sabato 30 luglio 2011

Il nuovo Ministro della Giustizia

Francesco Nitto Palma è il nuovo Ministro della Giustizia, prende il posto di Angelino Alfano.

Per chi non sapesse chi è Francesco Nitto Palma cito un particolare che risale a qualche anno fa, precisamente al 2003. Cesare Previti è appena stato condannato ad 11 anni di carcere. La sera stessa della condanna l'avvocato di Silvio Berlusconi viene invitato da Bruno Vespa. Forza Italia non ha dubbi, a difendere il corruttore sarà Nitto Palma: nessuno come lui, negli ultimi tempi, si è speso tanto per reintrodurre l'impunità parlamentare.

Ecco chi è il nuovo Ministro della Giustizia... Mica cotica, direbbero a Roma.

sabato 23 luglio 2011

E’ stato l’Islam, anzi no...

Stamattina Il Giornale è andato in edicola con due copertine diverse. E' stato costretto a rifare la copertina che, inizialmente, attribuiva le responsabilità dell’attentato in Norvegia al solito Islam. La prima (l’ultima versione) in cui Sallusti, dopo essersi accorto che il responsabile della strage è un norvegese estremista di destra, apre con questo titolo: “Attacco sanguinoso. Strage in Norvegia”.


Ecco invece la versione originaria che identifica nel terrorismo islamico la matrice degli attentati. “Sono sempre loro ci attaccano”.


Se questo è un giornale…

martedì 19 luglio 2011

In ricordo di Paolo Borsellino


Il 19 luglio del 1992, alle ore 16.55, una Fiat 126 con circa 100 kg di tritolo esplose fragorosamente in Via D'Amelio, assassinando il Giudice Paolo Borsellino e gli angeli della sua scorta. Oggi, 19 anni dopo, sono ancora molte, troppe, le domande rimaste senza risposta, come ad esempio che fine ha fatto l'agenda rossa del giudice? Le risposte a tutti questi interrogativi non sono ancora state trovate, perchè sono state abilmente seppellite. Noi, però, non abbiamo alcuna intenzione di arrenderci, siamo pronti a scavare con le unghie in tutto questo fango di bugie con cui si è cercato di coprire quella che è stata una strage non solo di mafia ma anche di stato. Non basta mettere il galera i mafiosi che sono fuori, ma anche quelli che sono dentro le istituzioni. Il governo ed il suo premier impari chi sono i veri eroi.



'Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola' (Paolo Borsellino)

sabato 16 luglio 2011

L’Istat lancia l’allarme: «Otto milioni di poveri»

Oltre 2 milioni e 734mila famiglie sono relativamente povere, pari all’11 per cento di quelle residenti in Italia. Che corrispondono a ben 8 milioni e 272mila individui, il 13,8 per cento dell’intera popolazione. Risultano invece in condizione di povertà assoluta, un milione e 156mila famiglie (il 4,6% del totale), per un totale di 3 milioni e 129mila individui (il 5,2% dell’intera popolazione). Sono i dati del Rapporto sulla povertà in Italia nel 2010, diffuso ieri dall’Istituto nazionale di statistica (Istat). Rispetto al 2009, «la povertà risulta sostanzialmente stabile», spiega l’ente di ricerca pubblica. Ma nonostante questo i numeri sono lo stesso preoccupanti, visto che risulta povera o quasi povera circa una famiglia su cinque. Quella relativa è la percentuale di famiglie e persone che dispongono di un’insufficiente valore di spesa per i consumi. Per una famiglia di due componenti, la soglia è ad esempio stata fissata in 992,46 euro, circa 9 in più rispetto all’anno precedente. L’assoluta corrisponde invece alla «spesa mensile minima necessaria per acquisire il paniere di beni e servizi che, nel contesto italiano e per una determinata famiglia, è considerato essenziale a uno standard di vita minimamente accettabile», spiega l’Istat.

Le tipologie in aumento
Dallo studio emerge una crescita generalizzata dei relativamente poveri, nel giro di soli 12 mesi, per alcune tipologie. Ad esempio per tutte le famiglie con 5 o più componenti (dal 24,9% al 29,9), di monogenitori (dall’11,8 al 14,1), anziani pensionati (dal 13,7 al 17,1), dove la persona di riferimento è un lavoratore autonomo (dal 6,2 al 7,8) oppure un soggetto diplomato o laureato (dal 4,8 al 5,6) e con membri aggregati (dal 18,2 al 23). In quest’ultimo caso il peggioramento c’è anche rispetto alla povertà assoluta (dal 6,6 al 10,4), come del resto per le famiglie con membri aggregati (dal 6,6 al 10,4), senza occupati in cui almeno un componente non ha mai lavorato e non cerca un impiego (dal 3,7 al 6,2), con la persona di riferimento diplomata o laureata (dall’1,7 al 2,1). Povere anche molte famiglie numerose (intorno al 10%), monogenitori (6,9%) o con il lavoratore principale in possesso al massimo di licenza elementare (8,3%).

I soggetti a rischio
Il 3,8 per cento delle famiglie residenti in Italia rischiano di diventare povere. Si tratta di ben 944.472 nuclei familiari, la cui attuale spesa mensile è di poco superiore alla soglia ritenuta «minimamente accettabile». Una percentuale che nel Mezzogiorno schizza al 6,7%. Viceversa, quelle che invece «sicuramente» non devono fare i conti con la povertà sono l’81,4% del totale. Anche in questo caso con percentuali diverse a seconda dell’area del Paese: si passa dal 90,2% del Nord all’87,9% del Centro, per arrivare al 64,1% del Mezzogiorno.

Le regioni più povere
Inutile dire che la situazione è critica soprattutto nel Mezzogiorno, dove la povertà è al 21,5% e la spesa media mensile equivalente scende a 779 euro. Al Sud crescono soprattutto i relativamente poveri con tre o più figli minori, passati dal 36,7 per cento del 2009 al 47,3 dell’anno scorso. Ma in generale si trovano in grandi difficoltà, tutti i nuclei numerosi che vivono al Sud e i lavoratori autonomi, in netto aumento (dal 18,8 al 23,6%). Le situazioni più gravi di povertà sono per le famiglie residenti in Basilicata (28,3%), Sicilia (27%) e Calabria (26%). Mentre le regioni dove si osservano gli indici più bassi sono la Lombardia (4%) e l’Emilia Romagna (4,5%). Sotto il 6 per cento anche Umbria, Piemonte, Veneto, Toscana, Friuli Venezia Giulia e la provincia di Trento. Nel Centro Italia migliora invece la condizione di povertà dei nuclei con due o più anziani (dal 10,5% del 2009 al 7,1 dello scorso anno).

I lavoratori più poveri
Lo studio conferma che c’è un forte legame tra la povertà e un basso livello di istruzione ma risulta determinante anche la qualità dell’occupazione. Non per niente le famiglie povere con a capo un operaio o assimilato sono il 15,1 per cento, oltre il doppio di quella registrata tra i nuclei nei quali lo stipendio principale arriva da un lavoratore autonomo (7,8%). Inutile dire che l’incidenza di povertà più bassa è per le famiglie dove la persona di riferimento è un imprenditore o libero professionista (3,7%) che nel caso sia un lavoratore in proprio sale al 10,7 per cento.

Tutti contro il governo
Per il segretario della Commissione Affari Europei, il senatore del Pd Roberto Di Giovan Paolo, «questo esecutivo ha fatto crescere la povertà, nulla ha fatto per rafforzare il welfare e aiutare concretamente le famiglie». Dura anche la Cgil che lancia l’allarme per il futuro: «Il governo sta per approvare una manovra che colpisce ancora più duramente le fasce più deboli della popolazione e indebolisce sempre più la capacità di resistenza alla lunga crisi che le famiglie hanno messo in atto in questi anni», denuncia il segretario confederale del sindacato, Vera Lamonica. Per la Coldiretti basterebbe «ridurre di appena il 20 per cento gli sprechi di cibo degli italiani per far imbandire adeguatamente la tavola agli 8 milioni di poveri che fanno fatica a mettere insieme il pranzo la cena». L’associazione dei consumatori Codacons parla di numeri «incompatibili per un Paese che vuole definirsi civile» e lancia un monito al governo: «Ridurre la progressività delle imposte e delle aliquote, tagliando in modo lineare le detrazioni fiscali e aumentando i ticket sanitari, significa avere sempre meno risorse da destinare a questi 8 milioni di individui».

Fonte: Terranews

giovedì 14 luglio 2011

I punti principali della manovra finanziaria

TICKET DA SUBITO: Ticket di 10 euro sulle ricette mediche e di 25 euro per gli interventi del pronto soccorso in codice bianco arriveranno dall'entrata in vigore della manovra, quindi già da lunedì.

SCATTA TAGLIO AGEVOLAZIONI: E' il ''rinforzo'' della manovra: sarà tra il 5 e 20 per cento. Attesi 4 miliardi per il 2013 e 20 miliardi di euro annui a decorrere dal 2014. Il taglio non sarà attuato solo se entro settembre 2013 il Governo eserciterà la delega per la riforma fiscale.

INDICIZZAZIONE PENSIONI: Sale dal 45 al 70% l'indice di indicizzazione delle pensioni medie, ammontanti a circa il triplo degli assegni minimi. Confermato la piena indicizzazione per quelle inferiori a quella soglia e l'azzeramento per quelle superiori a cinque volte il minimo.

PENSIONI, AGGANCIO AL 2013: Si anticipa al primo gennaio 2013 l'aggancio delle pensioni all'aspettativa di vita. Dal 2013 dunque l'incremento sara' di 3 mesi.

PENSIONI ANZIANITA': I lavoratori che matureranno i requisiti per la pensione di anzianità nel 2012 dovranno posticipare di un mese il loro collocamento a riposo.

PRELIEVO 5-10% SU PENSIONI D'ORO: Contributo di solidarietà fino al 2014 per le cosiddette pensioni d'oro, cioè superiori ai 90 mila euro annui. Il contributo ammonta al 5% per la parte eccedente i 90.000 euro, e del 10% per la parte eccedente i 150.000 euro.

DA 2013 PRIVATIZZIAMO: Scatta dal 2013 il programma per la dismissione di partecipazioni azionarie dello Stato e di enti pubblici non territoriali. Il governo inoltre formulerà alle categorie interessate proposte di riforma in materia di liberalizzazioni delle attività economiche. Ma se così non fosse, trascorsi 8 mesi dalla data di entrata in vigore della manovra, ''ciò che non sarà espressamente regolamentato sarà libero''

CAMBIA IMPOSTA DOSSIER TITOLI: Cambia l'imposta di bollo sul dossier titoli: sarà di 34,20 euro per i depositi sotto i 50.000. Poi viene dettagliata in modo diverso negli anni successivi.

COMUNI VIRTUOSI, SI CAMBIA: Cambiano i criteri di virtuosità dei comuni per l'applicazione del patto di stabilità interno. Ci sarà la ''convergenza tra spesa storica e costi e fabbisogni standard''. I Comuni dovranno associarsi.

STOCK OPTION: L'aliquota del 10% si applicherà a tutta la parte eccedente la parte fissa della retribuzione.

AMMORTAMENTO A 2%: La quota di ammortamento finanziario deducibile non può essere superiore al 2% del valore dei beni in concessione. Questo norme non si applicano ai concessionari di autostrade e trafori, per quest'ultimi l'intervento cambia e la percentuale di deducibilità delle quote del fondo di ripristino scende dal 5 all'1%.

ACCISE BENZINA: Gli aumenti delle aliquote delle accise disposte il 28 giugno 2011 ''restano confermate a decorrere dal primo gennaio 2012''.

Insomma ancora dei tagli, soprattutto alla famiglia.

domenica 10 luglio 2011

Milan in vendita per pagare il Lodo Mondadori

Ebbene si, quello che in tanti, compresa Nuovasocietà, avevano predetto già un anno fa si sta avverando: il pacchetto di maggioranza del Milan è praticamente in vendita.

Silvio Berlusconi, dopo la sentenza d'Appello di Milano deve pagare alla Cir di De Benedetti 560 milioni di euro per il Lodo Mondadori. Una cifra enorme, che però da qualche parte deve arrivare. Ed ecco che prende forma la vendita della società di via Turati. Un peso di cui liberarsi in fretta per la figlia Marina Berlusconi. Infatti lei aveva più volte consigliato il padre di lasciare il mondo del pallone. E ora l'opportunità di potere pagare la condanna con il denaro della vendita renderebbe tutto più semplice, con l'assenso del padre.

Infatti il Cavaliere è pronto a cedere. Andrebbe via da vincitore, dopo lo scudetto firmato Allegri, e manterebbe il titolo di presidente onorario. Berlusconi avrebbe rivelato questo piano ad un suo fedelissimo del Pdl, a cui avrebbe anche "confessato" che «un magnate russo è pronto a comprare il 51% del Milan».

Mentre Adriano Galliani conferma che la sentenza di Milano certo «non fa bene al Milan», ma che comunque secondo il suo parere «Silvio Berlusconi farà ogni sforzo per mantenere i rossoneri in cima al mondo», il sospetto (quasi certezza ormai) che alleggia nell'aria è che il calciomercato di quest'anno sarà basato proprio sulla vendita della società e non sull'acquisto di qualche campione. Inoltre all'orizzonte s'intravvede un'asta tra russi e arabi, che, dopo essere diventati sponsor con la Fly Emirates, punterebbero ad entrare definitivamente in cabina di comando.

Comunque sia appare difficile che Silvio Berlusconi, dopo 25 anni di successi, inizierà la prossima stagione calcistica nuovamente come patron dei rossoneri.

sabato 9 luglio 2011

Lodo Mondadori, condanna con sconto: Berlusconi dovrà pagare 560 milioni

Sentenza con maxi-sconto. Poco meno di 200 milioni. Di tanto è stato abbassato il conto che Silvio Berlusconi dovrà pagare al suo storico avversario Carlo De Benedetti. Si conclude così la vicenda del cosiddetto lodo Mondadori. In primo grado la Fininvest del Cavaliere era stata condannata a pagare 750 milioni di risarcimento. L’intera vicenda in sede civile prende spunto dall’iter penale che ha visto le condanne di Previti, Metta, Pacificio e Acampora per corruzione dello stesso giudice Metta che, fu provato dall’accusa, ricevette denaro per modellare a favore del Cavaliere la disputa con Formenton prima e con la Cir di De Benedetti poi per la conquista della maggiore casa editrice italiana.

martedì 5 luglio 2011

E’ così “giusta” che l’hanno ritirata!

Dagli appartamenti a loro insaputa alle leggi (salva-Premier) a loro insaputa il passo è stato breve!

Fortuna che qualche volpone nel Pdl si è reso conto in tempo che gli Italiani stanno veramente per esplodere e la misura è davvero colma!

Ritirata la legge porcata “salva-Mediaset”!

lunedì 4 luglio 2011

La Tav Torino-Lione 'inutile e non competitiva'

A contestare la costruzione dell'alta velocità Torino-Lione non sono solo i comitati locali della Val di Susa che domenica scorsa hanno manifestato contro l'apertura dei cantieri. Un gruppo di esperti di economia dei trasporti, dopo aver valutato attentamente il progetto, ha concluso che la "grande opera" europea è non solo troppo costosa, ma anche inutile. Il Prof. Andrea Boitani, cattedra di Economia politica dell'Università Cattolica di Milano, si occupa da anni di questo argomento. Insieme ai Proff. Marco Ponti e Francesco Ramella, ha pubblicato per l'Istituto Bruno Leoni di Torino uno studio dal titolo "Tav: le ragioni liberali del No" (2007). "Le conclusioni di quelle analisi valgono ancora oggi", spiega Boitani, illustrandoci un quadro fortemente critico. E sfatando molti dei luoghi comuni che caratterizzano il dibattito intorno al progetto.

Un progetto che non vale la spesa

I sostenitori del progetto Tav Torino-Lione lo collegano ad un'opportunità importante per lo sviluppo economico e produttivo del Piemonte e di tutto il Nord-Ovest del Paese. Il mondo politico all'unisono vede nell'infrastruttura un mezzo essenziale per la crescita economica. Diversi studi hanno tuttavia dimostrato che l'impatto positivo della Torino-Lione sul sistema economico italiano sarebbe assai limitato. Il noto economista francese Rémi Prud'Homme ha reso noto che l'analisi dei costi-benefici sociali del progetto, da lui effettuata nel 2007, fornisce risultati "molto negativi": "I benefici del progetto sono tali da non compensare neppure i costi di esercizio". L'ingente spesa per la realizzazione dell'opera (22 miliardi di euro) non solo farà aumentare il debito aggregato di Italia e Francia di 16 miliardi, ma, quel che è peggio, accrescerà il loro deficit per i 40 anni successivi all'apertura della ferrovia. Secondo Boitani, dietro ai tagli dei costi del progetto citati ieri da Il Sole 24 Ore non ci sarebbe "niente di concreto ed ufficiale".

Un progetto non competitivo

La Torino-Lione non comporterà alcun trasferimento del traffico merci dalla gomma al binario. L'argomentazione secondo cui gli attuali collegamenti stradali del versante alpino nord-occidentale sarebbero prossimi alla saturazione non sembra essere confermata dai dati. I trafori stradali del Monte Bianco e del Frejus sono infatti utilizzati appena al 35% della loro capacità massima. Anche la tratta ferroviaria già esistente potrebbe teoricamente supportare un traffico due volte maggiore rispetto a quello attuale. Secondo Boitani, l'intera direttrice nord-occidentale sta perdendo mercato, e per ragioni che solo in parte derivano dall'attuale crisi economica: "Già nel 2007, abbiamo potuto osservare un trend negativo del traffico sulla tratta Torino-Lione". La Tav non riuscirebbe dunque a competere, per quanto riguarda il trasporto delle merci, con il trasporto su gomma, a meno che il passaggio dei camion attraverso il Frejus non venga vietato: "Ma in tal caso - commenta Boitani - sarebbe la concessionaria italiana del traforo a fallire".

Benefici trascurabili

Certamente, l'alta velocità Torino-Lione permetterà di accorciare i tempi di viaggio (di un'ora) per i passeggeri per e dalla Francia. Alla luce dei dati, anche questo vantaggio - che non varrebbe comunque la spesa - appare però poco confortante. I passeggeri previsti sulla nuova linea sarebbero un numero tale da riempire solo 16 treni su una capacità totale di 250 al giorno. Anche i benefici ambientali risultano irrisori rispetto all'enorme impatto che la costruzione dell'infrastruttura avrà sull'ambiente, spiega Boitani.

La retorica dell'Europa

Secondo i sostenitori del progetto, rinunciarvi significherebbe ignorare le richieste dell'Unione europea. Ma ciò che Bruxelles ci chiede non è di realizzare la Tav Torino-Lione, bensì di velocizzare il trasporto delle merci e dei passeggeri sul corridoio 5. Obiettivo raggiungibile in modo soddisfacente anche potenziando la rete ferroviaria già esistente, spiega Boitani, con costi notevolmente inferiori. I 14 miliardi di euro che l'Italia dovrebbe investire nella Tav potrebbero essere così destinati ad opere molto più urgenti necessarie su tutto il territorio nazionale.

Cora Ranci

venerdì 1 luglio 2011

Io non voglio essere cancellato


In estrema sintesi sta succedendo questo: il 6 luglio l'AgCom voterà una delibera con cui si arrogherà il potere di oscurare siti internet stranieri e di rimuovere contenuti da quelli italiani, in modo arbitrario e senza il vaglio del giudice.
Siccome, con ogni evidenza, si tratta di una misura degna dei peggiori regimi, sarebbe il caso di rimboccarsi le maniche per evitare che venga approvata.

Cosa puoi fare:

- se sei un blogger scrivi un post, usando il logo che vedi qua sopra e riportando tutti i link, e diffondilo più che puoi tra quelli che conosci;
- vai alla pagina di Agorà Digitale in cui sono raccolti tutti i link, le iniziative e le proposte dei cittadini;
- firma e diffondi la petizione sul sito di Avaaz;
- partecipa e invita tutti i tuoi amici a "La notte della rete": 4 ore no-stop in cui si alterneranno cittadini e associazioni in difesa del web, politici, giornalisti, cantanti, esperti.

Mi sa che è ora di darsi da fare: altrimenti tra poco rischiamo di essere cancellati.
A me la prospettiva non piace per niente.
E a voi?