Il giornalista era stato querelato per alcuni passaggi del suo libro “La sfida” in cui Vespa intervistò proprio Gamberale. Il manager, tra i creatori del gruppo Tim definì “illegittimo” il suo arresto. Il conduttore di Porta a Porta si è difeso sostenendo di aver solamente riportato la “sostanziale verità dei fatti”.
I giudici, però, hanno confermato la condanna a un risarcimento di 24.000 euro per ciascuna delle parti offese affermando il principio che al giornalista non basta riportare fedelmente le parole dell’intervistato, avendo anche il dovere di controllare la veridicità delle circostanze riferite e la continenza delle espressioni riferite, mantenendo comunque sempre una “posizione imparziale”.
L’intervista al centro del processo, sostengono invece i magistrati ”era punteggiata da domande di cui appariva ovvia la risposta, nonché accompagnata da notizie allusive, da sottintesi, da ambiguità tali da ingenerare nel lettore la convinzione della rispondenza al vero dei fatti esposti”, e ignorava invece le circostanze di possibili ricostruzioni alternative “già conoscibili al momento della stesura del libro”.
Fonte: Blitz quotidiano
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