Credit: Soe Zeya
Secondo Medici Senza Frontiere il 50 per cento delle ragazze rohingya minori di 18 anni fuggite in Bangladesh ha subito violenze sessuali sul territorio birmano.
In Bangladesh si sono rifugiati complessivamente 600mila rohingya, in fuga dalle persecuzioni dell’esercito della Birmania.
I rohingya sono una minoranza musulmana che conta circa un milione di persone perseguitate e discriminate da anni, che vive in prevalenza nella regione settentrionale della Birmania.
Vicino al campo profughi di Kutupalong nel distretto di Cox’s Bazar, Medici Senza Frontiere gestisce due cliniche che offrono cure sanitarie di base e di emergenza per i rifugiati rohingya.
All’interno delle cliniche gli operatori umanitari di MSF assistono psicologicamente e fisicamente le ragazze e bambine rohingya vittime di violenza sessuale.
“Il 50 per cento delle ragazze assistite è minorenne e molte di loro hanno meno 10 anni” ha spiegato un’operatrice dell’organizzazione.
Come ha riportato The Guardian, le ragazze presenti ora nelle cliniche sono solo una piccola parte delle bambine violentate durante le operazioni militari messe in atto dalle forze birmane.
“Molte donne e bambine non si fanno curare perché si vergognano di raccontare ciò che hanno subito. La scorsa settimana è arrivata una bambina di 9 anni violentata dai militari ” ha spiegato Aerlyn Pfeil, un medico presente nel campo profughi di Kutupalong.
“Alcune hanno solo 12 o 13 anni. Un caso recente riguarda una bambina che è stata violentata da 3 soldati”.
Una ragazza di 27 anni ha raccontato che, dopo la morte del marito e della madre durante le operazioni militari contro la minoranza musulmana, i soldati birmani hanno violentato la sorella di 14 anni.
“I soldati hanno messo gli uomini da una parte e le donne dall’altra per poi selezionare quelle che volevano prendere. Ho pianto quando ho visto mia sorella portata via ma non potevo fare niente”.
“Le donne venivano portate in una giungla per essere violentate. Poi i loro corpi venivano lasciati lì. Quando sono andata a cercare mia sorella l’ho trovata distesa e non capivo se fosse viva o morta”.
Il medico di MSF Aerlyn Pfeil ha spiegato che una delle richieste che viene effettuata dalle bambine vittime di violenza è quella di avere abiti nuovi. Quando arrivano, infatti, spesso hanno ancora addosso i vestiti di quando sono state stuprate.
Fonte: The Post Internazionale
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