mercoledì 29 giugno 2016

Cosa sappiamo finora sull'attacco di Istanbul

Spari sulla folla ed esplosioni: 41 morti e 239 feriti finora. L’attacco all’aeroporto Ataturk di Istanbul è stato condotto da un commando di tre kamikaze. Un riassunto

Una delle prime foto dell'ingresso dell'aeroporto Ataturk di Istanbul dopo l'attacco. Credit: Reuters

41 persone sono rimaste uccise e 239 ferite nell’attacco all’aeroporto internazionale Ataturk di Istanbul, in Turchia, la sera di martedì 28 giugno, intorno alle ore 22:10 locali (21:10 italiane). Ecco cosa sappiamo finora:

Le autorità turche hanno reso noto che un commando di tre terroristi, armati di kalashnikov e di cinture esplosive, ha colpito l’area di ingresso dello scalo, sparando sulla folla per poi farsi esplodere. Altre tre presunti complici sarebbero in fuga. Un altro è stato arrestato, ma ancora si attendono conferme ufficiali.

Gli attentatori volevano raggiungere l’interno dell’aeroporto, ma sono stati coinvolti in uno scontro a fuoco con la polizia vicino ai primi controlli di sicurezza esterni dello scalo di Istanbul, davanti all’entrata dell’area degli arrivi. Secondo alcuni testimoni, dopo gli spari ci sarebbero state almeno tre esplosioni, una delle quali dentro l'edificio.

L’attacco non è ancora stato rivendicato, ma il primo ministro turco Binali Yildirim ha riferito che dietro all’azione terrorista del commando ci sarebbe l’Isis.
L’aeroporto era stato immediatamente chiuso dopo l’attacco, ma ha riaperto la mattina dopo, nonostante i ritardi e la cancellazione di numerosi voli.

Nella notte, numerose ambulanze e veicoli delle forze di sicurezza si sono recati sul posto per prestare soccorso alle persone coinvolte. Sei feriti sono in gravi condizioni.

Il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan ha dichiarato che l’attacco “mostra il volto oscuro del terrore che uccide civili innocenti. Ma non bisogna fare un errore fondamentale: per i terroristi colpire Istanbul o Londra, Ankara o Berlino, Izmir o Chicago, Antalya o Roma non fa alcuna differenza. Se i governi non si uniranno per combattere il terrorismo, succederanno cose molto peggiori di quelle che abbiamo visto oggi”.

Immediate sono arrivate anche le dichiarazioni di solidarietà di altri capi di stato e di governo. Charles Michel, primo ministro belga, ha detto che i pensieri del Belgio, già colpito dal terrorismo a marzo di quest’anno, vanno alle vittime dell’attacco di Istanbul.

Anche il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha dichiarato che “gli alleati della Nato esprimono la loro solidarietà nei confronti della Turchia, uniti nella determinazione per combattere il terrorismo”.

Le esplosioni dell’aeroporto internazionale Ataturk, il più grande della Turchia e il terzo in Europa per numero di passeggeri, sono state il terzo attacco suicida a Istanbul da inizio 2016.

Il 12 gennaio, un’esplosione nel centro di Istanbul rivendicata dall’Isis ha causato la morte di 12 turisti tedeschi. Il 19 marzo, un kamikaze si è fatto saltare in aria in una zona commerciale della città, uccidendo altre quattro persone.

La Turchia è uno degli obiettivi principali dell’Isis, in quanto parte della coalizione internazionale che combatte il califfato in Siria. È anche obiettivo dell’insurrezione curda, dopo la fine di una tregua durata due anni, dal 2013 al 2015.

Fonte: The Post Internazionale

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