giovedì 30 settembre 2010

Terzigno. Rifiuti radioattivi nella discarica. I Verdi denunciano

Si è conclusa l'occupazione da parte dei sindaci vesuviani della sede della giunta provinciale di Napoli. La decisione al termine di un incontro con il presidente della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro e l'assessore all'Ambiente, Giuseppe Caliendo culminata con la decisione di istituire un tavolo tecnico permanente per trovare tutte le possibili alternative alla apertura della seconda discarica di Terzigno, in località Cava Vitiello. Il tavolo tecnico sarà composto dal presidente della provincia Cesaro, colui che aveva già promesso, mesi e mesi fa, di trovare un'altra alternativa, deludendo pienamente, i sindaci dei comuni vesuviani che, al massimo, potranno visionare e monitorare il lavoro del tavolo, si dubita avranno voce e potere in capitolo, la Sapna, società provinciale, partecipata di Palazzo Matteotti che dovrebbe gestire il ciclo integrato dei rifiuti, ciclo, al momento, inesistente. La Sapna ha al momento un bilancio in rosso e deve provvedere al versamento fondi ad Asia per pagare i 150 dipendenti. I controllori, chi li controlla?

Poi c'è il mistero legato alla sentenza del Tar del Lazio che aveva ordinato la sospensione immediata dell'apertura della discarica Vitiello, quella contro cui oggi i vesuviani protestano e si battono, rinviando ogni decisione a giugno 2010, cosa è successo poi? Gli ulteriori documenti chiesti dal Tar del Lazio, attui a stabilire se davvero ci fossero le condizioni, tecniche, logistiche e sanitarie, sono stati prodotti, presentati e da chi? Qui il testo del Tar del Lazio.

L'Avvocatura dello Stato aveva presentato una nota attribuita alla Presidenza del Consiglio con la quale dichiarava chiusa la fase di emergenza e pertanto ogni decisione in merito doveva essere di competenza della Provincia di Napoli. Bertolaso però ribadiva, nei giorni scorsi, a seguito del ritorno dei cumuli di rifiuti nelle strade di Napoli, che cava Vitiello deve essere aperta, per legge.

Chi comanda in Italia? Gli enti democratici, preposti al controllo del rispetto delle norme di trasparenza, hanno ancora una qualche valenza? Sembrerebbe di no.

«Un autocompattatore, adibito al trasporto di rifiuti urbani indifferenziati, è stato posto in fermo cautelativo presso la discarica “Cava Sari” a Terzigno – denuncia il commissario regionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli – per la presenza a bordo di rifiuti radioattivi. Ci risulta che questo non sia l’unico caso e chiediamo con urgenza l’immediata verifica della tenuta stagna della discarica e il controllo da parte dell’Arpac del livello di contaminazione interna dovuta a eventuale presenza di rifiuti speciali. In particolare chiediamo il controllo della presenza di amianto, disseminato anche per la strada che porta alla discarica, di materiali radioattivi, solventi e prodotti chimici presenti nella discarica».

Emilio Borrelli ha ragione a dire che questo non è stato l'unico caso, già in passato, durante gli sporadici controlli, son stati rinvenuti carichi di rifiuti radioattivo, di origine ospedaliera, diretti nella discarica di Terzigno.

Se i controlli non fossero stati sporadici, ma continui, quanti carichi pericolosi si sarebbero rinvenuti?

Contemporaneamente a quanto sopra detto, la Dia di Napoli arresta l'avvocato Michele Santonastaso, con lui sono finiti in manette Michele Bidognetti, fratello del boss Francesco, e il capoclan del quartiere Vomero, Luigi Cimmino. Michele Santononastaso lesse in aula, per conto dei suoi clienti boss, un proclama contro lo scrittore Roberto Saviano, la giornalista Rosaria Capacchione e il magistrato Raffaele Cantone che con il loro lavoro stavano dando molto fastidio ai Casalesi. Tra gli arrestati anche due periti fonici, Alessandro Berretta e Alberto Fichera, secondo l’accusa predisposero una falsa relazione facendo ottenere l’assoluzione dei tre killer dei Cimmino e dei Bidognetti, imputati per un duplice omicidio in cambio di 120mila euro. Secondo i pentiti il regista dell’operazione è il penalista finito ieri in galera.

Il collaboratore di giustizia Gaetano Vassallo indicava Luigi Cesaro "un fiduciario del clan Bidognetti". Aggiungendo tale dichiarazione: "Mi spiegarono che Luigi Cesaro doveva iniziare i lavori presso la Texas di Aversa e che in quell'occasione si era quantificata la mazzetta che il Cesaro doveva pagare al clan. Inoltre gli stessi avevano parlato con il Cesaro per la spartizione degli utili e dei capannoni che si dovevano costruire a Lusciano attraverso la ditta del Cesaro sponsorizzata dal clan Bidognetti". Questi gli uomini dello Stato oggi chiamati a decidere e gestire la Campania? Troppe ombre, troppe accuse, troppe assoluzioni, intanto Gomorra, opera.

mercoledì 29 settembre 2010

martedì 28 settembre 2010

Merda d'artista

Sgarbi nel dicembre 2009 è stato condannato a pagare 30 mila euro per aver detto a Travaglio che è un pezzo di merda tutto intero. Ora non so cosa abbiano detto gli avvocati di Sgarbi per provare, vanamente, a convincere il giudice che dare del pezzo di merda non abbia valenza offensiva. Ci ho ripensato oggi leggendo un articolo di Gian Antonio Stella su Il Corriere della Sera nel quale disquisiva sull'esilarante disquisizione sul tema.

Ho pensato: se è stato condannato, qualcosa è andato storto. Mi son divertito a pensare una tragicomica requisitoria se fossi stato io l'avvocato di Sgarbi:

Egregi signori della Corte,

mi rendo conto che qui nessuno di noi è esperto di merda, ma dobbiamo renderci conto che il mio cliente è il massimo esperto di merde ed affini. Solo lui, difatti, potè permettersi di dire impunemente ad Oscar Luigi Scalfaro - allora presidente della Repubblica - che era una scorreggia fritta.

Figurarsi a Travaglio. Anzi dovrebbe ringraziare che non ha ripetuto il complimento ventidue volte: sai che show con ventidue pezzo di merda tutto intero.

D'altronde, Dante ci dice nel 18° canto dell'Inferno ai versi 115-117 "E mentre ch'io là giù con l'occhio cerco, / vidi un col capo sì di merda lordo, / che non parëa s'era laico o cherco" e (sempre nella cantica dell'Inferno) al 28 canto "Tra le gambe pendevan le minugia; / la corata pareva e 'l tristo sacco / che merda fa di quel che si trangugia".

Vorremmo forse condannare Dante? Vorremmo forse proporre di non insegnarlo più nelle scuole? No, signori della Corte nessuno penserà mai questo di Dante. O vorremmo forse contestare Carlo Emilio Gadda che ha scritto La merda? O Piero Manzoni che scrive Merda d'artista? Vogliamo discutere di De Andrè secondo cui dai diamanti non nasce nulla mentre dalla merda nasce la vita?

No signori della Corte, volendo fare una completa epistemologia ed analisi della merda non possiamo trascurare come la merda sia una parte fondante della nostra vita, un qualcosa di liberatorio in quel momento particolare della giornata un Trava... vogliate scusare il lapsus ... un pezzo di merda tutto intero ci lascia per rotte non ben precisate.

Potreste dirmi che Sgarbi non è nè De Andrè nè Dante nè Gadda nè Manzoni, ed è vero; e potreste dirmi anche che il pezzo di merda è puzzolente; offensivo e volgare se riferito a qualcuno, ed anche questo sarebbe vero; potreste dirmi che un conto è l'arte un conto sono le offese, ed anche questo è vero; ma dico: ve la siete mai odorata? Profuma forse di gelsomino la vostra? Se così fosse riconosco che il mio assistito avrebbe dovuto essere preciso e dire: sei un pezzo di merda tutto intero ma defecato dal profumato ed onoratissimo deretano del dottor Tal dei Tali. Sarebbe stato molto meno offensivo.

E poi, in ultimo, sono convinto che Sgarbi, pur esperto sul tema di merde, sia incorso in un terribile errore: il fatto è che siamo tutti circondati di merde, secche e meno secche e di tanto in tanto si può prendere un abbaglio come ha fatto Sgarbi con Travaglio.

Alessandro Picarone

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lunedì 27 settembre 2010

Le foto della giornata 'Puliamo il mondo'

Come promesso, vi posto alcune foto della giornata PULIAMO IL MONDO, iniziativa più importante di Legambiente a livello nazionale. Anche nel mio piccolo paese, Pietramelara, è stata organizzata questa giornata, a cui ho preso parte anche io.





Bossi offende Roma e i romani


Umberto Bossi dice la sua sul tema del gran premio di Formula Uno da far correre a Roma e spiega: “Monza non si tocca e a Roma possono correre con le bighe”. Il Senatur ha anche aggiunto: “Basta con la sigla Spqr, io dico sono porci questi romani”.

L'offesa è di quelle gravissime, ed entra nel novero di quelle famose accompagnate dal dito medio. Non a caso ha ricevuto la laurea honoris causa in Scienze della Comunicazione! Ma battuta a parte (che poi tanto battuta non è), in questo contesto Bossi non solo ha insultato Roma, ma anche la Roma del passato rispolverando una vecchia battuta. Tralasciando il fatto che sappiamo tutti benissimo il carattere e la mentalità di quest'uomo, io credo che un ministro dovrebbe possedere un atteggiamento istituzionale e politico più rispettoso nel ruolo di Roma Capitale e anche e soprattutto verso la dignità dei romani. In ogni caso Bossi non si smentisce e di conseguenza non mi sorprende più di tanto.

I numeri del disastro Bp

La rivista Science ha pubblicato nel suo ultimo numero i risultati di una ricerca sulla dispersione di greggio in seguito all’esplosione nella piattaforma Deepwater Horizon, avvenuta ormai cinque mesi fa. Si tratta della prima stima indipendente dalle due parti coinvolte, ossia il governo americano e British Petroleum, condotta infatti dai ricercatori dell’Osservatorio Terrestre Lamont-Doherty della Columbia University. Lo studio ha indicato in 4,4 milioni di barili, pari circa 800 milioni di litri, il volume del greggio finito nel mar dei Caraibi. Una cifra che riempirebbe l’intera cubatura di quattrocento piscine olimpiche.

Per calcolare con un buon livello di approssimazione la quantità dispersa in ottantaquattro giorni, gli studiosi hanno usato due sequenze video ad alta risoluzione, riprese dalle telecamere subacquee collocate in vicinanza del punto di fuoriuscita. I filmati sono stati poi analizzati con la tecnica OPV, ovvero Optical plume velocimetry, e sviluppata per studiare le fratture del suolo marino provocate da attività vulcaniche attraverso le quali esce acqua calda ricca di minerali.

Un sistema più che valido, come specificato da Timothy Cron, geologo marino della Columbia University: «Il metodo consente di analizzare il movimento di ondate e flussi turbolenti nell’acqua, spezzando l’immagine pixel per pixel. Da questo punto di vista, un flusso idrotermale funziona in maniera simile a una fuoriuscita di greggio». Due i periodi presi in considerazione: il primo dal 22 aprile al 3 giugno, quando l’uscita del petrolio avvenne da una frattura dentellata; il secondo da quando il flusso, a causa del taglio di un tubo, divenne più consistente.

E difatti, se nel primo caso il calcolo ha dato il risultato di 56.000 barili al giorno, nel secondo lo stesso è aumentato a 68.000 barili. Il finale di 4,4 milioni è il risultato della sottrazione degli 804.877 barili dichiarati raccolti da British Petroleum. Siamo dunque vicini, tenendo conto di un margine di errore, a quanto calcolato da Flow Rate Technical Group su mandato del governo degli Stati Uniti (4,1 milioni di barili).

«È stata la forte pressione da parte dei media e della comunità scientifica a far emergere la necessità di uno studio indipendente» ha dichiarato il professor Crone, che pure non ha nascosto le difficoltà incontrate nel calcolare la quota di greggio perduto. Colpa questa che il ricercatore attribuisce al governo americano e a BP, colpevoli di non aver messo a disposizione degli scienziati un maggior numero di filmati ad alta definizione. Ma se anche i video fruibili fossero stati in numero maggiore, alla stessa maniera si avrebbe avuto un calcolo per difetto.

Le immagini riprese si limitano infatti a un solo punto di perdita, mentre invece il greggio si è fatto largo verso il mare da altre fratture. «L’insieme di queste osservazioni – conclude Crone nella sua relazione – ci porta a pensare che in realtà il volume della fuoriuscita sia in realtà maggiore rispetto alle nostre stime».

Fonte: Terranews

domenica 26 settembre 2010

Puliamo il mondo

Oggi parteciperò con la sezione di Legambiente Pietramelara (il mio piccolo paese) alla giornata PULIAMO IL MONDO, iniziativa più importante di Legambiente a livello nazionale.

In tantissime città la giornata sarà dedicata alla raccolta dei rifiuti e alla pulizia di strade, piazze e spazi verdi.
E' un piccolo contributo per migliorare l'ambiente che ci circonda, ma anche un gesto simbolico per sensibilizzare l'opinione pubblica a non inquinare.
Se riesco, farò delle foto al nostro lavoro.
Buona domenica a tutti.

sabato 25 settembre 2010

L’arcivescovo di Canterbury apre ai vescovi gay

L’Arcivescovo di Canterbury, la massima autorità religiosa del Regno Unito e il capo della religione cristiana anglicana, ha detto in un’intervista al Times di non avere obiezioni all’ordinazione di vescovi apertamente omosessuali, a patto che sia rispettato il celibato. Secondo il Guardian, che come tutti i media britannici le ha dato ampio spazio, la dichiarazione di Rowan Williams susciterà reazioni e polemiche sia da parte dei fedeli conservatori che da quelli più progressisti, che non possono notare la differenza di trattamento con il clero eterosessuale a cui la Chiesa Anglicana non impone il celibato.

Messa in parole semplici, non c’è nessun problema se una persona omosessuale diventa vescovo. La questione è che ci sono delle regole storiche e tradizionali che ci si aspetta siano seguite. Quindi la vita privata del clero pone sempre una questione.

Williams spiega di non avere mai appoggiato cambiamenti nel senso delle sue parole odierne per timore che causassero rotture troppo costose per la Chiesa d’Inghilterra. La Comunione Anglicana, l’associazione che riunisce ottanta milioni di fedeli in 160 paesi, si è già divisa in passato su questi temi. A fronte di molte contestazioni da parte dei conservatori nei confronti delle aperture, la Chiesa Episcopale statunitense ha invece già nominato due vescovi gay. E la questione è anche centrale nei contrasti tra la Chiesa Anglicana e quella Cattolica, emersi anche nella recente visita di Benedetto XVI a Londra.

Nell’intervista Williams parla anche della tormentata decisione di non nominare vescovo di Reading il reverendo Jeffrey John, di cui era stata nota una relazione omosessuale. La questione del clero omosessuale è “una ferita” nel suo ministero.

Fonte: Il Post

venerdì 24 settembre 2010

200 bambini avvelenati dal piombo in Nigeria

Nella regione dello Zamfara, in Nigeria, solo quest’anno l’avvelenamento da piombo — il saturnismoha causato la morte di 200 bambini e ha intossicato almeno 18mila persone. Altre decine di bambini, quasi tutti sotto i cinque anni, sono diventati ciechi, sordi o hanno avuto problemi al sistema cerebrale o a quello muscolare. Il saturnismo è spesso letale per i bambini (che sono più propensi a inalare le polveri tossiche, giocando a terra), mentre negli adulti produce problemi a lungo termine come sterilità, insufficienza renale e la possibilità che nascano figli già deceduti.

La mancanza di macchinari adeguati ha obbligato i lavoratori a usare mani e strumenti rudimentali per scavare alla ricerca dell’oro nelle aeree minerarie della zona, diminuendo il livello di sicurezza e permettendo alle polveri di piombo contenute nelle rocce di spargersi nei villaggi dell’area.

«È una situazione incredibilmente seria e preoccupante» ha dichiarato Lauren Cooney, uno dei direttori di Medici Senza Frontiere che si sta occupando del problema. «Non sappiamo ancora esattamente quanto si estenda il problema, ma ci aspettiamo effetti a medio-lungo termine sulla salute delle persone che vivono in questi villaggi»

L’ONU è già intervenuta e le autorità locali sono state avvertite lo scorso marzo, quando i bambini dei villaggi di Bukkuyum e Anka hanno iniziato a soffrire di convulsioni e morire. Inizialmente si era pensato a malaria o meningite, ma le analisi del sangue e del terreno hanno mostrato un’altissima concentrazione di piombo, liberata dalla ricerca dell’oro tra le rocce.

L’estrazione dell’oro è stata proibita e ora le autorità affermano che la situazione sia sotto controllo, ma ogni settimana vengono rilevati nuovi casi di avvelenamento da piombo. Medici Senza Frontiere ha recentemente trovato quantità pericolose di piombo in altri due villaggi, e si pensa che gli infettati siano più di 30mila.

Il Centro per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie degli Stati Uniti, che ha condotto uno studio preliminare sulle morti, ha detto che l’entità del problema «non ha precedenti negli studi che il Centro ha portato avanti in tutto il mondo». Solo quest’anno, sono morte più persone di saturnismo a Zamfara che in tutto il mondo negli ultimi quarant’anni, secondo TerraGraphics, la società di ingegneria per l’ambiente che sta aiutando con le operazioni di pulizia del terreno.

Fonte: Il Post

giovedì 23 settembre 2010

Italia, un mare di pericoli

Dalla mattina del 5 ottobre prossimo, in caso di gravi incidenti con conseguenti perdite di petrolio in mare, non sarà più garantito il servizio di pronto intervento e di messa in sicurezza. Tra pochi giorni infatti, scadrà la convenzione stipulata dal Ministero dell’Ambiente per la tutela dei mari italiani col consorzio di armatori Castalia Ecolmar, riconducibile fino a qualche tempo fa al gruppo Impregilo, oggi suddivisa tra 35 azionisti, che gestendo un finanziamento pubblico di circa 25 milioni di euro l’anno, opera da circa 10 anni, grazie a diversi tipi di contratto, non senza polemiche, gestendo gli allarmi di rischio inquinamento, grazie alla legge 979 del 1982. La gara, indetta ad inizio anno dal Ministero dell’Ambiente, è ferma. Sospesa il 31 agosto in seguito a rilievi avanzati dalla stessa Castalia al capitolato tecnico proposto dal ministero.

Ad oggi non si hanno notizie né di nuove gare, né di modifiche apportate ai requisiti richiesti dal ministero per concedere l’appalto della sicurezza dei mari. In caso di incidenti a qualche decina di chilometri dalla costa che cosa accadrà? Ad oggi la procedura di intervento passa per il Centro Operativo Emergenze in Mare, istituito presso il Ministero dell’Ambiente, con compiti di coordinamento generale degli interventi nei casi di inquinamento o grave pericolo di inquinamento. Da qui viene allarmata la flotta di Castalia Ecolmar: dieci unità d’altura e venticinque unità costiere dislocate in 35 porti italiani, 4 sedi operative periferiche, ad Olbia, Ravenna, Civitavecchia e Messina. Il posizionamento delle unità navali lungo il territorio nazionale garantisce l’intervento entro le 5 ore dal momento in cui viene impartito l’ordine di intervenire, se entro le 3 miglia dalla costa, altrimenti entro le 12 ore per incidenti al largo.

L’attività di monitoraggio viene eseguita anche tramite un sistema radar in grado di localizzare chiazze di idrocarburi da rimuovere. Una volta partito l’allarme ed individuata la zona dell’incidente, si decide quali navi interverranno. Tanto per fare un esempio, se dovessero esserci problemi al largo delle acque liguri, la prima a partire sarebbe l’unità costiera “Tagis”, che staziona nel porto di Savona, mentre se un incidente avesse luogo al largo delle coste siciliane, a mollare gli ormeggi sarebbe l’equipaggio dell’unità “Santangelo”; tutte le navi della flotta sono equipaggiate con barriere galleggianti e dispositivi per delimitare gli sversamenti, assorbirli, raccoglierli o polverizzarli, a seconda della sostanza dispersa in mare.

L’incaglio della “Moby Magic” nel Golfo degli Aranci in Sardegna nel 2003, l’affondamento della nave turca “Tevfik Kaptan 1” nelle acque pugliesi di Santa Maria di Leuca nel 2007, o l’affondamento della nave oceanografica del Cnr “Thesis”, speronata da una portacontainer battente bandiera panamense nel 2007 a Mazara del Vallo, sono solo alcuni degli incidenti verificatisi negli ultimi dieci anni, in cui è stata impiegata anche la flotta di Castalia. Altre operazioni sono state invece effettuate oltre i mari territoriali, come nel caso dell’affondamento del “Prestige” nelle acque galiziane, in Spagna, o in quello della prima azione di bonifica ambientale svolta dall’Italia all’estero, nelle acque del Libano dove esplose una gravissima emergenza in seguito al bombardamento israeliano dei serbatoi della centrale termoelettrica di Jieh, che provocò la fuoriuscita in mare di circa 15mila tonnellate di olio combustibile.

Tutto ciò senza tener conto del valore deterrente che il pattugliamento della flotta di Castalia ha rappresentato nei confronti di certi tipi di operazioni illecite che possono compiersi in mare, come ad esempio il lavaggio delle cisterne per oli combustibili o petrolio. Mentre mezzi di Castalia sono impiegati in questo periodo anche nella crisi del Golfo del Messico, in Italia dal 5 ottobre questo servizio non esisterà più. Proprio nel momento in cui, sulla terrazza del mare italiano si affacciano le trivellazioni al largo della Libia, a poche miglia dalle coste siciliane.

Fonte: Terranews

mercoledì 22 settembre 2010

Le priorità del Paese? Salvare i camorristi dai processi


La Camera ha negato l'utilizzo delle intercettazioni su Nicola Cosentino. Un altro scacco alla giustizia e un altro punto a favore della camorra. Uno schifo, senza parole.

martedì 21 settembre 2010

Ecosia: il motore di ricerca ecologico



Ecosia è un motore di ricerca ecologico sostenuto da Yahoo, Bing e dal WWF. Funziona fondamentalmente come qualsiasi altro motore di ricerca ma, a differenza degli altri, dona almeno l’80% dei guadagni pubblicitari per sostenere un programma di protezione della foresta pluviale gestito dal WWF. Per questo, gli utenti di Ecosia possono salvare circa due metri quadri di foresta pluviale ogni ricerca effettuata – senza spendere un centesimo. Inoltre tutti i server di Ecosia, funzionando con energia verde, non producono emissioni di CO2. Utilizzando Ecosia, le tue ricerche in rete diventeranno ecologiche.

http://www.ecosia.org

Ringrazio Giuseppe De Luca per avervi informato dell'esistenza di Ecosia

lunedì 20 settembre 2010

La situazione italiana e "il silenzio degli onesti"

"Non ho paura della cattiveria dei malvagi, ma del silenzio degli onesti" diceva Martin Luther King. Mi ha fatto pensare alla situazione italiana. Ed è PROPRIO QUESTO SILENZIO che mi fa paura. Spesso gli Italiani onesti sono rassegnati o a volte, peggio ancora, indifferenti davanti a tutto quello che succede e non hanno neanche più la forza/voglia di ribellarsi senza rendersi conto che è PROPRIO questa rassegnazione/indifferenza che il governo sfrutta. Si sta andando, lentamente e impercettibilmente, verso un tipo di fascismo di ritorno che io chiamerei "morbido", subdolo, che sfrutta i mezzi di comunicazione per imporsi, che fa credere alla gente di essere informata e libera mentre in realtà non lo è.

Come si può restare in silenzio mentre viene messa in pericolo la nostra stessa democrazia? Addirittura i principi della nostra costituzione? Grandi uomini hanno lottato e hanno dato la loro vita per questa e adesso noi cosa facciamo per difenderla? NULLA E RESTIAMO IN SILENZIO FACENDO COSI' IL GIOCO DI CHI E' AL POTERE. Ci rintaniamo nel nostro piccolo mondo e cerchiamo di campare come meglio possiamo ritenendo che queste discussioni di libertà, democrazia, costituzione siano troppo astratte e lontane da noi. Pensiamo che alla fine non ci riguardino direttamente, non tocchino i nostri interessi, che ci siano cose ben più importanti e immediate a cui pensare. Come arrivare a fine mese e trovare un lavoro dignitoso. E lo so benissimo visto che io e Paolo per trovarlo abbiamo dovuto addirittura lasciare l’Italia, visto che qui l’unica alternativa era di rimanere a vita con contratti precari.

Ho però capito anche un’altra cosa importante, che qualcuno si sta approfittando di noi e del nostro “avere altri problemi più grossi” per fare i propri comodi ed erodere pian piano i pilastri della nostra libertà. Soprattutto ho capito che non è vero che tutte queste cose non mi riguardano, il voler modificare la costituzione a proprio vantaggio, il conflitto di interessi, gli attacchi ai giudici e alla libertà di stampa, il monopolio tv, gli evasori, le intercettazioni, la corruzione. Perché tutto questo riguarda anche me, che ho come principale problema arrivare a fine mese. Perché noi non ce ne accorgiamo ma così facendo il governo ci toglie uno alla volta i nostri diritti fondamentali: il diritto ad un lavoro dignitoso imponendoci contratti precari che non ci consentono di farci una famiglia o ci costringono a cercarlo all’estero, il diritto ad avere una giustizia efficiente che se subisco un torto so per certo che i delinquenti pagheranno e non la faranno franca solo a causa dei tempi di prescrizione. E soprattutto ci toglie il diritto fondamentale che abbiamo, quello di pensare liberamente e di scegliere LIBERAMENTE i nostri rappresentanti politici, quelli che poi dovranno prendere decisioni importanti su lavoro, famiglia, scuola, sanità, che sono le cose che ci toccano più da vicino.

Come faccio a decidere davvero liberamente se la maggior parte dei mezzi d’informazione è in mano ad una parte politica? Io non saprò MAI cosa succede veramente e non potrò MAI decidere DAVVERO LIBERAMENTE. Chi è al potere potrà così fare quello che vuole perché io non lo saprò mai o lo saprò in modo distorto.

Queste cose mi toccano da vicino e per questo penso che rimanere in silenzio sia la cosa peggiore da fare. Ne va del mio futuro e di quello dei miei figli. No, ho capito che restare in silenzio è la cosa peggiore e anche se quello che possiamo fare è poco lo dobbiamo soprattutto a noi stessi. Se già con queste poche parole avrò risvegliato dal silenzio anche solo uno di quelli che ormai si sono abbandonati alla rassegnazione, beh, qualche cosa anche se piccola l’ho fatta. Meglio di niente.

Sonia Matteodo

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domenica 19 settembre 2010

In principio il Sole delle Alpi era un simbolo della gente...

... ma adesso come dimostra il Fatto Quotidiano, la Lega ha depositato il marchio e quindi qualunque dubbio derivante dal fatto che un simbolo storico diventa simbolo politico svanisce: il sole delle alpi, stando alla documentazione prodotta dal Fatto, è il marchio della Lega Nord, peraltro in una scuola pubblica intitolata all'ideologo della Lega Nord (Gianfranco Miglio), in una città il cui sindaco è della Lega Nord.

La scuola (per di più pubblica) deve formare le menti e le culture delle nuove leve (sempre in virtù della differenza tra insegnamento ed indottrinamento).

Giusto per rinfrescarsi la memoria sulle politiche della Lega, al di là della versione un po' più edulcorata che già mi fa rabbrividire, invito a vedere cosa diceva Bossi di Berlusconi ed anche del tricolore, i vari discorsi deliranti di Borghezio, senza contare che nell'ottobre 2009 Gentilini è stato condannato in primo grado, col rito abbreviato, dal tribunale di Venezia alla divieto di parlare nei pubblici comizi per tre anni perché istigherebbe al razzismo. Non dimentichiamoci di Matteo Salvini e delle canzoni contro i Napoletani.

Alessandro Picarone

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sabato 18 settembre 2010

Città della Scienza: lavoratori in ginocchio contro Caldoro

Bufera senza fine a “Città della Scienza”. I lavoratori invocano lo stipendio e la colpa anche di Mara Carfagna che ha sostenuto l’attuale governatore durante la campagna elettorale, portandolo al "trono", arraffando voti per tutta la Regione Campania e lasciando, poi, l’elettorato nell’illusione di una vita migliore. Ora la giustificazione solita è come tutti quelli che fanno a scarica barile: dichiarare, cioè, di aver ereditato il tutto dal predecessore per non ammettere l’incapacità nel risolvere il problema mentre i lavoratori devono stringere la cinghia per mangiare un piatto di minestra, dal mese di luglio scorso".

Sono state chieste maggiori garanzie sul riavvio di tutte le attività della “Fondazione Idis” e della "Fabbrica della cultura". Tant’è che hanno deciso di fare uno sciopero di quattro ore al giorno fino a che gli impegni da parte delle istituzioni locali siano formalmente mantenuti. Decisione, questa, annunciata al termine dell'assemblea dei lavoratori di Fondazione Idis-Città della Scienza e di Cuen srl. “Ogni giorno - ha detto un lavoratore - presidieremo palazzo Santa Lucia, (sede della presidenza della giunta regionale della Campania), per ricordare al governatore Stefano Caldoro il ruolo di tutela istituzionale del lavoro e del diritto al lavoro”. Intanto, da palazzo Santa Lucia nulla ancora in risalto per eventuali interventi se non il mancato impegno dell’ennesima politica scadente espletata dal Pdl, gonfiata dal berlusconismo privo di sensibilità socio-culturale.

“Questo è il primo “regalo” di Caldoro, dalla data del suo insediamento in regione - ha spiegato ancora il lavoratore - Mettere in ginocchio centinaia di famiglie. Colpa anche dell’attricetta, Mara Carfagna, che ha sostenuto l’attuale governatore durante la campagna elettorale, portandolo al "trono", arraffando voti per tutta la regione Campania e lasciando, poi, l’elettorato nell’illusione di una vita migliore. Ora la giustificazione solita è come tutti quelli che fanno a scarica barile: dichiarare, cioè, di aver ereditato il tutto dal predecessore per non ammettere l’incapacità nel risolvere il problema mentre i lavoratori devono stringere la cinghia per mangiare un piatto di minestra, dal mese di luglio scorso".

Ma che cos’è Città della Scienza? Un museo scientifico interattivo di seconda generazione con un'area dedicata alla formazione, allo sviluppo territoriale e alla creazione di nuova imprenditorialità nel Mezzogiorno. È dotata, inoltre, di una serie di spazi dedicati ad eventi, congressi, meeting e conferenze. Città della Scienza rappresenta una delle iniziative più avanzate in Italia per quanto attiene alla creazione di un sistema organico di diffusione e trasferimento delle conoscenze scientifiche e tecnologiche alla società.

Ideata dalla Fondazione Idis, dopo una fase di sperimentazione avviata nel 1987 con programmi di attività temporanee. Ed è stata realizzata dalla stessa Fondazione a seguito di un accordo di programma sottoscritto nel 1996 fra ministero del Bilancio, regione Campania, provincia di Napoli e comune di Napoli. Pertanto i lavoratori di Città della Scienza sono dipendenti della Fondazione IDIS che gestisce il museo e lo spazio eventi. Non sono dipendenti regionali. “Ma l’ente capitanato da Caldoro - secondo quanto fanno intendere gli stessi lavoratori - avrebbe molti debiti con la Fondazione, che ha eseguito dei lavori”. Ragion per cui i lavoratori non percepiscono lo stipendio. Il solo contributo regionale cui molti alludono, spesso confondendosi a causa della cattiva informazione data da organi di stampa compiacenti alla politica di regime, arriva a stento al 10% del totale degli incassi. Quindi, le ciance che si fanno sui criteri di probabili assunzioni di questa categoria di lavoratori in altri enti locali, sono inopportuni e senza alcun filo logico. In pratica, la Fondazione ha uno status di azienda privata alla quale la regione Campania deve sborsare milioni di euro. "Problema che un buon politico deve saper risolvere - ha aggiunto il lavoratore dando alle parole il sapore amaro - altrimenti è meglio per lui lasciare l’auto blu nel garage e andarsene a casa col pullman".

venerdì 17 settembre 2010

Marchionne insulta gli operai


Continua il botta e risposta tra gli operai della Fiat e Sergio Marchionne. E questa volta sembra proprio che si sia raggiunto il limite. "I lavoratori si lamentano? Prima di contestare dovrebbero chiedersi se sarebbero disposti a fare una vita come la mia. Voglio sapere se sia giusto che io venga pagato 400 volte il salario più basso di questa azienda. Domandi quando è l'ultima volta che sono andato in ferie e poi ne parliamo".

Marchionne ma vaffanculo va!

giovedì 16 settembre 2010

Scuola di Adro. E qui comando io

Non si placa la polemica sulla scuola leghista di Adro. Questa volta sono i docenti e il personale non docente a far sentire la propria voce, esprimendo “disagio”. Giova ricordare che questa è una scuola pubblica, il cui personale è quindi retribuito con fondi pubblici. Il fatto che l’edificio sia stato costruito con la gentile collaborazione di una impresa di costruzioni a cui il sindaco di Adro ha ceduto l’area delle vecchie scuole del paese, e che parte della cittadinanza si sia autotassata per comprare arredi ed altre amenità, non rileva.

Men che meno rileva il miserrimo espediente a cui ha fatto ricorso il sindaco Oscar Lancini, invocare “la tradizione” di un simbolo di cui nessuno sa nulla, come fatto a suo tempo per la discendenza “celtica” degli abitanti della Padania, inclusi gli operosissimi lavoratori dall’inconfondibile accento pugliese, campano, siciliano o calabrese che affollano il territorio padano.

Un episodio ci sembra del tutto paradigmatico dell’incultura di questo paese, parlando di fondamenti del liberalismo. Ieri l’altro un abitante di Adro, intervistato dal Tg Rai regionale della Lombardia, ha chiosato: “Beh, se la Lega ha vinto, se qui comanda la Lega…” C’è molto di marxista leninista, in questa affermazione: l’idea che “the winner takes all“, in spregio alla minoranza, entità fastidiosa di cui questa Italietta grettamente destrorsa vuole liberarsi il prima possibile; e soprattutto considerare del tutto fisiologico il fatto che lo stato debba coincidere col partito. Accadono cose simili anche nella rossa Toscana, dove questo concetto si è fatto sistema e regola di vita, pur con qualche limitazione formale che salvi la faccia ed eviti guai. La cultura italiana mainstream pare essere un assai poco pregevole esempio di sintesi (o meglio di sincretismo, visto il fervore missionario che caratterizza gli agit-prop di ogni colore) di totalitarismo ed illiberalismo, da destra come da sinistra.

I leghisti non sfuggono alla tradizione: sono “padroni a casa loro”, e pazienza che la casa sia anche di quanti hanno deciso di mandare i propri figli ad una scuola pubblica nella vana speranza di non vedersi ammorbare di segni e simboli terzi e di parte. Non sappiamo se sia condivisibile l’epiteto rivolto da Luca Telese al sindaco di Adro, l’altra sera nel corso della trasmissione radiofonica “La Zanzara“, su Radio24. Quello che ci pare di poter affermare con certezza è che in questo piccolo comune del bresciano ci troviamo di fronte ad un caso da manuale di violazione della laicità dello stato, oltre che di tentativo (molto italiano) di privatizzazione di una struttura pubblica sul piano più prevaricatore, quello delle simbologie e delle ideologie.

Sarebbe utile che l’ineffabile ministra Gelmini prendesse posizione in modo meno scialbo di quanto fatto finora. Potrebbe dimostrarci che un minimo di cultura liberale in fondo è riuscita a ficcarsela in testa, dai tempi in cui tentava di superare l’esame di stato per l’abilitazione all’esercizio della professione di avvocato emigrando in quel di Reggio Calabria, dove la meritocrazia tanto invocata da alcuni baroni-ministri è notoriamente una tradizione ben radicata.


Articolo correlato: Il simbolo della Lega nelle scuole di Adro

mercoledì 15 settembre 2010

Le rovine dell’Aquila

Paolo Virzì ha fotografato la città a 17 mesi dal terremoto

Lo scorso weekend Paolo Virzì è stato a L’Aquila, travasando se stesso dal grande catino di chi ne riceve le notizie da giornali e telegiornali al piccolo bicchiere di chi ha visto. I due contenitori parlano lingue diverse, sanno cose diverse: è una disinformazione impressionante quella che opprime tutti quelli che non hanno potuto andare a vedere di persona, che deriva sia da intenzionali mistificazioni provenienti dai responsabili della ricostruzione e dai loro complici, sia dalla inevitabile sproporzione tra quello che possono raccontare le parole, gli articoli, persino l’aggirarsi di qualche telecamera e cosa significhi invece essere lì, vedere cos’è il centro storico dell’Aquila.

Il centro storico dell’Aquila è chiuso e inaccessibile, guardato dall’esercito. Quello che ospita provano a mostrarlo un po’ le foto di Paolo Virzì e ci provano i film di cui lui parla concludendo il suo racconto.


Intimiditi dallʼenormità di quello sfacelo, tampinati da un drappello di vigili urbani preoccupatissimi per la nostra incolumità, allʼinizio camminavamo in silenzio nella Zona Rossa, ascoltando quel che sottovoce ci raccontava Simona, giovane attivista del PD aquilano, che preferiva non indugiare in patetismi e ci illustrava quel disastro persino con unʼammirevole dose di freddezza.



Le si è incrinata solo un poco la voce quando ci ha invitato a dare una sbirciata dentro qualcuno di quegli antichi portoni e ci ha chiesto se anche noi sentivamo lo spiffero gelido che veniva dai palazzi sventrati.


Abbiamo rabbrividito, mentre cʼinoltravamo senza commentare, o facendo domande finto-gravi ma in realtà stupide, tanto per riempire quel silenzio insopportabile, che si poteva sentire il crepitare dei nostri passi sui frammenti di pietra e di intonaco.


Ma ad un certo punto, tra i ragazzi e le ragazze che ci accompagnavano, e grazie ai quali eravamo lì, tutti film-maker aquilani, tutti ex-allievi dellʼAccademia dellʼImmagine, ha cominciato a circolare qualche battuta: “Venghino, siòri! Provate anche voi lʼemozione del Maceria Tour!”, “Vuoi vedere da vicino una vera città terremotata!? Vuoi vedere un carriolante in carne ed ossa?” “Vieni anche tu a godere di quel che resta dellʼAquila e non sarai deluso!” E ci è venuto a tutti da ridere come può capitare solo nei momenti inopportuni: unʼilarità assurda, tragica. Forse lʼunica espressione possibile per reagire al senso di sgomento e dʼimpotenza.


Come ho voluto bene a quei ragazzi intelligenti e feriti, pieni di talento e di rabbia! Avevano appena mostrato a Francesca Archibugi e a me gli ultimi capitoli del loro vasto e incessante lavoro di documentazione video di questi terribili diciassette mesi, durante i quali avevano subito lʼoffesa crudele del sisma e poi quella se possibile ancora più violenta della speculazione politica ed economica, del cinismo dei media (“Cosa si prova a dormire in macchina?” domandò in quelle notti dʼaprile una frizzante reporter del Tg5 ad una famiglia frastornata e accecata dai faretti delle telecamere. “Record dʼascolti per il terremoto a LʼAquila!” annunciò con entusiasmo il Tg1); avevan visto sfilare la parata di potenti, a beneficio dei quali venne allestito anche un ridicolo nastro basculante per far provare lʼemozione di una scossa simulata di grado equivalente a quella che aveva annichilito la città. E avevan vissuto il dramma dellʼoccupazione militare, lʼarroganza e lʼimprevidenza della gestione dellʼemergenza, le loro vite piegate alle esigenze della propaganda di un governo nazionale che adesso sembra aver abbandonato per sempre il cuore storico dellʼAquila al suo destino di città fantasma.


Forse è qualcosa che già sappiamo, nonostante non sia certo una notizia da prima pagina – niente più record di ascolti – ma oggi per quella città, che è stata di una bellezza mozzafiato, non cʼè più alcun progetto. Non è che la ricostruzione sia ferma: semplicemente non è mai iniziata.


Come forse è anche noto che son stati gli abitanti, spontaneamente, spesso sfidando i divieti, ad occuparsi della rimozione del grosso delle macerie con le loro carriole. Adesso decine di migliaia di persone sono ancora sfollate negli alberghi, che nessuna istituzione provvede più a pagare dalla primavera scorsa, i progetti C.A.S.E. e M.A.P. sono saturi, oltre ad esser già diventati periferie degradate e squallide, e si è capito presto che quelle sistemazioni sono tuttʼaltro che provvisorie, dal momento che nessuna delle migliaia di attività commerciali ha mai riaperto e la vita delle persone è rimasta sospesa, in stand by, senza una prospettiva che non sia quella di diventare, appunto, i custodi di una nuova Pompei, le guide autorizzate di un beffardo Terremoto Tour che vede già arrivare la domenica qualche pullman carico di turisti in bermuda e sandali, armati di handycam e di mappa delle macerie, dove il must-to-do è la visita al “museo delle chiavi di casa”.


Ed ecco quindi che il sarcasmo pungente di quei ragazzi dal destino che più precario non si può diventa lʼarma più efficace per proteggersi dallo scoramento, dallʼimpotenza, dallʼautocommiserazione. Non riuscivano più a smettere di far battute e ridere, e sogghignavano anche i vigili che ci scortavano, e ridevamo anche noi nonostante il magone. Avranno anche perso quasi tutto, queste persone, ma non han smarrito nemmeno unʼoncia della loro dignità, e posson permettersi di combattere con lo sberleffo il macello che è capitato alla loro adorata città, dalla quale proprio non possono, non vogliono andarsene.

Questi giovani film-maker la settimana scorsa hanno realizzato sei brevissimi video, molto belli e a modo loro raffinatissimi, sei piccole storie: una bambina che gioca tra le macerie, immersa in una propria fiaba, incurante dellʼagitazione del mondo alle sue spalle, uno studioso di musica antica che continua a suonare lʼorgano di una chiesetta semidistrutta, un giovane film-maker ossessionato dallʼoverdose di interviste ai terremotati, un giovane elettricista nella sua ossessiva routine quotidiana di sradicato, una signora che tutti i giorni va a sedersi su una panchina per fissare in silenzio il portone della sua casa inagibile, la vita che continua in questa calviniana città invisibile. Un altro importante pezzettino di un loro racconto personale che va avanti dal famigerato aprile dellʼanno scorso, che poi han mostrato domenica al pubblico della Festa del PD allestita davanti a quel che resta della basilica di Collemaggiore. Nel torrente enfatico dʼimmagini, sensazionalistiche, o patetiche, o indignate, che finora avevamo visto su LʼAquila non mi pare ci fosse ancora stato nulla di così autentico e penetrante. E dal momento che la loro storia ci riguarda, anzi è proprio cruciale per raccontare qualcosa di vero e profondo dellʼItalia di questi anni, sarebbe bello che si facessero avanti produttori e distributori e funzionari televisivi coraggiosi e piattaforme alternative e volenterose per dar spago e spazio al talento e allo sguardo speciale di questi ragazzi. Si chiamano Luca Cococcetta, Silvia Consales, Salvatore Diodato, Diego La Chioma, Francesco Paolucci, Peter Ranalli, Alessia Moretti, Agnese Porto, Gianluca Tiboni. Hanno poco più di venti e poco meno di trentʼanni, se andate a LʼAquila può darsi che li troviate a zonzo, con una telecamera in mano.


Fonte: Il Post

Lettera di sostegno agli eritrei in Libia


Sono stati prigionieri in campi di concentramento nel deserto, hanno subito fame, sete e violenze e oggi rischiano di essere rimpatriati nel loro paese di origine, per finire in altri lager, nelle mani di torturatori e aguzzini: è questa la drammatica sorte di oltre 200 profughi eritrei, in parte respinti anche dall'Italia, oggi presenti in Libia (per maggiori dettagli rimandiamo all'intervista a Roberto Malini e al sito di EveryOne).

Per sostenerli, abbiamo chiesto a Gruppo EveryOne di predisporre una lettera ed un indirizzario, che potrete trovare qui sotto. E' urgente inviare il testo sottostante - dopo aver sostituito negli spazi predisposti le parole in maiuscolo con i propri dati - agli indirizzi che troverete in fondo a questo post. Si tratta sia di indirizzi elettronici sia di indirizzi postali: l'invio delle e-mail è molto importante, ma quello delle lettere cartacee può essere molto più efficace!

TESTO DA INVIARE

An urgent appeal to the international institutions asking them to prevent the deportation and stop the persecution of the Eritrean refugees in Libya.

Eritreans refugees in Libya, who were originally “pushed back” by Italy and Malta, are being still subjected to the risk of imminent deportation from Libya. We are launching an urgent appeal to the United Nations and the European Union.

After learning through the websites of EveryOne Group, Agenzia Habeshia, the Italian Radical Party and NoirPink of the situation of neglect the over 200 Eritreans in Libya now find themselves in,

I, [NAME AND SURNAME / NOME E COGNOME], [DATE AND PLACE OF BIRTH / DATA E LUOGO DI NASCITA], living in [COUNTRY / STATO], [ADDRESS / INDIRIZZO], e-mail [E-MAIL], Tel. No. [TELEPHONE NUMBER / NUMERO TELEFONICO],

wish to join the appeal for urgent intervention from the EU and UN institutions and authorities to prevent the imminent deportation from Libya of the Eritrean refugees, most of whom were originally pushed back from Italy and Malta towards the end of July 2010.

In spite of the promises made, the Italian Government is doing nothing to ensure the Eritreans are not sent back to Eritrea, where they would face certain persecution. So today we are forced to issue yet another urgent appeal. Time is running out, we have to take action as soon as possible if we are to save these people.

We are asking you to take urgent action to prevent this humanitarian tragedy deteriorating over the next few hours and to stop, once and for all, with urgent measures, the imminent deportation of these people back to Eritrea. As well as the 200 refugees awaiting deportation, there are many others in the Kuifia detention centre in Libya who may well be entitled to apply for asylum in the European Union.

Together with EveryOne Group, Agenzia Habeshia and the association NoirPink, we are renewing our appeal for the asylum seekers blocked in Libya. We are asking that a proper and lasting solution be found to this problem, with a project of resettlement in Europe for refugees in need of international protection.

[SIGNATURE / FIRMA]

INDIRIZZI E-MAIL

Alto Commissario ONU Diritti Umani
infodesk@ohchr.org
Urgent-action@ohchr.org
Migrant@ohchr.org


Alto Commissariato ONU Rifugiati
stefanak@unhcr.org
Guterres@unhcr.org
Boldrini@unhcr.org


Consiglio d'Europa
CommissionerHR.Communication@coe.int

Commissione europea contro razzismo e intolleranza
combat.racism@coe.int

Commissione europea
jose-manuel.barroso@ec.europa.eu

INDIRIZZI POSTALI

Hon. Ban Ki-moon
Secretary-General of the United Nations
Office of the Spokesman for the Secretary-General
 United Nations
S-378
New York, NY 10017

Hon. Navanethem Pillay
United Nations High Commissioner for Human Rights
Office of the United Nations High Commissioner for Human Rights (OHCHR)
Palais des Nations
CH-1211 Geneva 10, Switzerland

Hon. António Guterres
United Nations High Commissioner for Refugees
Case Postale 2500
CH-1211 Genève 2 Dépôt
Suisse

Hon. Jerzy Buzek
President of the European Parliament
Paul-Henri Spaak building, Rue Wiertz, 60
Brussels
Belgium

Hon. Thomas Hammarberg
Commissioner for Human Rights at the Council of Europe
Avenue de l’Europe
67075 Strasbourg Cedex
Tel +33 (0)3 88 41 20 00

Hon. José Manuel Barroso
President of the European Commission
Berlaymont building, 200 rue de la Loi (Wetstraat)
Brussels
Belgium

Hon. Jacques Barrot
European Commissioner for Justice, Freedom &
Security
European Commission - DG Justice, Freedom and Security
B-1049 Brussels
Belgium

martedì 14 settembre 2010

Brunetta: offese e razzismo


«Se non avessimo la Calabria, Napoli-Caserta, o meglio se queste zone avessero gli stessi standard del resto del Paese, l'Italia sarebbe il primo Paese in Europa». Così si è espresso il ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta.

E ancora: Napoli-Caserta è «un cancro sociale e culturale. Un cancro etico, dove lo Stato non c'è, non c'è la politica, non c'è la società».

Brunetta, invece di lavorare per il bene del Paese, sa solo insultare i cittadini del sud con un linguaggio da caserma. Le parole pronunciate contro la Calabria, Napoli e Caserta sono inaccettabili e il ministro deve a quei territori scuse immediate.

Le sue dichiarazioni sono offensive e razziste

lunedì 13 settembre 2010

Internet, non cadete nella ''rete'' dei troll

Cos'è innanzitutto un Troll? Nel gergo di Internet, e in particolare delle comunità virtuali come newsgroup, forum, social network o nei commenti dei blog, il Troll è un individuo che interagisce con la comunità tramite messaggi provocatori, irritanti, fuori tema o semplicemente stupidi, allo scopo di disturbare gli scambi normali e appropriati. Lo scopo del troll è quello di creare una catena di insulti e di far innervosire altri utenti.

Questo video vi spiega cosa non fare per non cadere nella loro rete:



domenica 12 settembre 2010

Berlusconi ad Atreju fa lezione di marxismo e affonda contro le intercettazioni


Dopo aver parlato male dell’Italia all’estero, comportamento che gli è valso critiche solo da parte dell’aspirante leader Nichi Vendola, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, parte all’attacco anche nel nostro Paese.

Per la sortita il premier sceglie Atreju 2010 e l’incontro con i giovani del Pdl. Sarà il sentore (nonostante le smentite) di una campagna elettorale che incombe, sarà la recente visita in quella che fu la terra del comunismo, il premier si presenta con un vistoso volume di storia sotto braccio, dribbla inizialmente le domande del ministro Giorgia Meloni sull’attualità politica, e si lancia in una lunga lectio su dottrina e dittatura comunista. Modello e metodo che dice di disprezzare, ma che, probabilmente lo seducono più di quanto voglia ammettere.

Il premier esordisce spiegando: “Il Pdl esiste ed esisterà sempre perché non è un partito ma un popolo, il popolo di tutti quelli che non si sono riconosciuti e non si riconoscono nella sinistra”.

Quindi, eludendo la domanda sulla situazione politica attuale, il premier si lancia in una lunga dissertazione su sistema comunista, economia marxista e capitalismo. Legge il premier, e spiega ai giovani cosa, a suo giudizio, sono il marxismo e il comunismo: una falsa “Gerusalemme celeste” che è miseramente “fallita”.

La storia serve a Berlusconi da punto di partenza per attaccare la sinistra italiana: “Il blocco comunista esiste ancora oggi nel nostro Paese, la sinistra conduce una lotta politica con sistemi sono sempre gli stessi.

“La sinistra ha programmi irragionevoli – aggiunge il premier – voleva reintrodurre l’Ici, la tassa patrimoniale, aprire le frontiere dando il voto agli immigrati dopo pochi anni”. E soprattutto vuole le “intercettazioni a go go”. “Tutte le volte che allungo la mano sulla cornetta del telefono – spiega Berlusconi - non mi sento di vivere in un Paese civile e libero”.

Quanto alla situazione del Pdl, il premier si dice sicuro: “Nonostante i finiani con la Lega siamo oltre il 50% nei sondaggi”. E sul futuro del governo il presidente del Consiglio scherza con ottimismo: ”Speriamo di fare meglio del Milan e della Roma…ma sì che ce la facciamo. Sicuramente”.

Anche perché Berlusconi è sicuro di poter prendere nuovi consensi nel partito di Casini. Nel centro, a suo giudizio, ”molti dei loro eletti” potrebbero ”votare in dissenso con il loro leader” e ”non far mancare loro appoggio al nostro governo”.

Quanto ai finiani il premier spiega: ”Ci sono 30 e passa deputati nel nuovo gruppo, questa loro decisione è per un verso apprezzabile, deriva riconoscenza che hanno nei confronti di chi li ha invitati nella lista del Pdl. Hanno pagato debito riconoscenza”.

Arriva, poi, l’immancabile barzelletta, introdotta da un ”Dobbiamo ridere”. ”Dopo un po’ che Hitler è morto – racconta Berlusconi – i suoi sostenitori vengono a sapere che è ancora vivo. Lo vanno a cercare per convincerlo a tornare e lui risponde: Si’ torno, ma ad una condizione. La prossima volta cattivi, eh?”. Dopo la risata e gli applausi della platea il premier sottolinea: ”E’ cosi’ dopo il comunismo abbiamo sistemato anche il nazismo”.

Poi, rivolto ai ragazzi aggiunge: ”Diffidate da coloro che non sanno ridere. E’ con questo sottintendo che Bersani, Veltroni e Di Pietro non ridono mai”.

Berlusconi poi, con un’altra battuta torna ad ‘invitare’ i giovani ”a sposare una donna ricca o un uomo ricco”. ”Io ho la figlia libera di sposarsi – ha detto il premier – Credo che possa interessare e credo di sapere anche il perché: sono simpatico, ho un po’ di grano, la gente dice che ci so fare e infine pensano: ‘Lui e’ vecchio, muore subito e io eredito”’. Il premier spiega di aver rivolto l’invito ”gia’ ad una ragazza nel corso di una trasmissione in tv” scatenando numerose polemiche.

Berlusconi, quindi, nega che ci sia una nuova tangentopoli: ”I giornali della sinistra hanno parlato di una nuova tangentopoli. Voglio dire che nel nostro partito non ci sono mascalzoni. Li abbiamo tutti individuati ed espulsi”.

Quindi, immancabile, il nuovo attacco contro i giornalisti: “Leggete meno i giornali. I nostri sono i meno letti d’Europa, perché disinformano, specie quelli di sinistra”.

Fonte: Blitz quotidiano

Il simbolo della Lega nelle scuole di Adro

Adro, in provincia di Brescia, e le sue scuole avevano fatto notizia ad aprile di quest’anno quando alcuni bambini figli di genitori stranieri erano stati esclusi dalla mensa scolastica per non aver pagato le rette che i loro genitori avevano dichiarato di non potersi permettere o di avere pagato in ritardo. Ne erano seguite polemiche e una forte adesione alla scelta dell’esclusione dei bambini da parte di molti dei genitori in regola con i pagamenti.

Adesso stanno girando in rete alcuni video relativi al nuovo polo scolastico di Adro intitolato all’”ideologo” della Lega Nord Gianfranco Miglio (morto nel 2001), che evidenziano un’inclinazione all’indottrinamento subliminale dei bambini tipica di regimi autoritari e che potrebbero far temere che i passi successivi siano le divise verdi e i canti della Lega in classe, senza esagerare. Tutta la scuola è infatti disseminata di simboli della Lega - il cosiddetto “Sole delle alpi” - sui banchi, sulle vetrate, sui posacenere, sugli zerbini, sulle decorazioni, sulle comunicazioni di più vario genere. E se è vero che si tratta di un disegno quasi infantile diffuso in una scuola, è impossibile non fare una riflessione sul modello di educazione delle nuove generazioni che la Lega sta costruendo del Nord, che si avvicina ai culti della personalità cinesi o coreani (altri esempi non sono mancati in passato). La questione è stata posta su Facebook da un giovane che ha visitato la scuola e sta venendo molto raccolta in rete.

È opportuno che in un edificio scolastico pubblico vengano posti i simboli di un partito politico? E’ mai capitato a qualcuno di voi di entrare in una scuola e vedere dipinti sui banchi piccoli simboli di UDC, PDL, PD, IDV, sinistra o destra extraparlamentare? Falci e martelli, svastiche? Sono curioso: se visitaste un edificio scolastico i cui zerbini, i posacenere sui cestini dell’immondizia, ed ogni banco riportassero inciso in modo indelebile il simbolo della Lega Nord, quale sarebbe la vostra reazione?

Guarda i video:










Fonte: Il Post

sabato 11 settembre 2010

11 settembre 2001


L'11 settembre 2001 ci fu l'attentato terroristico alle torri gemelle di New York. Sono trascorsi 9 anni. Impossibile dimenticare.

venerdì 10 settembre 2010

"Leghisti illuminati"

Lo sarebbero Umberto Bossi e Roberto Maroni secondo Renzo Martinelli, l’autore di “Barbarossa, il film-manifesto della Lega che nemmeno i leghisti sono andati a vedere (altro che portare 10 milioni di persone a Roma…): “Il Carroccio brulica di persone aperte, colte e molto attente alla produzione artistica”.

Il regista afferma inoltre che “la Lega e l’Islam sono vittime dello stesso tipo di pregiudizi”, poiché “sia il partito padano che la religione orientale, invece di essere visti nelle loro sfumature, vengono considerati come un blocco unico”.

E che Renzo Martinelli detesti davvero i pregiudizi, in particolare quelli islamofobi, non c’è dubbio: il “regista dei kolossali flop” che nel 2006 faceva uscire nelle sale “Il mercante di pietre”, una pellicola che aveva il dichiarato intento di mettere l’Occidente in guardia dalla “penetrazione demografica e culturale dell’Islam”, da un “disegno” che “arriva dritto dal Corano”, ché “il dovere di un buon musulmano è partecipare alla jihad, alla guerra santa”, è attualmente impegnato nella realizzazione di un’opera incentrata sulla figura di Marco d’Aviano, il frate che contro l’assalto delle armate ottomane diede vita, nel diciassettesimo secolo, alla “Lega santa” dei cristiani. Titolo dell’illuminato film: “11 settembre, 1683″.

giovedì 9 settembre 2010

Bertolaso attacca gli aquilani

Guido Bertolaso, interrogato sullo stato della ricostruzione in Abruzzo, fa sapere che non è più affare suo. Attacca gli aquilani in questo modo: 'Ora che l’emergenza è finita' (finita???) dice 'è tempo di pensare alla ricostruzione a cominciare dal centro dell’Aquila'.

Critiche anche per il sindaco dell’Aquila: 'Invece di organizzare le notti bianche, dovrebbe passare le notti in bianco per preparare il piano da presentare al governo'.

Bertolaso vergognati!

mercoledì 8 settembre 2010

La Gelmini pensa a Mike Bongiorno e alla tv nelle aule


Nell'autunno caldo della protesta dei precari della scuola, Maria Stella Gelmini spiega che uno dei punti di riferimento per la didattica italiana dovrebbe essere Mike Bongiorno. La dichiarazione è stata fatta ieri a Milano durante la presentazione della Fondazione Mike dedicata al grande presentatore scomparso un anno fa. Ecco cosa ha detto la Gelmini: 'Bisognerebbe ricordare lui, quando si studiano i principi della carta costituzionale. Mike dovrebbe stare nell’ora di educazione alla cittadinanza perché è stato un buon cittadino'. Mi spiegate voi cosa significa? Sono troppo ignorante per capire, non sono ai livelli di un 'ministro'.

Inoltre la Gelmini ha proposto nelle aule un videoregistratore per mostrare agli studenti il meglio della televisione. Se si riferisce alla televisione attuale non c'è da stare allegri! Il meglio di cosa? Piuttosto mettete internet nelle classi!

A voi i commenti.

martedì 7 settembre 2010

Angelo Vassallo, morto ammazzato dalla camorra

La storia che vi raccontiamo oggi è molto triste. Siamo ad Acciaroli, un piccolo paesino della provincia di Salerno, affacciato sul mare e molto frequentato durante la stagione estiva. Ma purtroppo, come succede in molti paesini del Sud, anche qui per vivere bene c’è bisogno di stare zitti, far finta di non sapere dinanzi alla criminalità e alla camorra.

Il sindaco del paese Angelo Vassallo è stato ucciso stanotte mentre era alla guida della sua auto. Vassallo era una brava persona e si batteva per la legalità e contro le ingiustizie. Privilegiava la difesa dell’ambiente e non gli abusi edilizi rendendo le zone da lui amministrate le più ambite del circondario. E' stato ammazzato dalla camorra, proprio per questo.

Basta un colpo per uccidere un uomo. Ma una raffica di colpi in rapida successione significa che si è trattato di qualcosa in più. L’uccisione di un’idea, una mentalità positiva, nuova, pulita, fresca che alla camorra non piace.

lunedì 6 settembre 2010