È stato liberato Wael Ghonim, il direttore marketing per il Medio Oriente e l'Africa di Google. Questa è la concessione che ha avuto più impatto sugli osservatori internazionali, ma altre hanno riguardato direttamente la vita dei cittadini. Sono stati aumentati del 15 per cento i salari dei dipendenti pubblici e le pensioni e un fondo di 840 milioni di dollari per coprire i danni alle attività commerciali in seguito ad atti di vandalismo e a saccheggi. Il coprifuoco è stato ridotto di un'ora, inizierà alle 20 e terminerà alle 6. E poi la giustizia. Mubarak ha ordinato un'inchiesta sulle violenze dei giorni scorsi e ha espresso solidarietà ai familiari delle vittime. Davanti al giudice è finito l'ex ministro degli interni Habib al Adly che potrebbe essere incriminato per aver disposto il ritiro delle forze dell'ordine durante i disordini, per aver ordinato ai poliziotti di usare pallottole vere e non di gomma e per aver aperto le porte delle carceri.
Tutto questo non è bastato a placare la protesta. Con 297 morti alle spalle, secondo le stime di Human Rights Watch, i manifestanti si apprestano a presidiare piazza Tahrir, il luogo simbolo della protesta, per il quindicesimo giorno di fila. La situazione è apparentemente calma con il primo ministro Ahmed Shafiq che ha assicurato che non vi saranno conseguenza per gli attivisti. Ma in realtà la tensione aleggia nell'aria. I manifestanti non si fidano di queste parole e si chiedono come mai sia ancora in vigore la legge d'emergenza. Si sono intensificati i controlli ai checkpoint: «La sicurezza ci registra ai checkpoint, ci guardano in modo diverso – sostiene Saad Shibahi, autista di Alessandria – È abbastanza per farci stare in allerta». Dalla piazza fanno sapere che la protesta continuerà e nella notte hanno pure inscenato lo "zar" contro Mubarak, un antico ballo arabo che veniva utilizzato per scacciare gli spiriti maligni.
Ma la folla deve affrontare anche un altro problema. Si tratta della successione a Mubarak. Il popolo di Facebook ha nominato il segretario generale della Lega Araba Amr Moussa come candidato. Ma sono altri gli attori emersi da questa rivolta. Su tutti Mohammed ElBaradei, l'ex capo dell'Agenzia internazionale per l'Energia Atomica rientrato nel paese per proporsi come il leader dell'opposizione. È l'uomo che è emerso da queste rivolte, ma le sue possibilità sembrano deboli perché viene visto da molti come un tecnocrate che ha sfruttato l'onda del malcontento per salire al potere. Poi i nasseriani liberali che si sono ritirati dal dialogo con Suleiman, ma il loro seguito non è tale da impensierire i rivali. E ancora i Fratelli Musulmani che hanno tenuto un profilo basso durante le rivolte. Sembrano loro la forza più forte di un'opposizione ancora troppo frammentata.
Gli Stati Uniti temono un possibile ingresso nel governo del partito islamista e il portavoce della Casa Bianca Robert Gibbs precisa: «Noi saremo partner di un Governo che terrà fede ai trattati e agli impegni presi». Un monito ai futuri governanti per fare rispettare gli accordi del 1979 sui rapporti con Israele mai accettati dai Fratelli Musulmani. Invece in Iran il movimento riformista dell'Onda verde ha annunciato che lunedì organizzerà una manifestazione per le strade di Teheran in sostegno alla rivoluzione egiziana. E il ministro degli esteri Ramin Mehmanparast ha aggiunto: «Le proteste popolari sono volte a chiedere giustizia, ad agire contro la tirannia e l'oppressione, a fermare la dipendenza dell'Egitto e a restituire all'Egitto la sua dignità». È in atto da parte dell'Iran un tentativo di sganciare il governo del Cairo dalle ingerenze straniere, soprattutto americane.
Fonte: Nuovasocietà
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