martedì 17 novembre 2015

L’aereo precipitato nel Sinai è stato abbattuto da una bomba, dice la Russia

Si era schiantato il 31 ottobre, uccidendo tutti 224 passeggeri a bordo, e pochi giorni dopo era arrivata una rivendicazione dell'ISIS

(KHALED DESOUKI/AFP/Getty Images)

Il 31 ottobre scorso un aereo della compagnia aerea russa Metrojet è precipitato nell’area della penisola del Sinai, in Egitto. L’aereo era partito da Sharm el-Sheikh, in Egitto, ed era diretto a San Pietroburgo, in Russia: tutte le 224 persone a bordo sono morte. Nei giorni seguenti si è cercato di capire cosa abbia portato l’aereo a precipitare e l’ipotesi più convincente è quella di una bomba a bordo. Lo FSB, il servizio di sicurezza russo che sta indagando sulla questione, dice di avere trovato tracce di esplosivo sui rottami dell’aereo. «Si può certamente dire che si è trattato di un attentato terroristico», ha detto Alexander Bortnikov, capo dell’ FSB. «Durante il volo è stato azionato un dispositivo fatto in casa con una potenza esplosiva pari a 1,5 chili di TNT». Reuters dice che oggi le autorità egiziane hanno arrestato due dipendenti dell’aeroporto con l’accusa di avere aiutato i terroristi.

L’ipotesi di un attentato era già circolata nei giorni scorsi, soprattutto dopo la rivendicazione della provincia del Sinai dello Stato Islamico (“Wilayat Sinai”), un gruppo affiliato all’ISIS che opera nella penisola del Sinai, in Egitto. Il primo governo a esprimersi apertamente sulla possibilità di una bomba è stato quello britannico. Mercoledì scorso il ministro degli Esteri Philip Hammond aveva detto: «Abbiamo concluso che c’è una significativa possibilità che lo schianto sia stato causato da un dispositivo esplosivo a bordo dell’aereo». Il Regno Unito aveva anche sospeso tutti i voli diretti verso il suo territorio e con partenza da Sharm el-Sheikh.

Il governo egiziano aveva reagito con durezza alle dichiarazioni del governo britannico e alle successive ipotesi delle intelligence statunitense ed europea. Il ministro del Turismo egiziano aveva anche detto che la decisione delle compagnie aeree di sospendere i voli verso Sharm el-Sheikh era “ingiustificabile”, e avrebbe potuto danneggiare molto il settore locale del turismo.

La provincia del Sinai dell’ISIS aveva detto di essere responsabile dello schianto dell’aereo russo poche ore dopo l’incidente. Inizialmente la sua rivendicazione non era stata considerata completamente credibile da molti esperti di Medio Oriente e ISIS: già in passato alcuni gruppi affiliati all’ISIS avevano rivendicato attentati che non avevano compiuto. Successivamente la provincia del Sinai aveva rivendicato l’attentato altre due volte: la prima in una registrazione audio in cui aveva detto che avrebbe diffuso le prove dell’attentato in un futuro non ancora definito; la seconda in un messaggio nel quale aveva legato quello che è successo con l’aereo russo all’anniversario della sua affiliazione con l’ISIS, risalente al novembre del 2014.

La Russia – alleata del regime siriano di Bashar al Assad – ha cominciato a bombardare in Siria alla fine di settembre: finora i suoi attacchi si sono concentrati soprattutto contro i ribelli – sia estremisti islamisti sia gruppi di ribelli moderati appoggiati anche dagli Stati Uniti – e molto meno contro l’ISIS, nonostante il governo russo sostenga di essere intervenuto per sradicare il terrorismo. La conseguenza immediata di un attentato terroristico dell’ISIS contro la Russia potrebbe essere un cambio di obiettivi della Russia in Siria, che potrebbe cominciare ad attaccare più direttamente lo Stato Islamico.

Fonte: Il Post

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