Pescara, Genova, Lucca. Nelle ultime ore, le carceri di queste città hanno visto le proteste pacifiche delle persone detenute, che hanno battuto oggetti contro le sbarre e le inferriate delle loro celle e urlato «Sovraffollamento». I numeri parlano da soli e fotografano una situazione fuori da ogni norma degna di uno stato di diritto. Nel carcere di Pescara le persone detenute sono 195, in una struttura che potrebbe ospitarne al massimo 120. A Genova i posti letto sono 430 e le persone detenute quasi il doppio, 780. A Lucca la situazione è ancora peggiore: la capienza regolamentare è di 82 posti, i detenuti sono più di 200. Un quadro di disagio che non produce alcuna sicurezza, figuriamoci rieducazione, ed è invece comprensibilmente una polveriera di tensioni e proteste.
«Non è certo un segnale positivo quanto è avvenuto la notte scorsa nel carcere genovese di Marassi e questa notte in quello di Lucca, dove ci sono state alcune pacifiche proteste da parte di alcuni detenuti per il crescente sovraffollamento», ha dichiarato Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe. «L'insofferenza dei detenuti verso il crescente sovraffollamento è un segnale negativo, che ricade principalmente sulle già gravose, pericolose e stressanti condizioni di lavoro delle donne e degli uomini della Polizia penitenziaria, che lavorano con grande professionalità e alto senso del dovere a contatto con i detenuti e nella prima linea delle sezioni detentive 24 ore su 24, 365 giorni all'anno. Mi auguro che il Governo adotti con urgenza provvedimenti concreti per il sistema penitenziario nazionale».
Il Sappe rivolge dunque al ministro della Giustizia, Angelino Alfano, l'auspicio che incontri quanto prima il Sappe stesso e le altre Organizzazioni sindacali del Corpo per «recepire alcune osservazioni e proposte da inserire possibilmente nella stesura finale dell'annunciato Piano Carceri, il cui esame è dato per imminente in Consiglio dei Ministri».
Fonte: L'Altra Notizia
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