venerdì 4 dicembre 2015

Censis: «L’Italia? Un paese in letargo esistenziale collettivo»

Il quarantanovesimo rapporto annuale presentato a Roma mostra come solo il mattone sia in grado di far segnare una crescita, con un boom delle richieste dei muti con una crescita del 94,3 per cento nei primi nove mesi del 2015 rispetto allo stesso periodo del 2014

di Maghdi Abo Abia


Il Censis definisce l’Italia un Paese «in letargo esistenziale collettivo e a bassa auto-propulsione, che non ritrova il gusto del rischio». Il quarantanovesimo rapporto annuale presentato a Roma mostra come solo il mattone sia in grado di far segnare una crescita, con un boom delle richieste dei muti con una crescita del 94,3 per cento nei primi nove mesi del 2015 rispetto allo stesso periodo del 2014.

I NUMERI DEL CENSIS In crescita anche l’andamento delle transazioni immobiliari con un +6,6 per cento nelle compravendite di abitazioni nel secondo trimestre del 2015 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il rapporto spiega questi numeri così: «Nell’Italia dello “zero virgola”, in cui le variazioni congiunturali degli indicatori economici sono ancora minime, continua a gonfiarsi la bolla del risparmio cautelativo e non si riaccende la propensione al rischio». Questo porta a un «letargo esistenziale collettivo e la vittoria della pura cronaca. C’è oggi una pericolosa povertà di interpretazione sistemica, di progettazione per il futuro, di disegni programmatici di medio periodo. Prevale una dinamica d’opinione messa in moto da quel che avviene giorno per giorno».

EGOISTI! Secondo il Censis «vincono l’interesse particolare, il soggettivismo, l’egoismo individuale e non maturano valori collettivi e una unità di interessi. Crescono così le diseguaglianze, con una caduta della coesione sociale e delle strutture intermedie di rappresentanza che l’hanno nel tempo garantita. A ciò corrisponde una profonda debolezza antropologica, un letargo esistenziale collettivo, dove i soggetti (individui, famiglie, imprese) restano in un recinto securizzante, ma inerziale. Un limbo italico, fatto di mezze tinte, mezze classi, mezzi partiti, mezze idee e mezze persone».

IL PATRIMONIO DEGLI ITALIANI Secondo il Censis il valore del patrimonio finanziario degli italiani ammonta a oltre quattromila miliardi di euro con una crescita del 6,2 per cento tra giugno 2011 e giugno 2015. Negli anni della crisi il portafoglio delle famiglie ha visto una crescita del contante e dei depositi bancari dal 23,6% del totale nel 2007 al 30,9% nel 2014, mentre sono crollate le azioni, dal 31,8 per cento al 23,7 per cento e le obbligazioni, dal 17,6 per cento al 10,8 per cento. «Negli ultimi dodici mesi (giugno 2014-giugno 2015) si conferma l’opzione cautelativa degli italiani, con un incremento di 45 miliardi della liquidità (+6,3%) e di 73 miliardi in assicurazioni e fondi pensione (+9,4%), e con la rinnovata contrazione di azioni e partecipazioni (10 miliardi in meno, pari a una riduzione dell’1,2%)». Come detto precedentemente , la ripresa del mercato immobiliare si accompagna alla propensione a mettere a reddito il patrimonio immobiliare: 560.000 italiani dichiarano di aver gestito una struttura ricettiva per turisti, come case vacanza o bed & breakfast, generando secondo il Corriere della Sera un fatturato in gran parte sommerso stimabile in circa 6 miliardi di euro. In questa fase, l’esigenza della ri-allocazione del risparmio in modo più funzionale all’economia reale si lega strettamente alla richiesta di scongelare quote del proprio reddito aspirate dalla fiscalità: il 55,3 per cento degli italiani vuole il taglio delle tasse, anche a costo di una riduzione dei servizi pubblici.

STUDENTI E SCUOLE Le università hanno meno immatricolati ma più studenti. Tra gli anni accademici 2010-2011 e 2013-2014 c’è stato un calo di nuove iscrizioni pari a 12.000 unità, registrato maggiormente al sud con un calo dell’11,2 per cento mentre a nord ovest c’è stato in un incremento del 4 per cento. Il 44,2 per cento degli immatricolati continua a concentrarsi nei grandi atenei, sebbene nel periodo considerato si sia verificato un travaso di immatricolati dai grandi e medi atenei verso i piccoli atenei, che hanno registrato un incremento di immatricolati del 42,4 per cento.

Fonte: Giornalettismo

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