giovedì 25 febbraio 2016

Il Senato ha votato la fiducia sul ddl Cirinnà

Hanno votato a favore in 173, i contrari sono stati 71: la legge sulle unioni civili passerà ora all'esame della Camera

La senatrice Monica Cirinnà del PD. (LaPresse)

Il Senato ha approvato la questione di fiducia chiesta dal governo Renzi su un maxi-emendamento presentato al ddl sulle unioni civili che ha come prima firmataria la senatrice del PD Monica Cirinnà. Hanno votato a favore in 173, i contrari sono stati 71. Il maxi-emendamento di fatto riscrive la legge, estendendo alle coppie omosessuali tutti i diritti del matrimonio civile ma eliminando i riferimenti alla stepchild adoption (senza impedire però che i tribunali possano deciderla caso per caso) e l’obbligo di fedeltà. Concluso l’iter al Senato, il disegno di legge passerà poi all’esame della Camera, dove il PD ha una maggioranza molto più ampia: salvo sorprese, quindi, si dovrebbe arrivare in tempi rapidi all’approvazione definitiva.

La legge istituisce per la prima volta in Italia “l’unione civile tra persone dello stesso sesso” come “specifica formazione sociale”, allacciando quest’ultima espressione all’articolo 2 della Costituzione, che impegna la Repubblica a riconoscere e garantire “i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità”. Il testo prosegue estendendo alle coppie che contraggono un’unione civile i diritti e i doveri previsti per le coppie sposate, dalla residenza comune alle pensioni di reversibilità, dal diritto di subentrare al contratto di affitto alla possibilità di decidere la comunione dei beni, dalla decisioni da prendere in materia sanitaria all’accesso a congedi matrimoniali, assegni familiari, graduatorie pubbliche.

Si è arrivati a questa stesura della legge dopo che per mesi il PD aveva tentato di trovare in commissione un accordo con NCD, inutilmente. Il PD aveva deciso allora di portare direttamente la legge in aula e farlo votare – senza relatore e senza parere del governo – insieme al M5S, che aveva garantito il suo voto favorevole (poi ha cambiato parzialmente idea, lasciando libertà di coscienza ai suoi senatori sulla stepchild adoption). Quando però il M5S si è rifiutato di votare un emendamento premissivo per aggirare l’ostruzionismo dell’opposizione – emendamento che poi il presidente Grasso ha giudicato inammissibile – il PD ha deciso di non voler rischiare di sottoporre gli emendamenti al voto segreto senza una maggioranza sicura e cercare nuovamente un accordo con NCD, a costo di stralciare la stepchild adoption.

Fonte: Il Post

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