giovedì 13 ottobre 2016

Bob Dylan ha vinto il Nobel per la Letteratura

"Per avere creato nuove espressioni poetiche nella grande tradizione della canzone americana"

Bob Dylan, 2012 (FRED TANNEAU/AFP/GettyImages)

Bob Dylan ha vinto il premio Nobel per la Letteratura 2016 “per avere creato nuove espressioni poetiche nella grande tradizione della canzone americana”. L’annuncio è stato dato alle 13 di oggi a Stoccolma, dall’Accademia Svedese, l’istituzione che assegna il premio. Del premio alla letteratura per Bob Dylan si parla ormai da anni, nel 2011 gli scommettitori lo davano a 8/1 mentre quest’anno era dato a 50/1, dopo Joyce Carol Oates, Amos Oz, ma prima di Cormac McCarthy e Salman Rushdie.


Bob Dylan è uno dei più grandi autori e cantanti statunitensi, con canzoni che riconoscono praticamente tutti anche senza saperne i titoli, da “Blowin’ in the wind” a “Mr. Tambourine Man”. Nato il 24 maggio 1941 a Duluth, in Minnesota, il suo vero nome è Robert Allen Zimmerman. Oltre al Nobel per la Letteratura ha vinto molti premi, tra cui un Grammy Award alla carriera nel 1991; il Premio Oscar nel 2001 per la canzone “Things Have Changed” dalla colonna sonora del film Wonder Boys; il Premio Pulitzer, sempre alla carriera nel 2008; e altri due riconoscimenti americani, la National Medal of Arts nel 2009 e la Presidential Medal of Freedom nel 2012.

Oltre ai dischi Dylan ha pubblicato alcuni libri sperimentali, come la raccolta di versi, apologhi, giochi di parole e parabole Tarantula, del 1971 e pubblicato in italiano da Feltrinelli, e la raccolta di scritti e disegni Writings and Drawings nel 1973. Feltrinelli ha anche pubblicato il primo volume della sua autobiografia, Chronicles che racconta la sua vita dagli anni Sessanta agli anni Ottanta.

Dylan è nato in una famiglia di origine ebraica e cominciò a suonare in gruppi musicali fin da giovane: da subito gli piacevano il genere folk, in particolare la musica del cantautore Woody Guthrie, e il blues. Lo influenzarono anche gli autori della cosiddetta Beat Generation come Allen Ginsberg e Jack Kerouac. Nel 1961, a vent’anni, Dylan si trasferì a New York, e cominciò a esibirsi nei locali del quartiere Greenwich Village. Il suo primo disco, Bob Dylan, uscì nel 1962: negli anni ne avrebbe poi realizzati 27, l’ultimo dei quali, Fallen Angels, è uscito lo scorso maggio.

A metà degli anni Sessanta, Bob Dylan era già molto famoso ed era associato soprattutto alla musica folk. Aveva partecipato diverse volte al Newport Folk Festival, un festival organizzato ogni anno a Rhode Island, negli Stati Uniti, a partire dal 1959, ed era stato molto folk: nell’abbigliamento, nella scelta delle canzoni, nella semplicità acustica degli strumenti musicali e del loro suono. Per il pubblico di Newport Dylan era un modello, un idolo, quasi un profeta: la sua voce era in quegli anni la “voce di una generazione“. Dylan era diventato molto famoso soprattutto grazie a “Blowin’ in the Wind”, scritta nel 1962.

Nel 1965, sei settimane prima di andare a Newport per la terza volta, Dylan aveva pubblicato un nuovo disco: Bringing It All Back Home (“riportando tutto a casa”). Il lato B di quel disco continuava a essere molto folk e acustico, il lato A iniziava invece ad avere sonorità rock e blues. Sul lato A di quel disco c’era, tra le altre, “Subterranean Homesick Blues”. Dopo quel disco e cinque giorni prima dell’esibizione al Festival di Newport, Dylan aveva pubblicato un nuovo singolo: “Like a Rolling Stone”.

Dylan aveva quindi già mostrato inclinazioni rock, ma non ci si aspettava che proprio a Newport avrebbe scelto di esprimere in modo diretto ed evidente l’inizio della sua personale rivoluzione elettrica. La sera del 25 luglio 1965, Dylan doveva suonare al Festival tra due gruppi folk decisamente tradizionali: i Cousin Emmy e i Sea Island Singers. Quando salì sul palco lo fece con i membri della Paul Butterfield Blues Band: con in mano una chitarra elettrica – una Fender Stratocaster – e addosso una giacca di pelle Dylan iniziò a cantare e suonare una nuova e potente versione di “Maggie’s Farm”. Dylan suonò altre canzoni “elettriche”, tra cui anche “Like a Rolling Stone”. Sembra che avesse preso questa decisione poche ore prima di suonare, ma non a tutti piacque la sua inattesa “svolta elettrica”.

Nei mesi successivi al 1965 Dylan continuò a “suonare elettrico” e a ricevere apprezzamenti e critiche: è molto famoso l’episodio in cui nel 1966 un fan urlò a Dylan la parola “Giuda”, a cui Dylan rispose dicendo alla sua band: «Play it fucking loud!» (“suonatela fottutamente forte”).

Fonte: Il Post

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