venerdì 31 gennaio 2014

Il caso Kercher dopo la sentenza


Amanda Knox durante il processo d’appello a Perugia, nell’ottobre del 2011. (Alessandro Bianchi, Reuters/Contrasto)

La corte d’assise di appello di Firenze ha condannato Amanda Knox e Raffaele Sollecito rispettivamente a 28 anni e sei mesi e a 25 anni per l’omicidio di Meredith Kercher a Perugia.

Ora l’Italia potrebbe presentare una richiesta di estradizione per riportare nel paese Amanda Knox, che attualmente si trova negli Stati Uniti. Il 31 gennaio a Raffaele Sollecito è stato notificato il divieto di espatrio. Sollecito è stato raggiunto dagli agenti della squadra mobile di Firenze e di Udine in un paese tra Udine e Tarvisio, dov’era andato prima che venisse resa nota la sentenza di condanna.

I familiari di Meredith Kercher hanno tenuto una conferenza stampa: “Siamo ancora in cammino verso la verità”.

Il caso Knox. Meredith Kercher, una studentessa britannica di 21 anni, fu ritrovata morta il 1 novembre 2007 nell’appartamento che condivideva a Perugia con altre ragazze.

Per l’omicidio, nel 2008, fu condannato a trent’anni di carcere Rudy Guede, un ragazzo di origine ivoriana. La pena è stata poi ridotta a 16 anni nel 2009.

Accusati dell’omicidio anche la studentessa statunitense Amanda Knox e il suo fidanzato dell’epoca, Raffaele Sollecito. Nel dicembre del 2009 i due furono condannati rispettivamente a 26 e a 25 anni di carcere. Ma nell’ottobre del 2011, in corte d’appello, la sentenza di primo grado fu annullata e i due furono assolti per mancanza di prove sufficienti della loro partecipazione all’omicidio.

La procura generale di Perugia, il 14 febbraio 2012, ha presentato ricorso in cassazione contro la sentenza di assoluzione di Knox e Sollecito. Si tratta dell’ultimo stadio del processo per la giustizia italiana.

Il ruolo dei mezzi d’informazione. Il processo è stato al centro di molte polemiche, soprattutto per l’esposizione mediatica dei protagonisti. I giornali statunitensi hanno accusato i mezzi d’informazione italiani di influenzare i giudici attraverso una rappresentazione negativa di Amanda Knox e la copertura troppo sensazionalista del caso.

Timothy Egan sul New York Times ha criticato duramente il sistema giudiziario italiano: troppo lento e pieno di negligenze. “Il sistema italiano non è giusto. Il destino di una ragazza è nelle mani di sei giurati e due giudici, che si vedono due volte a settimana e che si prendono delle lunghe vacanze prima di decidere il verdetto”.

Fonte: Internazionale

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