martedì 14 luglio 2015

Raggiunto l’accordo sul nucleare con l’Iran

Si chiude un'era di confronti tra il regime di Teheran e l'Occidente e si riaprono i commerci con il paese persiano. Il negoziato ha visto impegnato i rappresentanti iraniani e quelli del 5+1, ovvero i paesi che siedono nel Consiglio di Sicurezza dell'ONU più l'Unione Europea


Un alto diplomatico occidentale citato dalla Ap ha detto che è stato raggiunto un accordo formale sul nucleare iraniano dopo aver superato gli ostacoli finali: l’accordo include un compromesso tra Washington e Teheran che permetterà agli ispettori Onu di chiedere di visitare anche i siti militari iraniani. Si chiude un’era di confronti tra il regime di Teheran e l’Occidente e si riaprono i commerci con il paese persiano.

Decine di giornalisti hanno atteso per mesi l’esito dei colloqui (Photo credit JOE KLAMAR/AFP/Getty Images)

L’ACCORDO TANTO ATTESO CON L’IRAN - L’accordo è sembrato fatto già domenica sera, ma sono servite altre ore per limare gli ultimi termini, nonostante sul documento conclusivo le delegazioni fossero al lavoro da più di un anno. Il negoziato ha visto impegnato i rappresentanti iraniani e quelli del 5+1, ovvero i paesi che siedono nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU più l’Unione Europea. Obiettivo dell’accordo era la messa in sicurezza del programma nucleare iraniano, che secondo Teheran ha sempre avuto scopi civili, ma che per gli Stati Uniti, e soprattutto Israele, avrebbe potuto portare alla costruzione della bomba nucleare.

CONTROLLI IN CAMBIO DELLA FINE DELLE SANZIONI - L’accordo prevede una serie di controlli che permettano alla comunità internazionale d’escludere l’ipotesi e in cambio la sospensione o la rimozione delle sanzioni economiche contro Teheran, praticate e rispettate soprattutto da Stati Uniti e UE, con grande pregiudizio per l’economia iraniana. L’annuncio del raggiungimento di un accordo ha immediatamente depresso il prezzo del petrolio, perché l’Iran è il quarto paese al mondo per riserve e dispone di un prodotto di buona qualità e poco costoso da estrarre.

ORA TEHERAN TORNA SUI MERCATI - L’accordo apre così nuove prospettive commerciali e in particolare riapre per l’Italia la via verso l’Iran, paese con il quale l’interscambio è sempre stato robusto anche al di là dei commerci petroliferi. A beneficiarne di più saranno comunque gli iraniani, che negli ultimi anni hanno dovuto soffrire una crisi economica pesante e le privazioni derivanti dall’embargo economico. L’accordo è un trionfo per il governo Rouhani, scelto da Obama come partner dopo il tramonto dell’impresentabile Ahmadinejad e del ministro degli esteri iraniano Javad Zarif, che ha condotto i negoziati con fermezza e al tempo stesso con la convinzione che un accordo dovesse essere raggiunto. Stessa convinzione mostrata dal Segretario di Stato americano John Kerry, vera controparte del regime degli ayatollah al tavolo. È stata indubbiamente la volontà dell’amministrazione Obama a permettere la chiusura di un contenzioso alimentato da un’ostilità americana vecchia di decenni, così com’è stato per quello cubano. Decenni nei quali Washington ha fatto di tutto per destabilizzare o piegare le repubblica khomeinista, senza successo. Accordo doveva essere e accordo è stato, solo il tempo dirà se si è trattato di un buon accordo.

OBAMA: “ACCORDO BASATO SULLE SANZIONI, NON SULLA FIDUCIA” Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, accanto al vicepresidente Joe Biden, ha parlato dalla Casa Bianca spiegando i dettagli dell’accordo.


“L’accordo impedirà all’Iran di avere un’arma nucleare. Questo dimostra che la diplomazia statunitense può portare cambiamenti reali e significativi”, ha detto il presidente che, nel ricevere il premio Nobel per la Pace sei anni fa, aveva chiarito come un tale riconoscimento, per lui, non sarebbe stato altro che un incoraggiamento a “occupare un posto di primo piano sullo scenario internazionale”. “Non ho dubbi che tra 10 o 15 anni, la persona al mio posto sarà in una posizione più forte”, ha ripetuto Obama, che ora deve scontare una doppia linea di opposizione: in primo luogo, il Congresso, a guida repubblicana, che ha 30 giorni per esaminare e votare l’accordo; in secondo luogo, alcuni riottosi alleati degli Usa, fra cui in primo luogo Israele.

I REPUBBLICANI: “ACCORDO PERICOLOSO” Il presidente della Camera, il repubblicano John Bohener, ha già bocciato l’accordo.

Invece di mettere fine alla diffusione di armi nucleari in Medio Oriente, questo accordo probabilmente alimenterà una corsa alle armi nucleari nel mondo. L’amministrazione aveva garantito un accordo che affermasse che l’Iran non aveva il diritto di procedere con l’arricchimento dell’uranio e che smantellasse le infrastrutture del suo programma nucleare; senza questi termini nell’accordo, il presidente aveva promesso che avrebbe abbandonato il tavolo delle negoziazioni. Gli americani e i nostri alleati contavano sulla parola data del presidente Obama. Invece, il presidente ha abbandonato i suoi stessi obiettivi.

Il Congresso, ha ripetuto Bohener, “controllerà con estrema attenzione ogni dettaglio dell’intesa”. Il presidente ha già fatto sapere che se il Parlamento si schiererà contro l’intesa, opporrà il veto alla bocciatura, richiedendo al Congresso una maggioranza dei due terzi per confermare la propria contrarietà.

ISRAELE: “UN ERRORE STORICO”, LA RUSSIA: “SARA’ POSITIVO” Non particolarmente entusiasta dell’accordo anche Israele, principale alleato americano nello scenario mediorientale: “Un errore storico”, è stato definito il trattato, ma Obama ha tentato di rassicurare Tel Aviv: “Questo accordo non è costruito sulla fiducia, ma sulle verifiche. Se l’Iran violerà l’accordo, le sanzioni saranno reintrodotte”. Ottimista, invece, il ministro degli esteri russo Sergei Lavrov.

La soluzione trovata svolge un ruolo importante nel rafforzamento in generale del regime di non proliferazione. Avrà sicuramente un’influenza positiva sulla situazione in Medio Oriente, in Nord Africa e nel Golfo Persico. Sono sicuro che rafforzeremo le basi per il proseguimento e, soprattutto, il completamento dei lavori per una conferenza sulla creazione di una zona libera da armi di distruzione di massa in Medio Oriente

Fonte: Giornalettismo

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