Il 30 luglio e il 4 agosto scorso i ribelli ruandesi del FDLR, le milizie responsabili del genocidio del ‘94, e quelli congolesi del Mai-Mai avevano occupato la città situata nelle regioni orientali del Paese nei pressi del confine con il Ruanda. Luvungi e gli altri villaggi dove sono stati perpetrati gli stupri distano fra i quindici e i trenta chilometri dalla missione ONU di Kibua dove è presente un corpo di peacekeeping.
La missione delle Nazioni Unite ha fatto sapere di non essere potuta intervenire immediatamente a causa del blocco stradale operato dai ribelli. Soltanto 25 caschi blu sarebbero poi stati mobilitati, ma l’esiguo numero della compagnia avrebbe impedito al corpo di pace di assicurare la sicurezza in tutti i villaggi attorno: alcuni testimoni hanno raccontato che i ribelli fuggivano all’arrivo dei caschi blu, per poi tornare quando questi si dirigevano verso il villaggio successivo.
Non ci sarebbero stati combattimenti sanguinosi né uccisioni, ma saccheggi sistematici e violenze sessuali di gruppo nei confronti di tutte le donne dei villaggi. Le vittime sarebbero state violentate nelle loro case, di fronte alle proprie famiglie, e alcune sarebbero state trascinate nel bosco e brutalizzate da più uomini. Anche quattro bambini, tutti di età inferiore ai due anni, avrebbero subito gli abusi dei ribelli. Gli operatori sanitari internazionali hanno soccorso a 179 donne, ma il numero potrebbe essere di gran lunga maggiore visto che molti civili sono ancora nascosti per timore di nuovi assalti.
La Repubblica Democratica del Congo è uno dei Paesi al mondo dove lo stupro sistematico è usato più comunemente come strategia di guerriglia: soltanto nel 2009 sono stati denunciati più di 8300 stupri, ed è probabile che il numero delle violenze che non vengono denunciate sia ancora maggiore. Anche per questo il governo congolese ha chiesto il ritiro della missione ONU nel Paese – con 20 mila uomini all’attivo è la più grande fra quelle attualmente schierate dalle Nazioni Unite nel mondo – manifestandone il fallimento nel raggiungere i propri stessi obiettivi di protezione dei civili. Spesso, tuttavia, sono le stesse truppe governative a essere accusate di saccheggi e stupri.
Fonte: Il Post
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