lunedì 31 ottobre 2016

Michel Aoun è il nuovo presidente del Libano

Dopo due anni e mezzo di stallo e con l'appoggio di Hezbollah: ha 81 anni, è cristiano maronita ed è un ex generale molto noto

Saad Hariri, a sinistra, e Michel Aoun a Beirut, Libano (AP Photo/Hussein Malla)

Oggi il cristiano maronita Michel Aoun è diventato il nuovo presidente del Libano, il 13esimo nella storia del paese. Aoun è stato eletto dal parlamento grazie anche al sostegno del blocco a cui fa riferimento Saad Hariri, il figlio di Rafik Hariri, il politico ucciso con un’autobomba a Beirut il 14 febbraio 2004. Aoun e Hariri fanno parte di due fazioni politiche diverse: hanno negoziato per settimane e poi si sono accordati sul fatto che il primo sarà presidente e appoggerà la candidatura del secondo a primo ministro. L’elezione di Aoun è molto importante, perché era dal 24 maggio 2014 che in Libano non si riusciva a eleggere un presidente; e poi per una serie di altre ragioni che riguardano le intricate alleanze interne tra i vari gruppi politici e i pesanti condizionamenti esterni di Iran e Arabia Saudita.

Michel Aoun ha 81 anni ed è un conosciuto e importante politico cristiano libanese. In Libano, ancora più che in altri paesi del Medio Oriente, è significativo dire se un politico è cristiano, musulmano sciita o musulmano sunnita, visto che la struttura istituzionale del paese è basata su un attento equilibrio tra i vari gruppi religiosi: il presidente è un cristiano maronita, il presidente del Parlamento è un musulmano sciita mentre il primo ministro è un musulmano sunnita. Nonostante Aoun sia cristiano, da diverso tempo è sostenuto da Hezbollah, il principale partito politico sciita del Libano. Hezbollah è un gruppo piuttosto noto anche in Occidente: negli ultimi anni ha combattuto in Siria a fianco dell’esercito del presidente siriano Bashar al Assad, prima se ne parlava soprattutto per le sue azioni contro Israele. È considerato un gruppo terroristico dall’Occidente, ma in Libano è molto forte e ha grande influenza sulla vita politica nazionale.

Oltre all’appoggio di Hezbollah, Aoun può contare anche sulla notorietà che gli deriva dalla sua precedente carriera militare. Negli anni Ottanta, durante la guerra civile libanese, fu comandante dell’esercito libanese: era chiamato “il generale” e lui si descriveva come un nuovo Napoleone, o il Charles de Gaulle dei libanesi. In quegli anni Aoun combatté contro i soldati siriani, nel tentativo di ridurre l’influenza della Siria in Libano; ma quando i siriani entrarono a Beirut il 14 marzo 1989, Aoun fu costretto ad andare in esilio in Francia, da dove continuò a fare attività di lobbying contro la presenza siriana in Libano. Tornò solo nel 2005, dopo che c’era stata la cosiddetta “Rivoluzione dei Cedri” che aveva costretto le forze siriane a ritirarsi dal paese. Da allora Aoun ha stabilito una solida alleanza con Hezbollah, che a sua volta è appoggiato dalla Siria e dall’Iran. L’avvicinamento di Aoun alla Siria, avvenuto negli ultimi dieci anni, è stato criticato molto e in diversi hanno detto che quella di Aoun fosse una manovra politica per assicurarsi la presidenza. Il risultato è stato un netto indebolimento della fazione dei cristiani maroniti, una volta dominante, e proteste interne molto intense. L’elezione di Aoun, ha scritto Reuters, è stata una vittoria dell’asse Hezbollah, Teheran e Damasco.

Una delle cose più sorprendenti della presidenza di Aoun è l’accordo che lo stesso Aoun è riuscito a concludere con Hariri. I due sono considerati da tempo rivali politici, soprattutto da quando Aoun si è avvicinato alla Siria e a Hezbollah, accusati dallo stesso Hariri di avere ucciso suo padre Rafik. E c’è da considerare anche che Hariri è appoggiato dall’Arabia Saudita, arcinemica dell’Iran. L’impressione, hanno scritto alcuni analisti, è che l’accordo con Aoun sia stato visto da Hariri come ultima spiaggia, diciamo così, per assicurarsi una sopravvivenza politica che altrimenti sarebbe stata molto complicata (Hariri ha anche diversi guai economici per conto suo, tra le altre cose). Il sistema libanese attribuisce infatti al primo ministro ampi poteri, più di quanti non ne attribuisca al presidente. Allo stesso tempo sembra che i sauditi abbiano deciso di allentare la competizione con gli iraniani per il controllo della politica libanese, concentrandosi di più sulla regione del Golfo Persico (il Libano si trova nella regione del Levante, molto più a ovest del Golfo).

Fonte: Il Post

Le ultime sul terremoto nel Centro Italia

Dopo la forte scossa di domenica, gli sfollati sono 40mila: e molti chiedono di poter dormire nelle tende e non essere trasferiti sulla costa

(ALBERTO PIZZOLI/AFP/Getty Images)

Domenica mattina alle 7:40 c’è stato un terremoto di magnitudo 6.5 nel Centro Italia, con epicentro a pochi chilometri da Norcia, in provincia di Perugia (Umbria), e ipocentro a 10 chilometri di profondità. È stato il terremoto più forte in Italia dal 1980. Ha interessato le province di Macerata e Ascoli Piceno (Marche), quella di Perugia (Umbria) e quella di Rieti (Lazio). Non ci sono stati morti, ma circa venti persone sono rimaste ferite: nessuna è in pericolo di vita. Ci sono stati molti crolli, che hanno interessato in parte edifici già danneggiati nel terremoto di mercoledì scorso o in quello dello scorso agosto: tra le città più colpite, oltre a Norcia, ci sono Castelluccio, Castelsantangelo sul Nera, Preci, Arquata del Tronto, Ussita, Visso, Amatrice e Tolentino.

Non si sa ancora esattamente il numero delle persone che hanno dovuto lasciare le loro case e hanno trascorso questa notte in auto o nelle strutture di accoglienza allestite dalla Protezione civile. Durante la notte ci sono state diverse altre scosse: la più forte intorno alle quattro del mattino con una magnitudo di 4.2. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha annunciato che oggi si riunirà il Consiglio dei ministri, che ascolterà i quattro presidenti delle regioni coinvolte (Umbria, Marche, Abruzzo e Lazio), insieme al commissario straordinario per la ricostruzione Vasco Errani e al capo della Protezione civile Fabrizio Curcio.

Fonte: Il Post

domenica 30 ottobre 2016

Il terremoto di stamattina nell’Italia Centrale

Alle 7:40 c'è stata una scossa di magnitudo 6.5 vicino a Norcia, in Umbria: ci sono stati molti crolli, e ci sono una ventina di feriti

La basilica di Norcia stamattina. (ANSA/FACEBOOK/THE MONKS OF NORCIA)

Un terremoto di magnitudo 6.5 – il più forte in Italia negli ultimi 36 anni – ha interessato tutta l’Italia Centrale alle 7:40 di domenica mattina, ed è stato sentito anche in molte zone del Nord. Il terremoto ha avuto l’epicentro vicino a Norcia, in provincia di Perugia, a pochi chilometri da quello del terremoto che ha colpito la stessa zona mercoledì scorso. L’ipocentro del terremoto di questa mattina è stato registrato a una profondità a 10 chilometri. Le notizie sono in aggiornamento: ci sono stati crolli in diverse città – il più notevole è stato quello della basilica di Norcia –, e il capo della protezione civile Fabrizio Curcio ha confermato che per ora non ci sono notizie di morti ma di una ventina di feriti, sembra però non in condizioni gravi. I comuni più colpiti dal terremoto di domenica, secondo le prime notizie, sono gli stessi che erano stati danneggiati da quello di mercoledì scorso, il 26 ottobre: Norcia, Castelsantangelo sul Nera, Visso, Preci, Ussita, Arquata del Tronto, Amatrice.

L’epicentro del terremoto del 26 ottobre era stato infatti a pochi chilometri da quello di oggi: allora la scossa più forte era stata però di magnitudo 5.9. C’erano stati molti crolli, qualche ferito lieve e migliaia di persone sfollate. Da allora molte persone dormono fuori dalle proprie case, in alcune città colpite più gravemente dai crolli: è soprattutto per questo che, secondo il bilancio attuale, il terremoto di questa mattina non ha provocato morti.

Fonte: Il Post

sabato 29 ottobre 2016

È crollato un cavalcavia sulla Milano-Lecco

Ad Annone Brianza, in provincia di Lecco: un tir è caduto schiacciando alcune auto, ci sono un morto e quattro feriti

(ANSA / Lecconotizie.com)

Nel pomeriggio di venerdì 28 ottobre, una persona è morta e quattro sono rimaste ferite quando è crollato un cavalcavia sulla strada statale Milano-Lecco, all’altezza di Annone Brianza, in provincia di Lecco. Un tir che stava attraversando il cavalcavia – su cui passa la strada provinciale 49 – è caduto sulla strada statale sottostante schiacciando alcune auto. La causa del crollo del cavalcavia non è ancora stata chiarita. Il traffico sulla strada è stato chiuso nel tratto interessato in entrambi i sensi di marcia. Tra i feriti il più grave è l’autista del camion, un cittadino bulgaro. L’uomo era alla guida di un “trasporto eccezionale”, un camion carico di bobine d’acciaio del peso di 70 tonnellate.


ANAS, il gestore della rete stradale e autostradale italiana, ha fatto sapere che già alle 14 di oggi l’addetto alla sicurezza del tratto in questione della Milano-Lecco si è accorto che dal cavalcavia erano crollati alcuni pezzi. A quel punto l’addetto ha contattato la Provincia di Lecco, che a sua volta ha girato la questione ad ANAS. Scrive il Corriere della Sera che il cavalcavia è crollato proprio mentre sul posto stava arrivando un responsabile ANAS. Il cavalcavia era stato costruito fra gli anni Sessanta e Settanta.

Fonte: Il Post

Alla fine Bob Dylan ha rotto il silenzio sul premio Nobel

"La notizia del premio Nobel per la letteratura mi ha lasciato senza parole". Bob Dylan ha commentato così il conferimento del prestigioso riconoscimento

Bob Dylan durante un concerto. Credit: Reuters

"La notizia del premio Nobel per la letteratura mi ha lasciato senza parole". Ha commentato così Bob Dylan, dopo 3 settimane di silenzio, il conferimento del prestigioso riconoscimento assegnato dall'Accademia di Svezia.

Il cantautore statunitense ha accettato il premio, ha comunicato la Fondazione Nobel, che dopo l'assegnazione non era riuscita a mettersi in contatto con lui.

La Fondazione ha riferito che non era ancora stato deciso se il cantante avrebbe partecipato alla cerimonia di premiazione che si terrà nel mese di dicembre a Stoccolma.

Tuttavia Bob Dylan, come riferito dal giornale britannico Daily Telegraph, ha detto di aver intenzione di ritirare il premio di persona "se sarà possibile".

Il premio era stato assegnato lo scorso 13 ottobre "per aver creato nuove espressioni poetiche all'interno della grande tradizione della canzone americana".

La scorsa settimana, un membro dell'Accademia svedese che assegna il premio Nobel, aveva descritto il suo silenzio come "maleducato e arrogante".

Ma poche ore fa la Fondazione Nobel ha riferito che Dylan ha chiamato Sara Danius, segretario permanente dell'Accademia svedese, dicendole: "La notizia del premio Nobel mi ha lasciato senza parole. Apprezzo l'onore così tanto".

Fonte: The Post Internazionale

L'Fbi ha riaperto le indagini sulle email private di Hillary Clinton

I messaggi sono stati scoperti nell'ambito di un'indagine nei confronti di Anthony Weiner, ex marito di una stretta collaboratrice di Clinton, Huma Abedin ed ex deputato

Hillary Clinton. Credit: Reuters

Hillary Clinton ha chiesto all'FBI di spiegare quanto prima il motivo per cui sta conducendo una nuova indagine nel suo uso di e-mail private. "I cittadini americani meritano di ottenere immediatamente una conoscenza piena e completa dei fatti", ha detto.

L'Fbi infatti ha detto di aver scoperto nuove email legate al suo uso di un server privato quando Clinton era segretario di Stato.

Il rivale repubblicano Donald Trump ha detto che questa storia, annunciata 11 giorni prima delle elezioni, è stata il "più grande scandalo politico dopo il Watergate".

Gli ultimi messaggi di posta elettronica sono stati scoperti nell'ambito di un'indagine separata nei confronti di Anthony Weiner, ex marito di una stretta collaboratrice di Clinton, Huma Abedin ed ex deputato.

L'indagine sta cercando di stabilire se l'uomo abbia o meno inviato e-mail dal contenuto sessualmente esplicito a una ragazzina di 15 anni della North Carolina.

La scoperta di nuovi messaggi di posta elettronica è stata rivelata dal direttore dell'Fbi, James Comey, in una lettera al Congresso del 28 ottobre.

Comey ha riferito che l'Fbi avrebbe indagato per accertarsi se i messaggi di Clinton inviati da un indirizzo privato all'ex deputato contenessero o meno informazioni classificate.

La candidata democratica si è detta "fiduciosa" del fatto che la nuova inchiesta non cambierà il verdetto del mese di luglio, quando l'Fbi decise che Clinton non sarebbe stata perseguita per il suo utilizzo di un server di posta elettronica privata.

"L'Fbi non avrebbe mai riaperto questo caso in questo momento a meno che non si trattasse di un reato tra i più eclatanti", ha detto Trump durante un comizio.

"La più grande preoccupazione di Hillary Clinton non sarà la possibilità molto remota di future accuse penali, ma la possibilità molto più probabile che un po' troppi elettori in stati chiave potranno avere ripensamenti su di lei", dice la Cnn.

Nel mese di luglio, Comey aveva detto che il comportamento di Clinton durante il suo mandato di segretario di Stato, gestendo informazioni sensibili usando server privati, era stato "estremamente negligente", ma l'aveva scagionata da ogni accusa penale.

Fonte: The Post Internazionale

venerdì 28 ottobre 2016

Migliaia di sfollati per il terremoto

Nelle Marche si sta organizzando la sistemazione degli abitanti rimasti senza casa, mentre continuano le scosse con centinaia di eventi di lieve intensità

Camerino, vicino a Macerata, 27 ottobre 2016 (ANSA/ CRISTIANO CHIODI)

Nella notte tra giovedì 27 e venerdì 28 ottobre l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ha registrato circa 100 scosse di terremoto tra Umbria e Marche, nella maggior parte dei casi di lieve intensità e con magnitudo inferiore a 3, fatta eccezione per alcuni eventi come quello delle 4:13 del mattino di magnitudo 3.5, avvertito più distintamente dalla popolazione nei pressi di Fiordimonte, in provincia di Macerata. Migliaia di persone hanno trascorso la loro seconda notte fuori casa, nel timore che si potessero verificare nuove scosse intense come quelle del 26 ottobre che hanno raggiunto magnitudo 5.9 e causato crolli e diversi danni soprattutto nel maceratese. Alcuni sono stati ospitati nei centri di accoglienza allestiti dalla Protezione Civile e dalle autorità locali, altri da amici o ancora in automobile a poca distanza dalla loro abitazione.

Ieri il governo ha stanziato 40 milioni di euro per affrontare le prime emergenze, e il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha visitato le aree maggiormente interessate dal terremoto. Ha detto che gli eventi degli ultimi giorni “ci stanno mettendo a dura prova, ma l’Italia c’è, non lascia soli i cittadini, siamo più forti e ce la faremo”.

A Visso, uno dei paesi in provincia di Macerata più vicini all’epicentro del terremoto del 26 ottobre, la maggior parte delle abitazioni è stata dichiarata inagibile. I controlli dei tecnici della Protezione Civile sono ancora in corso, e stanno interessando tutti i comuni dove si sono verificati crolli o lesioni agli edifici oltre a Visso, come Ussita, Castelnsantangelo sul Nera e Camerino. Le scosse di mercoledì sono state avvertite in un’ampia area di territorio tra Umbria, Lazio, Toscana, Abruzzo e Marche, ma è in quest’ultima regione che sono stati rilevati i danni più consistenti. Nei paesi già interessati dal terremoto del 24 agosto scorso, come Amatrice e Accumoli, ci sono stati nuovi crolli, in edifici che comunque erano stati già dichiarati inagibili e isolati per la loro pericolosità.

Nelle Marche le persone sfollate sono circa 4mila, secondo le stime più recenti della Protezione Civile, che per ora esclude di allestire campi con tende considerate le condizioni meteo e le temperature notturne molto basse. È previsto l’arrivo di circa 2mila brande, da sistemare nei centri di accoglienza allestiti vicino ai paesi più interessati dal terremoto, mentre si sta valutando la possibilità di trasferire parte degli sfollati verso la costa adriatica, con sistemazioni provvisorie in albergo.

Il terremoto del 26 ottobre ha causato molti danni, ma fortunatamente nessun morto o solo pochi feriti. Solo un uomo di 73 anni a Tolentino è morto d’infarto, forse per lo spavento dovuto alle prime forti scosse di terremoto. I feriti sono una decina e non ci sono notizie di condizioni gravi o allarmanti. All’arrivo della seconda intensa scossa di mercoledì, molti avevano già lasciato le loro abitazioni e questo ha contribuito alla loro sicurezza. Diversi edifici nella zona del maceratese erano stati inoltre ricostruiti o ristrutturati con adeguamenti antisismici dopo il terremoto del 1997.

Gli edifici storici hanno subito in alcuni casi gravi danni e sono parzialmente crollati. A Castelsantangelo sul Nera sono rimasti lesionati un campanile e una torre, mentre a Visso è crollata parte della facciata del Palazzo dei Governatori, risalente al 1100, e che ospita una sala cinema. Altri danni sono stati rilevati nel Palazzo dei Priori di fine Quattrocento e oggi sede del comune, mentre è crollata parte della chiesa di Sant’Antonio del XIV secolo. A Camerino è crollato un campanile e molte chiese sono rimaste lesionate. Il carcere della città è stato evacuato e le 42 persone detenute sono state trasferite a Rebibbia. Altri crolli sono stati rilevati a Norcia nella Basilica di San Benedetto.

Fonte: Il Post

L'Isis usa i civili iracheni come scudi umani nella battaglia di Mosul

Decine di migliaia di civili stanno venendo utilizzati come scudi umani dall'Isis per difendersi dall'avanzata dell'esercito iracheno a Mosul

Alcuni civili tornano ai propri villaggi nei pressi di Mosul tolti al controllo dell'Isis. Credit: Reuters

I miliziani dell'Isis stanno tenendo in ostaggio decine di migliaia di uomini, donne e bambini nella città di Mosul, nel nord dell'Iraq, da diversi giorni sotto assedio da parte dell'esercito iracheno e dei soldati curdi.

Mercoledì 26 ottobre il sedicente Stato islamico avrebbe anche ucciso 232 persone, tra cui decine di civili, secondo quanto dichiarato dalle Nazioni Unite.

Mentre gli eserciti iracheno e curdo avanzano verso la città, l'Isis ha trasferito numerosi civili nelle aree strategiche in modo da usarli come scudi umani.

Chi si è rifiutato di recarsi in quelle aree sarebbe stato ucciso sul colpo dai miliziani, secondo quanto riferito dalla portavoce delle Nazioni Unite per i diritti umani Ravina Shamdasani.

Nel frattempo, le milizie sciite di Mobilitazione popolare hanno lanciato un'offensiva contro la città di Tal Afar, alcune decine di chilometri a ovest di Mosul.

Fino al 2014 in città era presente una grande comunità di etnia turkmena di religione sciita, che ha lasciato la città in seguito all'invasione da parte dell'Isis.

La città si trova poco distante anche dal confine turco, e ad Ankara si teme che un'offensiva da parte di milizie sciite in una regione a maggioranza sunnita possa favorire la violenze settarie e causare una nuova ondata di rifugiati verso la Turchia.

Mosul è la seconda città più popolosa dell'Iraq, e nel giugno 2014 è caduta sotto il controllo dell'Isis.

Nell'ottobre 2016 le forze di sicurezza irachene e i miliziani curdi, con il sostegno degli attacchi aerei della coalizione a guida statunitense, hanno dato inizio a un'offensiva su vasta scala per riprendere il possesso della città.

--- LEGGI ANCHE: L'Onu ritiene che l'Isis abbia commesso atrocità nelle zone vicino Mosul

Fonte: The Post Internazionale

giovedì 27 ottobre 2016

Lo sgombero di Calais è finito

Non ci sono più migranti nel grande campo a nord della Francia, ha detto il prefetto locale, ma tanti sono semplicemente fermi in strutture vicine

(AP Photo/Thibault Camus)

Mercoledì 26 ottobre intorno a mezzogiorno la prefetta del dipartimento del Passo di Calais, Fabienne Buccio, aveva detto che le operazioni di sgombero del campo per migranti di Calais, conosciuto come “la giungla”, sarebbero finite entro la sera. In serata Buccio ha confermato che «oggi è davvero la fine della giungla», e che «la nostra missione è finita», spiegando che «non ci sono più persone nel campo». L’evacuazione del campo di Calais ha riguardato ufficialmente 5.596 persone. Prima dell’inizio delle operazioni il ministero degli Interni aveva parlato però di 6.486 uomini, donne e minori presenti nella “giungla”: questo significa che molto probabilmente centinaia di persone non sono state coinvolte nei trasferimenti organizzati dal governo.

Secondo molti giornalisti e altri testimoni presenti sul campo, l’annuncio della prefettura sulla fine della “giungla” è stato un po’ troppo ottimista. La sindaca di Calais, Natacha Bouchart, l’ha per esempio definito «precipitoso»: «Non si può annunciare la fine dello sgombero e dire che l’operazione è terminata quando ci sono ancora 1.500 minori e 450 donne e bambini nelle strutture officiali adiacenti al campo». I posti previsti per i minori sono al completo, quindi alcune associazioni attive a Calais erano preoccupate che alcuni bambini avrebbero dormito fuori. Intervistata da Le Monde la prefetta Fabienne Buccio aveva detto che una “decina” di altri piccoli centri di accoglienza per minori sarebbero stati aperti nei prossimi giorni, due nella giornata di ieri.

Lo sgombero del campo di Calais era cominciato lunedì: il campo ospitava dai 6.400 agli 8.000 migranti, soprattutto provenienti dall’Afghanistan, dal Sudan e dall’Eritrea. Vivevano in baracche e in mezzo al fango, la maggior parte in attesa di un modo per entrare nel Regno Unito, e il campo era diventato famoso in tutta Europa, dove era considerato un simbolo della crisi dei migranti. Il campo di Calais, che non è organizzato o appoggiato dal governo francese, esiste in varie forme dalla fine degli anni Novanta.

Martedì sera i migranti che avevano lasciato il campo di Calais erano circa 3.200: sono stati fatti salire su decine di autobus diretti in varie zone della Francia. 772 minori non accompagnati sono invece stati accolti in una costruzione temporanea allestita a poca distanza dal campo. Il ministro degli Interni francese Bernard Cazeneuve aveva detto che i minori che hanno genitori o parenti in Regno Unito potranno ricongiungersi alle loro famiglie, grazie a un accordo con le autorità britanniche. Inizialmente, a causa di qualche rallentamento iniziale, si prevedeva che lo sgombero sarebbe finito giovedì. Nella mattinata di mercoledì le operazioni di sgombero si sono svolte pacificamente, con delle persone che sono passate tra le baracche ancora abitate per convincere gli ultimi migranti a lasciare il campo. Intorno a metà giornata, però, sono stati appiccati degli incendi, tra cui uno a un furgone di un gruppo di volontari: la prefettura ha detto che quattro migranti afghani sono stati arrestati.

Anche nella notte c’erano stati degli incendi dolosi, che avevano provocato l’esplosione di alcune bombole del gas e avevano costretto diversi migranti a scappare dalle loro baracche. Nonostante i giornalisti sul posto scrivano che gli incendi sono stati appiccati per protesta, Buccio ha sostenuto che bruciare le proprie abitazioni prima di lasciarle fosse una tradizione per alcuni migranti, che hanno appiccato gli incendi nonostante gli avvertimenti della polizia. Già durante un primo parziale sgombero del campo, che era avvenuto a marzo, c’erano stati incidenti di questo tipo. Man mano che le baracche dove vivevano i migranti sono state liberate, gli operai hanno cominciato con lo smantellamento delle costruzioni e la raccolta dei rifiuti. Da domani arriveranno nel campo più mezzi, e le operazioni per la demolizione delle strutture del campo saranno accelerate.

La decisione di sgomberare Calais a pochi mesi dalle elezioni è stata giudicata da molti osservatori come strumentale dal punto di vista politico, anche perché è probabile che finché non cambierà qualcosa nelle leggi sull’immigrazione centinaia di persone continueranno ad affollare quel posto e il suo porto, o a rimanere semplicemente nelle vicinanze. Simon Jones, giornalista di BBC che si trova a Calais, ha scritto che si pensa che molti migranti abbiano abbandonato il campo per trovare sistemazioni di emergenza nei dintorni, o per spostarsi autonomamente in altre città.

Fonte: Il Post

È morto Luciano Rispoli, noto conduttore radio e tv: aveva 84 anni

(CLAUDIO ONORATI/ANSA/on)

È stato uno dei più famosi conduttori delle trasmissioni del pomeriggio, prima in RAI e poi su TMC, con “Tappeto volante”. Rispoli era nato a Reggio Calabria nel 1932 ed entrò in RAI a 22 anni grazie a un concorso per radiofonisti. Ha condotto o partecipato a programmi tv o radio praticamente per più di 50 anni: ancora nel 2009 era fra gli opinionisti di L’Italia sul 2, un programma di Rai2.

Fonte: Il Post

Il terremoto nelle Marche

Decine di persone hanno trascorso la notte fuori dalle loro case, dopo le tre scosse di ieri sera di magnitudo 5.4, 5.9 e 4.5: le ultime notizie

La chiesa di San Sebastiano a Castelsantangelo sul Nera, in provincia di Macerata, 26 ottobre 2016 (AP Photo/Sandro Perozzi)

Decine di persone hanno trascorso la notte fuori casa nella Valnerina, la zona delle Marche dove nella serata di mercoledì 26 ottobre ci sono state diverse scosse di terremoto, che hanno causato crolli in diversi paesi e che sono state avvertite anche nelle regioni vicine, tra Umbria, Lazio, Toscana e Abruzzo. La più intensa, di magnitudo 5.9, si è verificata alle 21:18 ed era stata preceduta alle 19:10 da un’altra scossa di magnitudo 5.4; ad alcune ore di distanza, intorno alle 23:42, c’è poi stata una nuova scossa di magnitudo 4.6.

La notte è proseguita con diverse altre scosse di entità minore rilevate dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e un terremoto di magnitudo 4.4, con epicentro nel maceratese, intorno alle 5:50 del mattino. Le aree più interessate sono state quelle dei paesi di Ussita, Visso e Castelsantangelo sul Nera, dove sono stati segnalati numerosi crolli. Altri danni sono stati rilevati nei paesi già interessati dal terremoto del 24 agosto scorso, e già sgomberati da tempo per la presenza di numerosi edifici pericolanti.

Dopo la prima scossa delle 19:10, molte persone sono uscite in strada e non sono più rientrate nelle loro abitazioni, cosa che ha probabilmente contribuito a ridurre il numero di incidenti. Stando alle informazioni raccolte finora dalla Protezione Civile, non ci sono stati morti causati direttamente dal terremoto, e il numero dei feriti è contenuto. In una conferenza stampa tenuta poco dopo la mezzanotte di giovedì 28 ottobre, il capo della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, ha detto che “non ci sono feriti gravi”, aggiungendo che “ci sono una, due, tre persone che sono state soccorse dal corpo nazionale o dal 118 e ci sono una serie di persone che si sono recate spontaneamente, l’ordine di grandezza è di qualche decina, ma al momento non registriamo situazioni gravi”.

A Visso, paese in provincia di Macerata, le scosse hanno comunque causato seri danni a diversi edifici. Il sindaco della città, Giuliano Pazzaglini, ha detto che buona parte del centro storico è inagibile e che ci sono “danni pesanti”: “Molti edifici hanno perso la facciata. È crollata una chiesa a Borgo Sant’Antonio e danni importanti ci sono stati nella frazione di Borgo San Giovanni”. A Camerino, sempre in provincia di Macerata, ci sono stati numerosi crolli e si è resa necessaria l’evacuazione del carcere, con il trasporto delle persone detenute verso Rebibbia. Un crollo ha causato il ferimento di un bambino le cui condizioni sarebbero gravi. Nel vicino comune di Tolentino un uomo di 73 anni è morto d’infarto, forse per l’agitazione seguita alle scosse del terremoto. In uno stabilimento industriale un operaio è rimasto ferito a causa del crollo di un controsoffitto, ma le sue condizioni sono in miglioramento.


Secondo le prime stime e valutazioni dei tecnici, il terremoto di ieri ha interessato una zona vicina a quella dell’Ascolano, dove si erano registrati molti danni dopo il sisma del 24 agosto, e ha causato nuovi danni più seri nel maceratese. A Ussita il sindaco, Giuliano Rinaldi, ha detto che i crolli sono stati causati soprattutto dalla scossa delle 21:18: sono rimaste danneggiate numerose abitazioni e la facciata di una chiesa. Per diverse ore è rimasta isolata la frazione di Casali, anche a causa delle piogge intense cadute nella serata di ieri nelle zone del terremoto. Circa 200 persone hanno trascorso la notte in automobile o in altre strutture della zona, dicendo di non volere rientrare in casa per il timore di nuove scosse.

Il terremoto ha inoltre causato l’interruzione delle linee elettriche e telefoniche nelle aree vicine all’epicentro, con ulteriori disagi e complicazioni per la gestione dei soccorsi e dei sopralluoghi a Ussita, Visso e Castelsantangelo sul Nera. A Fabriano, in provincia di Ancona, otto persone sono rimaste lievemente ferite a causa di alcuni crolli e sono segnalate diverse abitazioni rese inagibili dal terremoto.


Ad Amatrice, città semidistrutta dal terremoto del 24 agosto scorso, sono stati segnalati nuovi crolli per lo più in edifici già danneggiati dalle scosse dell’estate, nella zona rossa dove è vietato entrare. Il terremoto è stato avvertito anche ad Accumoli, dove a causa delle forti piogge sono saltati i collegamenti telefonici ed è mancata la corrente elettrica. Nella zona è stato riallestito un centro di accoglienza per le decine di persone che hanno preferito passare la notte fuori casa. Lo stesso è avvenuto a Norcia, in provincia di Perugia, dove circa 200 persone hanno trascorso la notte nei centri di accoglienza allestiti nella zona. La città ha subito alcuni danni, soprattutto a edifici storici come la seicentesca Chiesa di Santa Maria delle Grazie.

Nelle prossime ore la Protezione Civile eseguirà i primi controlli tecnici nei centri urbani maggiormente interessati dal terremoto, per valutare i danni e l’agibilità degli edifici. È sconsigliato di mettersi in viaggio verso queste zone, soprattutto nella provincia di Macerata, per non ostacolare il lavoro dei soccorritori e dei tecnici. Ieri sera per diverse ore è rimasto bloccato un tratto della Salaria, tanto da rendere necessaria la chiusura della strada ad Arquata del Tronto, altro comune interessato dal terremoto del 24 agosto. Sono stati segnalati alcuni lievi danni, così come a Terni e a L’Aquila.

Fonte: Il Post

mercoledì 26 ottobre 2016

Le barricate a Gorino contro i migranti

Un gruppo di cittadini ha bloccato le vie di accesso a un paese nel ferrarese per impedire l'arrivo di 12 donne e 8 bambini, da ospitare in un ostello in zona


Nella serata di lunedì 24 ottobre un gruppo di abitanti di Gorino, una frazione del comune di Goro nel ferrarese, ha bloccato le vie di accesso al paese con alcune barricate per impedire il passaggio a due pullman che trasportavano una ventina di profughi verso l’Ostello Amore-Natura, indicato dal prefetto di Ferrara per ospitarli nei prossimi mesi nell’ambito del programma di accoglienza dei richiedenti protezione internazionale. Intorno alle barricate c’è stato qualche momento di tensione con le forze dell’ordine, intervenute per tenere sotto controllo la situazione, e dopo alcune ore le autorità hanno deciso di cambiare destinazione per le 12 donne e 8 bambini trasportati dai pullman, scegliendo un altro locale in un paese vicino. La vicenda di Goro sta facendo molto discutere perché si inserisce nel delicato tema dell’ospitalità per i migranti in Italia, già al centro di numerose polemiche nei mesi scorsi spesso anche a causa della disinformazione o di campagne politiche intransigenti, come quelle condotte da alcuni esponenti della Lega Nord.

Il presidente del Consiglio Matteo Renzi, in un’intervista registrata per la puntata di martedì sera del talk show Porta a Porta, ha detto: «Goro e Gorino è una vicenda molto difficile da giudicare: da un lato c’è comprensione, anche se non condivisione, nei confronti di una parte della popolazione molto stanca e preoccupata, dall’altra sono 12 donne e 8 bambini. Forse noi come Stato non siamo stati all’altezza, probabilmente da parte dello Stato andava gestita meglio, ma anche dal punto di vista del dialogo.Ma voglio essere chiaro l’Italia che conosco io, quando ci sono 11 donne e otto bambini si fa in quattro per risolvere il problema».

La Nuova Ferrara spiega che ieri notte i profughi sono rimasti bloccati per alcune ore a Bosco Mesola, a pochi chilometri da Gorino in attesa di ricevere l’autorizzazione per proseguire e raggiungere l’ostello. Intorno alla mezzanotte è stata comunicata la decisione sul cambio di destinazione, mentre continuava la protesta di alcuni cittadini sulle vie di accesso a Gorino. Per bloccarle sono stati utilizzati bancali e barili portati dal vicino porto di Goro.

Nel pomeriggio di lunedì erano iniziate le prime proteste dopo che si era diffusa la notizia sull’ordine di requisizione da parte del prefetto di Ferrara di alcune stanze dell’ostello Amore-Natura, per destinarle “all’ospitalità di richiedenti protezione internazionale, assegnati alla Prefettura di Ferrara”, con effetto immediato e fino al 28 febbraio 2017 o “fino a nuove esigenze”. Il documento definiva “urgente” l’intervento e di “preminente interesse pubblico”, ma alcuni cittadini del paese si sono opposti e hanno organizzato la protesta. Secondo alcune testimonianze raccolte dall’Estense, sono contrari all’utilizzo dell’ostello perché è l’unico bar rimasto in paese e uno dei punti di ritrovo per molti cittadini, non è però chiaro come la presenza di 12 donne e 8 bambini potesse incidere sulle possibilità di accesso e di utilizzo del bar da parte della popolazione.

Prima di rinunciare definitivamente alla sistemazione a Gorino, il comandante provinciale dei carabinieri, Andrea Desideri, e il vicequestore aggiunto Pietro Scroccarello, hanno raggiunto i punti in cui erano state costruite le barricate per raggiungere una mediazione. A quanto pare non ci sono state molte possibilità di dialogo e per evitare problemi di ordine pubblico si è deciso di dirottare i profughi in un’altra zona del ferrarese.

Fonte: Il Post

L'Isis ha rapito e ucciso 30 civili in Afghanistan

I miliziani hanno agito per vendicare l'uccisione di un loro comandante da parte delle forze di polizia afghane in una provincia centrale del paese

La polizia afghana ha ucciso un comandante dell'Isis nella provincia centrale di Ghor. Credit: Omar Sobhani 

Miliziani dell’Isis hanno ucciso decine di civili in una provincia centrale afghana per vendicare la morte di uno dei loro comandanti, secondo quanto riferito da un funzionario provinciale mercoledì 26 ottobre 2016.

“La polizia afghana ha ucciso un comandante del Daesh [acronimo arabo che indica il sedicente Stato islamico] durane un’operazione nella provincia di Ghor, ma i miliziani hanno preso in ostaggio una trentina di civili nei pressi del capoluogo provinciale e li hanno giustiziati per vendetta”, ha dichiarato Abdul Hai Khatibi, un portavoce del governatore locale.

I miliziani islamisti avevano infatti sequestrato ieri alcune persone nei pressi di Feroz Koh mentre raccoglievano legna da ardere. Tra le vittime ci sarebbero anche dei bambini, ha dichiarato il governatore di Ghor Nasir Khazeh all’agenzia di stampa Afp.

La provincia di Ghor non era considerata un centro di rilievo delle attività dell’Isis in Afghanistan, che si concentrano invece nello stato orientale di Nangarhar.

I miliziani dell’Isis contendono ai Taliban il dominio di alcune regioni del paese e dal gennaio del 2015 i due gruppi si sono spesso scontrati. I reclutatori del sedicente Stato islamico stanno cercando di portare tra le proprie fila alcuni comandanti Taliban.

Fonte: The Post Internazionale

martedì 25 ottobre 2016

Lo sgombero di Calais continua

Il primo giorno è stato tranquillo, ma dal grande campo profughi ufficioso francese sono stati trasferiti meno migranti di quanto previsto

Migranti in coda per venire registrati dalle autorità prima di lasciare il campo di Calais, 25 ottobre 2016 (AP Photo/Matt Dunham)

È cominciato il secondo giorno dello sgombero del campo per migranti di Calais, in Francia, chiamato “la giungla”. Lunedì non ci sono stati particolari problemi (le operazioni si sono svolte “nella calma”, ha detto il ministro degli Interni, Bernard Cazeneuve) ma le cose sono andate piuttosto a rilento. Il campo di Calais, che non è organizzato o appoggiato dal governo francese, esiste in varie forme dalla fine degli anni Novanta ed era già stato parzialmente sgomberato tra febbraio e marzo 2016. Nel campo si trovavano 6.400 migranti, la maggior parte dei quali in cerca di un passaggio per arrivare nel Regno Unito.

L’obiettivo era far sì che nel primo giorno circa 2.400 persone (tra uomini, donne e bambini) lasciassero il campo e su 60 autobus ripartissero per varie zone di tutta la Francia, a eccezione della Corsica. In realtà lo sgombero ha riguardato, secondo i dati del ministero degli Interni, 1.918 migranti su 45 autobus: la scorsa notte oltre 4.500 persone, secondo le stime più basse, hanno dormito nel campo. L’operazione di sgombero dovrebbe teoricamente essere completata giovedì, ma potrebbero esserci dei ritardi.

A 300 metri dalla cosiddetta “giungla” il governo ha aperto un capannone di circa 3 mila metri quadrati dove i migranti, già un’ora prima della sua apertura, si sono presentati volontariamente e hanno avuto una serie di informazioni dai funzionari dell’Ufficio francese per l’immigrazione e l’integrazione. Nel capannone sono stati divisi in quattro gruppi, in base alla loro situazione (minorenni non accompagnati, adulti soli, famiglie e persone vulnerabili) e hanno potuto scegliere tra due destinazioni mostrate loro sulla cartina. In base alla loro scelta hanno ricevuto un braccialetto colorato. Dopodiché sono stati spostati verso alcune tende dello stesso colore del loro braccialetto. Ogni tenda corrispondeva a una certa destinazione e a un autobus. La stessa procedura sarà seguita oggi.

Ieri i migranti in fila hanno atteso diverse ore fuori dal capannone: in tarda mattinata, alcuni piccoli gruppi hanno cercato di superare la fila costringendo la polizia antisommossa a riorganizzare le barriere. A un certo punto, scrive Le Monde che ha seguito la giornata con un liveblog, si è diffusa la voce che non c’erano autobus e un centinaio di persone ha cominciato a correre con i bagagli in mano in una strada vicina come se avessero trovato un metodo più veloce per partire. A metà giornata la situazione ha cominciato a regolarizzarsi. Oltre ai 1918 migranti che hanno lasciato il campo, 400 minori non accompagnati sono stati trasferiti in un centro di accoglienza temporaneo della zona in attesa di novità sul loro specifico caso.

In fila c’erano soprattutto uomini, pochissime donne e pochissime famiglie che sono rimaste invece in un ex centro ricreativo adibito a rifugio: molte di queste donne, scrive Le Monde, sembravano essere poco informate dei loro diritti e facevano domande ai giornalisti chiedendo per esempio se le donne incinte potessero partire per il Regno Unito.

Fonte: Il Post

L'Isis ha attaccato un'accademia di polizia in Pakistan: almeno 59 morti

Tre miliziani armati hanno fatto irruzione nella notte e si sono fatti esplodere dopo un lungo scontro a fuoco. L'attacco è stato rivendicato dal sedicente Stato islamico

Membri delle forze speciali pakistane intervengono durante l'attacco all'accademia di polizia, in Pakistan. Credit: Naseer Ahmed

Almeno 59 persone sono state uccise e 120 ferite nell’attacco suicida compiuto intorno alle 23 di lunedì 24 ottobre da un commando di tre attentatori che ha colpito un’accademia di polizia a Quetta, capoluogo della provincia pachistana sudoccidentale del Belucistan.

I miliziani hanno fatto irruzione nel centro di addestramento della polizia in piena notte, quando circa 200 tra cadetti, agenti e ufficiali stavano dormendo.

L'attacco è stato rivendicato dal sedicente Stato islamico.

Alcuni cadetti sono stati presi in ostaggio dagli attentatori armati di kalashnikov durante l’attacco, che è durato circa cinque ore. La maggior parte delle vittime è morta a causa dell'attivazione dei giubbetti esplosivi di due dei tre miliziani.

"Due attentatori si sono fatti esplodere, mentre un terzo è stato ucciso da un soldato durante uno scontro a fuoco", ha riferito Mir Safaraz Bugti, ministro dell’Interno della provincia del Belucistan.

Il gruppo in passato ha compiuto numerosi attacchi settari nella provincia, dove vive una nutrita comunità della minoranza sciita Hazara. L’attentato è il più sanguinoso che ha colpito il Pakistan da agosto, quando un’autobomba aveva ucciso circa 70 persone riunite nella camera ardente di un ospedale di Quetta.

Fonte: The Post Internazionale

lunedì 24 ottobre 2016

È cominciato lo sgombero di Calais

Cioè della "giungla", che esiste in Francia dalla fine degli anni Novanta: le foto delle lunghe file di migranti e bagagli e cosa succederà da oggi e per i prossimi giorni

(AP Photo/Emilio Morenatti)

La mattina di lunedì 24 ottobre è cominciato lo sgombero del campo per migranti di Calais, in Francia, chiamato “la giungla”. Nel campo si trovano attualmente 6.400 migranti, la maggior parte dei quali in cerca di un passaggio per arrivare nel Regno Unito. I primi autobus dovrebbero lasciare Calais ogni quarto d’ora a partire dalle 8. L’obiettivo è far sì che più di 2.400 persone (tra uomini, donne e bambini) partano da Calais il primo giorno. È previsto l’arrivo di 60 autobus da 50 posti che poi ripartiranno per varie zone della Francia, a eccezione della Corsica; altri 45 arriveranno martedì e altri 40 mercoledì.

Il governo ha aperto un capannone di circa 3 mila metri quadrati a 300 metri dalla cosiddetta “giungla”. I migranti saranno raccolti dai funzionari dell’Ufficio francese per l’immigrazione e l’integrazione e divisi in quattro gruppi, in base alla loro situazione: minorenni non accompagnati, adulti soli, famiglie e persone vulnerabili, tra cui alcune con problemi psicologici e psichiatrici e altre con invalidità di vario tipo. Potranno scegliere tra due destinazioni mostrate loro sulla cartina e in base alla loro scelta riceveranno un braccialetto colorato. Dopodiché si dirigeranno verso alcune tende dello stesso colore del loro braccialetto. Ogni tenda corrisponde a una certa destinazione e a un autobus. Chi vorrà potrà inoltrare richiesta di asilo in Francia.

I funzionari cercheranno di tenere insieme le persone che hanno vissuto insieme nel campo, anche se non fanno parte della stessa famiglia. Tra i minori non accompagnati, 200 sui 1.291 segnalati hanno già ottenuto l’autorizzazione a raggiungere il Regno Unito. Nel campo sono stati mobilitati 1.250 poliziotti oltre ai 2.100 agenti già presenti.

I giornalisti presenti a Calais in questo momento sono circa 500 (Le Monde segue per esempio lo sgombero con un liveblog): spiegano che ci sono file e file di persone in attesa con migliaia di bagagli e che per ora la situazione è tranquilla. Le Monde precisa però che, oltre a qualche piccolo scontro avvenuto nei giorni scorsi e anche nella notte, non è possibile prevedere se ci sarà qualche forma di resistenza organizzata da parte dei migranti o se lo sgombero procederà con regolarità e senza tensioni. Da martedì nel campo arriveranno anche le ruspe e altri mezzi pesanti per eliminare le tende e i rifugi. L’intera operazione dovrebbe durare tre giorni.

Il campo, che non è organizzato o appoggiato dal governo francese, esiste in varie forme dalla fine degli anni Novanta ed era già stato parzialmente sgomberato tra febbraio e marzo 2016. La decisione di sgomberare Calais a pochi mesi dalle elezioni è stata giudicata da molti osservatori come strumentale dal punto di vista politico, anche perché è probabile che finché non cambierà qualcosa nelle leggi sull’immigrazione centinaia di persone continueranno ad affollare quel posto e il suo porto, o a rimanere semplicemente nelle vicinanze.

Fonte: Il Post

È precipitato un aereo leggero a Malta, morte 5 persone

Secondo quanto emerso, le vittime sono tutte di nazionalità francese. Smentite le voci che parlavano di funzionari dell'agenzia europea Frontex

Un aereo bimotore è precipitato questa mattina a Malta. Credit: Twitter

Un aereo leggero è precipitato poco dopo il decollo dall'isola di Malta lunedì 24 ottobre. Tutte e cinque le persone a bordo sono rimaste uccise.

Una fonte interna dell'aeroporto di Malta ha riferito che le vittime erano tutte di nazionalità francese. Il ministro della Difesa francese Jean-Yves Le Drian ha confermato che si tratta di tre funzionari del ministero e due consulenti esterni impegnati in una missione di ricognizione sul mediterraneo.

Le Drian ha fatto inoltre sapere che avvierà un'indagine per chiarire le cause dell'incidente.

Lo schianto, il peggior incidente aereo mai avvenuto a Malta, si è verificato intorno alle 5:30 di mattina, secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa Reuters.

Il velivolo, un bimotore Metroliner che può trasportare fino a dieci persone, era diretto verso la città di Misurata, in Libia, stando a quanto riferito dalle autorità aeroportuali maltesi.

Il quotidiano Times of Malta aveva diffuso la notizia secondo cui l'aereo era stato noleggiato in Lussemburgo per il trasporto di funzionari dell'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera (Frontex).

Tuttavia, il portavoce dell'ente Krzysztof Borowski ha smentito che il velivolo fosse utilizzato da Frontex e che a bordo ci fossero suoi dipendenti.

I voli da e per l'aeroporto internazionale di Malta sono stati interrotti, alcuni sono stati deviati verso la Sicilia.

Fonte: The Post Internazionale

venerdì 21 ottobre 2016

La Russia ha prolungato il cessate il fuoco su Aleppo

I leader europei condannano i bombardamenti di Mosca, ma nel documento finale del vertice del consiglio europeo è sparita l’ipotesi di sanzioni alla Russia

Nell'ultimo mese i bombardamenti su Aleppo hanno ucciso o ferito almeno 2.700 civili. Credit: Reuters

La Russia ha annunciato che estenderà fino alle 16:00 di venerdì 21 ottobre la “tregua umanitaria” iniziata mercoledì 19 ottobre ad Aleppo, in Siria. I jet russi non bombarderanno i quartieri orientali della città controllati dai ribelli.

La tregua permetterà di allontanare i feriti e i malati dalla prima linea. I ribelli, tuttavia, hanno rigettato il cessate il fuoco e gli scontri con le truppe lealiste di Bashar al-Assad sono continuati.

Il ministro degli Esteri Sergei Lavrov ha accusato i ribelli di “impedire l’evacuazione della popolazione” e ha telefonato all’omonimo statunitense John Kerry per discutere della crisi.

Al momento sono 275mila le persone che vivono nella parte est di Aleppo, con pochissime possibilità di accedere a cure mediche e di ottenere cibo, sotto la continua minaccia dei raid aerei che assediano la città.

Da quando un mese fa le truppe governative con il supporto dell’aviazione russa hanno stretto l’assedio sulla città, almeno 2.700 persone sono state uccise o ferite dai bombardamenti, secondo le stime dell’Osservatorio per i diritti umani.

I leader delle potenze occidentali hanno fermamente condannato i bombardamenti dell’aviazione russa e siriana su Aleppo, sostenendo che potrebbe configurarsi l’accusa di crimini di guerra.

Tuttavia nel vertice del Consiglio europeo a Bruxelles, l’Ue ha rifiutato di adottare sanzioni nei confronti di Mosca. Secondo fonti europee, a bloccarle sarebbe stata l’opposizione del presidente del consiglio italiano Matteo Renzi e dell’Alto rappresentante Ue per la politica estera Federica Mogherini.

Fonte: The Post Internazionale

Una serie di attacchi dell'Isis ha colpito la città di Kirkuk

La città dista meno di 200 chilometri da Mosul, dove è in corso un'importante offensiva contro il sedicente Stato Islamico


La mattina del 21 ottobre l'Isis ha lanciato una serie di attacchi contro edifici pubblici nella città di Kirkuk, nel nord dell'Iraq. Secondo i media alcuni attentatori suicidi avrebbero preso di mira stazioni della polizia e una centrale elettrica. Le forze di sicurezza sarebbero riusciti a respingere l'attacco.

L'Isis ha rivendicato l'attacco e ha reso noto di aver fatto irruzione all'interno del municipio cittadino e di aver preso il controllo i un hotel.

L'attacco è avvenuto mentre è in corso un'offensiva da parte delle truppe irachene e curde per togliere al sedicente Stato Islamico il controllo della città di Mosul, nel nord dell'Iraq.

Secondo quanto riferito dal quotidiano al Sumaria, gli attacchi sarebbero avvenuti all'alba e le forze di sicurezza sarebbero riuscite a uccidere un attentatore, mentre altri tre si sarebbero fatti saltare in aria.

Il capo della polizia locale, Sarhad Qadir, ha riferito al quotidiano che la situazione è attualmente sotto controllo.

Non è ancora chiaro se oltre agli attentatori ci siano state o meno altre vittime.

La città di Kirkuk si trova nell'Iraq settentrionale e dista 290 chilometri dalla capitale Baghdad e 170 da Mosul.

Fonte: The Post Internazionale

giovedì 20 ottobre 2016

Cosa dice la nuova legge contro il caporalato

È stata approvata definitivamente ed estende responsabilità e sanzioni anche agli imprenditori che fanno ricorso allo sfruttamento del lavoro

(ANSA)

Martedì 18 ottobre la Camera dei deputati ha approvato definitivamente il disegno di legge contro il cosiddetto caporalato che, tra le altre cose, contiene specifiche misure per i lavoratori stagionali in agricoltura ed estende responsabilità e sanzioni per i “caporali” e gli imprenditori che fanno ricorso alla loro intermediazione. I voti a favore sono stati 336, nessun contrario, gli astenuti sono stati 25 (Forza Italia e Lega). Il testo era già stato approvato dal Senato lo scorso agosto.

Di cosa parliamo
Il “caporalato” è un fenomeno presente soprattutto nei settori dell’agricoltura e dell’edilizia e consiste nel reclutamento, da parte di soggetti spesso collegati con organizzazioni criminali, di lavoratori che vengono trasportati sui campi o nei cantieri edili per essere messi a disposizione di un’impresa. I lavoratori sono spesso persone in grande difficoltà economica e immigrati irregolari senza permesso di soggiorno: queste persone, che si trovano in una posizione molto debole, vengono pagate pochissimo, fanno lavori con turni lunghi e faticosi e subiscono spesso maltrattamenti, violenze e intimidazioni da parte dei cosiddetti “caporali”, le persone che gestiscono il traffico dei lavoratori.

Le pratiche di sfruttamento dei caporali prevedono: mancata applicazione dei contratti di lavoro, un salario di poche decine di euro al giorno, orari tra le 8 e le 12 ore di lavoro, violenza, ricatto, sottrazione dei documenti, imposizione di un alloggio e forniture di beni di prima necessità, imposizione del trasporto sul posto di lavoro effettuato dai caporali stessi, che viene fatto pagare molto caro ai lavoratori.

Ci sono diverse figure nell’organizzazione del caporalato: il “caponero”, che organizza le squadre e il trasporto, il “tassista” che gestisce il trasporto, il “venditore” che organizza le squadre e la vendita di beni di prima necessità a prezzi spesso molto alti, “l’aguzzino”, che utilizza e impone sistematicamente violenza o la sottrazione dei documenti di identità (che serve per avere maggiore controllo di una persona), il “caporale amministratore delegato”, l’uomo fidato che gestisce per conto dell’imprenditore l’intera campagna di raccolta dei lavoratori. Ci sono poi nuove forme di caporalato come il “caporalato collettivo” che utilizza forme apparentemente legali (cooperative e agenzie interinali) per mascherare l’intermediazione illecita di manodopera (assumono con un contratto a chiamata indicando molti meno giorni di quelli effettivamente lavorati) e infine c’è il “caporalato mafioso”, legato alla criminalità organizzata.

Non ci sono dati ufficiali dettagliati sull’estensione del fenomeno, che negli ultimi anni è stato raccontato da diverse inchieste giornalistiche e indagini. Secondo l’ISTAT, il lavoro irregolare in agricoltura, a cui è associato comunemente il caporalato, è in costante crescita da dieci anni a questa parte e il terzo rapporto Agromafie e caporalato, del maggio 2016, realizzato dall’osservatorio Placido Rizzotto della FLAI-CGIL, dice che le infiltrazioni mafiose nella filiera agroalimentare e nella gestione del mercato del lavoro attraverso la pratica del caporalato muovono in Italia un’economia illegale e sommersa che va dai 14 ai 17,5 miliardi di euro. Il rapporto individuava circa 80 distretti agricoli indistintamente dal nord al sud Italia e quantificava tra 400 e 430 mila le persone soggette a sfruttamento, sia italiani che stranieri. Un settore specifico di sfruttamento riguarda infine le donne, generalmente italiane: in Puglia sono circa 40 mila, con paghe che non superano i 30 euro per dieci ore di raccolta nei campi.

La nuova legge
Il caporalato, ossia l’intermediazione illecita e lo sfruttamento del lavoro, era stato inserito tra i reati perseguibili penalmente nel Codice penale nel 2011, con un nuovo articolo: il 603-bis, collocato nel titolo XII del Libro II tra i delitti contro la persona e, in particolare, tra i delitti contro la libertà individuale. Puniva l’intermediazione con la reclusione da cinque ad otto anni e con multe da 1.000 a 2.000 euro per ciascun lavoratore reclutato. La fattispecie del nuovo reato era tuttavia piuttosto complicata: prevedeva l’individuazione di un’attività organizzata di intermediazione, non dava una definizione di “intermediazione” e stabiliva una serie di specifiche condotte che costituivano lo sfruttamento.

La nuova legge – che si compone di 12 articoli – riscrive il reato semplificandolo e liberandolo da alcune specifiche che prima ne complicavano l’individuazione: introduce cioè una fattispecie-base che prescinde da comportamenti violenti, minacciosi o intimidatori prima previsti e trasforma il caporalato caratterizzato dall’utilizzo di violenza o minaccia in un sottogenere della fattispecie base. Inoltre, introduce la sanzionabilità anche del datore di lavoro e non solo dell’intermediario, prevede l’applicazione di un’attenuante in caso di collaborazione con le autorità, l’arresto obbligatorio in flagranza di reato, la confisca dei beni, in alcuni casi.

Nell’elenco degli indici di sfruttamento dei lavoratori aggiunge il pagamento di retribuzioni palesemente difformi da quanto previsto dai contratti collettivi territoriali e precisa che tali contratti, come quelli nazionali, sono quelli stipulati dai sindacati nazionali maggiormente rappresentativi. Il disegno di legge, poi, aggiunge il delitto di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro tra i reati per i quali (in caso di condanna o di applicazione della pena su richiesta delle parti) è sempre disposta la confisca obbligatoria del denaro, dei beni o delle altre utilità di cui il condannato non possa giustificare la provenienza. La nuova formulazione prevede di base la reclusione da uno a sei anni e una multa da 500 a 1.000 euro per ogni lavoratore reclutato.

Il provvedimento prevede l’assegnazione al Fondo antitratta dei proventi delle confische ordinate a seguito di sentenza di condanna o di patteggiamento per il delitto di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro e estende le finalità del Fondo antitratta anche alle vittime del delitto di caporalato: le due situazioni sono ritenute simili e spesso le stesse persone sfruttate nei lavori agricoli sono reclutate usando i mezzi illeciti come la tratta di esseri umani. L’ultima parte della legge introduce infine misure di sostegno e di tutela del lavoro agricolo come il potenziamento della Rete del lavoro agricolo di qualità, che dovrebbe raccogliere, certificare e “bollinare” le aziende virtuose e un piano per la sistemazione logistica e il supporto dei lavoratori stagionali.

Fonte: Il Post

Cosa si sono detti Hillary Clinton e Donald Trump nell'ultimo dibattito

Trump ha definito la Clinton una "donna odiosa", lei invece lo ha accusato di essere "il pupazzo" di Putin. Le donne restano uno dei punti cruciali dello scontro

Si è svolto il 20 ottobre 2016 il terzo e ultimo dibattito televisivo tra i candidati alla presidenza della Casa Bianca, Hillary Clinton e Donald Trump, a Las Vegas. Credit: Mike Blake

Il terzo e ultimo dibattito presidenziale in vista delle elezioni dell'8 novembre si è svolto questa notte a Las Vegas. I due candidati, la democratica Hillary Clinton e il repubblicano Donald Trump hanno affrontato alcuni dei temi che già in passato erano stati oggetto della controversa campagna elettorale. Tra questi il rapporto degli Stati Uniti con la Russia, l'aborto e i diritti della comunità Lgbt.

Ma a catturare l'attenzione dei media e del pubblico americano sono state soprattutto le dichiarazioni di Trump sulle votazioni del mese prossimo. Rispondendo a una domanda del moderatore Chris Wallace, che gli ha chiesto se accoglierà l'esito del voto di novembre a prescindere da chi sarà il vincitore, il candidato repubblicano ha dichiarato di non saperlo. "Ve lo dirò in quel momento", ha detto.

Nei giorni scorsi il tycoon americano ha detto che le votazioni saranno "truccate" in favore dei democratici. In risposta a questa affermazione il presidente statunitense Barack Obama ha dichiarato di non aver mai visto alcun candidato presidenziale cercare di screditare le elezioni prima del voto, esortando Trump a "smettere di lamentarsi".

I toni del confronto sono rimasti aspri, come nel resto della campagna elettorale e i candidati hanno rifiutato ancora una volta di stringersi le mani prima e dopo il dibattito.

Trump ha insultato la Clinton dandole della bugiarda e definendola una "donna odiosa", espressione che poi è stata ripresa dalle sostenitrici della candidata democratica sui social network. Hillary Clinton ha invece accusato il tycoon americano di essere "il pupazzo" di Putin.

Il candidato repubblicano ha dichiarato la sua volontà di nominare come giudice della Corte Suprema un conservatore che ribalterebbe la sentenza chiave che ha reso l'aborto legale negli Stati Uniti e che proteggerebbe il diritto a possedere armi. Ha anche espresso il suo impegno nel deportare gli immigrati senza permesso di soggiorno e proteggere i confini degli Stati Uniti.

La Clinton si è invece schierata apertamente in favore della comunità Lgbt e in difesa del diritto all'aborto. "Il governo non ha alcun ruolo nelle decisioni che le donne prendono", ha detto. Ha dichiarato inoltre che - se eletta - si concentrerà sul sostegno alla classe media e sulla parità di retribuzione per le donne.

Quello delle donne è ormai un tema ormai centrale della lotta politica per le presidenziali. Secondo i sondaggi, Donald Trump sta perdendo consensi dopo lo scandalo sulle molestie sessuali che hanno denunciato di aver subito alcune presunte vittime e dopo la diffusione di un video del 2005 in cui l'uomo si rivolgeva alle donne con termini espliciti se non addirittura volgari.

Fonte: The Post Internazionale

Ad Aleppo è entrata in vigore una tregua umanitaria di undici ore

La sospensione degli scontri annunciata dalla Russia ha l'obiettivo di consentire ai civili e ai ribelli di lasciare la città. Potrebbe essere prolungata ulteriormente

La città di Aleppo. Credit: Reuters

Una tregua umanitaria di 11 ore annunciata dalla Russia è formalmente entrata in vigore giovedì 20 ottobre ad Aleppo, in Siria, per consentire ai civili e ai ribelli di lasciare la città.

Mosca aveva già detto che gli attacchi aerei da parte del governo russo e siriano erano stati interrotti due giorni prima, martedì 18 ottobre. La tregua rimarrà in vigore dalle 8 alle 19 di oggi, e la Russia ha annunciato che potrebbe essere prolungata ulteriormente.

Il mese scorso, le forze governative siriane avevano circondato i gruppi ribelli e lanciato un pesante attacco con il sostegno della Russia sulla città, fondamentale da un punto di vista strategico per il conflitto in corso. 

Circa 2.700 persone sono state uccise o ferite nei bombardamenti da allora, secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani, un'organizzazione che documenta l'abuso dei diritti umani nella guerre civile siriana con sede nel Regno Unito.

I leader occidentali hanno più volte ribadito nelle ultime settimane che gli attacchi aerei russi e siriani su Aleppo potrebbero costituire crimini di guerra. La cancelliera tedesca Angela Merkel ha condannato le azioni definendole "disumane".

Intanto però la Russia respinge le accuse, con il presidente Vladimir Putin che le definisce meramente "retoriche", sostenendo che non tengono conto delle realtà in Siria.

Il ministro della Difesa russo, Sergei Shoigu, ha detto che la tregua avrebbe aiutato a garantire la sicurezza di sei corridoi umanitari attraverso i quali i civili, i malati e i feriti potrebbero essere evacuati dalla città.

Il gruppo jihadista Jabhat Fateh al-Sha - noto in precedenza come Fronte al-Nusra, fino a quando non ha interrotto i legami formali con al-Qaeda nel luglio 2016 - ha respinto l'offerta russa di lasciare la città di Aleppo, promettendo di continuare a combattere.

Le Nazioni Unite, che considerano Jabhat Fateh al-Sham un'organizzazione terroristica, sostengono che non ci siano più di 900 combattenti del gruppo nella città di Aleppo, a fronte degli 8mila ribelli presenti sul territorio in totale.

Fonte: The Post Internazionale

martedì 18 ottobre 2016

Esplosione in un impianto chimico in Germania, due morti e diversi feriti

Agli abitanti di Ludwigshafen e Mannheim è stato chiesto di non uscire di casa e di tenere porte e finestre chiuse a causa del fumo derivato dall'esplosione

L'esplosione vista dall'alto. Credit: Twitter

Due persone sono rimaste uccise e almeno sei sono rimaste ferite dopo due grosse esplosioni che si sono verificate in due diversi impianti chimici a Ludwigshafen e a Lampertheim, in Germania, a 30 chilometri di distanza. Nell'impianto della Basf lavorano circa 33mila persone.

Agli abitanti di Ludwigshafen e Mannheim è stato chiesto di non uscire di casa e di tenere porte e finestre chiuse a causa del fumo derivato dall'esplosione.

Nell'impianto vengono prodotti solventi, colle, materie plastiche, fertilizzanti e altri prodotti petrolchimici.

Il video:
Fonte: The Post Internazionale

L'Onu annuncia un cessate il fuoco di 72 ore in Yemen

L'inviato speciale delle Nazioni Unite per la situazione nel paese ha dichiarato di aver ricevuto rassicurazioni da tutte le parti yemenite sul rispetto della tregua

L'inviato speciale Onu per lo Yemen, Ismail Ould Cheikh Ahmed, a una conferenza stampa in Kuwait ad aprile 2016. Credit: Stephanie McGehee

L'inviato speciale delle Nazioni Unite per lo Yemen, Ismail Ould Cheikh Ahmed, ha annunciato un cessate il fuoco di 72 ore nel conflitto in corso nel paese. La tregua inizierà nella notte di mercoledì 19 ottobre.

Il diplomatico ha detto di aver ricevuto rassicurazioni da tutte le parti yemenite sul rispetto del cessate il fuoco. Nel paese le forze del presidente yemenita Abd-Rabbu Mansour Hadi combattono contro i ribelli Houthi, che controllano la capitale Sanaa.

L'annuncio di Ahmed ha fatto seguito all'allarme internazionale per la morte di 140 persone in un attacco aereo saudita che ha colpito un corteo funebre a Sanaa.

--- LEGGI ANCHE: GLI STATI UNITI BOMBARDANO I RIBELLI HOUTHI IN YEMEN, MA NÉ TRUMP NÉ CLINTON NE PARLANO

Fonte: The Post Internazionale

La Russia sospende i bombardamenti su Aleppo

Mosca aveva annunciato ieri una tregua unilaterale di 8 ore per giovedì, per consentire a civili e ribelli di abbandonare la città, ma l'ha anticipata di 2 giorni

Il ministro della Difesa russo Segei Shoigu ha annunciato un cessate il fuoco unilaterale sulla città di Aleppo, in Siria. Credit: Maxim Zmeyev

Le forze aeree russe e siriane hanno interrotto i bombardamenti su Aleppo con due giorni di anticipo rispetto a quanto annunciato nella giornata di ieri, lunedì 17 ottobre 2016.

Questa mattina, Il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu ha infatti reso noto che i raid sono stati sospesi dalle 10 (ora locale) per garantire la sicurezza dei sei corridoi aperti per l’evacuazione dei civili, dei malati e dei feriti dai quartieri orientali di Aleppo.

Shoigu aveva annunciato solo ieri un cessate il fuoco temporaneo della durata di otto ore che sarebbe dovuto entrare in vigore giovedì 20 ottobre per consentire ai civili e ai ribelli di lasciare la città.

L’Osservatorio siriano per i diritti umani ha confermato che, dopo i pesanti bombardamenti avvenuti nelle prime ore del mattino, i raid sono stati interrotti.

Mosca si aspetta che i ribelli approfittino della tregua per lasciare Aleppo attraverso due corridoi speciali. Il Cremlino ha inoltre promesso che le truppe siriane si ritireranno quanto basta per consentire ai miliziani di andarsene senza problemi.

“Chiediamo ai leader dei paesi che hanno influenza sui gruppi armati di Aleppo est di convincere i capi delle milizie a interrompere le azioni militari e abbandonare la città”, ha detto Shoigu.

Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha aggiunto che Mosca si aspetta che i paesi interessati a risolvere il conflitto siriano e normalizzare la situazione ad Aleppo sostengano l’iniziativa russa e “assistano questa operazione umanitaria per far sì che i banditi lascino Aleppo, specialmente l’area orientale, così che possa cominciare il processo di separazione della cosiddetta opposizione moderata dai gruppi terroristici”.

Tuttavia, i ribelli hanno fatto sapere che respingono l’invito, o le aspettative, della Russia. “Le fazioni rigettano l’idea di lasciare la città – sarebbe una resa”, ha dichiarato Zakaria Malahifji, funzionario politico del gruppo Fastaqim.

Al-Farouk Abu Bakr, leader aleppino del gruppo islamista Ahrar al-Sham ha confermato che continueranno a combattere.

“Quando abbiamo imbracciato le armi all’inizio della rivoluzione per difendere il nostro popolo abbandonato abbiamo promesso a Dio che non avremmo deposto le armi fino a quando questo regime criminale non sarebbe caduto”, ha detto Abu Bakr.

I ribelli di Aleppo sostengono inoltre che non ci siano presenze significative di gruppi legati o ispirati ad al-Qaeda ad Aleppo da “separare” dall’opposizione moderata.

Inoltre, le Nazioni Unite hanno detto di non ritenere che sussistano le garanzie di sicurezza necessarie perché si svolgano le operazioni umanitarie e l’evacuazione dei malati e dei feriti dai quartieri orientali della città.

Secondo il portavoce dell’Onu per gli affari umanitari Jens Laerke, un annuncio unilaterale non è abbastanza per garantire che le armi tacciano.

La Russia è scesa in campo accanto al presidente siriano Bashar al-Assad poco più di un anno fa e da allora le forze governative hanno guadagnato terreno.

Aleppo è considerata un obiettivo strategico e va avanti ormai da mesi un’intensa campagna per sottrarre i quartieri orientali della città alle forze ribelli.

L’uso di armi proibite come barili bomba, bombe a grappolo e armi chimiche, e gli attacchi indiscriminati contro i civili, incluse infrastrutture e centri medici, da parte delle forze russe e siriane, sono stati descritti come crimini di guerra da più parti, inclusa l’Unione europea attraverso un comunicato congiunto diffuso ieri dai ministri degli esteri dei 28 paesi membri.

Fonte: The Post Internazionale

lunedì 17 ottobre 2016

L'Iraq lancia un'offensiva per liberare Mosul dall'Isis

Si tratta della più grande operazione condotta dall'esercito iracheno dopo il ritiro dei militari statunitensi nel 2011

Le forze peshmerga avanzano a est di Mosul nel corso dell'avanzata contro l'Isis, il 17 ottobre 2016. Credit: Azad Lashkari

Le forze governative irachene, con il supporto della coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti, hanno lanciato nella notte di lunedì 17 ottobre un'offensiva per riconquistare la città di Mosul, che si trova sotto il controllo dell'Isis.

Si tratta della più grande operazione condotta dall'esercito iracheno dopo il ritiro dei militari statunitensi nel 2011.

Circa 30mila truppe dell'esercito, le milizie curde e i combattenti delle tribù sunnite potrebbero prendere parte all'offensiva contro i miliziani del sedicente Stato islamico a Mosul.

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha dichiarato che è "fuori questione" che le truppe turche restino fuori dall'offensiva contro l'Isis a Mosul, aprendo quindi a un intervento della Turchia al fianco della coalizione internazionale e dell'esercito iracheno.

Inoltre, fonti militari turche hanno riferito all'agenzia Reuters che circa la metà dei 3mila militari iracheni addestrati dalla Turchia nel campo di Bashiqa, nel nord dell'Iraq, stanno prendendo parte all'operazione.

Secondo quanto riportato dal network curdo Rudaw, quattro miliziani curdi sono stati uccisi questa mattina nel corso dei combattimenti per il controllo della città.

L'agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite ha detto che fino a 100mila iracheni potrebbero arrivare in Siria e Turchia per sfuggire all'assalto militare volto a liberare la città dall'Isis. Il vice primo ministro turco Numan Kurtulmus ha dichiarato che la Turchia è pronta per accogliere le centinaia di migliaia di potenziali rifugiati in fuga da Mosul.

"Annuncio oggi l'inizio di un'operazione eroica per la liberazione dal terrore e dall'oppressione di Daesh", ha detto il primo ministro iracheno Haider Abadi in un discorso alla televisione di stato, utilizzando l'acronimo arabo dell'Isis.

"Ci incontreremo presto sul terreno di Mosul per celebrare la liberazione e la salvezza".

Al-Jazeera ha trasmesso un video che sostiene essere un bombardamento di Mosul, iniziato subito dopo il discorso di Abadi, e che mostra il lancio di missili e raffiche di proiettili.

"Questa operazione, volta a riprendere il controllo della seconda città dell'Iraq, probabilmente continuerà per settimane, forse più a lungo", ha riferito il comandante della coalizione, il generale statunitense Stephen Townsend, in un comunicato.

A Mosul vivono 1,5 milioni di persone, ed è la città irachena più grande attualmente sotto il controllo dell'Isis, nonché sua ultima grande roccaforte in Iraq.

"Si tratta di un momento decisivo nella campagna per assestare all'Isis una sconfitta duratura", ha detto il segretario della Difesa americano Ash Carter in una dichiarazione.

Fonte: The Post Internazionale