martedì 30 novembre 2010

Nel 2010 (quasi 2011) esistono ancora i pregiudizi...


Ieri stavo partecipando ad una discussione su Facebook (molto tranquilla e civile), quando ad un tratto un tizio scrive: 'Quelli che vanno a far baldoria è gentaglia che non ha nulla a che vedere con i veri studenti universitari. E si vedono per TV: tutti incappucciati, con vestiti laceri (probabilmente drogati) che secondo me non sanno nemmeno cosa stanno facendo'.

Ah, ho capito. Tutti quelli che protestano non sono studenti, ma domatori di tigri o agenti immobiliari. Tutti quelli che si vestono in modo 'particolare' si bucano. E tutti quelli che stanno lì probabilmente hanno deciso tutti insieme di visitare la città.

Che ignoranza. E nel 2010 (quasi 2011) esistono ancora i pregiudizi. Mi fa schifo tutto questo. E non poco

lunedì 29 novembre 2010

Ciao Mario


Mario Monicelli, grande regista tra i principali esponenti della commedia all'italiana, si è spento all'età di 95 anni. Lo ha fatto nel modo più tragico, lasciandosi cadere dal balcone della sua stanza, al quinto piano dell'ospedale San Giovanni di Roma, dove era ricoverato per un tumore in fase terminale alla prostata.

Clicca qui per leggere la sua biografia

domenica 28 novembre 2010

L’11 settembre della diplomazia?


La diffusione delle 250.000 comunicazioni riservate da parte di Wikileaks è l’11 settembre della diplomazia. Lo dice Frattini. I nostri hanno sempre l’arte dell’understatement. (Sfido a trovare una dichiarazione simile fatta da un altro ministro degli Esteri in queste ore). O è coda di paglia?

sabato 27 novembre 2010

Acqua: ecco i Comuni in cui non è potabile


Troppo arsenico nell'acqua potabile di 127 Comuni italiani, soprattutto del Lazio. Vi diciamo in quali non può essere bevuta, né usata per cucinare. E anche dove sarebbe meglio non darla ai bambini sotto i 3 anni.

Centomila italiani potrebbero rimanere senza acqua potabile. La Commissione europea ha respinto la richiesta di deroga ai limiti di legge inoltrata dall'Italia per la concentrazione di arsenico presente nell'acqua destinata ad uso potabile. Dieci microgrammi per litro è la quota di arsenico permessa dalla legge, ma dal nostro Paese era arrivata una richiesta di deroga fino a 50 microgrammi per litro. Una richiesta che Bruxelles ha giudicato rischiosa per la salute dei cittadini, ragion per cui ha fissato il limite massimo a 20 microgrammi per litro. Se la concentrazione di questa sostanza velenosa è maggiore, si va incontro a "rischi sanitari superiori, in particolare alcune forme di cancro": è quanto afferma la Commissione europea in un documento del 28 ottobre, citando pareri dell'Organizzazione mondiale della sanità e dello SCHER (Scientific Committee on Health and Environmental Risks), comitato scientifico della Commissione stessa. Se l'Italia non rispetterà il divieto, rischia un procedimento davanti alla Corte di Giustizia europea.

Dove è vietato l'uso alimentare
Sono 127 i Comuni interessati da questo stop di Bruxelles e che pertanto rischiano di chiudere i rubinetti. Le regioni più colpite sono Lazio (91 zone) e Toscana (19 zone): in questo documento trovate l'elenco delle zone in cui le concentrazioni di arsenico sono tali da non permettere un uso alimentare dell'acqua. È vietato sia berla, sia utilizzarla per cucinare.

Dove è meglio non darla i bambini
Poi ci sono i Comuni con problemi "minori" per quanto riguarda arsenico, boro e fluoruro: ecco l'elenco. L'acqua erogata da questi acquedotti non dovrebbe essere destinata ai bambini di età inferiore ai 3 anni.

Cosa devono fare i cittadini e gli enti pubblici. La nostra diffida ai Comuni
In questi casi i Comuni, le Regioni e le Province autonome devono informare adeguatamente e tempestivamente i cittadini, fornendo indicazioni specifiche per le categorie di popolazione più esposte a rischi.

I cittadini non pensino di risolvere il problema con caraffe filtranti. Solo gli impianti con filtri a osmosi inversa sono efficaci nell'eliminazione di arsenico e boro. Ma il costo della depurazione non può e non deve pesare sui singoli cittadini. Gli acquedotti hanno l'obbligo di porre rimedio alle concentrazioni fuorilegge al più presto. Ci sono tanti modi per farlo: scegliere nuove fonti di approvvigionamento dell'acqua, diluire le fonti problematiche o trattando con processi di filtrazione l'acqua di rete. Abbiamo deciso di inviare una lettera di diffida ai 127 Comuni interessati dal superamento della soglia di arsenico nell'acqua potabile chiedendo loro di adottare con urgenza tutti i provvedimenti necessari a tutelare la salute della popolazione.

venerdì 26 novembre 2010

Lealtà alla maggioranza? Responsabilità politica? O necessità della pensione?


Forse non tutti sanno che ci sono circa tremila ex parlamentari (1377 ex deputati, 861 ex senatori e 1064 pensioni di reversibilità ai familiari: 3302) che si beccano una pensione che va da circa 2400 euro a 9947 euro. Risultato: 130 milioni di euro all'anno.

E forse non tutti sanno che se, per Toni Negri, bastarono poche sedute per percepire 3000 euro mensili, per poi passare a 2 anni 6 mesi e un giorno, adesso sono necessari almeno 5 anni ancorché in fasi diverse.

Orbene, 345 parlamentari sono alla prima legislatura: se un lato positivo è che poco più di 1/3 del Parlamento è stato rinnovato, d'altro canto essendo alla prima legislatura, e non avendo ancora maturato BEN 5 ANNI DI DURO LAVORO IN PARLAMENTO non possono ottenere la pensione e non sanno se verranno riconfermati, vigente ancora il presente sistema proporzionale: saranno i leader di partito a decidere, se si va a votare, chi ed in quale posizione sarà in lista.

Detto questo, quando sentirete parlare in queste settimane di ideali, di valori, di maggioritario e proporzionale, di governo tecnico, di responsabilità verso gli elettori e verso le istituzioni chiedetevi e controllate, per esempio nella lista poltronissimi di Beppe Grillo, chi è che sta parlando: se è uno dei 345 parlamentari alla prima legislatura, ben potrebbe essere dettato da ben altri interessi com 3000 euro al mese di pensione; o se è qualcun altro che manteniamo da un decennio.

E ricordate anche chi ha votato contro l'abolizione dei vitalizi proposta da l'Italia dei Valori. In sintesi tutto l'arco parlamentare si è opposto tranne 22 deputati dell'Italia dei Valori, 50 deputati assenti, 53 deputati in missione e 5 astenuti. Ricordatevelo quando vi vorranno propinare altri tagli. Ricordatevelo quando vogliono alzare l'età pensionabile. Ricordatevelo anche perché il rinnovamento dei parlamentari va anche bene, anzi è auspicabile, ma se diventa uno strumento per ottenere vitalizi con molto poco, diventa qualcosa di molto diverso.

Alessandro Picarone


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giovedì 25 novembre 2010

Un nuovo '68 o il paragone vi sembra azzardato?

Una foto della rivolta studentesca del 1968

Continuano gli scontri, i disordini e le proteste da parte degli studenti in tutta Italia. Nelle ultime ore occupate tantissime facoltà e licei in tutta Italia (le situazioni più critiche si registrano a Torino, Pisa, Bergamo, Firenze e Roma). Presi d'assalto dagli studenti il Colosseo a Roma, la torre di Pisa, la mole Antonelliana a Torino. Migliaia a Piazza Montecitorio. E' il caos. La situazione non è affatto tranquilla...

Siamo di fronte a un nuovo '68 o il paragone vi sembra azzardato?

Scontri tra studenti e forze dell'ordine in tutta Italia

La torre di Pisa occupata dagli studenti

mercoledì 24 novembre 2010

Irruzione al Senato, lancio di uova, feriti: la protesta degli studenti contro il ddl Gelmini


Un gruppo di studenti ha fatto una breve irruzione al Senato forzando il portone: irruzione riuscita perché i ragazzi sono entrati nell’ingresso di Palazzo Madama. Ma subito sono stati allontanati dalle forze dell’ordine, che li hanno spinti all’esterno richiudendo il portone. Nella foga del momento una persona ha accusato un malore mentre tre carabinieri sono rimasti feriti. Non solo: fuori da Palazzo Madama lancio di fumogeni e uova contro il portone. La polizia è schierata davanti all’ingresso del Senato in tenuta antisommossa. Gli studenti urlano ”dimissioni, dimissioni”.

E’ la scena più forte ed eloquente della protesta degli studenti, liceali e universitari, che uniti manifestano oggi a Roma contro la riforma Gelmini.

Lanci di uova, scontri con la polizia, uno studente fermato e anche alcuni feriti: questo un primo, sommario, bilancio della giornata, con 2000 studenti a manifestare davanti al Senato e a Montecitorio. La risposta del ministro Gelmini: “In questo modo gli studenti difendono i baroni e lo status quo”.

“Alcuni manifestanti, forse più di una decina, sono rimasti feriti durante gli scontri con le forze dell’ordine in via di San Marcello”. Lo riferiscono alcuni manifestanti che hanno partecipato al corteo a Roma di studenti universitari e medi contro i tagli all’istruzione. Durante i momenti di tensione un blindato dei carabinieri ha cercato di sbarrare l’uscita della strada per bloccare il corteo. Non solo davanti ai luoghi della politica: la protesta, portata avanti da circa 2000 studenti, sta paralizzando il centro di Roma.

Gli studenti che ieri, 23 novembre, avevano occupato le facoltà della Sapienza oggi sono in sit-in insieme a ricercatori e docenti davanti al Parlamento dove è in discussione il disegno di legge Gelmini.

“Siamo in piazza per chiedere alle forze politiche della Camera di fermare questo scempio del sistema universitario pubblico italiano”, dice in una nota l’Unione degli universitari (Udu), “se questo ddl supererà l’esame della Camera bloccheremo il Paese partendo dalle Università. Il presidio a Montecitorio, l‘occupazione del tetto di architettura, le occupazioni degli atenei di questi giorni, sono solo le recenti iniziative di protesta di un lungo autunno cominciato l’anno scorso con la presentazione al Senato della riforma. In questo momento – riferisce l’Udu – ci sono più di 50 atenei in mobilitazione: continua l’occupazione dell’Ateneo di Pavia, da Torino a Palermo siamo in fermento e non abbiamo intenzione di fermarci, siamo intenzionati ad inasprire lo scontro se questo Governo continuerà ad essere sordo alle richieste che vengono mosse dall’intero mondo accademico”.

In piazza Montecitorio gli studenti (sia universitari, sia medi) hanno improvvisato un flash-mob ispirato a Vieni via con me: con le mani legate o con il cappio al collo, hanno improvvisano elenchi-monologo nello stile della trasmissione ‘Vieni via con me’. ”Il governo ci sta stringendo con una corda, ma noi ci libereremo”, spiegano i manifestanti che annunciano anche che il 25 torneranno in piazza per lo sciopero regionale della scuola indetto dai sindacati di base.

Gli studenti del liceo classico Montale di Roma elencano i motivi per cui sono fieri di essere italiani e i motivi per cui non lo sono. Letti anche ”i punti critici del ddl Gelmini” e ”la scuola che vorremmo”. In piazza sono arrivati anche gli studenti universitari della Sapienza, mentre un corteo di studenti medi si è diretto al ministero dell’Istruzione.

martedì 23 novembre 2010

La vera emergenza dell'Italia, ancor prima dei rifiuti, è la cattiva politica

Le mille emergenze italiane fanno vivere questo paese sempre sul filo del rasoio e lo rendono, nonostante il trascorrere del tempo, sempre immutabile, sempre uguale a se stesso. L'emergenza qui è diventata sistema, si passa dall'emergenza politica a quella sociale, dall'emergenza occupazionale a quella sanitaria e abitativa. Non poteva perciò sfuggirci nemmeno quella dei rifiuti, se non altro perchè da sola permette di convincere persino i più scettici, che qui, in questo paese, non c'è più nulla di normale, di scontato, di programmato, che possa essere una buona volta anche risolto.

Quando non si sa più a chi affibbiare una colpa di solito la si attribuisce "al sistema", proprio perchè così non si capisce bene di chi sia, forse di tutti e quindi di nessuno. Ma qui le colpe sono tante e vanno ampiamente ed equamente divise, anche perchè non si può ridurre una città come Napoli in una discarica a cielo aperto e pensare poi sempre che le colpe siano degli altri. Si era creduto, anni addietro, nelle colpe della sinistra e di una classe dirigente vecchia e da cambiare. Si era sperato poi nell' "Uomo del destino", nell'uomo che si è fatto da solo e non apparteneva alla politica, in quel "salvatore della patria" di cui la storia ancora non ci ha insegnato a diffidare. Molti si erano illusi in nome del "governo del fare, anche se ancora non si è riusciti a capire bene che cosa. Il tempo ha insegnato a tutti che ancora una volta ci si era illusi. Niente di nuovo infatti sotto il sole d'Italia, niente di nuovo a Napoli come a Palermo, niente di nuovo nel Veneto o all'Aquila. Dovevano arrivare gli ispettori dell'Unione Europea per dirci che a Napoli nulla è cambiato rispetto a due anni fa. I rifiuti sono ancora lì, ne mai hanno abbandonato la città. Sono stati, questo sì, spesso rimossi dai telegiornali e dai quotidiani, non solo di parte, ma ancora si accumulano nelle vie della città. Ha dovuto ricordarcelo ieri sera Saviano, come attorno ai rifiuti ruotino enormi interessi, che fanno gola alle imprese, ai tanti politici, al mondo economico, ed inevitabilmente alla mafia. Ha dovuto ricordarcelo Saviano come anche l'emergenza faccia comodo in tal senso. Impegna ed attrae enormi ricchezze, sfugge spesso ai controlli ed alle verifiche visto le urgenze e la fretta. E pensare che qualcuno su quei rifiuti era riuscito a vincere anche le elezioni. E qualche ragione l'aveva anche nel dire che chi aveva così ridotto Napoli avrebbe dovuto vergognarsi davanti al mondo. Era stato promesso agli italiani che tutto sarebbe stato risolto al più presto. Come si vede era se non l'ultima, una delle tante menzogne. Non sono bastati gli anni. Per ben sette volte il Premier - ce lo ha ricordato Saviano - ci ha detto che il problema dei rifiuti di Napoli era già stato risolto o in via di risoluzione. Le ultime volte ci è stato ricordato che doveva essere risolto in dieci giorni. E' passato più di un mese e il Capo dello Stato ha dovuto rivelarci di persona di non aver ancora ricevuto il testo del governo. Mentre nel Pdl campano è rissa continua su chi dovrà gestire le risorse, non su chi dovrà risolvere il problema.

Forse davvero è arrivato il tempo di riconoscere che la risoluzione dei problemi del paese passa dal riconoscimento sostanziale che la cattiva politica ed i cattivi politici sono la prima ed assoluta emergenza del paese. Sono molto peggio di quei rifiuti che ammorbano Napoli, stanno distruggendo un paese, un popolo, secoli di storia, di cultura, di civiltà. Tutto buttato spesso al vento o in discarica, come quei rifiuti, sotto il peso e l'assillo delle emergenze fino a che non saremo coscienti che questa sì è la prima emergenza del paese e che, o risolviamo questa, o non verremo mai abbandonati dalle altre.

Fonte: Azzurro

lunedì 22 novembre 2010

Firenze, il rettore agli studenti: “Venite a messa”. A sinistra: “Inaccettabile”

Studenti, venite a messa: il rettore dell’Università di Firenze, Alberto Tesi ha inviato una email a tutti gli studenti dei vari corsi di laurea invitandoli a partecipare alla messa che sarà celebrata in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico. Lo rivela il consigliere regionale della Federazione della sinistra-Verdi, Mauro Romanelli, che definisce l’episodio ”sgradevole” e la comunicazione ”irrispettosa”.

La email, spedita dalla segreteria del rettore ha come oggetto ”S. Messa per gli universitari”. E nel testo si legge: ”In occasione della cerimonia d’inaugurazione dell’ Anno Accademico 2010-2011 dell’ Universita’ degli Studi di Firenze, Sua Eccellenza monsignor Claudio Maniago, vescovo ausiliare di Firenze, celebrera’ la S. Messa per gli universitari venerdi’ 3 dicembre 2010 alle ore 9 nel battistero. Alla S. messa sono invitati tutti i dipendenti e gli studenti dell’ Universita’ di Firenze”.

”La lettera – scrive Romanelli – è davvero un episodio poco gradevole e costituisce una mancanza di rispetto per gli studenti professanti altre religioni, o convinzioni di tipo agnostico o ateo. E’ un gesto che lascia il retrogusto dell’arroganza, e trasmette la sensazione di un ossequio alla tradizione e ai poteri forti che è poco coerente con i principi di emancipazione, liberta’, sapere critico, amore della ricerca e della scoperta, che l’Università dovrebbe infondere e promuovere negli studenti, rispettandoli innanzitutto e rispettandone le diverse provenienze e impostazioni”.

”Mi auguro – conclude Romanelli – che il Rettore vorra’ almeno scrivere anche qualcosa che precisi il carattere laico e indipendente dell’Universita’, e che si rivolga a tutti gli studenti che non si sono riconosciuti in quella comunicazione, per ribadire loro che hanno e avranno sempre piena cittadinanza nell’Ateneo Fiorentino”.

”Come Studenti di Sinistra riteniamo inaccettabile che un’istituzione laica e pubblica come l’universita’, in totale spregio al principio di laicita’ dello Stato, ponga all’interno delle proprie cerimonie un rito religioso, per altro celebrato da personaggi di dubbia moralita”’. Lo scrivono in un comunicato gli Studenti di Sinistra dell’universita’ di Firenze dopo l’invito fatto dal rettore

domenica 21 novembre 2010

Dell’Utri, ecco la sentenza: “Fece il mediatore tra Berlusconi e Cosa nostra”

Marcello Dell’Utri “ha svolto, ricorrendo all’amico Gaetano Cinà ed alle sue ‘autorevoli’ conoscenze e parentele, un’attività di ‘mediazione’ quale canale di collegamento tra l’associazione mafiosa cosa nostra, in persona del suo più influente esponente dell’epoca Stefano Bontate, e Silvio Berlusconi, così apportando un consapevole rilevante contributo al rafforzamento del sodalizio criminoso al quale ha procurato una cospicua fonte di guadagno illecito rappresentata da una delle più affermate realtà imprenditoriali di quel periodo, divenuta nel volgere di pochi anni un vero e proprio impero finanziario ed economico”. Sono queste le conclusioni a cui è arrivata la Corte d’Appello che ha giudicato Marcello Dell’Utri, condannandolo a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo la Corte Dell’Utri non avrebbe svolto quel ruolo di mediazione per aiutare l’amico Berlusconi a risolvere i suoi problemi con le richieste di Cosa nostra, ma “ha invece coscientemente mantenuto negli anni amichevoli rapporti con coloro che erano gli aguzzini del suo amico e datore di lavoro, incontrando e frequentando sia Gaetano Cinà che Vittorio Mangano, pranzando con loro ed a loro ricorrendo ogni qualvolta sorgevano problemi derivanti da attività criminali rispetto ai quali i suoi amici ed interlocutori avevano una sperimentata ed efficace capacità di intervento”. In questo modo “ha oggettivamente fornito un rilevante contributo all’associazione mafiosa cosa nostra consentendo ad essa, con piena coscienza e volontà, di perpetrare un’intensa attività estorsiva ai danni del facoltoso imprenditore milanese imponendogli sistematicamente per quasi due decenni il pagamento di ingenti somme di denaro in cambio di ‘protezione’ personale e familiare”.

“NESSUN PROVA DEL PATTO POLITICO” - La Corte ha ridotto di due anni la pena di Dell’Utri (che in primo grado era stato condannato a nove anni) perché, a parere dei giudici, mancherebbero “elementi certi” che provino “condotte di contributo materiale ascrivibili a Marcello Dell’Utri aventi rilevanza causale in ordine al rafforzamento dell’organizzazione criminosa” dopo il 1992. Su questa parziale riforma della sentenza di primo grado (condanna fino al 1992 ma assoluzione dal 1992 al 1994) si era molto dibattuto dopo la sentenza: assolvendo il fondatore di Forza Italia negli anni della sua attività politica in molti speravano che la Corte mettesse una pietra definitiva sulle accuse di collusione mafiosa che, da Dell’Utri, si estendevano di riflesso a Berlusconi. Nelle motivazioni della sentenza depositate ieri si legge che “non sussiste alcun concreto elemento ancorché indiziario comprovante l’esistenza di contatti o rapporti, diretti o indiretti, tra Marcello Dell’Utri ed i fratelli Filippo e Giuseppe Graviano”, gli uomini con cui, secondo l’accusa, Dell’Utri avrebbe intavolato una trattiva politica per conto di Berlusconi (nonostante la Corte confermi rapporti diretti di Dell’Utri con uomini vicini ai fratelli Graviano, documentati dalle stesse agende del senatore). “L’obiettivo e rigoroso esame dei dati processuali acquisiti, costituiti prevalentemente da plurime dichiarazioni di collaboratori di giustizia, non ha evidenziato - da parte dei giudici - prove certe idonee a supportare la grave accusa contestata a Marcello Dell’Utri di avere stipulato nel 1994 un accordo politico-mafioso con cosa nostra nei termini richiesti per la configurabilità della fattispecie” di concorso esterno in associazione mafiosa “nel caso paradigmatico del patto di scambio tra l’appoggio elettorale da parte della associazione e l’appoggio promesso a questa da parte del candidato”. Tuttavia “tra la fine del 1993 ed i primi mesi del 1994, in concomitanza con la nascita del partito politico di Forza Italia, voluto da Silvio Berlusconi e creato con il determinante contributo organizzativo di Marcello Dell’Utri, all’interno di Cosa Nostra maturò diffusamente la decisione di votare per la nuova formazione”, ma “il sostegno al nuovo partito di Forza Italia ad opera di molti associati a cosa nostra” è stato “conseguente ad una scelta spontanea originata dalla condivisione della linea garantista che ne caratterizzava l’impegno ed il programma politico”.

“SPATUZZA NON È ATTENDIBILE” – La parte più attesa della sentenza è quella che riguarda le dichiarazioni del pentito Gaspare Spatuzza, che il 4 dicembre, nell’aula bunker di Torino, aveva raccontato in mondovisione che Giuseppe Graviano gli fece “due nomi tra cui quello di Berlusconi. Io chiesi se era quello di Canale 5 e mi disse: sì. C'era pure un altro nostro paesano, Dell’Utri. Graviano disse che grazie alla serietà di queste persone ci avevano messo il paese nelle mani”. Secondo la Corte quelle dichiarazioni, che portarono a mesi di polemiche sui giornali, “al di là del risalto mediatico oggettivamente assunto, si sono palesate prive di ogni effettiva valenza probatoria, sia per l’inutilizzabilità processuale delle mere deduzioni ed inammissibili congetture che hanno caratterizzato l’esame del predetto, sia soprattutto per la manifesta genericità dell’unico concreto riferimento alla persona dell’imputato”. I giudici addirittura rimproverano a Spatuzza di avere “dolosamente taciuto” nei suoi primi interrogatori “quanto egli ha poi affermato di sapere riguardo all’incontro del bar Doney e soprattutto alla grave confidenza ricevuta da Giuseppe Graviano sul conto dell’odierno imputato e di Silvio Berlusconi”. Questo ritardo, che solo “il serrato controesame dei difensori dell’imputato” è riuscito “a fare emergere", è “ingiustificato e rilevante” al punto che “induce a dubitare più che fondatamente anche della credibilità delle sue rivelazioni” su Berlusconi e Dell’Utri. Spatuzza aveva spiegato che “i timori di parlare del presidente del Consiglio Berlusconi erano e sono tanti” e quindi “intendevo prima di tutto che venisse riconosciuta la mia attendibilità su altri argomenti” perché “quando iniziano i primi colloqui c’era come primo ministro Berlusconi”. La Corte non gli crede e arriva addirittura a stabilire che Spatuzza non merita la protezione: “Deve ritenersi provato oltre ogni possibile dubbio che Gaspare Spatuzza ha volontariamente taciuto notizie e informazioni processualmente utilizzabili su fatti o situazioni di particolare gravità che erano a sua conoscenza (…) condotta da cui deriva, secondo l’inequivoco contenuto della legge sopra richiamato, il divieto di concessione delle misure di protezione ovvero, se già accordate, la loro revoca”. E, alla stregua di molti commentatori politici, la Corte, nel valutare l’oggettiva attendibilità delle dichiarazioni di Spatuzza gli accosta giudizi personali negativi (“spietato manovale del terrore, manovrato ed utilizzato dai suoi capi per compiere le più efferate stragi e seminare morti e lutti nel paese”) che, per quanto condivisibili, sembrano quasi piazzati con l’intento di screditarne la moralità.

L’inattendibilità di Spatuzza, poi, sarebbe evidente, secondo la Corte, perché il pentito ha riferito che Giuseppe Graviano, nel raccontargli di avere “il paese nelle mani” sarebbe stato “gioioso, come potrei dire, come se aveva vinto l’Enalotto”. Ma, osserva la Corte, “Giuseppe Graviano, appena qualche giorno dopo quelle tanto entusiastiche quanto infondate previsioni, è stato arrestato a Milano assieme al fratello Filippo iniziando entrambi a patire, sotto il peso di decine di ergastoli, una lunga detenzione, peraltro proprio in regime di 41 bis, che perdura ancora oggi a distanza di oltre 16 anni da quelle improvvide ‘gioiose’ esclamazioni”. Insomma, prima Graviano dice di avere il paese nelle mani e poi si fa arrestare? Impensabile per la Corte che, anzi, dubita dell’intelligenza di Spatuzza: “Risulta davvero incomprensibile allora come Gaspare Spatuzza, avendo assistito all’immediato arresto del suo ‘euforico’ capomandamento e del fratello, nonché nel tempo di tutti gli altri suoi associati mafiosi, prima di essere a sua volta anch’egli arrestato a luglio 1997, possa avere continuato davvero a credere, ormai rinchiuso nella sua cella per tanto tempo in isolamento e sotto il peso dei plurimi ergastoli che si andavano accumulando sulle sue spalle, ripensando alle parole di Giuseppe Graviano al bar Doney, che cosa nostra in quel lontano 1994 avesse il paese nelle mani e soprattutto lo mantenesse ancora nei tanti anni successivi in cui egli doveva fiduciosamente solo attendere che arrivasse ‘ciò che doveva arrivare’”. Tra i tanti rilievi che i giudici muovono a Spatuzza, è “soprattutto” questo a dimostrare l’”inconsistente valenza accusatoria delle poche parole che Spatuzza assume di avere sentito pronunciare da Giuseppe Graviano”.

LE ELEZIONI EUROPEE DEL ’99 – I giudici hanno anche ritenuto infondata l’ipotesi accusatoria secondo cui Dell’Utri avrebbe stretto un patto elettorale con cosa nostra per le elezioni europee del 1999 a cui si era candidato. Nelle intercettazioni ambientali effettuate nell’autoscuola di Carmelo Amato, uomo di Bernardo Provenzano, si sentivano i vertici di Cosa nostra raccomandare a vari affiliati di votare Dell’Utri per proteggerlo da eventuali mandati di cattura della magistratura. Secondo la Corte “per dimostrare la sostanziale inconsistenza probatoria degli elementi emergenti dalle intercettazioni” basta il fatto che non sia stato eletto “arrivando addirittura terzo con 60mila voti” (Dell’Utri otterrà ugualmente un seggio al Parlamento Europeo perché candidato anche in una circoscrizione al nord). Dunque per i giudici non conta il fatto che cosa nostra l’abbia sponsorizzato, ma che questa sponsorizzazione tra i vertici dell’associazione non abbia avuto effetto. Oltretutto, per la Corte, non esiste nemmeno la prova dell’accordo politico mafioso tra Dell’Utri e cosa nostra: in un’intercettazione ambientale del 2001 il boss Guttadauro disse che Dell’Utri aveva preso impegni con Gioacchino Capizzi, capomandamento di Santa Maria del Gesù, ma, si legge nella sentenza, “nessun elemento neppure indiziario supporta la tesi dell’esistenza di un rapporto, anche soltanto mediato, o di contatti tra l’odierno imputato ed il soggetto, Gioacchino Capizzi, citato nella conversazione captata.”

IL RUOLO DI BERLUSCONI – Silvio Berlusconi esce da questa sentenza come un imprenditore vittima di estorsioni e richieste da parte di cosa nostra, a cui ogni volta che “subiva attentati ed illecite richieste” Dell’Utri si proponeva “come soggetto capace, in forza delle sue risalenti conoscenze, di risolvere il problema con l’unico sistema che conosceva, ovvero favorire le ragioni di cosa nostra inducendo l’amico a soddisfarne le pressanti pretese estorsive”. Per i giudici Dell’Utri “è divenuto dunque costante ed insostituibile punto di riferimento sia per Silvio Berlusconi, che lo ha interpellato ogni volta che ha dovuto confrontarsi con minacce, attentati e richieste di denaro sistematicamente subite negli anni, sia soprattutto per l’associazione mafiosa cosa nostra che sfruttando il rapporto preferenziale ed amichevole con lui intrattenuto dai suoi due membri, Gaetano Cinà e Vittorio Mangano, sapeva di disporre di un canale affidabile e proficuo per conseguire i propri illeciti scopi non rischiando denunce ed interventi delle forze dell’ordine". Vittorio Mangano fu assunto ad Arcore non perché Berlusconi avesse bisogno di un fattore per la sua villa, ma per “assumere un soggetto dotato di adeguato e notorio spessore criminale la cui presenza sui luoghi avrebbe dovuto porre al riparo da minacce ed attentati l’imprenditore milanese il quale era entrato evidentemente nel mirino di organizzazioni malavitose operanti in quel periodo ed in quella zona, attratte dal suo crescente successo ed arricchimento personale”. L’unico appunto che la Corte muove al premier è di avere scelto di non denunciare mai le estorsioni, “convinto che in quegli anni difficili pagare chi lo minacciava o formulava richieste estorsive ed intimidazioni, piuttosto che denunciare, fosse il modo migliore di risolvere i problemi.”

IN BREVE la sentenza – scritta dal giudice Salvatore Barresi, noto per essere stato l’estensore anche della sentenza di primo grado del processo per mafia al senatore Andreotti (l’unica che lo assolse, poi ribaltata nei successivi gradi di giudizio) e di cui Massimo Ciancimino ha raccontato che, prima di diventare magistrato, sarebbe stato un assiduo frequentatore del tavolo di poker di suo padre Don Vito – assolve Dell’Utri dalle accuse di avere siglato un patto politico con cosa nostra (che, quindi, pure avendo stretto per trent’anni un legame d’affari con il senatore avrebbe scelto di non sfruttare quel rapporto quando, in un momento di crisi politica per l’associazione criminale, Dell’Utri fonda un nuovo partito di successo). Condanna invece Dell’Utri per avere messo Berlusconi nelle mani della mafia soprattutto, com'era prevedibile, basandosi sui pagamenti “di denaro effettuati dalla Fininvest per l’installazione in Sicilia dei ripetitori televisivi dai primi anni ’80” (per avere parlato del cosiddetto “pizzo delle antenne” in un suo libro, questa estate il magistrato Luca Tescaroli è stato querelato da Fininvest).

Dell’Utri si è detto insoddisfatto della sentenza e ha annunciato di avere cambiato avvocato: “Della risposta alle motivazioni se ne occuperà l'avvocato Krogh”, già difensore di Bassolino, Giraurdo, Cragnotti, Carlo De Benedetti e della famiglia di Emanuela Orlandi.


IL DOCUMENTO: Scarica il testo integrale della sentenza

sabato 20 novembre 2010

Maroni: alla faccia del bavaglio!


Roberto Maroni lunedì sera sarà ospite a 'Vieni via con me' per replicare alle affermazioni di Roberto Saviano, che aveva raccontato i legami fra mafia e Lega. Una replica che ci può stare ovviamente, ma del tutto innecessaria. Il motivo è davvero molto semplice. Dovete sapere che Maroni, infatti, va in tv molto più di Saviano. Ancora, l’intervento di Saviano sulle infiltrazioni tra malavita e leghisti, lunedì, è durato mezz’ora. Per Maroni, esclusi i servizi sui tg ci sono quasi tre ore di video già occupate. Il ministro è stato ospite di ‘Matrix’ mercoledì, di ‘Porta a Porta’ giovedì, de ‘L’ultima parola’ venerdì. E lunedì leggerà il suo elenco da Fazio. Parlare prima, no ministro? Alla faccia del bavaglio!

venerdì 19 novembre 2010

Facebook, cartoni animati nei profili: è boom

Straordinario successo su Facebook per l'iniziativa nata in occasione della campagna di sensibilizzazione sui diritti dei bambini. Ormai tantissimi utenti che partecipano all'iniziativa "Cambia la foto del profilo con quella di un eroe dei cartoni animati". E' in corso un vero e proprio revival dei cartoni di una volta, quelli che hanno segnato l'infanzia dei ragazzi, giovani e meno giovani. L'Asterix e Obelix, Kiss me Licia, Pinocchio, Occhi di gatto, Lady Oscar, Sailor Moon, L'uomo tigre, questi sono solo alcuni dei personaggi animati del profilo che gli utenti del social network stanno condividendo a più non posso. Non solo le immagini, ma anche i video delle sigle o di alcune puntate. Chi si è chiesto per quale motivo i vecchi eroi dei cartoni affollino i profili fb, deve sapere che non è una coincidenza se tantissimi utenti contemporaneamente stanno cambiando la propria immagine. Forse non tutti lo sanno, ma si tratta di un'iniziativa lanciata in occasione della settimana dedicata ai diritti dell'infanzia, dal 15 al 22 novembre. La giornata mondiale dell'infanzia è precisamente il 20 novembre perchè in quel giorno del 1989 fu firmata la Convenzione Onu sui diritti dell'infanzia.

Fonte: Net1news

Occhi chiusi sui gay


Dopo il blocco di Facebook e Twitter, ora la Regione Lazio mette un altro veto. A finire nella blacklist del server dell'amministrazione regionale sono i siti che contengono la parola "gay".
Da gay.it a gay.tv fino a gaynews. it che sono stati catalogati come "pornografici". Ad accorgersene è stato Sergio Rovasio, segretario dell'Associazione radicale Certi Diritti e capo segreteria Lista Bonino Pannella (Federalisti Europei alla Regione Lazio).

Cliccando su una delle pagine vietate, dal suo ufficio, ha ottenuto il seguente messaggio, accompagnato dal logo ufficiale della Regione: «Accesso non consentito. Motivazione: le attuali policy aziendali non consentono l'accesso al sito richiesto».

Ma i dipendenti non sembrano avere intenzione di stare con le mani in mano: il 18 novembre è iniziata una raccolta di firme, nei gruppi consiliari, per eliminare la censura.

Fonte: Lettera 43

giovedì 18 novembre 2010

Lo strano tempismo dell’arresto di Iovine

Antonino Iovine, classe 1964, ricercato dal 1996 e dal 2002 per omicidio ed altro. Il 10.07.1999 sono state diramate le ricerche in campo internazionale, per arresto ai fini estradizionali.

Il boss della camorra, considerato uno dei criminali più pericolosi dal Viminale, è stato arrestato a Casal di Principe. «Oggi è una bellissima giornata per la lotta alla mafia, tra pochi minuti vedrete...», questo quanto dichiarato da Roberto Maroni poco prima dell'arresto del delfino di Sandokan... Si trovava in un covo di Casal di Principe, in casa di un uomo considerato adesso un suo fiancheggiatore. Il superlatitante era disarmato; nella villetta invece la polizia ha trovato una pistola, regolarmente denunciata, appartenente a Borrata. Ma... fino a ieri il dibattito era caratterizzato dal querela sì querela no, Saviano ha fatto bene Saviano ha fatto male, Maroni ha ragione Maroni non ha ragione... La Lega Nord non ha rapporti con la Mafia, la Lega ha rapporti con la Mafia ecc.

Ed ecco la risposta della lotta alla mafia da parte del Ministro dell'Interno, proprio quando l'attenzione cadeva sull'eventuale coinvolgimento del suo partito, la Lega nord con la 'ndrangheta, cosa che in qualche modo era già stata sollevata in passato da altri; cosa non sconvolgente per il semplice fatto che in Lombardia la 'ndrangheta tende a fare quello che attua da decenni in Calabria. Ovvero se vuoi controllare un territorio per forza di cose devi maturare contatti con chi di professione esercita la politica... voto di scambio, favori, clientelismo, cose note e ultra note. Che la Lega Nord sia coinvolta questo è difficile dirlo, certamente non si può dire che non era a conoscenza di determinate situazioni visto il loro rivendicato inserimento nel territorio, nelle periferie, ed anche nei borghi...

Ma ecco che uno dei latitanti più ricercati, ieri viene arrestato.

Sì, Iovine viene arrestato.

Coincidenza?
Caso?
Casualità?
Concomitanza occasionale?

In ogni caso un grande plauso deve andare a chi per anni lo ha inseguito ed oggi arrestato.

Probabilmente tale arresto riporterà anche armonia tra Saviano e Maroni. Ma ho la sensazione che il suo arresto è stato come dire velocizzato per ragion di stato e politiche, o è stato frenato nel tempo per attuarlo nel momento in cui ciò poteva essere utile per altri fini.

E certamente quale miglior risposta alle polemiche sul contrasto alla criminalità da parte dell'attuale governo e Ministro Maroni, e Lega Nord se non con l'arresto di Iovine?

Quanti altri in lista pronti ad esser arrestati come dire al momento giusto? Spero vivamente di essere il primo a sbagliarmi in ciò.

Lo spero.

Sì, lo spero.

mercoledì 17 novembre 2010

Studia Gasparri!!!!


Sebbene sia previsto dall'articolo 88 della Costituzione, non si può sciogliere una sola Camera semplicemente perché:

1) I tre scioglimenti (1953-1958-1963) erano solo effettuati per motivi tecnici: Camera e Senato avevano legislature diverse (rispettivamente 5 e 6 anni) e per far svolgere contestualmente le elezioni si scioglieva la Camera dei deputati. Per questo, nel 1963, hanno equiparato la legislatura delle due camere.

2) Scioglimenti per motivi politici e per salvare il Governo non ce ne sono mai stati: anche perché sciogliere la camera che esprimesse un'opinione difforme da quella del Governo sarebbe una punizione per questo dissenso (ma sappiamo che a Berlusconi il dissenso piace molto poco). Senza contare che il nostro bicameralismo è paritario: su quale fondamento sciogliere la camera che esprime, legittimamente, il proprio dissenso?

3) Lo scioglimento di una sola camera può avvenire esclusivamente perché quella camera non funzioni correttamente: la vita istituzionale ne sarebbe danneggiata. In questo caso si vogliono perseguire obiettivi diversi. E se, rivotando, alla Camera Berlusconi perde? Si avrebbero maggioranze diverse e quindi si riproporrebbe il problema. Si dovrebbero sciogliere, a questo punto, anche ambo le camere e si dovrebbe andare a votare due volte nell'arco di pochi mesi. Ma anche se le maggioranze fossero omogenee, si voterebbe per il Senato nel 2013 e per la Camera dei Deputati nel 2015: si ritornerebbe al punto 1, e quindi nel 2013 si dovrebbe sciogliere nuovamente la Camera dei Deputati.

4) Per quanto ne possa dire Berlusconi, è il Presidente della Repubblica che scioglie le Camere. Certo le consultazioni sono una prassi costituzionale anche molto saggia, ma non lo decide Berlusconi quale Camera sciogliere, nè decide Berlusconi se andare a votare: prima di sciogliere le camere il presidente della Repubblica DEVE valutare se è possibile trovare un'altra maggioranza che termini la legislatura e solo dopo che questo passaggio vada a vuoto si andrà a votare.

Per questo trovo inadeguato, oltre (e più che) Berlusconi, tutti quegli pseudodirigenti politici che non sanno nemmeno di che parlano. Gasparri stuuuuudiaaaaaa!!!

Alessandro Picarone


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martedì 16 novembre 2010

Lo specchio dell'Italia


Quante volte abbiamo sentito dire, alla radio, sui giornali, in tv: “Gli italiani continuano a votare Berlusconi perchè sono esattamente come lui, o almeno vorrebbero diventare come lui, in lui si riconoscono, si rispecchiano”. Ma è davvero così? Noi italiani siamo così o vorremmo essere così? Personalmente non lo credo. Non credo soprattutto che gli italiani siano un branco di ignoranti come spesso si tende a definirli, il popolo dello stivale viene spesso descritto come una “massa amorfa”, che si conforma al potente di turno. Certo è però, che tutto questo è strano: in quale altro Paese un Primo Ministro sarebbe ancora lì dopo tutti gli scandali di cui è stato protagonista Berlusconi. In giro sento dire: “è invincibile!”, “è indistruttibile”, “è immortale”, “non lo abbatterete mai”, “il gossip non premia”. Le solite balle: per scandali del genere, tipo quest'ultimo del bunga-bunga, per far sì che qualcosa si possa smuovere c'è bisogno di una presa di coscienza dell'opinione pubblica oppure di un gesto esemplare da parte del diretto interessato (ad esempio le dimissioni, cosa che in un Paese normale sarebbero state sicuramente già eseguite), ma poichè non siamo un Paese normale, l'opinione pubblica dorme sonni tranquilli e quindi il Premier non percepisce e forse mai percepirà, quel minimo di salubre vergogna che fa tanto bene a chi produce figuracce in maniera così frequente. Quindi non è lui ad essere invincibile o indistruttibile ma siamo noi che non siamo abbastanza sicuri e decisi nell'esprimere la nostra “indignazione”, una parola che ormai è andata perduta, spazzata via dalla neolingua berlusconiana. Tutto questo complesso di immagini e riflessi però sembra rientrare in una sorta di “Teoria del tifo politico” la quale rende l'elettore un tifoso, un affiliato ad una casata o ad una squadra ben precisa che rispetto alle altre squadre ha di diverso solo il colore delle magliette. Dimentichiamoci quindi il prototipo del cittadino consapevole e arbitro delle proprie scelte politiche in grado di valutare criticamente l'operato delle varie “squadre”. La politica è come il calcio quindi? Bè, oggi sembrerebbe di sì. Slogan, striscioni, cori da stadio, appartenenze di fede, quasi come se una partito fosse una gabbia in cui rinchiudersi dai 18 ai 120 anni di età. La cosa peggiore però è che mentre questa “fede” politico/calcistica prima era dettata comunque da un “riflesso” ideologico, oggi sembra essere essere dovuta solo ed esclusivamente a degli interessi privati, quelli che riguardano il singolo cittadino o il singolo elettore e nasce da qui poi l'espressione “Parlare alla pancia degli elettori”, frase mai più idonea per descrivere questa fase sociale. In questo modo però gli errori e le farse della politica vengono coperti, offuscati dal tifo, dall'appartenenza di fede (o di pancia) e il tanto agognato “senso critico” va a farsi benedire. La capacità di valutare, di criticare e di pensare dell'elettore è l'unica chiave di volta del sistema democratico perchè permette alla politica un costante ricambio in positivo che negli ultimi anni è materialmente venuto a mancare. Sembriamo un popolo di tifosi innamorati ciascuno di uno specchio diverso e non ci accorgiamo che in politica quello specchio dovrebbe riflettere non la nostra immagine esteriore ma la nostra idea di Stato. Nonostante tutto però, penso ancora che gli italiani non siano esseri antropologicamente deficienti ma persone comunque dotate di intelligenza e di “senso critico”. Forse sono un illuso...O forse no.

“Gli italiani perdono le guerre come se fossero partite di calcio e le partite di calcio come se fossero guerre” (Winston Churchill)

Mario Pagano

Fonte: Ilrenudo

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lunedì 15 novembre 2010

Informare è un dovere (Il ritorno)

Cari lettori e blogger amici sono stato costretto a riaprire una nuova pagina per Informare è un dovere. E' da venerdì 12 novembre che non risulto più amministratore della vecchia pagina. Non so se si sia trattato di censura. Resta il fatto che Informare è un dovere rimarrà un blog nato con lo scopo, o meglio il dovere, di informare correttamente tutti. INFORMARE E' UN DOVERE E' RITORNATO

domenica 14 novembre 2010

Biglietto d’ingresso nei parchi nazionali. Dopo i tagli arriva la natura a pagamento

Non scherzava mica. Il ministro dell’Ambiente Prestigiacomo è tornata sull’idea di far pagare il biglietto ai visitatori dei parchi e delle aree protette. E stavolta lo ha detto durante la sua audizione alla commissione Ambiente della Camera: una sede ufficiale, ufficialissima.

Il biglietto sarebbe la contromisura ai tagli che hanno colpito il ministero dell’Ambiente, e che sono molto più pesanti rispetto agli altri dicasteri. Come ho già scritto, il ministro non se l’è presa troppo.

Infatti l’idea del biglietto d’ingresso ai parchi sottintende che Prestigiacomo accetta la riduzione dei fondi e vi si adatta. Sottintende soprattutto il concetto – tipico dell’attuale Governo – che il business è l’unico valore, e che anche i beni comuni (il caso dell’acqua è emblematico) devono essere occasione di business.

Durante l’audizione di mercoledì davanti alla commissione Ambiente della Camera, il ministro Prestigiacomo (secondo quanto riporta l’agenzia Dire) ha affermato che si va verso uno scenario in cui “ci saranno meno risorse pubbliche e ci saranno più aree da tutelare”.

Per cui, fermo restando che “i parchi restano pubblici”, bisogna fare in modo che essi “possano permettersi di crearsi fonti di reddito”. Dunque “pensare a riservare alcune aree a pagamento è assolutamente normale”.

Il ministro ha ribadito questa sua filosofia anche durante un convegno di Federparchi. Gli stanziamenti per i parchi sono dimezzati, non bastano neanche a coprire gli stipendi del personale: secondo Prestigiacomo è un errore che va corretto ma per risolvere il problema “non dico di far pagare il percorso di una strada in un parco, ma di pensare a riservare alcune aree a pagamento è assolutamente normale. E’ un vecchio tabù che deve cadere”.

Ovvero, la natura come Disneyland. Uno spettacolo per paganti.

Su agenzia Dire alcune aree dei parchi potranno essere a pagamento

Su Prima da Noi il convegno di Federparchi e i parchi a pagamento

Fonte: Blogeko

sabato 13 novembre 2010

Non risulto più amministratore della pagina Informare è un dovere

Cari lettori e blogger amici vi scrivo velocemente per comunicarvi che è da venerdì 12 novembre che non risulto più amministratore della pagina Informare è un dovere (a cui è collegato questo blog omonimo). Non posso modificare la pagina, non posso postare e commentare col nome della pagina. Sto cercando di capire il perchè. Ho mandato anche delle segnalazioni a Facebook. Nel caso non riuscissi a riacquisire la pagina ne aprirò un altra. Il blog comunque andrà avanti. Spero non sia censura, ma non lo escludo...

venerdì 12 novembre 2010

Silvio vuole la guerra civile. Parole che sanno di disperazione


Berlusconi, da Seul, si sfoga così: «Non mi dimetterò mai». Il tono di voce è alto: «Fini vuole eliminarmi, mi vuole morto fisicamente per la storia di Montecarlo, è convinto che gliel’abbia montata io. Ma se questi faranno il governo tecnico noi gli scateneremo contro la guerra civile, avranno una reazione come nemmeno s’immaginano…».

Sinceramente non mi sembra una battuta da sottovalutare. Ora basta. Le istituzioni devono intervenire. Non è possibile che ogni sua frase venga fatta passare senza conseguenze. E poi io non approvo chi incita alla violenza. Proprio Silvio, fondatore del partito dell'amore? E' una contraddizione troppo grossa. Berlusconi è irritato, nervoso. Lo si nota anche da questa dichiarazione. Questa frase (sbagliata) ha il sapore della disperazione, della rassegnazione...

giovedì 11 novembre 2010

Alluvioni in Veneto, l’ennesima catastrofe che poteva essere evitata


Mercoledì, in una conferenza stampa congiunta, Silvio Berlusconi e il Presidente della regione Veneto Luca Zaia hanno comunicato che il Governo stanzierà 300 milioni di euro per aiutare le zone colpite in queste ultime settimane (Verona, Vicenza e Padova, solo per citarne alcune) dalle violenti alluvioni. Altri 700 milioni arriveranno dalle banche attraverso prestiti agevolati per le famiglie e le imprese; sono poi state sospese le rate del mutuo per chi ha avuto casa allegata o alluvionata. Fin qui, direte voi, si tratta di un comportamento esemplare da parte dello Stato: finalmente chi ci governa si mette veramente al servizio del cittadino, lo aiuta quando questo ha veramente bisogno.

Peccato che il Presidente del Consiglio e quello del Veneto si siano dimenticati di ricordare che dal 2008 ad oggi sono stati tagliati fondi al Ministero dell'Ambiente per quasi un miliardo di euro. Non solo, perché nel triennio 2010/2013 sono previsti altri 200 milioni di euro in meno per il dicastero presieduto da Stefania Prestigiacomo.

C’è di più: il fiume Chiampo, uno degli affluenti dell’Alpone che ha di fatto contribuito a dar vita a questa tragedia che ha coinvolto migliaia di persone, poteva (e doveva) essere “ingabbiato”. Come? Con un progetto iniziato nel 1993 e mai portato a termine, che avrebbe salvato l’area di Verona. Sono passati 17 anni! Sarebbe costato 55 milioni di euro, contro l’attuale miliardo e mezzo che adesso occorre per la ricostruzione dell’intera zona.

Non vi basta? C’è un altro dato, reso noto grazie a un dossier redatto da Protezione Civile e Legambiente: sono 161 i comuni della regione Veneto a rischio frane o alluvioni. Nel 74% degli stessi si sono costruite abitazioni nelle aree golenali (spazio piano compreso tra la riva di un corso d'acqua ed il suo argine) e in prossimità degli alvei; nel 29% dei casi su queste aree sorgono interi quartieri, nel 47% anche fabbriche industriali. Sono quasi 64.000 – sempre secondo la relazione – i veneti che vivono e lavorano in aree esposte a rischio idrogeologico (un numero destinato, purtroppo, a salire), mentre Venezia è la città con più comuni (22) a rischio alluvione.

Durante la discussione in aula in cui si sono resi noti i dati del dossier erano presenti pochissimi parlamentari: l’aula era semivuota, hanno preso parte solo Di Pietro (Idv) e pochi altri rappresentanti dei vari schieramenti. Segno che le trattative per salvare il Governo da “morte” certa sono più importanti di quanto accade alle persone comuni. I soldi sono necessari ma, a volte, non bastano: serve una responsabilità maggiore soprattutto quando si parla della sicurezza di aree a rischio di disastro idrogeologico. Di tragedie annunciate, purtroppo, ne abbiamo piena la memoria. È il momento di dire basta.

Giorgio Velardi

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O tutti o nessuno. Scusate lo sfogo

Ieri mattina sono uscito in macchina per sbrigare alcuni servizi. Arrivo quasi al centro del mio paese. In uno spiazzale, sulla sinistra, c'è un posto di blocco dei carabinieri. Mi fanno accostare e mi fanno notare che non ho la cintura di sicurezza allacciata. Scatta una contravvenzione anche abbastanza salata. Ero in difetto, questo è vero. Ma non riesco a capacitarmi di una cosa. Non mi crederete ma davanti a me c'erano almeno un paio di macchine con automobilisti senza cintura. Non ho una vista a infrarossi, però ho notato questo particolare, anche perchè c'era traffico e le auto erano tutte in fila. Oltretutto, durante il fermo, ho notato che la quasi totalità degli automobilisti che transitavano davanti a me, mentre il carabiniere compilava il verbale a testa bassa, erano senza cintura. Mi sono un po arrabbiato. Ma non tanto per la multa (che è giusta), ma per il fatto che spesso e volentieri alcuni carabinieri mettono la paletta per far fermare gli automobilisti a loro piacimento e a loro discrezione. E allora: o fermate tutti o non fermate nessuno. La legge è e deve essere uguale per tutti.

Minzolini lo “spendaccione”: “spese pazze” con la carta di credito della Rai

“Spese pazze” per Augusto Minzolini con la carta di credito aziendale. I conti della Rai sono sempre più in rosso, ma il direttore del Tg1 pare non curarsene e non bada a spese con i soldi (pubblici) di Viale Mazzini.

Minzolini ha infatti speso in un anno 66 mila euro, pari a 5.500 euro mensili. A viale Mazzini, spiega Antonio Beccadelli in un articolo pubblicato sul Secolo XIX, “il plafond per pagare pranzi e cene o fare dei regali ad ospiti, fonti o autorità istituzionali sarebbe fissato tra i 6.000/7.000 euro l’anno, circa 500 euro al mese. Un limite storicamente rispettato da (quasi) tutti gli interessati”. Minzolini ha dunque speso 10 volte di più rispetto ai suoi predecessori.

La questione, che sarà affrontata nel Consiglio di Amministrazione della Rai ha interessato anche la Corte dei Conti, che si sta occupando dei dissesti finanziari dell’azienda pubblica. Appresa la notizia, il magistrato contabile Luciano Calamaro avrebbe immediatamente chiesto gli atti della pratica al direttore generale Masi. Dovrà essere proprio Calamaro a verificare se quei soldi sono stati spesi nell’interesse dell’azienda.

mercoledì 10 novembre 2010

Alemanno: «Aiuti a famiglie ma più tasse a single e gay»

Più tasse per i single per avere risorse da dare alle famiglie con figli. No, non è democratico, non è rispettoso della Costituzione. Due posizioni opposte sulle quali si sono trovati, rispettivamente, i sindaci di Roma e di Bari in un dibattito pubblico alla Conferenza nazionale della famiglia. Sul palco, insieme ad altri colleghi fra i quali Letizia Moratti, Gianni Alemanno e Michele Emiliano hanno riproposto in modo acceso e deciso la contrapposizione fra famiglie tradizionali e famiglie di fatto.

"SPORCARCI LE MANI"
«In un momento di crisi - ha detto il primo cittadino di Roma - non si può dare tutto a tutti, bisogna sporcarci le mani. Se vogliamo aiutare le famiglie, che sono quelle sposate, vuol dire aumentare le tasse ai single e alle coppie con pochi figli. La questione non riguarda solo le amministrazioni locali ma il governo nazionale. Bisogna sfuggire alla tentazione di voler dare tutto a tutti, e quindi ai gay e ai single, altrimenti non faremo mai politiche familiari. Bisogna concentrarci sulla famiglia della Costituzione formata da un uomo e una donna che fanno figli. Questo - ha aggiunto - non vuol dire però discriminare le altre persone, vuol dire che la difesa dei diritti individuali non sono politiche familiari. Invito Giovanardi e il parlamento a fare già in questa legislatura la riforma del quoziente familiare».

BARI DICE "NO"
Emiliano, che è stato fra i sindaci più applauditi dalla platea della Conferenza, ha detto che il suo punto di riferimento è l'articolo 3 della Costituzione: per «trattare stesse situazioni in modo simile, fermo restando che la Costituzione parla di famiglia fondata sul matrimonio. Ma se ci sono stessi bisogni vanno affrontati alla stessa maniera. Se si rompe il femore il compagno di un uomo è uguale se se lo rompe la moglie di un altro. Non ho trovato nella costituzione motivo per discriminare queste situazioni». Non ha senso - ha continuato - «che per aiutare le famiglie con figli si tassino di più i single, non risolve il problema. L'incertezza del futuro riguarda tutti e tutte le fasce d'età». Il sindaco barese ha poi sottolineato che la sua azione è rivolta alla promozione della famiglia tradizionale ma «ci sono moltissime situazioni che non funzionano in questo modello».

Il livello territoriale - è emerso dal dibattito con le amministrazioni locali - è ricco di best practice sulle politiche familiari. A cominciare dal network Città per la famiglia (una cinquantina gli aderenti), un'idea della città di Parma (presente il sindaco Pietro Vignali), che promuove incentivi per le tariffe oltre che servizi in rete fra vari soggetti. Il sindaco di Milano, Letizia Moratti, ha detto di ritenere importante la collaborazione fra istituzioni e società civile; un'impostazione che facilita interventi di qualità come quello dell'assistenza domiciliare degli anziani (10 mila assistiti) che è quasi raddoppiata nel capoluogo lombardo. Importante poi, a suo avviso, per accelerare il federalismo fiscale definire i costi dei servizi standard.

Alemanno ha osservato che alcuni interventi sulle tariffe (ad esempio sulla tassa rifiuti che vede pagare di più le famiglie numerose) sono questioni che dovrebbero coinvolgere in primo luogo il governo nazionale. Il sindaco ha anche annunciato che la capitale darà vita solo ad asili nido convenzionati perchè costano al metà di quelli comunali (7 mila euro l'anno a bimbo contro i 13 mila). Per Emiliano, le famiglie si aiutano contenendo la precarietà del lavoro, altrimenti si «fa marketing elettorale»; ha citato il caso di un call center in Puglia che un anno dopo aver stabilizzato 2.500 lavoratori, sono nati 400 bambini.

Attilio Fontana, sindaco di Varese, ha annunciato che la città sta pensando ad una Carta per la famiglia. Le politiche familiari sono quelle che «abbandonano la logica dell'assistenzialismo» ha sottolineato Maria Luisa Tezza, delegata politiche familiari dell'Anci che sollecita azioni in rete del territorio. È necessario «legare le politiche locali a quella nazionali - ha esortato il vicepresidente dell'Upi Antonio Saitta - altrimenti si rischia di avere cittadini di serie A e B, a seconda di dove vivono. Importante è anche la concertazione fra soggetti pubblici e privati. Una delle priorità è la lotta al precariato e la tutela della maternità, per questo ci vuole più coraggio e trovare le risorse magari rivedendo le rendite finanziarie».

Fonte: l'Unità

martedì 9 novembre 2010

Tavolo tecnico regione Campania: nuove discariche e rifiuti sotto la Napoli sotterranea


Ieri c'è stata la prima riunione del tavolo tecnico voluto dalla Regione Campania; un tavolo tecnico dovuto, più che voluto. Davanti alle accese proteste di Terzigno si decideva di costituire questo tavolo, sarebbe dovuto essere pubblico; in un confronto sinergico tra istituzioni e cittadini. Invece è stato a porte chiuse, senza la presenza di nessuna delegazione a rappresentare i comitati vesuviani. Senza telecamere e microfoni. La riunione si è svolta nella Sala Caduti di Nassyria del Consiglio regionale della Campania.

- Ad aprire il tavolo il Presidente del Consiglio Regionale della Campania, Paolo Romano.

“Pur nella consapevolezza dell’impossibilità di poter modificare le norme nazionali sulla provincializzazione del ciclo rifiuti, andremo a discutere e a valutare la possibilità di attuare un sistema di ‘provincializzazione solidale’ da attuare anche attraverso la previsione di meccanismi di compensazione per quei territori che in qualche modo esprimeranno la loro disponibilità a sostenerlo. Mentre per ciò che riguarda la gestione degli impianti dovranno essere, come previsto dalla legge, le Province a doversene far carico. Non dobbiamo perdere 145 milioni di euro di risorse europee, la normativa europea infatti non prevede sostegno economico alla raccolta di rifiuti in se e 'l'unico modo per fare seriamente la differenziata e' togliere i cassonetti dalle strade'' avviando massicciamente la raccolta porta a porta che in molti comuni, compreso il napoletano, ha dato ottimi risultati. Eventuale affidamento ai Comuni, laddove lo chiedano, della raccolta dei rifiuti, 0ggi in capo alle amministrazioni provinciali. Distinzione fra cinque consorzi provinciali e non piu' 4 - come previsto dalla legge - eliminando il consorzio unico Napoli Caserta. Accordi in base ai quali si possano utilizzare risorse di privati piuttosto che denaro pubblico per la costruzione di impianti (come i siti di compostaggio) considerando che sono altamente remunerativi.''

Forse Romano dimentica che nell'occhio delle procure son finite proprio le aziende private che hanno fin ora gestito impianti e rifiuti?

- Replica del responsabile Cgil del Nolano Salvatore Velardi

- L'Assessore Regionale all'Ambiente della Regione Campania, Giovanni Romano, al termine del tavolo tecnico interistituzionale, tenutosi a Napoli sull'emergenza rifiuti, ci informa che ritiene "fondamentale la conferma del sistema della provincializzazione".

Prendiamo atto che si insiste su un'idiozia pensata dal Governo e che solo pochi continuano ancora a sostenere. Nelle stesse file del centrodestra le critiche alla "provincializzazione" sono state e continuano ad essere fortissime ed acutissime. Provincializzazione vuol dire che le uniche aree dove sarà possibile individuare nuove discariche per una provincia di 3 milioni di abitanti sono quella giuglianese e quella nolana. Altre areee con densità abitativa estremamente più insignificanti non vengono neppure prese in considerazione: follia pura! A questo punto l'unica cosa sensata sarebbe rivedere i confini delle singole province........... se fosse possibile! Forse l'Assessore vuole inaugurare la stagione del federalismo provinciale? o di quello comunale? magari anche quello di quartiere! Ma vada a farsi benedire! Ma è più facile pensare, invece, che questa Giunta Regionale è sotto il ricatto di De Mita e di Mastella! Davvero una bella fine per i campioni del saper fare! Se l'Assessore pensa che, con questo stratagemma la "monnezza" deve portarla nel nolano o nel giuglianese lo venga a dire alle popolazioni interessate! Lo sfidiamo a farlo!

- L'idea di Caldoro: ''predisporre discariche riservate solo a un numero preciso di comuni''.

- Rosa Russo Iervolino: questa l'idea del sindaco di Napoli che annuncia la propria disponibilità', anche in veste di commissario per il sottosuolo, ''a mettere a disposizione le cave della citta' di Napoli'' - spiegando che - ''a Napoli ci sono centinaia di cave sotterranee e che, per questo uso, andranno debitamente attrezzate e controllate''.

Quindi: Il presidente Caldoro suggerisce di perseverare nel criterio di territorializzazione e sull'apertura di nuove discariche; il sindaco di Napoli Iervolino mette a disposizione le cave sotteranee di Napoli in vista della costruzione del termovalorizzatore che sorgera' nel quartiere di Gianturco (36/48 mesi); la vice presidente della Provincia di Salerno Ferrazzano rilancia l'apertura di Macchia Soprana limitandola, come a cava Sari a Terzigno, al conferimento di frazione secca.

Voglio sottolineare che è pazzesco pensare di interrare i rifiuti nel sottosuolo di Napoli.

La Napoli Sotterranea, un ginepraio di cunicoli e cave e pozzi che attraversa tutta la città, una meraviglia nascosta; un sito archeologico, il sottosuolo napoletano, di cui nessuno ne conosce l'immensità e il valore, ancora tutto da scoprire. Intanto aumentano i casi dove si scoprono gli autocompattatori sprovvisti del tagliando dell'assicurazione: è accaduto a Terzigno e anche a Chiaiano nella notte tra il 6 e il 7 novembre.

Roberta Lemma

La partita di tennis in cui perdono i cittadini


Quello eseguito domenica da Gianfranco Fini è stato un rovescio da campione. Un colpo che ha spiazzato l’avversario, incapace di credere a tanta forza e coraggio dello sfidante. Peccato che il campo su cui si sta giocando la partita fra il Presidente della Camera e Silvio Berlusconi non sia l’erba o la terra battuta, ma il paese reale. Con l’invito rivolto al capo del governo (“Il Premier si dimetta o noi lasceremo l’esecutivo”), a Bastia Umbra Fini ha chiuso una parentesi politica importante degli ultimi anni della storia repubblicana. Lo ha fatto di fronte alla gente del suo nuovo movimento o, per meglio dire, partito, visto che Futuro e Libertà per l’Italia si pone obiettivi ambiziosi e, a detta del suo leader, è addirittura oltre il Pdl e Berlusconi. Dalla bocca di Fini sono uscite tante frasi a effetto. Il suo discorso è ruotato intorno a 4 punti cardine: l’economia, con una difesa e contemporaneamente un attacco a Tremonti, accusato di aver effettuato una errata politica di tagli lineari e di essere succube della Lega in materia di fondi per le aree sottosviluppate; la famiglia, fondamento della società, argomento sul quale l’Italia deve allinearsi agli standard europei sulla tutela delle coppie di fatto e di quelle tradizionali; le imprese, con esplicito riferimento alle parole di Marcegaglia e Draghi, che a più riprese hanno invitato il governo a fare riforme strutturali per il paese; infine l’immigrazione, punto su cui Fini ha le idee chiare da tempo: “E’ legittimo allontanare i clandestini, ma mi rifiuto di pensare che il centrodestra sia portavoce di un certo leghismo deteriore”.

Dal weekend appena trascorso la politica italiana esce dunque ampiamente rivoluzionata. La crisi del governo in carica non è latente ma manifesta e l’esecutivo sembra, per utilizzare un’espressione americana, un dead man walking, un uomo morto che cammina. Lo sa anche Berlusconi, che però a dimettersi non ci pensa minimamente. Piuttosto aspetta “la sfiducia in Parlamento”, episodio che gli permetterebbe di attuare quello che in molti hanno definito il “Piano B.” (dove B sta proprio per Berlusconi), che porrebbe Fini sulla gogna politico-mediatica e che permetterebbe al Premier di uscire nuovamente vittorioso in caso di nuove elezioni. Eccola la parola magica, pronunciata recentemente più e più volte. Le urne sembrano sempre più vicine, ma siamo sicuri che le stesse portino ad un reale cambiamento? Quanti e quali sono gli scenari possibili e le probabili alleanze fra gli schieramenti?

Prima di tracciare le rotte che i partiti potrebbero seguire è giusto esplicitare un dato: 40%. È questa, infatti, la percentuale sull’astensionismo potenziale che i più importanti sondaggisti hanno reso noto in questi ultimi giorni. Una previsione allarmante, perché quasi la metà del paese non andrebbe a votare. Se paragonassimo questa situazione ad una scatola cinese, noteremmo che il problema ne conterrebbe al suo interno un altro: i cittadini non sanno quale soggetto politico scegliere non per mancanza di alternative, ma perché appaiono sempre più stanchi della politica e dei suoi rappresentanti. Se la sfiducia nei confronti del governo sale e lo stesso Berlusconi perde credito (scendendo dal 36% al 34%), molti elettori appaiono poco attratti anche dal Pd. Quanto accaduto a Firenze parallelamente al congresso di Fli non ha di certo giovato ai democratici. Matteo Renzi e i suoi “rottamatori” si pongono come alternativa forte alla leadership di un Bersani che continua a nascondersi dietro alla parola “alternativa” e dietro la richiesta di un governo tecnico per cambiare la legge elettorale, ma che non formula proposte concrete per un vero mutamento dell’attuale scenario. L’Udc di Casini resta sempre l’isola felice in cui tutti sembrano poter ritrovare la serenità perduta. Peccato però che sia lo stesso leader centrista ad escludere alleanze con il centrodestra o il centrosinistra, ricordando la direttrice che il suo schieramento sta seguendo da due anni a questa parte. Pare comunque impensabile che in caso di nuove elezioni Casini non si faccia ingolosire dalle avance di Fini, che nel suo discorso lo ha citato come salvagente dell’attuale situazione: “Io a Berlusconi prospetto un governo che comprenda anche l’Udc e che arrivi fino alla fine della legislatura più forte e non più ostaggio della Lega, un governo capace di proseguire mettendo all’angolo la sinistra sempre e su tutto”. Un sondaggio realizzato dall’istituto Ipsos dice che un’alleanza fra Udc e Fli sarebbe oggi votata dal 21% dei cittadini. Un dato rilevante, se si pensa che il Pdl è sceso addirittura al 28% e il Pd oscilla fra il 24% e il 26%. Fini intanto studia per diventare Presidente del Consiglio, come rivelato al domenicale tedesco “Welt am Sonntag”. E Bossi? Lui sta “dietro il cespuglio”, ma c’è da chiedersi se sia un voyeur a cui piace guardare lo sfaldamento del fedele alleato di governo, da cui dipende in sostanza il tanto agognato federalismo fiscale, o un animale astuto pronto ad azzannare la preda con una mossa improvvisa e inaspettata. Intanto la Lega sale fino al 13%. Ci sono poi Di Pietro (6%-8%) e Vendola (4%-6%), i cui destini sembrano legati alle mosse del Partito Democratico.

Al di là dei numeri e delle parole c’è un paese in ginocchio che deve rialzarsi, un gigante dai piedi d’argilla che deve ricominciare prima a camminare e poi a correre. Il motore è spento da quasi un anno e mezzo, periodo in cui si è pensato a parlare più di ciò che accade fra le lenzuola di Berlusconi che dei reali problemi che riguardano la gente comune. Standard & Poor's, la società che realizza ricerche finanziarie e analisi su titoli azionari e obbligazioni, ha parlato della nostra come di un'economia relativamente prosperosa e diversificata, con prospettive stabili nonostante un debito elevato e scarsa competitività del mercato. L’instabilità politica potrebbe però rendere più incerta l'implementazione delle riforme strutturali che favoriscono la crescita nel breve termine. Auguriamoci che ciò non accada, speriamo che chi governa dia prova di serietà, cominciando magari con l’approvazione della legge di stabilità.

Giorgio Velardi

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lunedì 8 novembre 2010

Che sta succedendo su Google traduttore?

Poco fa, su Facebook, sono venuto a conoscenza di una cosa. Provate ad usare Google traduttore e scrivete 'non ho votato Berlusconi', poi traducetelo in spagnolo, inglese e francese. Se invece lo fate con un altro nome (tipo Bersani) vedete cosa salta fuori. Vi pare normale?

In queste ore su Facebook non si parla d'altro. C'è chi parla di un bug, chi di uno scherzo. Secondo voi?

domenica 7 novembre 2010

Il crollo a Pompei riassume la situazione dell'Italia...


A Pompei è crollata l'Armeria dei gladiatori. L'immagine è eloquente. Certo, il tempo e gli agenti atmosferici sicuramente hanno influito, ma ciò non giustifica assolutamente l'accaduto. E’ gravissimo che un bene così prezioso sia stato abbandonato e che ora nessuno si voglia assumere le responsabilità.

L’Italia è terra di arte, di archeologia e di storia, e il suo ricco patrimonio artistico e culturale è invidiato dal mondo intero. Sarà anche per questo motivo che la notizia è stata riportata dalla stampa estera. Un investimento serio sui nostri monumenti e beni storici potrebbe aiutare la nostra economia. Ma il governo ha effettuato drastici tagli al settore e ha altre cose a cui pensare. Io credo che un patrimonio come quello italiano dovrebbe essere tutelato e valorizzato. Ma ci accorgiamo che non esistono dei piani di manutenzione, non esiste un programma di valorizzazione dei beni archeologici, non vengono destinati fondi per i restauri. Tutto questo è davvero triste.

Il crollo dell’Armeria dei gladiatori a Pompei riassume perfettamente le disastrose condizioni in cui versa l’Italia...