Dopo il blocco di Facebook e Twitter, ora la Regione Lazio mette un altro veto. A finire nella blacklist del server dell'amministrazione regionale sono i siti che contengono la parola "gay".
Da gay.it a gay.tv fino a gaynews. it che sono stati catalogati come "pornografici". Ad accorgersene è stato Sergio Rovasio, segretario dell'Associazione radicale Certi Diritti e capo segreteria Lista Bonino Pannella (Federalisti Europei alla Regione Lazio).
Cliccando su una delle pagine vietate, dal suo ufficio, ha ottenuto il seguente messaggio, accompagnato dal logo ufficiale della Regione: «Accesso non consentito. Motivazione: le attuali policy aziendali non consentono l'accesso al sito richiesto».
Ma i dipendenti non sembrano avere intenzione di stare con le mani in mano: il 18 novembre è iniziata una raccolta di firme, nei gruppi consiliari, per eliminare la censura.
Fonte: Lettera 43
3 commenti:
Poi magari sti penosi di pidiellini s'incazzano pure se si sentono dare degli ignoranti sottoculturati. Non sanno un cazzo di niente e per non sbagliarsi, vietano.
Vabè...
La Polverini è solo una ignorante fascista
Senza giustificare, sono molti i sistemi automatici che identificano come pornografica - e quindi bloccano l'accesso - qualsiasi pagina web contenente la parola "gay". Non so - e sinceramente dubito - che la "black list" delle parole sia stata compilata dalla Regione, che credo abbia acquistato un sistema automatico sviluppato da altri. Il che è anche peggio: sarebbe bello se certe forme di ignoranza fossero relegabili alle Polverini e Co....
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