno per affrontare l’emergenza alimentare che riguarda circa un quinto della popolazione mondiale. E poi azioni concrete di sviluppo ed equità e scelte chiare sull’ambiente e sui cambiamenti climatici. E ancora, Onu e Fao sono arrivate a lanciare, come una qualsiasi Ong e non come agenzie internazionali, uno sciopero della fame. Di 24 ore. Uno sciopero a cui ha aderito anche il segretario generale delle Nazioni unite Ban Ki-moon. Solo pubblicità, solo un atto simbolico, facile demagogia? Forse, ma il segnale è chiaro. La fame è un problema di tutti e va imposto nelle agende dei vari governi. Questo il messaggio della vigilia del vertice di Roma, in attesa che qualche “cattivo” o qualche gaffeur nostrano non distolga l’attenzione dal tema del giorno: la lotta alla fame nel mondo.

1 commento:

SCIUSCIA ha detto...

Applausi scroscianti per i nostri "capi".