mercoledì 11 agosto 2010

Non solo Golfo del Messico. I nuovi drammi del petrolio

La parola fine, titoli di coda, dissolvenza. Bp, dopo aver terminato l’operazione “Top kill”, la cementificazione del tappo sulla cima del pozzo, si appresta entro ferragosto a chiudere per sempre il pozzo danneggiato con l’ausilio di due pozzi di emergenza dai quali verrà iniettato sul fondo fango e cemento, modus operandidal nome tecnico di bottom kill. Approfittando del momento di distensione ha prodigamente versato in anticipo 3 miliardi di dollari per il fondo speciale di recupero sovrainteso dal governo centrale (rimane il mistero di come troverà gli altri 17 miliardi).

La Casa Bianca si prende il merito di aver saputo condurre Bp nella direzione giusta. Obama tira un respiro di sollievo prima della pausa estiva. Sembra tutto andare per il meglio e presto molti giornalisti lasceranno i paesi oramai noti ai lettori, Venice, Grand Isle, la Barataria bay, le isole Chandelier. Molte delle iconiche barriere arancioni sono state rimosse dalle aree considerate fuori rischio. Il petrolio non si vede praticamente più disperso da milioni di agenti chimici e sospeso da qualche parte nel mare. Secondo il governo federale oltre 2/3 del petrolio fuoriuscito è stato raccolto o si è degradato naturalmente nelle acque.

Ma la gente non ci crede: il petrolio deve essere da qualche parte. E potrebbe non avere torto: la fine non è ancora giunta. Secondo il Dipartimento Pesca e Animali selvatici gli animali che vengono catturati ricoperti di petrolio sono in aumento. Durante l’ultima settimana sono a più 30% i ritrovamenti di animali incatramati o morti, in particolare delle specie che vivono nel corpo d’acqua marino tra i fondali e la superficie, come delfini, balene e le tartarughe Kemp, dove si ritiene che sussistano larghe lingue di greggio e infinte palle catramose.

Non si esaurisce nemmeno la crisi economica della zona. Bp infatti non starebbe rinnovando i contratti sostenendo che in alcune zone non ci sarebbe nulla da pulire. Un brutto colpo per chi contava di sopravvivere per qualche anno a venire grazie all’impiego offerto da BP. Inoltre 39mila persone sono in attesa di avere una conferma per la richiesta di rimborso e temono che Bp possa rimbalzarli. Nemmeno le notizie ufficiali su pesca e qualità dell’acqua servono a placare le paure della gente. Nei giorni scorsi la Fda, l’organismo per il controllo su cibo e medicinali, ha dichiarato che i dispersanti chimici usati nel Golfo non avranno effetti su gamberetti, ostriche e pesci. Ma i pescatori hanno paura: «Basta un gamberetto avvelenato, un consumatore intossicato e ci ritroveremmo in una situazione di panico diffuso», spiega Hen, un pescatore vietnamita di New Orleans.

Intanto a oltre 1400km di distanza si continua a lavorare per pulire un altro disastro petrolifero, ben più piccolo ma non per questo meno dannoso per l’ambiente. Oltre 3 milioni di litri di petrolio sono usciti dal 26 luglio da un oleodotto di proprietà della compagnia canadese Enabridge, situato nello stato del Michigan. Il disastro è avvenuto nei pressi del ruscello Talmadge Creek un affluente del fiume Kalamazoo che sfocia direttamente nel noto Lago Michigan. «Ora tutti sono preoccupati», spiega Jim Rutherford, ufficiale sanitario della contea di Calhoun, «il petrolio potrebbe insinuarsi nelle falde acquifere. E non si vedranno gli effetti adesso. Solo sul lungo periodo sapremo». Quando cominceranno a manifestarsi tumori e malattie connesse all’esposizione elevata ad agenti cancerogeni.

Da alcuni giorni anche il governo indiano è alle prese con una grave fuoriuscita di petrolio ed altri idrocarburi al largo di Mumbai. Oltre centinaia di tonnellate di greggio insieme a numerosi agenti chimici si sarebbero riversate da un portacontainer battente bandiera panamense, la MSC Chitra, a soli 9 km dalle coste della città indiana, dopo essere entrato in collisione con un’altra imbarcazione.

Secondo un comunicato del ministro dell’ambiente Jairam Ramesh la falla “sotto controllo”. Grazie anche all’uso sproporzionato di dispersanti chimici non meglio specificati. Oramai la procedura è acquisita, i rimedi post-incidente sono noti. La grande incognita di ogni incidente rimangono gli effetti invisibili a lungo termine. E la data e il luogo del prossimo disastro.

Fonte: Terranews

2 commenti:

Francesca ha detto...

La condizione delle strade sarde:
http://edicola.unionesarda.it/Corrente/Sfogliatore.aspx?Data=20100812&Categ=2&Voce=3

Francesca ha detto...

Un popolo di turisti e di maleducati:
http://edicola.unionesarda.it/Corrente/Articolo.aspx?Data=20100812&Categ=0&Voce=1&IdArticolo=2490135