Donald Trump, Paul Manafort e Ivanka Trump durante la convention del Partito Repubblicano del luglio 2016 a Cleveland. (Chip Somodevilla/Getty Images)
Ci sono due grosse notizie sull’indagine giudiziaria che riguarda le interferenze russe nel corso delle ultime elezioni americane, la presunta collaborazione tra il governo russo e il comitato elettorale di Donald Trump e i presunti tentativi di Donald Trump di ostacolare la suddetta indagine.
La prima notizia è che un ex consigliere di Trump, George Papadopolous, è stato arrestato a fine luglio, si è dichiarato colpevole di falsa testimonianza all’FBI, ha ammesso di aver incontrato esponenti del governo russo in campagna elettorale per parlare di come danneggiare Hillary Clinton e sta collaborando con l’indagine. La seconda notizia è che Paul Manafort, ex capo del comitato elettorale di Donald Trump, e il suo ex socio Rick Gates sono stati incriminati e si sono consegnati alle autorità federali statunitensi. Manafort e Gates, che hanno collaborato informalmente con Trump fino a poco tempo fa, sono stati incriminati per cospirazione contro gli Stati Uniti, riciclaggio di denaro, frode fiscale, violazione delle leggi sulle lobby e falsa testimonianza.
George Papadopolous, ex consulente di Trump per la politica estera, si è dichiarato colpevole per aver mentito all’FBI sull’interferenza della Russia e sta collaborando con le indagini; lo stesso Papadopolous inoltre ha raccontato di aver incontrato esponenti del governo russo durante la campagna elettorale e che sapeva che questi avevano migliaia di email di Hillary Clinton (presumibilmente le stesse poi diffuse da Wikileaks) già ad aprile del 2016, molto prima che gli attacchi informatici diventassero pubblici. Papadopolous aggiornò diversi altri membri del comitato Trump sui suoi contatti con i russi.
A questo punto Papadopolous è la seconda persona vicina a Trump – la prima è suo figlio Donald Jr. – che sappiamo con certezza aver incontrato rappresentanti del governo russo in campagna elettorale per discutere di come i russi possedessero materiale potenzialmente dannoso per Hillary Clinton. Durante la campagna elettorale Donald Trump chiese pubblicamente alla Russia di hackerare la posta elettronica di Hillary Clinton per trovare le email che aveva cancellato quando era segretario di Stato; Papadopolous ha mentito all’FBI lo stesso giorno in cui Trump disse all’ex capo dell’FBI – James Comey, che poi licenziò – che voleva la sua fedeltà.
Riguardo la seconda notizia, secondo i documenti che motivano l’incriminazione di Manafort e Gates, “Manafort ha usato una fortuna nascosta oltreoceano per mantenere uno stile di vita di lusso negli Stati Uniti, senza pagare tasse su quel reddito. […] A questo scopo sia Manafort che Gates hanno mentito ripetutamente al fisco”. I fatti riguardano un periodo che va dal 2006 fino “almeno” al 2016. L’abitazione di Manafort era stata perquisita alla fine dello scorso luglio, e da allora Manafort era considerato la persona messa peggio dal punto di vista legale tra quelle più vicine a Donald Trump. Manafort è stato capo del comitato elettorale di Donald Trump da marzo ad agosto del 2016; fu licenziato quando emersero sui giornali i primi indizi sui suoi lunghi e intricati rapporti con imprenditori russi e ucraini molto vicini a Vladimir Putin, compresa una consulenza da 12 milioni di dollari per Viktor Yanukovych, l’ex presidente dell’Ucraina molto filo-russo.
Il presidente Donald Trump ha reagito con due tweet in cui dice che le accuse su Manafort si riferiscono a molti anni fa (non è vero, come abbiamo visto), che i procuratori dovrebbero occuparsi della collaborazione tra Hillary Clinton e la Russia (un’accusa senza prove) e che comunque le accuse contro Manafort non riguardano la presunta collaborazione tra il suo comitato e la Russia; le accuse contro Papadopoulos però suggeriscono il contrario, e comunque la notizia di oggi è il punto di partenza della fase più importante dell’indagine, non quello finale.
L’indagine è condotta dal procuratore speciale Robert Mueller, nominato dopo il licenziamento del capo dell’FBI James Comey, che ha poteri molto ampi: potrebbe perseguire anche reati non immediatamente collegati al caso Russia, se indagando sul caso Russia dovesse imbattersi in qualcosa di illegale.
Fonte: Il Post
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