lunedì 7 marzo 2016

Cosa è successo al quotidiano Zaman in Turchia

Un manifestante mostra una copia di Zaman durante una protesta a Istanbul, il 6 marzo 2016. (Ozan Kose, Afp)

Il 6 marzo Zaman, il quotidiano turco più letto, è tornato in edicola due giorni dopo il sequestro da parte delle autorità. Il giornale, fino a oggi molto critico nei confronti del presidente, ha inaugurato una linea editoriale filogovernativa.

Il 4 marzo un tribunale di Istanbul ha disposto il commissariamento del quotidiano: il direttore di Zaman è stato sostituito e il gruppo editoriale Feza, proprietario anche del giornale in lingua inglese Today’s Zaman e dell’agenzia Cihan, è stato affidato a una nuova società fiduciaria.

Zaman è accusato di fare propaganda a favore dell’imam Fethullah Gülen. Gülen è un ex alleato di Erdoğan, diventato in seguito uno dei leader dell’opposizione turca. Vive da anni negli Stati Uniti e l’anno scorso è stato accusato di aver organizzato un golpe per spodestare il presidente.

A poche ore di distanza dalla decisione della corte, la polizia turca ha fatto irruzione nella redazione del quotidiano. Gli agenti inoltre hanno lanciato gas lacrimogeni e proiettili di gomma contro un gruppo dii manifestanti che si erano radunati di fronte alla sede del giornale.

Il governo turco ha smentito il suo coinvolgimento nella vicenda, dichiarando che il commissariamento del giornale non è stato motivato politicamente. Ci sono state però proteste da parte dell’opposizione e di alcune organizzazioni internazionali come Amnesty International e Human Rights Watch, che hanno denunciato la mancanza di libertà di stampa nel paese.

Gli ex redattori di Zaman hanno fondato un nuovo quotidiano, Yarina Bakis, il cui primo numero è uscito proprio il 6 marzo.

Giornalisti sotto attacco

Questo è solo uno degli ultimi episodi di violazione della libertà di stampa in Turchia. Il 25 febbraio la corte costituzionale aveva definito illegittima la detenzione preventiva di Can Dündar e Erdem Gül, direttore e cronista di Cumhuriyet, in carcere da tre mesi con l’accusa di aver rivelato segreti di stato e ancora in attesa di un processo. In un’inchiesta i due giornalisti avevano rivelato che il governo di Recep Tayyip Erdoğan forniva armi ai jihadisti in Siria. Erdoğan ha dichiarato di non rispettare né accettare la sentenza per il loro rilascio.

Il presidente sostiene che la Turchia sia uno dei paesi con la maggiore libertà di stampa nel mondo, ma i dati diffusi da diverse organizzazioni umanitarie smentiscono le sue dichiarazioni. La Turchia è al 149° posto su 180 nella classifica World Press Freedom stilata da Reporter senza frontiere.

Il 7 marzo a Bruxelles i leader dell’Unione europea si sono incontrati con i rappresentanti del governo turco per discutere della crisi dei migranti. L’Ue è pronta a chiedere collaborazione ad Ankara per limitare il flusso di migranti, in cambio di aiuti economici e concessioni politiche.

Fonte: Internazionale

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