mercoledì 4 luglio 2012

Spending Review, quasi una nuova manovra

La Spending review non è una nuova manovra, parola di Mario Monti. Il premier, tornato ad essere il “Super Mario” degli inizi, rompe gli indugi e decide che tirare a campare non è più possibile ed è ora di ripartire, ma solo per tagliare gli sprechi e non i servizi. L’iniezione di fiducia ricevuta da Monti nel vertice europeo si concretizza in uno dei provvedimenti più attesi: il taglio della spesa pubblica. La Camera dice si al primo decreto legge istitutivo della spending review, con la creazione di un Comitato interministeriale per la revisione della spesa pubblica e la nomina del Commissario straordinario Enrico Bondi. E il compito, per niente facile, di Bondi è proprio quello di operare anche contro le resistenze degli alti gangli dell’apparato statale, quella burocrazia che ha creato non poche opposizioni ai tentativi di dimagrimento. Il testo, dopo alcune piccole modifiche, ha ottenuto l’ok di Montecitorio con 387 sì, 20 no e 47 astenuti. Il provvedimento torna adesso al Senato ed ha tempo fino al 7 luglio – data in cui scadrà – per essere varato. La Spending review consta di un iter complesso che deve portare ad una serie di misure attese da anni. Tra queste, però, ve ne sono alcune che lasciano presagire nuovi durissimi sacrifici e su cui i sindacati hanno espresso compatti la loro contrarietà.

Sui tagli e le misure del provvedimento il governo ha fatto sapere che ogni anticipazione è destituita di fondamento in quanto il decreto è in fase di scrittura. Ma dalle indiscrezioni trapelate dalla bozza della Spending review, filtrano contenuti che accendono il dibattito.

I tagli nel pubblico impiego. Innanzitutto, il pubblico impiego. Previsto il taglio del 10% dei dipendenti e del 20% dei dirigenti dello Stato. In tre anni, i circa tre milioni e mezzo di lavoratori della pubblica amministrazione verranno ridotti di 100 mila unità. Parte dei lavoratori raggiungeranno la pensione passando per la mobilità all’80% dello stipendio. Altri avranno la possibilità di derogare dalla riforma Fornero sulle pensioni, ottenendo il pensionamento anticipato obbligatorio. Si tratta dei dipendenti e dirigenti del pubblico impiego che abbiano realizzato i requisiti previsti dalle vecchie regole, entro il 31 dicembre 2013. La maggior parte degli esuberi verranno tagliati per mezzo di una riorganizzazione che farà a meno del turn over. La tredicesima non verrà toccata, mentre, a partire dal primo ottobre, i buoni pasto degli statali non potranno superare i 7 euro. Ma, soprattutto, la Spendig review introduce la sospensione dei concorsi pubblici e un graduale freno alle assunzioni, ridotte del 20% nel triennio 2012-2014, del 50% nel 2015, fino al blocco totale del 100% delle assunzioni a partire dal 2016. Sempre per gli statali, sarebbe prevista la riduzione del 10% dei permessi sindacali a partire da gennaio del 2013 e ferie obbligatorie a Ferragosto, Natale e Capodanno. Dato che ci sarebbe anche l’impossibilità di monetizzare ferie, riposi e permessi non goduti. Sempre nel pubblico impiego, i dipendenti delle forze di polizia di età inferiore a 32 anni, salvo casi eccezionali, devono essere utilizzati in servizi operativi, ovvero, su strada. Nell’ambito della riduzione delle spese per il personale (articolo 14). Nel testo, poi, figurerebbe anche una revisione delle circoscrizioni giudiziarie, che porterebbe alla chiusura di oltre 280 uffici giudiziari: tribunali, procure, e sezioni distaccate. 

Tagli all’università e razionalizzazione degli istituti di ricerca. Ridotto di 200 milioni di euro anche il finanziamento ordinario delle università, mentre 200 milioni sono in arrivo per le scuole non statali. Riorganizzati il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), l’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn) e l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv). Soppressi cinque istituti di ricerca, la Stazione zoologica Anton Dohrn, il Museo storico della fisica e il centro di studi e ricerche “Enrico Fermi”.

Taglio netto anche per la sanità. Con una sforbiciata ai fondi erogati al sistema sanitario nazionale di tre miliardi in due anni: un miliardo per il 2012 e due per il 2013. Diminuzione del 5% all’acquisto di beni e servizi da parte della sanità pubblica e chiusura di tutti gli ospedali con meno di 120 posti letto. Si tratterebbe di circa 30mila posti letto in meno negli ospedali pubblici italiani, con un rapporto di 3,7 posti letto ogni mille abitanti, contro gli attuali 4,2. Tagli ed esborsi maggiori per le farmacie. Dalla data di entrata in vigore del decreto l’ulteriore sconto dovuto dalla farmacie convenzionate è rideterminato al valore del 3,65 per cento. Limitatamente al periodo decorrente dalla data di entrata in vigore del presente decreto fino al 31 dicembre 2012, l’importo che le aziende farmaceutiche devono corrispondere alle Regioni (…) è rideterminato al valore del 6,5 per cento. Per l’anno 2012 l’onere a carico del Servizio sanitario nazionale per l’assistenza farmaceutica territoriale (…) è rideterminato nella misura del 13,1 per cento”. Dal 2013, questo stesso tetto è ulteriormente abbassato all’11,5% “al netto degli importi corrisposti dal cittadino per l’acquisto di farmaci ad un prezzo diverso dal prezzo massimo di rimborso stabilito dall’AIFA.

Meno soldi agli enti locali e alla pubblica amministrazione. Inferiori anche le risorse che lo Stato conferirà alle regioni a statuto ordinario, 700 milioni in meno nel 2012 e un miliardo in meno a partire dal 2013. Verranno tagliati anche i costi dei beni e dei servizi nella pubblica amministrazione, che in totale ammontano a 60 miliardi l’anno. Verrà perseguita una gestione più remunerativa – più economica – per il patrimonio statale, evitando sprechi e cercando di ottimizzarne le rendite. Previsto anche l’uso gratuito per lo Stato di beni pubblici degli enti territoriali e viceversa. Alcuni enti statali e locali verranno soppressi. Con il riordino delle Province. Taglio anche al numero dei membri dei Cda delle società pubbliche, che potrà variare tra i 3 e i 5 membri a seconda se la società debba gestire o meno dei servizi. Inoltre, dal 1 gennaio 2013 al 31 dicembre 2014, lo stipendio dei dipendenti delle società pubbliche non potrà superare quello del 2011. Alle società pubbliche verranno tagliate significativamente anche le consulenze.

Blocco dell’Iva e delle tariffe. Sospensione per l’anno 2012 dell’incremento dell’Iva e riduzione dell’incremento dell’Iva a decorrere dall’anno 2013. Previsto anche il blocco delle tariffe fino al 31 dicembre 2013. La misura scatta dalla data di entrata in vigore del decreto. Blocco anche per l’adeguamento ai canoni/Istat e per la riduzione dei compensi pagati ai Caf.

Sforbiciata alle missioni di pace. Ridotto di 8,9 milioni, già a partire da quest’anno, il fondo per le missioni di pace. Ridotto di 10 milioni il fondo per le vittime dell’uranio impoverito corrisposto ai familiari di militari e civili impegnati nelle missioni italiane, ammalati o morti per gli effetti letali dell’uranio impoverito.

Il decreto legge con i tagli per il 2012, dovrebbe essere varato venerdì prossimo, un giorno prima della sua scadenza. Su un punto Monti è stato chiaro, servono 4,2 miliardi di euro per evitare un nuovo aumento dell’iva in autunno, che avrebbe conseguenze devastanti su un’economia in recessione come la nostra. Il problema, però, sembra essere anche un altro. Visto che per risolvere il problema gravoso dei terremotati e degli esodati, i miliardi lieviterebbero, anche se per ora non è possibile sapere di quanto. Gli incontri di oggi con enti locali e parti sociali, intanto, hanno aumentato l’insoddisfazione e i punti interrogativi. Quello che si chiede al governo è una stima precisa delle cifre contenute nel decreto, visto che sono proprio i fondi aggiuntivi per terremotati e esodati a non essere stati ancora quantificati. La spending review sarà un processo in divenire che continuerà anche in futuro. La revisione della spesa sarà divisa in tre fasi.
Il suo cammino, ha spiegato Monti, è già iniziato la scorsa settimana con la prima fase, concernente i tagli a presidenza del Consiglio e Tesoro, il “buon esempio”. La seconda verrà avviata con il decreto legge votato a Montecitorio, mentre una terza fase verrà avviata tra qualche settimana con un altro decreto legge per la riorganizzazione delle amministrazioni periferiche.

Fonte: Diritto di critica

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