Credit: Reuters
Alle 23:37 di mercoledì 16 agosto, in una palazzina di Montecarlo de Alcanar Platja, nel comune di Montsià, a 200 chilometri da Barcellona, è avvenuta un’esplosione in cui sono morti due uomini e altre sette persone sono rimaste ferite.
Inizialmente le autorità spagnole non avevano riconosciuto l’accaduto come parte di un più ampio quadro che coinvolgeva il terrorismo internazionale. Soltanto in seguito all’attacco avvenuto sulle Ramblas di Barcellona la polizia catalana ha confermato un collegamento tra i due fatti.
Infatti, una volta perquisita la palazzina, vi sono state ritrovate almeno un centinaio di bombole di gas. Inoltre, nella cantina di quello che è stato riconosciuto come un covo terroristico, sono state rintracciate anche prove della presenza di un elemento chimico esplosivo, il TTAP, la cosiddetta “madre di Satana”, già utilizzato in altri attentati come quelli di Parigi, Manchester e Bruxelles.
Il secondo cadavere presente nella palazzina è stato ritrovato soltanto nella tarda serata di venerdì 18 agosto e potrebbe appartenere all’imam della città di Ripoll, Abdel Baki Essati, la cui abitazione è stata perquisita alla prime ore del mattino di sabato 19 agosto per raccogliere tracce di DNA proprio per confermare l’identità del corpo ritrovato.
Ma come mai tante bombole e tanto esplosivo? Secondo i media spagnoli, l’attentato con il furgone FIAT Toledo che ha travolto decine di persone a Barcellona, uccidendo anche tre italiani, è stato solo il piano B della cellula attiva in Catalogna.
I terroristi responsabili degli attacchi in Spagna stavano infatti progettando un altro tipo di attentato, che se eseguito nelle modalità ipotizzate dalle forze di sicurezza iberiche, avrebbe causato centinaia di vittime.
Josep Lluis Trapero, il capo della polizia autonoma catalana, ha detto infatti che l’ipotesi delle autorità è che i terroristi da tempo stessero preparando diversi attacchi prima che la loro base di Montecarlo de Alcanar Platja venisse distrutta.
Il ritrovamento delle bombole di gas butano all’interno della palazzina esplosa mercoledì 16 agosto è infatti un indizio della volontà compiere uno o più attentati dinamitardi se non di aggiungere una componente esplosiva all’attacco eseguito con i furgoni lanciati sulla folla.
“A causa dell’esplosione di Alcanar, l’attacco a Barcellona e quello a Cambrils sono stati eseguiti in maniera molto più rudimentale di quanto originariamente previsto”, ha detto Trapero. L’ipotesi della polizia trova conferme a fronte del ritrovamento di un secondo furgone, noleggiato dal medesimo gruppo responsabile degli attacchi avvenuti in Catalogna.
Intorno alle 18:30 del 17 agosto infatti, la polizia ha ritrovato un camioncino nella città di Vic, a 80 chilometri a nord di Barcellona. Secondo le autorità però, i terroristi cercavano un furgone più grande di quelli noleggiati.
Mercoledì 16 agosto, poche ore prima dell’esplosione nel covo, i due ricercati Mohamed Hychami e Youness Abouyaaqoub hanno infatti chiesto all’autonoleggio di Santa Perpetua de Mogoda di prendere a noleggio un furgone di grandi dimensioni. I dipendenti dell’azienda hanno però rifiutato di consegnare un mezzo pesante a due ragazzi tanto giovani, che alla fine hanno scelto due Fiat Toledo.
Uno sarà ritrovato appunto parcheggiato a Vic, l’altro, secondo le autorità iberiche, sarà invece quello utilizzato da Abouyaaqoub per uccidere decine di persone sulle Ramblas di Barcellona.
Se caricato con bombole di gas innescate con l’esplosivo TTAP, un camion avrebbe causato un’esplosione che avrebbe potuto uccidere centinaia di persone. Secondo le autorità, il quantitativo di esplosivo nella disponibilità del gruppo era sufficiente per armare ben tre veicoli.
La distruzione del covo di Montecarlo de Alcanar Platja deve aver fatto cambiare i piani degli autori degli attentati, che hanno così optato per una diversa modalità di attacco.
Questo metodo corrisponde infatti ai consigli forniti dal sedicente Stato Islamico, secondo cui per compiere un attentato non è necessario preparare bombe o sparare sulla folla ma basta noleggiare autocarri o altri veicoli di grandi dimensioni per investire le vittime in luoghi pubblici affollati.
Un video propagandistico del 2014 prodotto dal sedicente Stato islamico incoraggiava per esempio i simpatizzanti francesi del gruppo a utilizzare automobili per uccidere civili, agenti di polizia e soldati che pattugliano le strade.
A questo punto allora il gruppo decide di colpire con i veicoli a disposizione luoghi affollati, anche se non è chiaro perché uno dei due mezzi noleggiati sia stato lasciato nella città di Vic.
Così, intorno alle ore 17 di giovedì 17 agosto, un FIAT Toledo bianco, guidato da un appartenente alla cellula terroristica, travolge la folla sulle Ramblas di Barcellona dopo aver percorso almeno 530 metri a una velocità media di 80 chilometri orari, causando almeno 13 morti, di cui tre italiani, e 130 feriti.
Altri cinque terroristi invece, a bordo di un’Audi A3 nera, all’una e 10 della notte tra il 17 e il 18 agosto, si lanciano contro la folla sul lungomare di Cambrils, a 120 chilometri a sud di Barcelona. L’auto si ribalta durante la corsa e gli uomini cercano di fuggire.
Gli attentatori indossano delle finte cinture esplosive e nell’auto hanno un’ascia e diversi coltelli e vengono fermati dall’intervento di alcuni poliziotti presenti al di fuori del locale circolo nautico.
Ne segue così un confitto a fuoco durante il quale gli agenti uccidono i quattro attentatori e ferendone un quinto, morto successivamente in ospedale. Nell’attacco morirà poi anche una donna e sette persone, tra cui un agente di polizia, resteranno ferite.
Così, dei finora quattordici accusati di far parte della cellula che ha operato in Spagna, cinque sono stati già uccisi dalla polizia nella sparatoria di Cambrils e due sono morti nell’esplosione avvenuta nel covo di Montecarlo de Alcanar Platja, durante la preparazione degli ordigni. Quattro persone sono invece già state arrestate e tre sono attualmente ancora ricercate.
Nonostante i latitanti ancora in fuga, secondo il ministro dell’Interno spagnolo, Juan Ignacio Zoido, la cellula è stata completamente smantellata.
Fonte: The Post Internazionale
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