giovedì 31 dicembre 2015

Perchè non scorderemo il 2015


Il 2015 è stato un anno pieno di fatti ed eventi significativi. Ecco alcuni dei più importanti, suddivisi per mesi. 

GENNAIO

  • Nasce l'Unione economica eurasiatica a cui aderiscono Russia, Bielorussia, Armenia, Kazakistan e Kirghizistan.
  • La Lituania adotta l'Euro come moneta corrente.
  • La Lettonia assume la presidenza di turno dell'Unione europea.
  • Nei pressi del Lago Chad, nel Borno, in Nigeria, Boko Haram rade al suolo sedici villaggi causando la morte di circa 200-2000 persone.
  • La Banca nazionale svizzera abbandona il coperchio sul valore del franco relativo all'euro, causando turbolenze sui mercati finanziari internazionali.
  • A San'a', in Yemen, un'autobomba esplode davanti alla scuola di polizia della città uccidendo 38 persone.
  • A Parigi, in Francia, il secondo attentato alla sede di Charlie Hebdo, un settimanale satirico, causa dodici vittime, fra cui alcuni noti fumettisti francesi (Charb, Georges Wolinski, Philippe Honoré, Cabu, Tignous) e l'economista Bernard Maris.
  • Elezioni presidenziali in Sri Lanka.
  • A Parigi il terrorista Amedy Coulibaly prende in ostaggio 20 persone all'interno di un negozio di alimentari kosher nel quartiere di Porte de Vincennes uccidendone 4. A seguito dell'intervento delle forze speciali Coulibaly viene ucciso e quattro ostaggi rimangono feriti.
  • Una bambina di 10 anni viene imbottita di esplosivo dai fondamentalisti di Boko Haram e fatta esplodere nel mercato di Maiduguri, in Nigeria, causando 20 morti e 18 feriti.
  • Due bambine di poco più di 10 anni si fanno esplodere in un mercato di Potiskum, in Nigeria, causando 3 morti e 43 feriti.
  • In Croazia viene eletta la prima presidente donna Kolinda Grabar Kitarović.
  • Giorgio Napolitano si dimette dalla carica di Presidente della Repubblica Italiana.
  • Dopo 11 anni di ricerche la telecamera della sonda della NASA Mars Reconnaissance Orbiter riprende i resti del lander Beagle 2 dell'Agenzia Spaziale Europea, andato perso su Marte il 6 febbraio 2004.
  • Papa Francesco celebra una storica messa a Manila davanti a oltre sei milioni di fedeli durante il viaggio apostolico nel Sud-est asiatico.
  • Una rivolta condotta dagli zayditi Ḥūthī depone il presidente dello Yemen 'Abd Rabbih Mansur Hadi dopo un assalto al palazzo presidenziale di San'a'.
  • Salmān bin ʿAbd al-ʿAzīz Āl Saʿūd assume la carica di Re dell'Arabia Saudita dopo la morte del fratellastro ʿAbd Allāh.
  • In Grecia si svolgono le elezioni parlamentari che vedono vincitore Alexīs Tsipras.
  • Boko Haram, 120 miliziani uccisi dall'esercito del Ciad a Malumfatori in Nigeria.
  • Sergio Mattarella viene eletto presidente della Repubblica Italiana.

FEBBRAIO

  • I leader di Russia, Ucraina, Germania e Francia raggiungono un accordo sul conflitto in Ucraina orientale che include un cessate il fuoco e il ritiro delle armi pesanti. Tuttavia, alcuni giorni dopo, il governo ucraino e i ribelli filo-russi affermano che, nel suo primo giorno, il cessate il fuoco è stato rotto 139 volte, in quanto entrambe le parti non sono riuscite a ritirare le loro armi pesanti e la lotta era continuata.
  • Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite adotta la Risoluzione 2199 per la lotta al terrorismo.
  • La città libica di Sirte viene parzialmente occupata dai militanti dello Stato Islamico.
  • A Copenaghen, due attentati terroristici colpiscono un centro culturale e una sinagoga, provocando la morte di due persone e il ferimento di cinque agenti di polizia.
  • I militari egiziani conducono attacchi aerei contro un ramo del gruppo militante islamico ISIS in Libia in rappresaglia alla decapitazione del gruppo di oltre una dozzina di cristiani egiziani.

MARZO

  • I siti archeologici di Nimrud, Hatra e Dur Šarrukin in Iraq vengono demoliti dallo Stato Islamico dell'Iraq e del Levante.
  • La sonda della NASA Alba entra in orbita attorno a Cerere diventando così il primo veicolo spaziale a visitare un pianeta nano.
  • Lo Stato Islamico dell'Iraq e il Levante accetta l'alleanza di Boko Haram, annettendo effettivamente il gruppo.
  • Papa Francesco annuncia il Giubileo straordinario che avrà inizio con l'apertura della Porta Santa della Basilica di San Pietro l'8 dicembre 2015, a 50 anni esatti dalla chiusura del Concilio Ecumenico Vaticano II, e terminerà il 20 novembre 2016 nella Solennità di Cristo Re.
  • Al Museo nazionale del Bardo di Tunisi un attentato terroristico provoca la morte di 22 persone ed il ferimento di altre 45.
  • Il volo Germanwings 9525, partito da Barcellona e diretto a Düsseldorf, viene fatto precipitare da Andreas Lubitz, il copilota del velivolo, sulle Alpi dell'Alta Provenza, in Francia; il bilancio è di 150 morti.
  • Una coalizione di nazioni arabe guidata dall'Arabia Saudita interviene militarmente nello Yemen per contrastare l'offensiva degli Huthi.

APRILE

  • Kenya, 150 persone vengono uccise dal gruppo terrorista di Al-Shabaab nella strage di Garissa.
  • Commemorazione della morte di Gesù secondo il calendario Ebraico (14 Nisan) chiamato anche Pasto serale del Signore.
  • Naufragio nel canale di Sicilia di una imbarcazione carica di 887 migranti al largo delle coste libiche, impattato incidentalmente con la nave King Jacob. Oltre 800 i morti, il numero più alto di vittime mai registrato.
  • Ostensione straordinaria della Sacra Sindone che si protrae sino al 24 giugno.
  • Un terremoto di magnitudo 7,9 devasta il Nepal causando oltre 8567 morti.
  • L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) dichiara che la rosolia è stata sradicata dall'America

MAGGIO

  • Inizio dell'Expo 2015 a Milano, in Italia. L'esposizione si protrarrà fino al 31 ottobre.
  • Un secondo forte terremoto in Nepal, di magnitudo 7,3 della scala Richter causa più di 200 morti in Nepal, India, Cina e Bangladesh.
  • La città di Palmira viene conquistata dallo Stato Islamico.
  • L'Irlanda diventa il primo Paese a legalizzare il matrimonio omosessuale attraverso un referendum.
  • A seguito di un'inchiesta internazionale coordinata dall'FBI, sette dirigenti della FIFA vengono arrestati. Pochi giorni dopo la sua rielezione il 2 giugno, Joseph Blatter si dimette.

GIUGNO

  • Elezioni parlamentari in Turchia.
  • Si tiene a Garmisch-Partenkirchen, Germania, il 41° vertice del G7.
  • L'astronauta italiana Samantha Cristoforetti torna sulla Terra dopo 200 giorni nello spazio. Diventa così la prima donna al mondo, ad aver trascorso più giorni in orbita e ad aver affrontato la missione più lunga, superando il precedente record dell'americana Sunita Williams di 195 giorni.
  • Lo Stato Islamico lancia una nuova offensiva contro la città siriana di Kobane, da cui era stato espulso in gennaio, uccidendo 233 civili.
  • Un attentato terroristico a Susa, in Tunisia, causa 37 vittime.

LUGLIO

  • Il Lussemburgo assume la presidenza di turno dell'Unione europea.
  • Si tiene in Grecia il referendum popolare sulle misure di austerity imposte dall'Unione europea e dalla Troika: prevalgono i "no" con il 60% dei voti.
  • La sonda spaziale statunitense New Horizons raggiunge e sorvola il pianeta Plutone.
  • Viene raggiunto e stipulato a Vienna uno storico accordo internazionale sul nucleare iraniano, fra la stessa Iran, l'Unione europea e le potenze mondiali, fra cui Cina, Stati Uniti, Russia e Gran Bretagna: l'accordo multilaterale prevede limitazioni all'arricchimento dell'uranio da parte dell'Iran per trent'anni; in cambio saranno cancellate e rimosse le sanzioni subìte nel recente passato, escluse solo quelle che riguardano gli armamenti.
  • Esplosione di una bomba in un mercato di Baghdad, in Iraq, che provoca 115 morti e 50 feriti. Il gesto viene rivendicato dall'Isis.
  • Gli Stati Uniti pongono fine all'embargo con Cuba ristabilendo le loro relazioni diplomatiche dopo 54 anni, con la riapertura delle proprie ambasciate nelle rispettive capitali.
  • La NASA annuncia la scoperta di Kepler-452 b, il pianeta più simile alla Terra mai avvistato, grazie al telescopio spaziale Kepler.
  • La Turchia inizia attachi aerei contro il PKK nel Kurdistan iracheno e contro l'ISIS in Siria.
  • Viene avviata la distribuzione del sistema operativo Windows 10.

AGOSTO

  • Detriti trovati sull'Isola di Reunion vengono confermati essere quelli del volo Malaysia Airlines 370, scomparso nel marzo del 2014.
  • Viene inaugurato a Il Cairo il raddoppio del Canale di Suez.
  • Esplosione in una fabbrica di materiale chimico a Tianjin, porto industriale nel nord-est della Cina: 115 morti e 800 feriti.
  • Un camion bomba esplode in un mercato di Baghdad, in Iraq: l'attentato, rivendicato dallo Stato Islamico, provoca 67 morti e 150 feriti.
  • Una bomba esplode in pieno centro a Bangkok, causando 20 morti e 120 feriti.

SETTEMBRE

  • Con 23 226 giorni di regno (63 anni, 7 mesi e 3 giorni), Elisabetta II ha eguagliato il primato della sua trisavola Vittoria; il suo regno è il più lungo di tutta la storia britannica e il più lungo in assoluto di una regina.
  • In Sud Africa viene scoperto l' Homo naledi.
  • In Cile un terremoto di magnitudo 8.3 colpisce Illapel scatenando uno tsunami.
  • In Grecia, a seguito delle dimissioni anticipate di Alexis Tsipras, si svolgono le elezioni anticipate che vengono vinte nuovamente dal premier uscente, con il 35,5% dei consensi.
  • Scoppia il caso che coinvolge l'azienda automobilistica tedesca Volkswagen, accusata di aver installato sulle proprie vetture un software per manipolare e aggirare le normative europee sull'inquinamento e di aver truccato i test anti-smog.
  • La Nasa dichiara al mondo la scoperta di acqua su Marte. Possibilità di forme di vita sul pianeta.
  • La Russia inizia attacchi aerei contro l'ISIS e l'opposizione siriana in sostegno del governo di Assad in Siria.

OTTOBRE

  • Attacco terrorista suicida durante una marcia per la pace ad Ankara, la capitale della Turchia causa oltre 100 morti e 400 feriti.
  • La casa automobilistica Ferrari si quota alla Borsa di New York con il proprio titolo azionario.
  • Eezioni presidenziali in Argentina.
  • Il volo 9268 della compagnia aerea russa Metrojet, partito da Sharm el-Sheikh precipita nel Sinai, provocando la morte di 224 persone. L'abbattimento è stato rivendicato dall'ISIS.
  • Si chiude l'Expo 2015 a Milano, in Italia. L'esposizione era iniziata il 1º maggio

NOVEMBRE

  • Elezioni parlamentari in Turchia.
  • In seguito alle proteste scoppiate in Romania dopo l'incendio della discoteca "Colectiv" di Bucarest del 30 ottobre che ha causato 59 morti, si dimette il governo rumeno del primo ministro Victor Ponta.
  • Storico primo incontro ufficiale tra un presidente della Cina (Xi Jinping) e uno di Taiwan (Ma Ying-jeou).
  • Elezioni parlamentari in Croazia.
  • Duplice attentato nella periferia di Beirut in Libano, che provoca 43 morti e 181 feriti. L'attacco rivendicato dall'ISIS, è condotto da due kamikaze.
  • Una serie di attacchi terroristici nel centro di Parigi, rivendicati dall'ISIS, causano 130 morti e oltre 300 feriti.
  • Le forze di polizia francesi, nel corso di un blitz in un covo di terroristi a Saint-Denis, uccidono Abdelhamid Abaaoud, presunto organizzatore degli attentati di Parigi.
  • Attentato all'hotel "Radisson Blu" di Bamako in Mali.
  • La Turchia abbatte un caccia russo al confine con la Siria, causando la morte di 2 persone (un pilota e un soldato della missione di soccorso).
  • Inizia a Parigi la XXI Conferenza sui cambiamenti climatici (COP21) delle Nazioni Unite, a cui partecipano esponenti dei governi di 196 nazioni.

DICEMBRE

  • Apertura del Giubileo straordinario indetto da Papa Francesco e dedicato alla Misericordia.
  • L'Accordo di Parigi, un patto globale sui cambiamenti climatici, che impegna tutti i paesi a ridurre le emissioni di gas serra, è raggiunto alla COP21 a Parigi.
  • Per la prima volta, in Arabia Saudita, viene esteso il diritto di voto alle donne.
  • Elezioni politiche in Spagna.



Elenco tratto da Wikipedia

mercoledì 30 dicembre 2015

Gli attentati di Parigi sono stati guidati “in tempo reale” dal Belgio

Lo ha scritto Le Monde dopo avere visto i verbali delle indagini, che contengono dati su SMS scambiati con qualcuno a Bruxelles

Molenbeek, un quartiere di Bruxelles (AP Photo/Virginia Mayo, File)

Gli attentati terroristici compiuti a Parigi lo scorso 13 novembre sono stati coordinati dal Belgio, ha scritto oggi il quotidiano francese Le Monde. Le Monde ha ottenuto nuove informazioni dopo avere letto alcuni verbali prodotti dagli investigatori francesi che si stanno occupando di ricostruire quanto successo: in particolare, ha scritto che i terroristi di Parigi sono stati comandati e controllati “in tempo reale” da telefoni cellulari usati nell’area di Bruxelles, la capitale del Belgio. Già diverse settimane fa era emersa l’esistenza di un messaggio di testo mandato da un cellulare Samsung appartenente a uno degli attentatori del teatro Bataclan, che diceva: «Partiti, si comincia». Il cellulare, che era stato poi ritrovato fuori dal teatro, era registrato a nome di Salah Abdeslam, l’unico attentatore sopravvissuto e ancora oggi ricercato dalla polizia.

Le Monde scrive che la sera degli attentati due terroristi erano in contatto con due telefoni cellulari con numero belga, rintracciati nell’area di Bruxelles. Dalle indagini compiute finora sembra che il gruppo di attentatori che attaccò lo stadio di Saint-Denis – dove quella sera si stava giocando l’amichevole di calcio tra Francia e Germania – era a sua volta in contatto telefonico con uno degli altri due gruppi che compirono gli attacchi (quello che sparò ai bar e ristoranti del centro di Parigi e quello del Bataclan). Le Monde ha scritto che gli investigatori hanno concluso che almeno una persona ha coordinato le operazioni da Bruxelles, e che questa persona non è ancora stata identificata.

Gli investigatori avevano già concentrato le loro ricerche in Belgio e in particolare a Molenbeek, un quartiere di Bruxelles già in passato coinvolto in altre indagini legate ad attività terroristiche. Da Molenbeek provenivano alcuni degli attentatori di Parigi, tra cui Abdelhamid Abaaoud, considerato l’organizzatore degli attentati e ucciso il 18 novembre dalla polizia francese a Saint-Denis.

Fonte: Il Post

Cosa sappiamo finora degli arresti per terrorismo in Turchia

Le forze speciali della polizia durante l’arresto di due presunti attentatori il 30 dicembre ad Ankara, in Turchia. (Emrah Yorulmaz, Anadolu Agency/Getty Images)

La polizia turca ha arrestato due persone sospettate di far parte del gruppo Stato islamico, che secondo gli inquirenti pianificavano degli attentati ad Ankara la notte di capodanno. Ecco cosa sappiamo finora:

  • Le due persone sono state fermate nel quartiere di Mamak e sono di nazionalità turca. Al momento non è stata diffusa la loro identità, ma solo le iniziali: MC e AY.
  • I presunti terroristi, secondo gli inquirenti, volevano far esplodere delle bombe durante i festeggiamenti di capodanno nei pressi di alcuni bar e del centro commerciale di Kizilay, un quartiere centrale della capitale. 
  • Le forze dell’ordine hanno perquisito le case dei presunti terroristi, sequestrando cinture esplosive e ordigni. La polizia ha detto che i due sospettati avevano già fatto dei sopralluoghi nei posti scelti per gli attentati. 
  • Secondo la televisione turca Ntv, che cita fonti investigative, i due presunti terroristi erano stati più volte in Siria negli ultimi mesi ed erano già sotto la sorveglianza delle forze di sicurezza.

A ottobre più di cento persone sono morte in due attentati suicidi alla stazione ferroviaria di Ankara, mentre decine di attivisti si radunavano per partecipare a una marcia per la pace. La manifestazione era stata organizzata da sindacati e organizzazioni sociali, tra cui il partito filocurdo Hdp.

Fonte: Internazionale

10 temi che raccontano il 2015

È stato l'anno nero della Francia, ma anche l'anno della diplomazia internazionale e del milione di migranti arrivato in Europa

Un rifugiato curdo proveniente dalla città siriana di Kobane si aggrappa alla recinzione del campo profughi di Suruç in Turchia. Credit: Yannis Behrakis

Il 2015 è stato un anno ricco di eventi sul piano internazionale. La Francia è stata numerose volte sotto attacco da parte di affiliati dell'Isis e in Europa è arrivato più di un milione di migranti, la migrazione più consistente dalla fine della Seconda guerra mondiale. Ma il 2015 è stato anche l'anno della diplomazia internazionale con l'accordo sul nucleare in Iran e il disgelo delle relazioni diplomatiche tra Cuba e Stati Uniti. TPI ha identificato i 12 temi che hanno caratterizzato il 2015.

- Per la Francia il 2015 è stato un anno di attacchi terroristici. Il 7 gennaio i fratelli Saïd e Chérif Kouachi hanno attaccato la sede della rivista satirica Charlie Hebdo causando la morte di 11 persone, tra cui otto membri della redazione. Il giorno seguente un loro complice, Amedy Coulibaly, assassina una agente di polizia, Clarissa Jean-Philippe, e poi il 9 gennaio si barrica dentro un supermercato kosher della catena Hypercacher prendendo in ostaggio e uccidendo quattro persone durante l'assedio da parte della polizia. In totale in quei giorni i morti, compresi gli attentatori, sono stati 20. L'attacco è stato rivendicato da al-Qaeda.

Il 21 agosto un attentato è stato sventato sul treno Thalys 9364 proveniente da Amsterdam e diretto a Parigi. Poco dopo che il treno aveva attraversato il confine tra Francia e Belgio, Ayoub El Khazzani, di 25 anni e originario del Marocco, tenta di attaccare i passeggeri del treno con un fucile d'assalto, ma viene fermato da due militari statunitensi fuori servizio e da un loro amico in viaggio sul treno.

Il 13 novembre 130 persone vengono uccise in una serie di attacchi terroristici simultanei a Parigi. È stata l'aggressione in territorio francese più violenta dalla seconda guerra mondiale e il secondo più grave episodio di terrorismo all'interno dell'Unione europea dopo gli attentati alla stazione di Madrid dell'11 marzo 2004 in cui morirono 191 persone. Dopo le nove di sera del 13 novembre due persone e un terzo ordigno sono esplosi vicino allo Stade de France dove si trovava il presidente francese François Hollande ed era in corso l'amichevole di calcio tra Francia e Germania. Sei sparatorie sono avvenute in diversi luoghi di Parigi. L'episodio più sanguinoso è avvenuto nel teatro Bataclan in cui era in corso un concerto, lì sono rimaste uccise ottantanove persone. Solo uno degli attentatori è ancora in vita ed è in fuga, si tratta di Salah Abdeslam, un cittadino belga naturalizzato francese. L'attacco è stato rivendicato dall'Isis.

- Un milione di migranti è arrivato in Europa. Per l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) si tratta della crisi migratoria più forte che investe l'Europa dalla seconda guerra mondiale. Circa 3.800 persone sono morte nel tentativo di attraversare il Mediterraneo. Il naufragio col maggior numero di vittime è avvenuto il 18 aprile, quando un'imbarcazione con circa 800 persone a bordo è affondata al largo delle coste della Libia. A settembre la foto del corpo di Aylan, un bambino siriano, ritrovato sulla spiaggia di Bodrum in Turchia dopo essere annegato nel tentativo di arrivare sulle coste della Grecia ha turbato il mondo. La risposta dell'Unione europea è stata contraddittoria ed è mancata una politica comune capace di far fronte a un fenomeno legato principalmente alle guerre in Siria, Iraq e Afghanistan, come anche alle violenze della dittatura eritrea. Da una parte la Germania ha dato il benvenuto ai rifugiati siriani, mentre altri paesi come l'Ungheria hanno costruito barriere e cercato di impedire l'arrivo in Europa di queste persone per la maggior parte in fuga da guerre e violenze.

- L'accordo sul nucleare in Iran. Il 14 luglio 2015, dopo due anni di trattative, è stato raggiunto un accordo internazionale sull'utilizzo delle tecnologie nucleari in Iran. Il Piano d'azione congiunto globale (Joint Comprehensive Plan Of Action - Jcpoa) è stato sottoscritto dal gruppo P5+1 (i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'Onu, Cina, Francia, Regno Unito, Russia, Stati Uniti, più la Germania) insieme all'Unione Europea e alla Repubblica Islamica dell'Iran.Il Piano d'azione prevede che l'Iran possa utilizzare il nucleare solo con fini pacifici e ha delineato un programma che porterà alla normalizzazione dei rapporti con l'Occidente e alla progressiva revoca delle attuali sanzioni economiche verso Teheran. Le prime tappe dell'accordo sono state percorse nel 2015, l'accordo è stato approvato dal parlamento iraniano, e il 15 dicembre l'Agenzia internazionale per l'energia atomica ha votato a favore della fine della sua inchiesta sul nucleare in Iran. Le sanzioni potrebbero essere rimosse nel 2016.

- La resistenza Curdi all'avanzata dell'Isis. Il popolo senza stato è stato colui che ha spezzato l'aura di invincibilità che circondava il sedicente Stato islamico e la sua avanzata in Siria e in Iraq. I combattenti curdi il 26 gennaio 2015 hanno liberato la città di Kobane al confine turco-siriano, nella zona denominata “Rojava” o Curdistan Siriano. Nel 2015 l'Isis ha visto restringersi i territori sotto il suo controllo del 14 per cento. Mentre la società curda di Rojava è diventata un simbolo di democrazia e parità di genere. In particolare, le combattenti curde sono diventate le principali protagoniste della lotta all'Isis.

- In Sud America ritornano i conservatori. L'ondata di cambiamento che aveva portato governi progressisti e socialisti ad affermarsi in America Latina a partire soprattutto dalla vittoria di Luiz Inácio Lula da Silva in Brasile nel 2002 ha iniziato a perdere la sua forza. Il 2015 è stato l'anno in cui, complice un andamento negativo dell'economia, in Argentina hanno vinto i conservatori di Mauricio Macri. In Venezuela per la prima volta dal 1999 l'opposizione anti-chavista ha ottenuto la maggioranza dei seggi in parlamento. In Brasile la popolarità del presidente Dilma Rousseff è ai minimi storici e il presidente della Camera dei deputati, Eduardo Cunha, ha autorizzato l'apertura di una procedura di impeachment nei sui confronti.

- Cuba e Stati Uniti si riavvicinano. Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama aveva annunciato il 17 dicembre 2014 la realizzazione di un accordo con Cuba per lo scambio di prigionieri che prevedeva misure più ampie tra cui la cancellazione di Cuba dalla lista dei paesi sostenitori del terrorismo in cui il paese caraibico era stato inserito nel 1962. Obama aveva definito l'embargo come "superato". Il 2015 è stato l'anno del riavvicinamento dei due paesi a partire dalla riapertura delle rispettive ambasciate e dalla visita del segretario di Stato statunitense a L'Avana avvenuta il 14 agosto. Un effetto collaterale del riavvicinamento dei due paesi è stata la partenza di migliaia di migranti cubani verso gli Stati Uniti nel timore che questi ultimi pongano fine alla politiche di favore verso i cittadini dell'isola che arrivano sul territorio statunitense.

- L'intervento russo in Siria. Il 30 settembre la Russia ha iniziato i propri raid aerei in Siria contro l'Isis. In molti hanno criticato l'intervento russo, evidenziando come i bombardamenti abbiano colpito solo in parte obiettivi appartenenti al sedicente Stato islamico, concentrandosi invece contro i ribelli che si oppongono al governo siriano di Bashar al-Assad. L'intervento russo non è stato ben visto anche dalla Turchia. Il 24 novembre durante una operazione nel nord della Siria un caccia russo è stato abbattuto da parte dell'aviazione turca. La Turchia sostiene che il jet russo fosse entrato nei cieli turchi. La Russia nega. E ora i due paesi sono ai ferri corti. L'organizzazione Amnesty international ha accusato la Russia di aver ucciso almeno 200 civili nei raid aerei. Tuttavia l'intervento della Russia ha smosso le acque della diplomazia internazionale. Il 30 ottobre si sono tenuti dei colloqui di pace sulla Siria a cui ha partecipato per la prima volta anche l'Iran, paese molto vicino al presidente Assad. Il giorno seguente l'Isis ha rivendicato la responsabilità dell'incidente in cui è stato coinvolto un aereo passeggeri della compagnia russa Metrojet che è precipitato in Egitto mentre era in volo dalla località turistica di Sharm el-Sheikh ed era diretto a San Pietroburgo, in Russia, con a bordo 217 passeggeri e 7 membri dell’equipaggio. Un nuovo incontro di pace a cui potrebbe partecipare anche il governo siriano è previsto a Ginevra, in Svizzera, a gennaio.

- Il pugno duro di Erdogan. L'ex primo ministro e ora presidente turco Recep Tayyip Erdoğan si è distinto per come ha determinato la vita politica interna ed estera della Turchia. Dopo che il 7 giugno il suo movimento, il Partito per la giustizia e lo sviluppo (Akp), aveva vinto per la quarta volta consecutiva le elezioni in Turchia, ma senza ottenere la maggioranza assoluta, Erdoğan ha convocato nuove elezioni. Tra le principali novità di quella tornata elettorale c'era stata anche l'affermazione del Partito democratico del popolo (Hdp), una formazione filo-curda che per la prima volta aveva ottenuto un'ottantina di deputati. Nella campagna elettorale i giornalisti non hanno avuto vita facile, a settembre due giornalisti di Vice News e la loro guida sono stati arrestati. Pochi giorni prima delle elezioni la polizia ha fatto irruzione nelle redazioni di alcune emittenti televisive legate all'opposizione, mentre dopo le consultazioni sono stati fermati due giornalisti del settimanale Nokta che è stato ritirato dalle edicole. All'inizio di dicembre sono stati arrestati Can Dündar direttore di Cumhuriyet, uno dei principali quotidiani del paese e Erdem Gül caporedattore della sede di Ankara. Le elezioni sono state vinte dall'Akp con maggioranza schiacciante il primo novembre. Il 10 ottobre quello che è considerato il più grave attentato della storia moderna del Paese aveva causato la morte di un centinaio di persone mentre i feriti erano stati circa 250. La bomba contro la manifestazione per la pace dei curdi è stata attribuita all'Isis. Ma i curdi sono stati un bersaglio anche da parte del governo turco. La Turchia è stata accusata di aver attaccato anche i curdi impegnati in Siria nella lotta al sedicente Stato islamico. Mentre l'avvocato e attivista per i diritti umani curdo è stato ucciso da alcuni agenti di polizia in borghese il 28 novembre.

- L'Asia di fronte al cambiamento. Domenica otto novembre si sono tenute le prime elezioni aperte a tutte le forze politiche del Myanmar dal colpo di stato del 1962. La Lega Nazionale per la Democrazia del premio Nobel per la pace 1991, Aung San Suu Kyi, ha vinto in modo schiacciante le elezioni ponendo fine ai governi militari, o legati ai militari, che avevano governato il paese per più di cinquant'anni. Anche per Cina e Taiwan è stato un anno storico. Il sette novembre si è svolto il primo vertice tra i leader di Cina e Taiwan da 70 anni a questa parte. Il presidente cinese Xi Jinping e quello taiwanese, Ma Ying-jeou, si sono incontrati nella Repubblica di Singapore, un paese che ha buone relazioni con entrambe le parti. Taiwan, o Repubblica di Cina, è uno stato creato dai nazionalisti cinesi che risultarono sconfitti dalla guerra civile che portò Mao Tse-tung alla guida della Cina. Attualmente Taiwan non è riconosciuto dai membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'Onu (Stati Uniti, Russia, Cina, Francia e Regno unito) dal Canada e dai paesi dell'Unione europea.

- Le violenze di Boko Haram. Il 3 gennaio 2015, il gruppo estremista Boko Haram ha assediato la città di Baga, nello stato del Borno, nel nordest della Nigeria, e ha raso al suolo 16 villaggi vicino al lago Ciad, prendendo il controllo di una base militare dell’esercito regolare nigeriano. Per diversi giorni i miliziani di Boko Haram hanno ucciso chiunque si sono trovati davanti, in quello che Amnesty International ha definito "il massacro più grave nella storia di Boko Haram". Successivamente, in una serie di attacchi avvenuti nel nordest della Nigeria tra il 10 e l'11 gennaio 2015 il gruppo terroristico islamista ha fatto esplodere tre bambine, utilizzate come kamikaze destando l'indignazione di tutto il mondo. Alla fine di gennaio Boko Haram ha annunciato di essersi affiliato all'Isis. Un rapporto dell'Unicef pubblicato a dicembre 2015 afferma che un milione di bambini non va più a scuola a causa delle violenze di Boko Haram. Il nome dell'organizzazione può essere tradotto approssimativamente dalla lingua hausa con "l'educazione occidentale è proibita" e le scuole sono state uno degli obiettivi che Boko Haram ha preso particolarmente di mira sin dalla sua nascita.

Fonte: The Post Internazionale

martedì 29 dicembre 2015

La riforma della Costituzione, nel 2016

Renzi oggi ha detto che si aspetta il referendum nel prossimo ottobre, e che se perderà sarà il «fallimento» del suo impegno politico: a che punto siamo?

Abbracci e saluti nell'Aula del Senato, Roma, 22 dicembre 2015. (ANSA/GIUSEPPE LAMI)

Durante la tradizionale conferenza stampa di fine anno, il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha detto, tra le altre cose, che si aspetta che la riforma della Costituzione promossa dal suo governo venga sottoposta a referendum confermativo a metà del prossimo ottobre. Renzi ha aggiunto che, qualora la riforma dovesse essere bocciata dagli elettori, prenderebbe atto del «fallimento del mio impegno politico». L’iter per approvare la riforma costituzionale – della cui necessità si parla da decenni – è iniziato più di un anno fa e sembra aver superato la sua fase più complicata, anche se ci sono ancora diversi passaggi.

Come si fa
L’iter legislativo per cambiare la Costituzione – ovvero per approvare le leggi costituzionali – è abbastanza complesso: la stessa Costituzione prevede che il suo testo si possa cambiare solo con un ampio consenso parlamentare e con tempi che permettano di analizzare le conseguenze del cambiamento.

Per ogni legge costituzionale è prevista prima un’approvazione in “prima lettura” da entrambe le camere del Parlamento. Il testo approvato dalle due camere deve essere identico: quindi se un testo viene approvato dalla Camera dei Deputati e poi il Senato lo approva ma con delle modifiche, allora deve tornare alla Camera dei Deputati per un’altra approvazione. Dopo la “prima lettura” devono trascorrere tre mesi prima che il testo torni a tutte e due le camere per essere nuovamente approvato, sempre nella stessa forma e con una maggioranza di due terzi dei componenti di ciascuna camera. Se viene approvato con una maggioranza inferiore può comunque entrare in vigore, ma deve prima essere confermato con un referendum – chiamato referendum confermativo – senza quorum, cioè senza un numero minimo di votanti che debba partecipare alla votazione.

Cosa prevede la riforma
La riforma promossa dal governo Renzi – il cosiddetto “ddl Boschi”, dal cognome del ministro Maria Elena Boschi – prevede innanzitutto la fine del cosiddetto “bicameralismo perfetto”, espressione con cui si definisce un sistema parlamentare le cui camere svolgono più o meno le stesse funzioni.

Con la riforma il Senato perderebbe molti dei suoi poteri: il grosso del potere legislativo finirebbe in mano alla sola Camera dei Deputati. Il Senato cambierebbe anche composizione: sarebbe formato da 74 consiglieri regionali nominati dai rispettivi consigli regionali, più 21 sindaci e 5 membri nominati dal presidente della Repubblica. Le modalità esatte di elezione dei nuovi senatori/consiglieri saranno definite in seguito attraverso delle leggi ordinarie: nel “ddl Boschi” è scritto solo che i senatori saranno eletti «in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi organi». Il Senato quindi avrebbe 100 senatori, 215 in meno rispetto a oggi.

La riforma prevede che il governo abbia bisogno solo della fiducia della Camera dei Deputati. Chi è contrario alla riforma teme che in questo modo i futuri governi abbiano troppo potere e l’equilibrio tra governo e Parlamento ne uscirebbe sbilanciato. Chi è a favore della riforma usa più o meno gli stessi argomenti, ma sostenendo che invece è necessario snellire il processo legislativo, evitando che le leggi debbano fare continui passaggi da una camera all’altra – la cosiddetta “navetta” – prima di entrare in vigore.

Oltre alla riforma del Senato, di cui si è molto discusso, il “ddl Boschi” modifica anche altre parti della Costituzione, in particolare per quanto riguarda il titolo V, cioè la parte del testo costituzionale che tratta il rapporto tra Stato e Regioni.

A che punto siamo
Martedì 13 ottobre 2015 il Senato ha approvato la riforma, dopo averla modificata. La riforma era stata già approvata una volta dalla Camera e un’altra volta dal Senato, ma era stata emendata tutte le volte, quindi servirà almeno un altro passaggio alla Camera prima di poter dichiarare conclusa la prima lettura. Renzi ha detto che l’11 gennaio inizierà alla Camera la nuova discussione sulla riforma.

Come hanno spiegato molti analisti politici negli ultimi mesi, ci sono ragioni per sostenere che il governo si sia messo alle spalle la parte più difficile dell’iter parlamentare: un po’ perché l’ultimo voto al Senato è arrivato dopo un accordo trovato con la minoranza del Partito Democratico, che aveva chiesto a lungo di modificare la riforma, e un po’ perché le parti della riforma che sono già state approvate nella stessa forma da Camera e Senato non possono più essere modificate, ma solo approvate o rigettate in blocco. La stessa cosa vale per la seconda lettura, che comincerà non meno di tre mesi dopo l’approvazione in prima lettura: Camera e Senato potranno solo approvare o rigettare in blocco l’intera riforma e non più modificarla.

Dal punto di vista dei numeri parlamentari, il governo non dovrebbe avere troppi problemi: alla Camera gode del sostegno di una maggioranza larghissima, per effetto del premio attribuito al partito più votato previsto dalla vecchia legge elettorale; al Senato la situazione è più equilibrata ma lo scorso ottobre la riforma è stata approvata con 171 voti favorevoli (la maggioranza è 158) e il governo è più solido che in passato grazie al sostegno di un gruppo parlamentare fondato da Denis Verdini e nel quale si sono spostati alcuni senatori eletti con Forza Italia. La stessa riforma, nelle sue fasi iniziali, era stata scritta insieme a Forza Italia e votata dai suoi parlamentari: era un pezzo del cosiddetto “patto del Nazareno”, l’accordo politico trovato da Renzi e Berlusconi per approvare le riforme costituzionali e la legge elettorale. Dopo qualche mese di faticosa collaborazione – e decine di teorie del complotto sul contenuto del “patto” – l’accordo era stato fatto saltare da Berlusconi per protesta contro la scelta del PD di candidare Sergio Mattarella alla presidenza della Repubblica, senza consultare Forza Italia.

E il referendum?
Come prevede l’articolo 138 della Costituzione, la riforma approvata senza la maggioranza dei due terzi in seconda lettura va sottoposta a un referendum entro tre mesi dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Non c’è quorum: la legge viene promulgata se i voti favorevoli superano quelli sfavorevoli.

Ci sono stati solo due referendum costituzionali nella storia della Repubblica italiana. Il primo, tenuto il 7 ottobre 2001, portò all’approvazione della riforma del Titolo V della Costituzione con il 64,2 per cento di favorevoli; il secondo, tenuto il 25 e 26 giugno 2006, bocciò la riforma della Costituzione promossa dal governo Berlusconi con il 61,3 per cento dei voti.ù

Fonte: Il Post

Belgio, pianificavano attentati Isis a Capodanno: arrestati


A Bruxelles le forze dell'ordine sventano una cellula che organizzava attentati sotto le feste: due persone in manette

Operazione antiterrorismo in Belgio. Due persone sono state arrestate con l’accusa di pianificare un attentato nei giorni di Capodanno a Bruxelles. Insieme a loro sono state fermate in varie località anche altre persone, poi rimesse in libertà dopo essere state interrogate. La polizia, a quantoo si apprende, ha anche preso in custodia divise militari e materiale di propaganda dello Stato Islamico, ma non armi né esplosivi.

BELGIO, PIANIFICAVANO ATTENTATI DI CAPODANNO: ARRESTATI

La tv belga RTBF ha definito l’operazione «rilevante e seria». «I due individui in arresto sono accusati di partecipazione ad un gruppo terrorista e di tentato attentato. Uno dei due è sospettato di essere il dirigente e il reclutatore di una cellula terrorista». Il gruppo, secondo le notizie a disposizione, voleva «commettere attentati in Belgio prendendo di mira più luoghi emblematici di Bruxelles, durante le feste di fine anno». Il livello di sicurezza nei commissariati del Belgio è stato elevato da livello 2 a livello 3. Tra i possibili obiettivi anche il quartier generale della polizia nei pressi della Grand Place, nella capitale. Le informazioni sugli attesti e sull’attività degli arrestati sono limitale al minimo «per non compromettere le indagini», ha spiegato una nota delle forze dell’ordine.

L’allerta, dunque, resta alta. Pochi giorni fa in Belgio il governo ha prolungato per un altro mese l’operazione che prevede l’impiego dei militari a guardia di siti sensibili. Complessivamente sono 700 gli uomini impiegati in strada. Ma potrebbe salire a 1.250 se il livello d’allerta dovesse essere elevato a 4.

Fonte: Giornalettismo

Qual è il paese più pericoloso per i giornalisti?

Stéphane Charbonnier nella redazione di Charlie Hebdo, 2012. (François Guillot, Afp)

Sono 69 i giornalisti morti a causa del loro lavoro nel 2015. Il 40 per cento sono stati uccisi da miliziani di gruppi jihadisti, come Al Qaeda e Stato islamico (Is). Lo rivela il rapporto annuale della Committee to protect journalists (Cpj), che riporta anche la morte di 25 giornalisti in circostanze ancora da chiarire e la morte di tre operatori dei media. Nel 2014 i giornalisti uccisi erano stati 61.

Secondo il rapporto di Reporters sans frontières (Rsf), i giornalisti che sono sicuramente stati uccisi quest’anno per il loro lavoro sarebbero 67, gli operatori dei mezzi di informazione sette, i citizen journalist 27.

Il paese più pericoloso per i giornalisti resta la Siria, dove nel 2015 ne sono stati uccisi 13. Tuttavia il numero delle vittime è in diminuzione rispetto ai primi anni del conflitto nel paese (nel 2012 erano morti 31 giornalisti, 29 nel 2013 e 17 nel 2014), in parte perché i professionisti dei mezzi di informazione hanno lasciato il paese come migliaia di altri profughi e sempre meno giornalisti stranieri vengono mandati nel paese a coprire il conflitto. L’ultimo giornalista siriano ucciso è stato Naji Jerf, impegnato nella denuncia delle violazioni dei diritti umani del regime di Bashar al Assad e poi del gruppo Stato islamico. Jerf è stato ucciso a Gaziantep, in Turchia.

A causa dell’attacco alla redazione di Charlie Hebdo del 7 gennaio la Francia viene subito dopo la Siria. Secondo il rapporto di Rsf, il maggior numero di vittime è stato registrato in Iraq (11), seguito da Siria (10) e Francia (8). Le discrepanze tra i due rapporti dipendono dalle scelte di metodo delle due organizzazioni. Per esempio, Rsf non conteggia tra i giornalisti uccisi in Francia Guillaume Barreau-Decherf, il critico musicale di Les InRockuptibles ucciso alla sala da concerti Bataclan il 13 novembre.

Il Cpj denuncia di aver incontrato una certa difficoltà nelle indagini in alcuni paesi, in particolare in Iraq: di una lista di 35 giornalisti di Mosul segnalati come scomparsi, morti o tenuti prigionieri dallo Stato islamico, l’organizzazione ha potuto confermare solo la morte di cinque persone a causa delle scarse informazioni disponibili nella città controllata dall’Is.

Alcuni paesi sono entrati per la prima volta nello studio del Cpj: si tratta di Sud Sudan (il paese più giovane del mondo), Polonia e Ghana.

Il rapporto del Cpj sottolinea alcuni dati in particolare:

  • 17 giornalisti sono morti durante uno scontro a fuoco o un combattimento
  • cinque sono stati uccisi mentre svolgevano un lavoro particolarmente pericoloso
  • almeno 28 dei 47 che sono stati assassinati hanno ricevuto minacce di morte prima di essere uccisi
  • per la prima volta dal 2007 non sono stati registrati casi di giornalisti uccisi a causa del loro mestiere nelle Filippine, anche se sette sono morti in circostanze sospette. Per Rsf tre di questi sono sicuramente stati uccisi perché lavoravano per la stampa
  • i reporter televisivi sono stati la categoria più colpita, con 25 morti

Il Cpj ha anche realizzato un rapporto sui 199 giornalisti che si trovano in carcere a causa del loro lavoro.

Fonte: Internazionale

lunedì 28 dicembre 2015

Le foto di Milano senza macchine

Immagini del primo giorno di blocco del traffico, con le strade deserte e molta gente a piedi o in bici


Lunedì 28 dicembre a Milano è iniziato un blocco parziale del traffico privato che durerà fino a mercoledì 30, deciso dal comune per via degli alti livelli di inquinamento dell’aria. Negli ultimi giorni la concentrazione di PM10 (tra i principali agenti inquinanti atmosferici) per metro cubo consentita per legge è stata superata in diverse città italiane, soprattutto a causa delle condizioni atmosferiche: da mesi in gran parte dell’Italia non piove in maniera significativa, la temperatura è più alta della media stagionale e non ci sono venti forti. A Milano il blocco è previsto dalle 10 e fino alle 16: circoleranno i mezzi pubblici (il biglietto da una singola corsa sarà valido senza limiti per l’intera giornata) e le macchine dei servizi di car sharing.

Clicca qui per vedere le foto di Milano senza macchine

Fonte: Il Post

Cosa è successo negli ultimi giorni ad Ajaccio, in Corsica

Una manifestazione antiaraba ad Ajaccio, in Corsica, il 27 dicembre del 2015. (Yannick Graziani, Afp)

Il prefetto della Corsica, Christophe Mirmand, ha vietato fino al 4 gennaio ogni tipo di manifestazione a Jardins de l’empereur, un quartiere popolare di Ajaccio. Nei giorni scorsi nella zona, abitata da circa 1.700 persone in gran parte di origine straniera, ci sono state proteste razziste contro arabi e musulmani.

I cortei razzisti

Venerdì 25 e sabato 26 dicembre centinaia di persone hanno attraversato Jardins de l’empereur, gridando slogan come “Fuori gli arabi”, “Siamo a casa nostra”, “Bisogna ucciderli”. Le proteste sono state organizzate dopo che nel quartiere, nella notte tra il 24 e il 25 dicembre, due vigili del fuoco e un agente di polizia sono stati aggrediti da persone armate di mazze da baseball e da golf. Gli aggressori non sono ancora stati identificati.

Secondo la prefettura, era stato appiccato volontariamente un incendio per tendere un agguato: il mezzo dei pompieri è stato colpito da alcune pietre e due di loro sono rimasti feriti.

Il giorno di Natale, dopo la prima manifestazione, un luogo di culto islamico che si trova a Jardins de l’empereur è stato saccheggiato. I responsabili hanno anche cercato di dare fuoco alle copie del Corano che si trovavano nella sala. Un poliziotto intervenuto sulla scena è stato leggermente ferito.

Il 27 dicembre due uomini di 19 e 20 anni con precedenti penali sono stati fermati dalla polizia, perché sospettati di aver causato un incendio avvenuto nel pomeriggio del 24.

La reazione delle autorità

Il primo ministro, Manuel Valls, ha condannato l’aggressione ai pompieri e ha definito l’assalto alla sala di culto “una profanazione inaccettabile”. Anche il ministro dell’interno, Bernard Cazeneuve, si è espresso contro l’episodio e ha promesso che gli autori del saccheggio verranno puniti.

La ministra della giustizia francese, Christiane Taubira, ha promesso un’indagine sugli episodi di violenza.
Anche da parte della nuova amministrazione nazionalista, che ha vinto le elezioni regionali del 13 dicembre, sono arrivate condanne delle violenze. Gilles Simeoni, presidente del consiglio esecutivo, il governo regionale della Corsica, si è espresso sia contro l’aggressione iniziale sia contro le reazioni razziste, “contrarie ai valori del popolo corso”.

Quest’anno già due volte i luoghi di culto musulmani sull’isola avevano subìto degli attacchi: teste di maiale o di cinghiale – animali considerati impuri dalla religione islamica – erano state lasciate alle porte delle sale di preghiera.

Secondo l’editoriale del quotidiano Le Monde, “il tentativo di farsi giustizia da soli dei manifestanti di Ajaccio non deve essere un precedente” e il monito vale per l’intera Francia e non solo per la Corsica. La ministra della giustizia francese, Christiane Taubira, ha promesso un’indagine sugli episodi di violenza.

Fonte: Internazionale

I danni del maltempo negli Stati Uniti

A partire dal 23 dicembre più di 40 persone sono morte a causa dei tornado che hanno colpito il Texas e delle tempeste che si sono abbattute su una vasta area degli Stati Uniti, che va dal sudovest al confine con il Canada. Nel fine settimana undici persone sono morte nella zona di Dallas, dove i tornado si registrano soprattutto nella stagione primaverile. Era dal 1950 che la regione non subiva tornado così forti.

La statale I-30 dopo il passaggio di un tornado a Garland, in Texas, il 27 dicembre. (G.J. McCarthy, The Dallas Morning News/Ap/Ansa)

Le macerie di una casa a Rowlett, in Texas, dopo il passaggio di un tornado, il 26 dicembre. (Guy Reynolds, The Dallas Morning News/Ap/Ansa)

La località più colpita è stata Garland, alla periferia di Dallas, dove un tornado ha danneggiato o distrutto circa seicento edifici e otto persone sono morte. I fenomeni meteorologici degli ultimi giorni sono dovuti alle temperature, particolarmente alte per questo periodo dell’anno. Centinaia di voli sono stati annullati e le autostrade sono state bloccate per via delle piogge e delle inondazioni. Sei stati – Alabama, Georgia, Mississippi, Missouri, New Mexico e Texas – hanno dichiarato lo stato d’emergenza. Secondo le previsioni, dopo i 28 gradi di sabato 26 dicembre, la temperatura di Dallas dovrebbe scendere a 0 gradi lunedì sera.

Un parco innevato a El Paso, in Texas, il 27 dicembre. (Mark Lambie, The El Paso Times/Ap/Ansa)

In alcune zone del New Mexico si sono registrati più di 40 centimetri di neve e molte strade sono state bloccate. Sono previste tempeste di neve anche il 28 dicembre, sia in New Mexico sia in Oklahoma. In Missouri almeno otto persone sono morte a causa delle inondazioni, mentre le vittime in Mississippi sono dieci. Ci sono stati dei morti anche in Arkansas e Tennessee (nove) e in Illinois (cinque).

Fonte: Internazionale

La conquista di Ramadi

Un soldato iracheno entra a Ramadi, a ovest di Baghdad. L’esercito ha dichiarato di avere preso controllo della città, che da maggio era occupata dai jihadisti del gruppo Stato islamico. (Rwa Faisal, Ap/Ansa)

Fonte: Internazionale

Raggiunto un raro accordo tra ribelli e governo in Siria per l'evacuazione di tre importanti città

Si tratta dei centri di Zabadani, Fuaa e Kefraya. L'intesa è stata raggiunta grazie al sostegno delle Nazioni Unite

Civili siriani evacuano la città di Homs. Credit: Yazan Homsy

E' iniziata in Siria l'evacuazione di tre città in seguito a un raro accordo raggiunto tra i gruppi ribelli e il governo di Bashar al-Assad. Circa 450 tra combattenti e civili, inclusi i feriti, hanno iniziato ad abbandonare i centri nella giornata di lunedì 28 dicembre 2015.

Più di 120 combattenti stanno lasciando la città di Zabadani, che è l'ultimo bastione dei ribelli al confine tra Siria e Libano, per dirigersi, attraversando il Libano e la Turchia, verso altre zone controllate dai ribelli. La città si trova in una zona controllata dalle forze filo-governative ed era sotto assedio.

Circa 335 persone tra civili e combattenti fedeli al governo di Bashar al-Assad, stanno invece abbandonando i centri sciiti di Fuaa e Kefraya nel nordovest della provincia di Idlib. Le due cittadine erano circondate dai ribelli e in questo modo i filo-governativi potranno tornare all'interno di aree controllate dal governo di Assad, sempre attraversando il Libano e la Turchia.

L'accordo è stato promosso dalle Nazioni Unite e la notizia è stata diffusa dall'Osservatorio siriano per i diritti umani.

Fonte: The Post Internazionale

sabato 26 dicembre 2015

I dieci eventi più importanti del 2015

Li ha messi insieme sull'Atlantic il direttore di un importante centro studi di politica internazionale: ci sono la guerra in Yemen, la crisi dei migranti e gli attentati dell'ISIS


James Lindsay, direttore del Council on Foreign Relations, uno dei più importanti centri studi sulla politica internazionale, ha messo insieme per il magazine The Atlantic quelli che ritiene i dieci eventi più importanti successi nel 2015. Tra gli eventi scelti da Lindsay, ce ne sono alcuni legati ai grandi temi sull’Europa di cui si è discusso molto nel 2015, come per esempio la crisi greca e quella dei migranti. Ma c’è anche molto Medio Oriente, con gli interventi internazionali in Siria e Yemen e la campagna di attacchi terroristici dell’ISIS estesa oramai a tre continenti. Non mancano comunque anche le buone notizie, come lo “storico” accordo sul clima raggiunto a Parigi al termine della conferenza COP21.

Clicca qui per vedere le foto dei dieci eventi più importanti del 2015

Fonte: Il Post

Giornata di scontri a Gerusalemme

Questa mattina, un uomo che cercava di accoltellare un poliziotto israeliano nei pressi della Città Vecchia di Gerusalemme è stato ucciso dalle forze dell’ordine israeliane. Proprio in quella parte di città, in seguito, sono scoppiati degli scontri. Alcuni palestinesi si erano riuniti per chiedere di riavere i corpi delle persone uccise nei giorni scorsi dopo aver tentato di accoltellare degli israeliani, secondo la versione della polizia. Intanto, in Cisgiordania e a Gaza si sono celebrati i funerali della donna e del ragazzo uccisi nel giorno di Natale. Negli ultimi tre mesi è tornata a intensificarsi la violenza, per via dei dissidi sulla gestione della Spianata delle Moschee. Da allora sono morti circa 20 israeliani e 120 palestinesi.

Agenti della polizia di frontiera allontanano alcuni palestinesi durante gli scontri scoppiati vicino alla Città Vecchia, a Gerusalemme. (Ammar Awad, Reuters/Contrasto)

Una parente del ragazzo ucciso ieri dai soldati israeliani piange al suo funerale, a Gaza. La vittima, uccisa durante degli scontri con l’esercito, aveva 22 anni e si chiamava Hani Wahdan. (Suhaib Salem, Reuters/Contrasto)

La preghiera davanti alla bara di Mahdia Hamad, una donna di 38 anni che ieri è stata uccisa dai colpi dei soldati israeliani a Silwad, vicino a Ramallah, in Cisgiordania. La polizia ha detto che la donna si stava scagliando con l’auto contro un posto di blocco; testimoni raccontano che i militari hanno aperto il fuoco quando la donna era a 150 metri dal check point. (Mohamad Torokman, Reuters/Contrasto)

Fonte: Internazionale

Ucciso in un raid aereo uno dei principali leader dei ribelli in Siria

Zahran Alloush era a capo di Jaysh al Islam, un gruppo islamista. L'attacco aereo sarebbe stato compiuto dai caccia russi

Zahran Alloush (a destra), comandante di Jaysh al Islam, durante una conferenza nella cittadina di Douma, vicino a Damasco in Siria nell'agosto 2014. Credit: Bassam Khabieh

Zahran Alloush, comandante del gruppo armato di ribelli siriani Jaysh al Islam, esercito dell'Islam, operativo nell'area di Damasco, è stato ucciso in un attacco aereo.

Il governo siriano di Bashar al-Assad ha dichiarato di essere responsabile dell'operazione che ha ucciso Alloush. Tuttavia, l'emittente Al Jazeera e l'agenzia Reuters riportano che, secondo loro fonti, sarebbero stati i caccia russi a effettuare l'attacco.

Zahran Alloush è stato ucciso insieme ad altri cinque comandanti di Jaysh al Islam in un raid aereo che ha colpito il quartier generale dei ribelli avvenuto venerdì 25 dicembre a Ghouta, un sobborgo a est di Damasco.

Fonti dei ribelli riportate dall'agenzia di notizie Reuters hanno affermato che, durante il raid, gli aerei russi avrebbero sparato almeno 10 missili contro una sede segreta del gruppo che fungeva da quartier generale.

Jaysh al Islam è uno dei principali gruppi ribelli siriani a cui apparterrebbero tra i 15mila e i 20mila combattenti. Recentemente il gruppo aveva partecipato a un incontro di tutte le fazioni dei ribelli siriani che si era tenuto a Riyadh, in Arabia Saudita.

Jaysh al Islam è anche uno dei gruppi che dovrebbero partecipare ai negoziati con il governo di Bashar al-Assad che si terranno a Ginevra, in Svizzera, a gennaio 2016.

Al Jazeera ha reso noto che Abu Hammam Bouwaidani è stato nominato successore di Alloush. Nell'area di Ghouta, nell'agosto 2013, era avvenuto un attacco con armi chimiche in cui sarebbero rimaste uccise 1.400 persone e che i paesi occidentali avevano attribuito a forze fedeli ad Assad.

Fonte: The Post Internazionale

venerdì 25 dicembre 2015

Buon Natale


Auguro a tutti i lettori, assidui o frequentatori, e a tutti i blog amici di trascorrere un sereno e felice Natale 


Andrea De Luca

giovedì 24 dicembre 2015

Le notizie mediche più importanti del 2015

Nuovi sistemi di prevenzione contro l'AIDS, l'importanza dell'effetto placebo e un sistema per fermare la leucemia cronica, tra le scelte del New Yorker

(Christopher Furlong/Getty Images)

Le nuove scoperte nella medicina sono spesso comunicate dai media con toni sensazionalistici e semplificazioni, che in molti casi rischiano di creare false speranze soprattutto tra le persone con particolari malattie e direttamente interessate da quelle notizie. Non ci sarà un momento esatto in cui potremo dire “è stata scoperta la cura contro il cancro”: la ricerca scientifica è fatta di processi complicati e lunghi, di errori e scoperte inattese, e procede quasi sempre per gradi. Per questo motivo è praticamente impossibile dire con certezza quali siano state le notizie mediche più importanti dell’ultimo anno: alcune si riveleranno tali tra anni e non è nemmeno detto che accada. Nonostante la difficoltà Jerome Groopman, che da anni scrive di medicina sul New Yorker, ha messo insieme le cose che in ambito medico e della biologia lo hanno colpito di più quest’anno e che hanno le potenzialità per diventare qualcosa di importante e che in ultima istanza ci migliorerà la vita. É una selezione personale ma è interessante, per capire cosa si sta muovendo e come.

Rianimazione cardio-polmonare
Uno studio realizzato quest’anno in Svezia, e pubblicato sul New England Journal of Medicine, ha ribadito l’importanza di un pronto intervento nel rianimare le persone che stanno avendo un attacco cardiaco: prima si interviene e più alte sono le probabilità di sopravvivenza e di un buon recupero. La ricerca ha evidenziato che nel caso di un attacco cardiaco trattato immediatamente da qualcuno, in attesa dell’arrivo dell’ambulanza, il tasso di sopravvivenza a 30 giorni dall’attacco è del 10,5 per cento, rispetto al 4 per cento nel caso in cui non sia effettuato alcun primo soccorso.

L’importanza della rianimazione cardio-polmonare nei primi momenti dopo un episodio cardiaco è riconosciuta da tempo da buona parte delle più importanti organizzazioni sanitarie al mondo, e in molti paesi sono sempre più diffusi i kit che servono per rianimare qualcuno con defibrillatori automatici. Altre ricerche suggeriscono di creare sistemi per rintracciare facilmente le persone che sono in grado di praticare la rianimazione, grazie ai corsi di primo soccorso che hanno seguito. Una proposta è realizzare applicazioni per smartphone che consentano di chiedere aiuto a queste persone, in attesa dell’arrivo dell’ambulanza.

Rallentare la diffusione dell’HIV
Grazie allo sviluppo e alla diffusione dei farmaci antivirali, soprattutto alla fine degli anni Novanta, l’aspettativa di vita delle persone con AIDS – la malattia causata dal virus HIV – è aumentata sensibilmente, ma resta ancora molto da fare sul fronte della prevenzione per ridurre il numero di contagi. Quest’anno presso l’Hôpital Saint-Louis di Parigi, in Francia, il ricercatore Jean-Michel Molina ha condotto uno studio clinico per valutare gli effetti degli antivirali se assunti prima e dopo un rapporto sessuale non protetto, il principale mezzo di trasmissione dell’HIV. Lo studio è stato realizzato grazie alla collaborazione di 400 volontari: dopo nove mesi, sono stati rilevati 14 nuovi casi di HIV nel gruppo di controllo, costituito da 200 persone cui è stato dato un placebo e non l’antivirale, mentre nel gruppo delle restanti 200 persone che hanno assunto il farmaco sono state registrate solo due nuove infezioni. Studi come questi sono importanti perché sensibilizzano sul tema delle precauzioni da prendere per evitare il contagio, e spesso influenzano le stesse decisioni politiche assunte dai governi per contrastare l’AIDS e la sua diffusione.

Virus Zika
Quest’anno lo Zika, un virus di cui si parla poco, è stato identificato in Brasile e successivamente in Colombia e nel Suriname. È trasmesso dalle zanzare, fu scoperto per la prima volta nel 1947 nella foresta Zika in Uganda, ma nel Novecento sono stati registrati con certezza solamente 15 casi di persone che hanno contratto il virus, tutte in Africa e nel Sud-est asiatico. Le cose sono iniziate a cambiare e a farsi preoccupanti nel 2007, quando in Micronesia il virus ha avuto una grande diffusione: le autorità sanitarie locali stimano che circa tre-quarti della popolazione abbia sviluppato gli anticorpi per contrastarlo, prova indiretta della presenza del virus. La sua diffusione è proseguita negli anni seguenti e si stima che il virus arriverà presto in America Centrale e nella zona dei Caraibi, poi potrebbe farsi strada negli Stati Uniti e in altri paesi occidentali.

Lo Zika è un parente della dengue e della febbre gialla: le persone che lo contraggono, se si ammalano, devono essere spesso trattate in ospedale e talvolta soffrono di complicazioni, soprattutto all’apparato nervoso. Per rallentare la diffusione del virus si è provato un po’ di tutto, soprattutto l’uso intensivo di insetticidi per uccidere le zanzare che lo trasportano. Sono in corso ricerche per affinare tecniche per ridurre la popolazione delle zanzare: la più promettente, e già sperimentata altrove, prevede l’utilizzo dell’ingegneria genetica per rendere sterili i maschi.

Mutazioni alleate
Quasi dieci anni fa un gruppo di ricercatori della Washington University School of Medicine di St. Louis, Missouri, notò che chi aveva una variante del gene PCSK9 aveva livelli molto bassi di colesterolo “cattivo” (LDL) e, di conseguenza, un rischio più basso di sviluppare malattie cardiovascolari. Sulla base di quella ricerca e degli studi successivi, quest’anno negli Stati Uniti è stata approvata la messa in vendita di un farmaco che imita gli effetti del gene mutato, portando a importanti benefici per le persone che soffrono di colesterolo alto. È un risultato importante perché conferma il crescente interesse della ricerca verso la possibilità di sfruttare le mutazioni genetiche, invece di contrastarle come si era pensato di fare inizialmente dopo la completa mappatura genetica del DNA umano.

Tagliare le comunicazioni al cancro
La leucemia linfatica cronica (LLC) è un tipo di cancro piuttosto diffuso, che riguarda soprattutto le persone anziane e che talvolta si manifesta anche nei giovani. Ha un inizio lento ma può poi degenerare rapidamente causando danni a fegato, milza e midollo osseo, inibendo la normale produzione di cellule del sangue. La malattia viene di solito contrastata con la chemioterapia, i cui effetti però svaniscono in media nel corso di un anno dalla fine del ciclo di somministrazione del farmaco. Quest’anno un gruppo di oncologi ha annunciato di avere trovato il modo per contrastare la LLC intervenendo sui sistemi di comunicazione delle cellule, che attraverso diverse molecole decidono cosa fare e non fare passare attraverso le loro membrane che le riparano dall’esterno.

I risultati della ricerca sono stati pubblicati sul New England Journal of Medicine: sfruttando gli effetti di un farmaco che si chiama ibrutinib, e che interferisce con una delle molecole lungo le membrane cellulari, si possono rallentare e contrastare gli effetti della LLC. La cosa notevole è che gli effetti ottenuti con un ciclo di ibrutinib durano più a lungo rispetto ai sistemi tradizionali. Questo approccio era stato seguito già in passato per altri tipi di tumore, ma con scarsi risultati perché spesso non è sufficiente sbarrare una strada verso l’interno delle cellule per fermare la moltiplicazione di quelle nocive. Il caso della LLC sembra essere molto promettente perché ha portato risultati fermando un solo sistema di comunicazione cellulare.

Riprodurre le ricerche
Nell’estate di quest’anno la Open Science Collaboration, un’organizzazione che ha l’ambizioso obiettivo di riprodurre i risultati delle ricerche scientifiche per verificarne l’affidabilità, ha annunciato di avere riprodotto una selezione di alcuni famosi studi di psicologia sociale e cognitiva senza essere in grado di ottenere gli stessi risultati in due terzi dei casi. Questo non significa che le ricerche originali fossero state condotte malamente o con qualche artificio, ma semplicemente che in molti casi è necessario prendere con cautela e un po’ di scetticismo gli annunci sugli esiti degli studi scientifici. Una precauzione di questo tipo deve valere soprattutto per quanto riguarda gli studi nella psicologia, i cui risultati sono spesso ingigantiti o travisati dai media quando ne danno notizia, contribuendo alla confusione e alla costruzione di falsi miti.

Placebo
Ted Kaptchuk della Harvard Medical School è uno dei più grandi esperti di effetto placebo al mondo. Nel corso della sua carriera ne ha messo in evidenza pregi e difetti in numerose ricerche che spaziano in diversi ambiti della scienza medica. Quest’anno, insieme a un gruppo di colleghi, ha pubblicato una ricerca sul fatto che alcune persone siano geneticamente predisposte o resistenti all’effetto placebo. Dipende da alcuni geni che hanno il compito di regolare le molecole che influenzano il nostro umore e i comportamenti tesi a raggiungere particolari obiettivi. In un’altra ricerca, Kaptchuk ha indagato invece i risvolti etici della somministrazione dei placebo decisa dei medici nel caso di malattie croniche, per le quali non esiste una cura. Tra gli aspetti più interessanti, emerge che non è il solo gesto di ingoiare una pillola – che in realtà non fa nulla – a stimolare l’effetto placebo, ma anche il rapporto stretto e di fiducia con il medico o il terapista che segue il paziente.

Fonte: Il Post

Ilaria Cucchi e gli auguri di Natale da non dimenticare


La sorella di Stefano: «Buon Natale anche al signor La Russa, che da Ministro della Difesa garantì a gran voce e ammonendo tutti che 'i Carabinieri non c'entravano assolutamente'»

Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, affida a un post su Facebook i suoi auguri per Natale. All’indomani dell’inchiesta bis che vede coinvolti alcuni carabinieri nel pestaggio e morte del ragazzo Ilaria ricorda:

Auguro buon Natale a tutti ma proprio a tutti. E lo dico col cuore. Buon Natale anche al signor La Russa, che da Ministro della Difesa immediatamente dopo l’orribile morte di Stefano garantì a gran voce e ammonendo tutti che ‘i Carabinieri non c’entravano assolutamente’.
Buon Natale al professor Arbarello, che ha eseguito l’autopsia in modo così brillante da meritarsi poi la nomina a consigliere di amministrazione di un grande gruppo assicurativo insieme al figlio del signor La Russa a processo in corso.
Buon Natale al nuovo perito professor Introna, appartenente al partito del signor La Russa già candidato capolista nelle elezioni del 2009 in Puglia.
Buon Natale a tutti coloro che sicuramente sosterranno che noi vogliamo sceglierci i periti e ai quali rispondo: ‘c’è una legge che impone che tutti i periti e consulenti di parte pubblica nel processo Cucchi debbano per forza aver legami col signor La Russa?’


Auguro buon Natale a tutti ma proprio a tutti. E lo dico col cuore.Buon Natale anche al signor La Russa, che da...
Posted by Ilaria Cucchi on Mercoledì 23 dicembre 2015


Fonte: Giornalettismo

Diventare Babbo Natale per arrivare alla fine del mese


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Fonte: Internazionale

mercoledì 23 dicembre 2015

«Stefano Cucchi fu picchiato perché non voleva fare la spia con i carabinieri»


Spunta la testimonianza di un ex detenuto, che incontrò Cucchi al Regina Coeli

A sei anni dalla morte di Stefano Cucchi spunta un possibile movente per il pestaggio a cui è stato sottoposto in carcere subito dopo il suo arresto: il trentunenne romano sarebbe stato picchiato perché si sarebbe rifiutato di rivelare informazioni ai carabinieri, in qualità di «fonte confidenziale».

ANSA

LA TESTIMONIANZA DELL’EX DETENUTO

A dirlo è un testimone, sentito per la prima volta nel novembre del 2014: la sua testimonianza è riportata oggi sul Corriere della Sera:

Luigi L. ha 46 anni, è un ex detenuto che incontrò il geometra (tossicodipendente-spacciatore) nel centro clinico di Regina Coeli all’indomani dell’arresto; a confidargli la ragione delle botte, dice, fu proprio Stefano. 
«Io ero detenuto nella cella numero 3 al reparto Medicina — ha raccontato al pubblico ministero Giovanni Musarò —. Quando arrivò Cucchi lo vidi passare con la “zampogna” (cioè con gli effetti forniti dall’amministrazione penitenziaria: una bacinella, una coperta, lo spazzolino, eccetera). Ricordo che si fermò davanti alla guardiola e io, quando lo vidi, immediatamente gli chiesi: “Chi ti ha ridotto così?”. Cucchi alzò gli occhi al cielo e non mi rispose; forse ebbe paura a rispondere davanti all’agente della polizia penitenziaria, ma ritengo che fosse una paura infondata. Aveva il viso tumefatto… era evidente che era stato picchiato. Aveva tutto il viso gonfio, anche all’altezza del naso. In passato ho visto tante persone picchiate, ma non avevo mai visto nulla del genere».

«PERCHÉ TI HANNO PICCHIATO?»

Ma perché Stefano Cucchi sarebbe stato sottoposto a quel «violentissimo pestaggio» che ne ha provocato la morte qualche giorno più tardi?

Ed eccoci al motivo del pestaggio: «Quando mi disse di essere già comparso davanti a un giudice, io gli chiesi la ragione per la quale non avesse denunciato in aula quanto accaduto, ma lui rispose che non l’aveva fatto perché dopo l’udienza sarebbe stato preso in carico nuovamente dai carabinieri che lo avevano arrestato, i quali, se avesse denunciato, lo avrebbero picchiato di nuovo. Chiesi a Cucchi quale fosse stata la ragione di un pestaggio così violento e lui rispose: “Perché, non lo sai? E che dovevo fare, tu l’avresti fatto?”. A quel punto compresi cosa intendeva dire e gli chiesi se gli avessero proposto di fare la fonte confidenziale (la “spia”) e lui aveva rifiutato; il Cucchi mi fece intendere che le cose erano andate così e rispose: “Più o meno è andata come dici tu”. A quel punto gli feci i complimenti e gli dissi: “Per me sei stato un grande”». Aggiunge il testimone che quando gli chiese di mostrargli i segni del pestaggio, Stefano «si tolse la maglietta; restai impressionato, sembrava una melanzana. In particolare faceva impressione la colonna vertebrale, che era di tanti colori (giallo, rosso, verde); aveva ecchimosi dappertutto».

NUOVI DETTAGLI 

Una testimonianza ritenuta attendibile, che aggiunge un nuovo tassello al puzzle:

L’ipotesi che da Cucchi i carabinieri volessero informazioni non deriva soltanto dal successivo ritrovamento, nella casa dove abitava da solo (sconosciuta agli investigatori), di un etto di cocaina e un chilo di hashish. In un’intercettazione telefonica del luglio scorso il maresciallo Roberto Mandolini — all’epoca dei fatti comandante della stazione dei carabinieri Roma Appia, ora indagato per falsa testimonianza — rivela a una sua interlocutrice che Cucchi in altre occasioni era stato collaborativo con i carabinieri: «Perché qualche nome gliel’ha fatto, e gli ha fatto fare altri arresti». Un particolare che Mandolini non riferì al processo, come tacque su altri dettagli che gli avrebbe riferito Cucchi; per esempio i presunti cattivi rapporti tra Stefano, i genitori e la sorella «che da due anni non gli faceva vedere i nipotini».
Se le parole del maresciallo rispondessero a verità, e quindi se in passato Cucchi abbia fatto il confidente, rafforzerebbero l’ipotesi che i carabinieri pretendevano da lui nuove informazioni; soprattutto dopo l’inutile perquisizione a casa dei genitori. Altrimenti Mandolini (che poteva immaginare di essere intercettato) può aver tentato di screditare la figura del detenuto morto. Certamente il padre e la madre di Stefano, scoprendo che era ricaduto nel giro della droga, poterono apparigli adirati e ostili. Con la conseguenza di provocare qualche atteggiamento violento da parte di Cucchi nei confronti dei carabinieri, come raccontano i nuovi indagati in qualche recente intercettazione. Con successiva reazione. Ma all’epoca nulla di tutto questo fu scritto nei verbali, né resistenze né altro. Perché?

(Photocredit copertina: ANSA)

Fonte: Giornalettismo