La votazione per scegliere i candidati al Parlamento del M5S è finita ieri tra problemi, ritardi, candidati spariti e attivisti candidati a loro insaputa
Tra martedì e mercoledì ci sono stati parecchi problemi durante le primarie del Movimento 5 Stelle per la scelta dei candidati al Parlamento. Numerosi iscritti al partito si sono lamentati della lentezza dei server e dei problemi nell’esprimere le sei preferenze che avevano a disposizione. Diversi candidati, tra cui alcuni parlamentari uscenti, hanno accusato il Movimento di averli esclusi senza motivo, mentre altri si sono trovati candidati a loro insaputa. Le votazioni si sono svolte sulla piattaforma Rousseau, il nuovo sito utilizzato per prendere decisioni interne al partito che già in passato aveva manifestato parecchi problemi. Con un post pubblicato mercoledì sera sul blog di Grillo, il Movimento ha respinto tutti gli attacchi, ha detto che le “parlamentarie” si sono svolte regolarmente e che i risultati saranno comunicati domenica.
I problemi sulla piattaforma Rousseau sono cominciati martedì e in tarda mattinata sono arrivate le proteste sui social. Viviana Guarini, ex consigliera regionale del Movimento in Puglia, sembra sia stata la prima a usare su Twitter l’hashtag #annullatetutto, accusando il Movimento di aver escluso attivisti di lunga data e di aver invece ammesso alla votazione persone che non intendevano partecipare. I giornali riportano i nomi di almeno due attivisti del Movimento 5 Stelle che hanno scritto pubblicamente sui social network di essere stati candidati a loro insaputa. Una di loro ha mostrato sui social network la foto della denuncia che ha fatto ai carabinieri nei confronti del Movimento per l’uso improprio dei suoi dati personali. Anche alcuni esclusi hanno minacciato denunce e i giornali riportano almeno un caso, avvenuto in Calabria, di un ricorso per un’esclusione presentato d’urgenza mercoledì mattina. Fonti interne al Movimento hanno confermato al Post i problemi del sistema.
Mercoledì Marco Canestrari, ex dipendente della Casaleggio Associati e, insieme al giornalista Nicola Biondo autore del libro “Supernova”, dedicato alla vicende interne del Movimento negli ultimi anni, ha pubblicato un audio in cui si sente quello che viene indicato come un senatore del Movimento 5 Stelle chiedere ai suoi sostenitori di non votarlo, poiché il sistema Rousseau sembra avere grosse difficoltà. «Il sistema è andato in tilt, mancano troppi candidati all’appello, addirittura manca anche un candidato senatore uscente. Il sistema non sta funzionando», spiega il senatore. Le parlamentarie, continua il senatore, saranno probabilmente annullate in giornata e infine accusa i gestori del sistema di incapacità e dice di essere stanco del modo approssimativo in cui lavorano. Poi conclude: «Comincio a essere stanco di tutti questi problemi creati dallo staff per incompetenze ormai palesi a tutti». La voce somiglia a quella di un noto senatore siciliano del Movimento.
A quanto sembra, buona parte dei problemi sperimentati dagli utenti sono stati causati dall’elevato numero di visite che ha portato a un sovraccarico del sistema Rousseau che a sua volta ha prodotto rallentamenti e difficoltà nell’esprimere il proprio voto. Non è la prima volta che accade e già in passato, in occasione di quasi tutte le consultazioni interne che si sono svolte su Rousseau, gli utenti hanno lamentato simili difficoltà. La questione delle esclusioni di alcuni candidati sembra invece più complessa.
Il Movimento aveva ricevuto lo scorso dicembre circa diecimila domande di candidature che avrebbero dovuto essere scremate sulla base di una serie di criteri oggettivi (per esempio non aver condanne o precedenti esperienze politiche) e soggettivi (come non aver mai pregiudicato l’immagine del Movimento). Non è chiaro, però, chi si sia occupato di fare le selezioni sulla base di questi criteri; non si conoscono i loro nomi e i loro ruoli e non è chiaro se siano attivisti del Movimento, dipendenti della Casaleggio Associati oppure personale dell’Associazione Rousseau.
Secondo alcuni, però, parte delle esclusioni sarebbe stata dettata dalla difficoltà di gestire l’elevato numero di richieste pervenute in meno di tre settimane. Altri danno la colpa della loro esclusione a faide e ritorsioni da parte dei loro rivali interni al Movimento. L’avvocato Lorenzo Borrè, che difende numerosi politici e militanti espulsi dal Movimento negli anni scorsi, ha detto: «Mi hanno chiamato una trentina [di candidati] tra ieri e oggi». Secondo Borrè ci sarà presto un «ricorso di massa» da parte degli esclusi. Sul blog di Grillo il Movimento ha risposto alle critiche: «Non c’è nessun timore di ricorsi da parte degli esclusi. Le regole che hanno accettato tutti coloro che hanno proposto la candidatura erano molto chiare e molto rigide. Sono state applicate in maniera severa. Alcuni si sono lamentati dell’esclusione dalle liste, è vero. È stato fatto per tutelare al massimo il MoVimento 5 Stelle. Per esempio anche il turpiloquio nei confronti degli avversari politici a mezzo social è stato considerato ostativo ai fini della candidatura».
Fonte: Il Post
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