La Federazione della Sinistra nasce per la spinta di due fattori: il fallimento della politica mediatrice del PD che ha finito con l'essere di mero sostegno della Confindustria e della sua azione di disarticolazione del diritto del lavoro e di impoverimento dei lavoratori e della esperienza di governo della sinistra, una catastrofe politica alla quale abbiamo assistito nella situazione allucinante di una capitolazione alle pretese di Prodi di punti essenziali del programma concordato mentre tutta la batteria massmediatica assordava con accuse di radicalismo e pretese inesistenti.
Durante il Governo Prodi fu stipulata una intesa con i Sindacati Confederali di grave nocumento per i lavoratori in materia di precariato e pensioni. Con l'accordo del 13 luglio 2007 in particolare fu sostituito il cosidetto "scalone" con scalini nella logica "se non è zuppa è pan bagnato" che per molti pensionandi si è rivelato addirittura peggiorativo della legge Maroni. Con questo accordo non ci saranno mai più pensioni decenti.
La manifestazione del 20 ottobre 2007 promossa dal 'Manifesto' e da 'Liberazione' fu un grande momento di partecipazione e di speranza. Fu, dapprima devirilizzata dalle assicurazioni ripetute in pellegrinaggi dei suoi promotori al Governo che non sarebbe stata "contro" e poi ignorata e subito cancellata mentre Bertinotti dall'alto dello scranno di Montecitorio annunziava la teoria della "riduzione del danno", cioè dello stare al governo per non fare niente di nuovo e di favorevole per i lavoratori ma soltanto di evitare peggioramenti del loro status.
In Italia è in corso da un pezzo uno smottamento a destra delle forze politiche. Anche quelle forze che ritennero di staccarsi dal PD e costituirono con il gruppo bertinottiano "socialismo e libertà" hanno "moderato" notevolmente le loro posizioni. Penso che in parte saranno risucchiate dal PD.
La Federazione della Sinistra sarebbe oggi assai più forte e convincente, potrebbe fare massa critica capace di attivare il processo contrario di smottamento a sinistra, se Rifondazione Comunista non avesse subito, sempre a causa della sua relazione con il centro-sinistra, due scissioni: la prima che ha dato vita al gruppo del PDCI e la seconda capeggiata da Vendola e Bertinotti. Entrambe non sono state originate da una valutazione obiettiva degli interessi di "classe" da difendere ma da una rovinosa lite interna per la leadership prima da Cossutta e Bertinotti e poi tra lo stesso Bertinotti sostenitore di Vendola e Ferrero. Il malanimo, i rancori, le diffidenze, la disistima tra i gruppi dirigenti che fanno capo ai due partiti impregnano ancora e deprimono l'atmosfera della Costituente della Federazione ma sono bilanciati da un sincero sforzo di buona volontà e dalla necessità di fare qualcosa per un soccombere ed essere cancellati dalla storia. Il manifesto del movimento parte dalla dichiarazione di anticapitalismo ed antipatriarcato che dovrà essere sviluppata e specificata in punti concreti riguardanti il salario, la precarietà, le privatizzazioni, le riforme politiche, la pace.
La Federazione eredita dal vecchio PCI ha una scarsa valutazione dei problemi relativi ai diritti civili. Il tema delle carceri, dei diritti dei malato, la tutela dei sottoposti al TSO spesso con metodi feroci, della tutela legale dei poveri è sempre stato relegato in secondo piano rispetto all'economicismo ed al parlamentarismo. Oggi i diritti sociali e civili sono diventati frontiere avanzate nella lotta per la difesa dell'umanità dalla crudeltà del liberismo. Se è vera l'analisi della crisi a causa dei bassi salari bisogna avere il coraggio di proporre una linea di immediato recupero generalizzato anche in conflitto con il collaborazionismo subalterno delle Confederazioni Sindacali.
La Federazione della Sinistra è l'unico luogo "politico" di sinistra rimasto in Italia, a parte i gruppuscoli che purtroppo disperdono una parte bella e significativa della militanza comunista e socialista. Potrebbe diventare qualcosa di importante e decisivo come la Linke tedesca.
Il ciclo della colonizzazione liberista della sinistra si è chiuso dal momento che una parte stessa del capitalismo si rende conto del disastro sociale culturale umano delle ricette della Thatcher e di Reagan e capisce che, restando fermi i salari e le pensioni, non ci sarà più sviluppo ma una mefitica stagnazione della società e quasi certamente la regressione del sistema ed il suo imbarbarimento.
Andare avanti succhiando il sangue a cinque milioni di precari sottopagati e cinque milioni di immigrati porta all'inferno. La democrazia non può reggere a lungo con dieci milioni di persone in sofferenza fino alla denutrizione ed altri dieci milioni con salari al limite della sopravvivenza.
Il conflitto sociale che si sta sviluppando per l'occupazione deve essere esteso alla questione del precariato e del salario. I salari debbono essere aumentati assai di più degli spiccioli richiesti dai sindacati confederali. La critica nei confronti della CGIL deve essere assai più dura dal momento che si accinge a fare un Congresso dentro i limiti tracciati dagli uomini del PD, i limiti imposti dalla Confindustria. Un Congresso nel quale precariato, bassi salari, pensioni miserime, privatizzazioni, non vengono messi in discussione in nome di una prospettiva di sviluppo del Paese inesistente.
Pietro Ancona
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