Credit: Randy Bresnik/via Twitter/AstroKomrade
L’uragano Irma, che si trova ora a nord della repubblica Dominicana, ha già ucciso almeno 16 persone, devastando diverse isole nel Golfo del Messico. È una della più potenti tempeste della storia formatesi nell‘oceano Atlantico e sta adesso puntando sulla Florida, dove a Miami, nella contea di Miami-Dade, è già iniziata l’evacuazione di decine di migliaia di persone.
Irma colpirà le coste degli Stati Uniti al più tardi di domenica 10 settembre.
Il numero maggiore delle vittime è stato registrato nel territorio d’oltremare francese di Saint Martin e Saint Barthélemy dove 11 persone sono state uccise dall’uragano e altre 23 sono rimaste ferite.
L’isola di Barbuda è diventata quasi inabitabile secondo le autorità ufficiali, mentre il territorio d’oltremare francese di Saint Martin è stato quasi distrutto. “È una catastrofe enorme, il 95 per cento dell’isola è stata distrutta”, ha detto il funzionario locale Daniel Gibbs. Secondo il presidente francese Macron, il bilancio delle vittime alla fine “sarà crudele”.
Con l’aumentare delle devastazioni, ci si aspetta infatti che salga anche il bilancio delle vittime. Con venti superiori ai 320 km l’ora, la tempesta sta mettendo a rischio tutto il nord del Golfo del Messico.
Un video del National Oceanic and Atmospheric Administration (Noaa), l’agenzia federale statunitense che si occupa proprio di meteorologia e uragani, ha mostrato al mondo lo spaventoso occhio del ciclone.
La tempesta, con un diametro arrivato a misurare oltre 800 chilometri e un’estensione totale pari a quella della Francia, ha già superato Porto Rico, dove ha causato diversi black-out che hanno coinvolto oltre il 70 per cento della popolazione secondo il governatore del territorio statunitense Ricardo Rossello.
Secondo lo U.S. National Hurricane Center (NHC), l’agenzia federale statunitense che si occupa di monitorare queste tempeste, sostiene che la perturbazione si sta muovendo verso nord-ovest e che colpirà ancora gli stati caraibici di Haiti e Cuba, prima di abbattersi sulla Florida domenica 10 settembre, anche se la traiettoria precisa dell’uragano rimane imprevedibile, come riportato dall’agenzia Reuters.
Nonostante non si possa sapere con certezza dove toccherà terra la tempesta, l’intera costa meridionale dello stato è a rischio.
“Esorto tutti coloro che vivono sul percorso dell’uragano Irma a dare ascolto ai consigli e agli ordini delle autorità locali e statali”, ha scritto il presidente degli Stati Uniti Donald Trump sul suo profilo Twitter. La potenza della tempesta è stata declassata a categoria 4.
Abbattendosi sulle coste della Florida, Irma potrebbe causare miliardi di dollari di danni e ha già messo a rischio le infrastrutture elettriche dello stato. Milioni di persone subiranno infatti gli effetti delle forti piogge e dei venti restando senza elettricità.
Le autorità dello stato meridionale stanno già evacuando turisti e residenti dalle isole Keys, dalla città di Miami e da quella di Miami beach. Il governatore della Florida, Rick Scott, ha chiesto alla popolazione di prendere “solo il necessario” ed evacuare le zone a rischio.
“Possiamo ricostruire le vostre case, non la vostra vita”, ha detto Scott. I porti dello stato saranno chiusi da sabato 9 settembre e diversi voli sono già stati cancellati.
Il timore maggiore delle autorità riguarda quattro centrali nucleari presenti nello stato. Gli impianti a rischio sono il Crystal River 3, la centrale di Levy County, quella di St. Lucie e quella di Turkey Point.
Lo stato d’emergenza, dichiarato per la Florida, è stato esteso anche a Georgia, Carolina del Sud e Carolina del Nord. Si prevede infatti che la tempesta, una volta colpita la Florida, proseguirà la sua corsa verso gli stati confinanti settentrionali.
Lo U.S. National Hurricane Center (NHC), prevede che i forti venti e le piogge colpiranno infatti la Georgia, la Carolina del Sud, l’Alabama, il Tennesse, fino ad arrivare in Kentucky.
Intanto nei Caraibi gli uragani al momento sono ben tre. Oltre a Irma, che punta le coste di Cuba e della Florida, c’è anche la tempesta Jose, al momento ancora al largo dell’Atlantico, ma che si prevede seguirà le orme dell’uragano Irma. Il terzo uragano è Katia, ora al largo delle coste nord orientali del Messico e che minaccia lo stato di Veracruz.
Per quanto riguarda l’uragano Jose, più si avvicina alle coste delle isole caraibiche dove le acque sono più calde, più la perturbazione si fa intensa. Secondo quanto riferito da Reuters, la tempesta è stata riclassificata come uragano di categoria 4.
Intanto la situazione nei Caraibi ha già avuto effetto sui prezzi del petrolio, la regione del Golfo del Messico infatti è una delle maggiori produttrici di questo combustibile fossile del mondo.
Già l’uragano Harvey, che negli scorsi giorni ha colpito Texas e Louisiana, aveva avuto effetti sui mercati energetici mondiali, ma ora il prezzo del U.S. West Texas Intermediate (WTI), la principale varietà di petrolio prodotta nel Golfo, è salito del 5 per cento.
Fonte: The Post Internazionale
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