venerdì 1 agosto 2014

Ebola: in Africa l’epidemia continua. Ma l’Italia non è a rischio


Sarà trasportato negli Stati Uniti uno dei due cittadini americani che ha contratto il virus ebola: secondo quanto riportato dalla stampa statunitense, il paziente arriverà entro un paio di giorno all’Emory University Hospital di Atlanta, dove riceverà cure e trattamenti specifici. Le due persone contagiate sono il dottor Kent Brantly e Nancy Writebol, che si trovavano nell’Africa Occidentale per svolgere missioni umanitarie. Brantly, 33 anni, lavorava come direttore del di un centro medico di Monrovia, in Liberia, dove aveva cominciato ad occuparsi dei primi casi di ebola fin dallo scorso ottobre. La Writebol, invece, faceva parte di una missione di un’organizzazione umanitaria cristiana operante in uno dei paesi dell’Africa Occidentale.


(Foto: AP Photo/Pascale Zintzen, MSF, HO – immagine di archivio)

EVACUATI I PEACE CORPS AMERICANI - Il paziente che rientrerà negli Stati Uniti – non è ancora chiaro se Brantly o Writebol – sarà ricoverato in una speciale unità di isolamento dell’ospedale di Atlanta, realizzata in collaborazione con il Centers for Disease Control and Prevention (CDC) americano. Il dottor Thomas Frieden ha spiegato ai giornalisti che le possibilità che l’epidemia di Ebola possa diffondersi tra la popolazione statunitense sono molto remote, perché verranno prese tutte le precauzioni del caso. Nel frattempo, per ordine delle autorità americane 340 volontari dei Peace Corps sono stati evacuati da Sierra Leone, Liberia e Guinea per scongiurare il pericolo di nuovi contagi.

IN AFRICA L’EPIDEMIA NON SI FERMA - Nel frattempo, però, in Africa ebola continua a far paura: secondo i dati diffusi dall’OMS l’epidemia, iniziata lo scorso dicembre non ancora finita, ha già causato 1.323 contagi accertati e 726 vittime. I numeri, tuttavia, potrebbero essere più alti di così, dal momento che il virus si diffonderebbe sopratutto nei piccoli villaggi, dove i casi non sarebbero riportati alle autorità. E l’epidemia accelera il passo: soltanto negli ultimi quattro giorni si sono registrati 57 decessi. Sebbene i paesi più colpiti da ebola siano Sierra Leone, Liberia e Guinea, nelle ultime ore è stato dichiarato ufficialmente il primo caso in Nigeria, segnale che il virus si sta espandendo in tutta l’area dell’Africa Occidentale. Oggi il direttore generale dell’OMS, Margaret Chan, insieme ai presidenti di Sierra Leone, Liberia e Guinea, varerà un piano da 100 milioni di dollari per frenare l’epidemia. Tra le misure di sicurezza che potranno essere introdotte, anche maggiori controlli agli imbarchi degli aeroporti locali.

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ITALIA NON A RISCHIO - Per quanto riguarda il nostro paese, gli esperti hanno più volte sottolineato che non esiste il pericolo concreto che ebola possa diffondersi anche in Italia: interpellato dal Corriere della Sera, Giuseppe Ippolito, epidemiologo e direttore scientifico dell’Istituto nazionale per le malattie infettive «Lazzaro Spallanzani» di Roma, ha spiegato che il paese è già allertato e che la situazione è sotto controllo:

L’Italia non va considerata un Paese a rischio. Abbiamo un vantaggio: non ci sono collegamenti diretti con le città dei Paesi colpiti, eventuali passeggeri infetti dovrebbero arrivare da altri scali europei. Le autorità aeroportuali sanno quali sono e hanno rafforzato la sorveglianza. Chi dovesse sbarcare a Fiumicino con sintomi sospetti verrebbe immediatamente identificato e tenuto sotto controllo sanitario secondo un protocollo che esiste dal 1995. I servizi in aeroporto gestiti dal ministero della Salute sono efficientissimi.

C’è stato anche, nei mesi scorsi, qualcuno preoccupato che gli sbarchi di clandestini sulle coste italiane potessero portare ebola in Italia: preoccupazioni veicolate anche da una serie di false notizie e cattiva informazione. Tuttavia, come già spiegato, è molto difficile che questo accada poiché il virus, che ha un periodo di incubazione molto breve e sopratutto una mortalità molto alta, causerebbe il decesso della persona infetta prima che questa possa riuscire a compiere il lungo viaggio da uno dei paesi interessati dall’epidemia fino alla Sicilia. Senza contare che, come nel caso degli aeroporti, anche in questo caso le autorità isolerebbero immediatamente gli eventuali pazienti infetti.

(Foto copertina: LaPresse / AP / CDC)

Fonte: Giornalettismo

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