venerdì 7 gennaio 2011

Radio Padania in Puglia. 1,5 milioni di soldi pubblici per insultare i meridionali

Sulla frequenza 105.6 in Puglia c’è qualcosa di insolito: melodie celtiche, annunci federalisti, invettive nordiste, rubriche come “Padania, sveglia!” e “Alpini padani”. Un’interferenza, magari un errore o una presa in giro? No. E’ Radio Padania che è sbarcata al Sud. Per cominciare dalla Puglia, poi si vedrà. Non mancano naturalmente le proteste dei cittadini locali che non si capacitano di come sia stata possibile una cosa del genere ma soprattutto non sopportano di venire insultati 24 ore su 24, in casa loro poi.

Ma come è possibile che una radio locale sbarchi in questo caso al Sud? Non si può fermare? Le regole sono queste. Radio Padania e Radio Maria sono le uniche emittenti riconosciute come “radio a carattere comunitario”, una speciale categoria caratterizzata da “assenza dello scopo di lucro in nome di particolari istanze culturali, etniche, politiche e religiose”. Nel 2001 il governo Berlusconi e la maggioranza di centrodestra (Lega in testa) votano una norma ad hoc per Radio Padania, che le consente di occupare gratuitamente frequenze radio con una semplice certificazione al ministero.

Un bel vantaggio rispetto alle altre emittenti che da anni non possono acquisire alcuna frequenza se non a caro prezzo. Nel 2005 inoltre il governo Berlusconi e la maggioranza di centrodestra (Lega sempre in testa) votano un’altra norma, che garantisce a Radio Padania e Radio Maria un finanziamento annuo (ora arrivato a 1,5 milioni di euro) “per promuoverne il potenziamento”. Una bella somma, considerato che tutte le altre emittenti private (poco meno di un migliaio) devono spartirsi circa 16 milioni di contributi pubblici. Diciamo che alla fine Roma non si è rivelata poi così “ladrona”.

Torniando alla questione Radio Padania in Puglia però, la situazione è tuttaltro che tranquilla. Il ripetitore padano è piazzato ad Alessano, dieci chilometri a nord di Leuca. Il sindaco Gigi Nicolardi viene tempestato di telefonate di concittadini indignati: “Ma come, consenti l’installazione nella nostra città dell’antenna per farci insultare dai leghisti? Fa’ qualcosa, rimuovila!”. “Non ho poteri per bloccarla – risponde imbarazzato – dipende tutto dal ministero”.

Nei bar monta la protesta, si costituisce un comitato cittadino, le emittenti locali minacciano esposti alla magistratura, i deputati preparano interrogazioni parlamentari, il segretario provinciale del Pd, Salvatore Capone, s’infuria: “Com’è possibile che dobbiamo ascoltare 24 ore su 24 insulti ai meridionali?”. Che fare? Nulla, è il radio-federalismo esteso al Sud. L’avanzata del transistor leghista è appena cominciata, forte di finanziamenti, appoggi e venti ministeriali a favore.

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