Annullando senza formula di rinvio, ha capovolto la sentenza di condanna: sono assolti definitivamente
La Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio le condanne a Amanda Knox e Raffaele Sollecito per l’omicidio di Meredith Kercher, una studentessa britannica morta a Perugia il primo novembre 2007. Knox e Sollecito erano stati condannati in appello dalla Corte d’assise di Firenze il 30 gennaio del 2014 rispettivamente a 28 anni e tre mesi e a 24 anni e nove mesi. La sentenza è arrivata poco prima delle 23, dopo che i giudici erano riuniti in camera di consiglio da diverse ore. Knox e Sollecito hanno sempre detto di essere innocenti e sono ora assolti, in quanto la Cassazione ha deciso di non ordinare il rifacimento del processo d’appello ma di annullarne la sentenza definitivamente. La Corte di Cassazione ha confermato i tre anni di condanna per calunnia ad Amanda Knox – un periodo che ha già scontato durante il periodo di carcerazione preventiva tra il 2007 e 2011.
Quello di Meredith Kercher è uno dei casi di cronaca nera più seguiti dalla stampa internazionale degli ultimi anni, anche per la nazionalità di Amanda Knox, statunitense, e quella della ragazza uccisa, britannica. Raffaele Sollecito e Amanda Knox, a quel tempo fidanzati, erano stati arrestati nel novembre del 2007 quattro giorni dopo che il corpo di Meredith Kercher, studentessa di 22 anni in Italia per Erasmus, era stato trovato nell’appartamento che condivideva con Amanda Knox. Il corpo era in camera da letto, coperto da un piumone. Venne stabilito che la ragazza era stata uccisa con un coltello da cucina sequestrato qualche giorno più tardi a casa di Sollecito. Sul coltello furono trovate tracce del DNA di Kercher e Knox. Oltre a Knox e Sollecito venne arrestato anche Patrick Lumumba Diya che gestiva un pub in cui lavorava Amanda. Dopo 14 giorni, il 20 novembre, Patrick Lumumba venne rimesso in libertà, ma lo stesso giorno fu arrestato Rudy Guede, ivoriano fermato in Germania: gli investigatori avevano individuato l’impronta di una sua mano su un cuscino accanto al cadavere della studentessa.
Il 18 gennaio del 2009 iniziò il processo in primo grado contro Knox e Sollecito che vennero condannati a 25 e 26 anni: le motivazioni della sentenza dicevano che Knox e Sollecito avevano ucciso spinti da un movente «erotico, sessuale, violento». Guede che nel frattempo aveva chiesto e ottenuto il rito abbreviato, venne condannato a 16 anni per aver «concorso pienamente»: la condanna sarà poi confermata dalla Cassazione nel dicembre del 2010. Il 24 novembre del 2010 ebbe inizio il processo di appello per Knox e Sollecito che furono assolti nel 2011 e scarcerati (erano stati in prigione quattro anni), dopo che una perizia indipendente aveva smontato quanto ipotizzato dalla polizia scientifica durante il processo di primo grado, mettendo in discussione tutti gli elementi che collocavano Knox e Sollecito sul posto in cui Kercher fu uccisa. Il 26 marzo del 2013 la Corte di Cassazione annullò quella sentenza, ordinando la ripetizione del processo e il suo trasferimento da Perugia a Firenze per «questioni procedurali». Poi sono arrivate le nuove condanne, i ricorsi dei loro legali e la sentenza di oggi della Cassazione. È abbastanza raro che la Cassazione annulli una condanna in maniera definitiva, senza rimandarla ad una Corte d’appello.
Amanda Knox era già stata condannata a 3 anni di carcere per avere ingiustamente accusato dell’omicidio Patrick Lumumba, estraneo ai fatti, durante le prime fasi delle indagini. La condanna risultava però già scontata, perché compresa nel periodo che Amanda Knox aveva passato sotto custodia cautelare in carcere, dal 2007 al 2011. Dopo l’assoluzione in appello Amanda Knox era tornata negli Stati Uniti. Dopo la notizia dell’assoluzione, la famiglia Knox ha diffuso un comunicato in cui Amanda ha scritto di essere: «Sollevata e grata per la decisione della Corte di cassazione». Raffaele Sollecito ha detto: «Finalmente posso tornare alla normalità». La famiglia Kercher non era presente all’udienza, ma il loro legale Francesco Maresca, ha detto che la sentenza: «È una sconfitta per il sistema giudiziario italiano».
Fonte: Il Post
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