mercoledì 2 novembre 2011

Ingroia va al congresso

Se Antonio Ingroia si fosse tenuto per sé i suoi bei pensieri al congresso del Partito dei Comunisti Italiani del segretario Diliberto, forse oggi avremmo più fiducia nella Magistratura. In certi casi, appellarsi all'art. 21 della Costituzione risulta alquanto fuori luogo e fastidioso. “Libertà di parola” e “libertà di manifestazione del pensiero” sono tutti punti fermi molto belli e necessari, scritti nella nostra Carta Fondamentale. In quella Carta però c'è scritto anche che “Ogni processo si svolge nel contradditorio tra le parti, in condizioni di parità, davanti ad un giudice terzo e imparziale” (Art. 111.2 Cost.). La Corte Costituzionale nel 1991 ha ricordato che ai fini di un giusto esercizio dell'obbligo dell'azione penale, il requisito dell'imparzialità è assolutamente necessario. Del resto, l' obbligo” di esercizio di tale azione costituito in capo al PM serve proprio a garantire l'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge penale, "senza consentirgli alcun margine di discrezionalità nell'adempimento di tale doveroso ufficio" (Corte Costituzioanale, sent. 88/1991). A conti fatti quindi: che garanzie di imparzialità offre un magistrato, che seppur nell'esercizio di un diritto costituzionalmente garantito, quale quello di parola, partecipa ad un congresso di partito? Il problema quindi non sta tanto in ciò che Ingroia ha detto (stare dalla parte della Costituzione è senz'altro una cosa giusta e nobile) ma in ciò che Ingroia ha fatto. Perchè la Costituzione prevede che i magistrati in carica non possono “essere iscritti negli albi professionali, né far parte del Parlamento o di un Consiglio regionale” (Art. 104)? E perchè questi non sono neanche eleggibili nelle circoscrizioni sottoposte, in tutto o in parte, alla giurisdizione degli uffici in cui hanno svolto le loro funzioni nei sei mesi antecedenti la data di accettazione della candidatura? Proprio perchè i requisiti dell'imparzialità e dell'indipendenza sono essenziali ai fini di un'efficace e corretto esercizio della funzione giurisdizionale. Ingroia certamente non è iscritto ad alcun partito e non è candidato da nessuna parte ma partecipare a congressi politici non è certamente un bel modo per manifestare la propria imparzialità, specie se professionale. Forse non siamo ai livelli di Mazzella e Napolitano, giudici della Corte Costituzionale che, nel 2009 a Roma, parteciparono alla famosa cena con Berlusconi, a pochi mesi dal giudizio della Corte sul Lodo Alfano, ma, per quanto accaduto, il PM siciliano ha perso sicuramente parte della propria credibilità. Dice bene quindi Giuseppe Cascini, segretario nazionale dell'Anm, in un'intervista ad Affaritaliani.it: "Ho sempre sostenuto che i magistrati particolarmente esposti, a causa delle loro indagini e delle attività che svolgono, dovrebbero avere particolare prudenza nell'esprimere valutazioni di carattere generale sulla politica del Paese. Devono essere prudenti per rispetto del tipo di indagini e attività che svolgono. Bisogna evitare equivoci che possano appannare l'immagine di imparzialità di un magistrato".

Mario Pagano

Fonte: Ilrenudo

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2 commenti:

Francesca ha detto...

Travaglio ha detto che Ingroia ha detto di essere "partigiano della costituzione": così le cose cambiano!

Anonimo ha detto...

E' quanto viene riportato nell'articolo infatti, il problema non sta in ciò che Ingroia ha detto, ma in ciò che Ingroia ha fatto.