giovedì 23 aprile 2015

”Aiutiamoli a casa loro”, ma solo a parole: meno fondi per la Cooperazione internazionale


Il tormentone è sempre lo stesso e da più parti uguale: “Aiutiamoli a casa loro”. Quando si tratta di commentare eventuali soluzioni agli incessanti flussi migratori verso l’Europa, non è infrequente ascoltare questo slogan, divenuto ormai trasversale in Parlamento. Eppure, a fronte di tanti buoni propositi, a fare la differenza sono sempre i fondi stanziati per le azioni mirate a supportare governi e popolazioni nei Paesi più svantaggiati.

A differenza di quanto spesso viene dichiarato, infatti, i finanziamenti dedicati alla Cooperazione e ai progetti per “aiutarli a casa loro”, sono diminuiti. Una percentuale che non si discosta mai dallo 0 virgola e che al contrario scende. Dall’analisi degli ultimi dati pubblicati dall’Ocse risulta infatti che nel 2014 l’aiuto pubblico allo sviluppo italiano è sceso allo 0.16% del Pil dallo 0,17% del 2013.

Marco Simonelli, esperto della rete internazionale Action for Global Health, nei giorni scorsi ha dichiarato che “gli aiuti del canale bilaterale hanno visto un taglio di oltre 90 milioni di euro, solo parzialmente compensato da un incremento di quasi 30 milioni di euro donati attraverso il multilaterale”. E non fanno meglio neanche governi europei come Francia, Spagna e Portogallo o – oltreoceano – gli USA.

Curioso poi come la Farnesina abbia sostenuto di voler portare la percentuale di fondi per l’aiuto pubblico allo sviluppo allo 0,30% del Pil entro il 2018. In pratica raddoppiando la cifra attuale. Per tacer dei fantomatici tesoretti che questo comparto di attività difficilmente potrà vedersi assegnati.

In termini concreti e di supporto ai Paesi in via di sviluppo, meno fondi alla Cooperazione significano meno finanziamenti per arginare la cosiddetta immigrazione economica, meno incentivi per migliorare le condizioni sanitarie, alimentari e in generale di benessere delle popolazioni, maggiori difficoltà nel mettere in campo strategie condivise di coesistenza tra minoranze religiose e opposizioni politiche. E’ inevitabile, infatti, che peggiori condizioni di vita abbiano come conseguenza maggiori contrasti sociali.

Da noi, però, si continua a ripetere come un carryon lo slogan “aiutiamoli a casa loro”. Stando ai numeri, bisognerebbe cambiarlo in “aiùtati, che Dio ti aiuta”.

Fonte: Diritto di critica

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