martedì 2 agosto 2016

Gli Stati Uniti hanno iniziato a bombardare (di nuovo) la Libia

Il presidente Obama ha autorizzato raid aerei su Sirte contro l'Isis, ma non è una scelta priva di conseguenze e contestazioni

Un soldato delle truppe filogovernative spara un colpo di mortaio su Sirte, roccaforte dell'Isis in Libia. Credit: Goran Tomasevic

Gli Stati Uniti hanno cominciato una campagna di bombardamenti aerei su Sirte, in Libia, contro il sedicente Stato islamico che aveva trovato terreno fertile nel paese nordafricano grazie al vuoto di potere dell’era post-Gheddafi.

La campagna americana è stata lanciata in seguito a una richiesta di aiuto del governo di accordo nazionale guidato dal primo ministro Fayez Serraj e sostenuto dalla comunità internazionale, che è impegnato nell’offensiva per espellere l’Isis dal territorio libico.

I militari americani ritengono che ci siano meno di mille miliziani estremisti ancora asserragliati nella città di Sirte e i raid sono volti a contribuire a rompere la situazione di stallo nell’offensiva contro la roccaforte dell’Isis, che si è arrestata sui fronti meridionali e occidentali.

In molti ritengono che i miliziani, malgrado siano in numero ridotto, opporranno una strenua resistenza e combatteranno strada per strada fino alla morte.

L’aeronautica americana ha condotto solo due raid nella giornata di lunedì ma ha annunciato che i bombardamenti proseguiranno in modo sistematico nelle prossime settimane e non hanno un termine predeterminato. Saranno impegnati sul campo sia droni che aerei da guerra ordinari controllati da piloti e compiranno "missioni di precisione".

Tuttavia, l’amministrazione Obama non ha richiesto l’autorizzazione del Congresso americano per intervenire, proprio come non l’aveva chiesta nel 2011 quando l’obiettivo era spodestare il colonnello Muammar Gheddafi.

Più di recente Obama ha ammesso che l’intervento in Libia, senza un’adeguata pianificazione per i momenti successivi alla caduta del regime è stato il peggior errore della sua amministrazione.

Tuttavia, il governo sostiene che l’azione in Libia fa parte della guerra al terrore ed è quindi consentita sotto l’Autorizzazione sull’uso della forza militare del 14 settembre 2001, passata all'indomani dell'attacco di al-Qaeda sulle Torri Gemelle e il Pentagono.

Il prossimo 8 novembre, gli Stati Uniti eleggeranno il successore di Barack Obama alla Casa Bianca. Nell’ipotesi che la presidenza resti in mano al partito democratico, c’è da rilevare che Hillary Clinton e il vice designato senatore Tim Kaine non condividono lo stesso punto di vista sulla questione.

Infatti, mentre Clinton ha abbracciato la linea del governo Obama sull’autorizzazione implicita alla lotta militare all’Isis, Kaine non è mai stato d’accordo e ha coerentemente e continuativamente invitato il governo a consultare il congresso in merito, potrebbe quindi spingere per una nuova richiesta di autorizzazione al parlamento americano.

Intanto, l’ambasciatore russo in Libia ha commentato l’intervento militare americano dichiarando che i raid aerei condotti contro l’Isis sulla città di Sirte sono illegali.

Fonte: The Post Internazionale

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