I professionisti modenesi vogliono: «Contribuire attivamente a contrastare il processo di infiltrazione e radicamento della mafia – si legge nella Carta eitca – per garantire una crescita civile dell’intero Paese». Undici articoli semplici e chiari. Una chiamata professionale alle “armi” da parte di quelle categorie che, in molte indagini, risultano spesso colluse con i boss. La longa manus della criminalità organizzata, in grado di farne fiorire gli affari illeciti, garantendo ricchezza e impunità. Una situazione che ai professionisti di Modena non va affatto bene. «Il Professionista, gli Ordini e Collegi della Provincia di Modena e i loro rappresentanti – recita l’articolo 1 della Carta etica – riconoscono fra i valori fondanti della professione intellettuale il rifiuto di ogni rapporto con organizzazioni criminali». Si impegnano a realizzare una Commissione permanente con lo scopo: «Di confrontarsi e collaborare con altre realtà territoriali per garantire solidarietà, a chi dovesse risultarne vittima, contro tutte le mafie, nazionali e transnazionali, e contro ogni forma di corruzione».
Inoltre, un impegno a promuovere attività di contrasto alle mafie, come la formazione educativa nelle scuole. L’impegno a fornire “suggerimenti” legislativi agli amministratori locali e ai privati: «Che garantiscano la massima trasparenza negli appalti e nella gestione dei servizi». La promozione della crescita professionale salvaguardando, però, la sicurezza del lavoro e contrastando il lavoro nero. Infine, l’invito rivolto agli ordini professionali per controllare la condotta dei singoli iscritti. Un “vigilanza” che può portare alla sospensione cautelare se non addirittura alla radiazione di un professionista. Una svolta, quella imposta dal Cup di Modena, di assoluta rilevanza. Infatti, l’avvocato, il commercialista o il medico indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, oppure condannato con sentenza passata in giudicato, andrà in contro alle sanzioni dell’Ordine di appartenenza.
Una buona prassi che, se adottata a livello nazionale, darebbe un contributo significativo al contrasto del crimine organizzato. Sulla questione l’ingegner Balugani è fiducioso: «Ho recentemente parlato con la presidenza nazionale del Cup, che ha lodato la nostra iniziativa e di questa ne farà un’iniziativa nazionale. Per il Cup questa dovrà essere una battaglia di tutti perchè si tratta di tutelare la civiltà di un territorio, di tutto il Paese».
Un campanello di allarme per i boss che da sempre hanno utilizzato i professionisti per i propri sporchi affari. Una piccola rivoluzione culturale portata avanti dai “colletti puliti”.
Fonte: Terranews
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