mercoledì 3 novembre 2010

Taverna del Re, camion perdono liquidi nocivi: per la Polizia non è vero

Cola il percolato dagli auto compattatori diretti in discarica, ma le forze armato si limitano a spingere e manganellare lo sparuto gruppo di cittadini che, in maniera assolutamente pacifica, si limitava ad accompagnare i camion della spazzatura a passo lento e con le mani ben alzate.

E’ stato a dir poco indecoroso lo spettacolo visibile nel pomeriggio di ieri presso la piazzola, posta a poca distanza dalla discarica di Taverna del Re, in cui decine di civili manifestano da giorni il proprio dissenso verso la decisione della Provincia di Napoli e del Governo centrale di scaricare le tonnellate di rifiuti presenti lungo le strade del centro e della provincia di Napoli. Erano da poco passate le 15:00 quando, dal rettilineo della SP 131 di Villa Literno, otto auto-compattatori bollati “Asia” si dirigevano lentamente verso l’entrata della discarica per depositare monezza "tal quale" lì dove già stazionano una marea di eco-balle.

Momento di tensione a cui lo Stato (rappresentato dalle forze dell'ordine) si preparava sfoderando il manganello, mostrando lo scudo, montando il casco e sbranando lo sguardo, mentre dall'altra parte una trentina di persone, che semplicemente chiedono di vivere in un'ambiente non inquinato proprio da coloro che avevano promesso la chiusura della cava di Taverna del Re nel 2008, si pone al centro della strada camminando lentamente a braccia ben alzate.

I camion si avvicinano, ed il clima cambia improvvisamente sino al momento in cui proprio lo Stato (quello che permette l'inquinamento di un vero e proprio polmone agricolo facendo leva sulla forza delle forze dell'ordine) decide di colpo di spazzare via quei pochi rappresentanti della "Resistanza del Nuovo Millennio", manganellando qualcuno, spingendo quanlcun'altro e dando calci repentini "ottimizzando" al meglio i grossi stivaloni.

Poi succede che la gente urla cercando di capire il perchè di tale reazione. Protesta vedendosi passare d'avanti quel rifiuto che riappare dopo anni di sacrifici e manifestazioni. Ed è proprio in questo momento che, quando oramai gli autocompattatori, scortati da una ventina di automezzi, non sono più neanche visibili, quella stessa gente, infastidita da un tanfo nauseabondo, s'accorge che lungo la piazzola del presidio è presente una grossa e disgustosa macchia di percolato.

Liquido altamente nocivo e pericoloso il quale era fuoriuscito, incredibilmente, proprio da uno o più auto-compattatori, palesandone quindi la propria inefficienza.

Criticità alla quale, in un paese ed in uno stato (o forse Stato) di normalità, legalità e civiltà, sarebbe dovuto scaturire un sequestro immediato.

La tensione e la richiesta di legalità, in un posto in cui lo Stato autorizza l'illegalizabile, aumentano a dismisura dando quindi seguito alla sottoscrizione di un documento attraverso il quale il Presidente regionale di LegAmbiente, Del Giudice, denuncia quanto appena descritto richiedendo, a norma di legge, il repentino sequestro del camion in questione.

Ma è proprio in questo momento che lo Stato, rappresentato sempre dalle forze dell'ordine, rifiuta addirittura di intaccare la propria verità, decidendo di non acquisire la denuncia e lasciando di stucco i manifestanti e giornalisti presenti.

Un atteggiamento inconcepibile al quale, facendo leva sui mezzi a nostra disposizione, abbiamo deciso di sovrappore la riproposizione delle foto scattate "in loco" dando così la possibilità a tutti coloro che non erano presenti, di rendersi conto di quanto sia necessario accorrere in massa in un'area ove, da settimane, lo Stato tutela l'illegalità più acuta.

Una piazzola di campagna, posta a solo mezz'ora dall'Area flegrea, presso la quale ieri, abbiamo deciso di far visita proprio in vista della giornata dedicata alla "Commemorazione dei defunti".

Lì difatti, per chi non se ne fosse ancora reso conto, s'erge con fermezza la corona di fiori atta a ricordare ciò che restava di un'istituzione oramai usurata dal tempo e da coloro che continuano indegnamente a rappresentarla: lo Stato.

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